giovedì 11 dicembre 2014

Lo spleen e l'ennui



Lo Spleen e l’ennui



Lo spleen e l’ennui
Tento ma non troppo 8 settembre2011
Tento, ci  provo a sondare un genere
Tento, stuzzico, ti invito a
Il serpente tentò Eva
Gli uomini ora tentano di farcela in questo mondo  terrestre
Ero bambina allora avrò avuto  undici anni, nemmeno,  ero  con tanto tempo, in una grande casa nobiliare, con tante persone di servizio, ma mia mamma lavorava tanto, malgrado gli aiuti. 
Il mio papà era bellissimo, lo è ancora ora, alto, magro, Marcello  Mastroianni,  meglio, la mia mamma era piccola ma molto carina e dolce, innamorata pazza di lui, che non meritava. Lui  era un bambino viziato, prima dal suo nonno materno ,marchese, che nel feudo, nelle proprietà gli permetteva ogni cosa; dispetti amori prepotenze.
Mio nonno, il suo papà, aveva tentato invano di farlo studiare come lui avrebbe voluto e non gli era stato concesso, ma il mio papà  preferiva altri impegni. Lui era uomo  e un uomo ha tanto da fare. Mia madre avrà sofferto da matti ma allora le donne stavano zitte, io non capivo molto, allora non si esibiva la sensualità, la sessualità , nel modo fintamente libero  dei nostri giorni.
Tutto era sottotaciuto, silenzio, tutto soffocato, ma io sentivo, percepivo un  mistero di perversione, di dominanza, di idea fissa che mi fece pensare, che mi fece immaginare un segreto, un potere  che avrebbero dovuto avere le donne e che gli uomini non avevano, un dominio sui sensi da soddisfare, da placare solo se lei avesse voluto. E cominciavo ad almanaccare e cominciavo a pensare quale fosse e non so come e perché qualcuna più grande, fuori, senza grazia me lo disse, e aggiunse- lo fanno pure i tuoi genitori-
Non me n’ero mai accorta, erano sempre molto misurati, molto corretti, non era proprio possibile.
Ma un giorno, rovistando, rovistando trovai  Playboy, il giornale patinato, ben nascosto. Chissà come lo trovai! lo leggevo  e rileggevo  lessi tutta la serie, poi raramente trovavo Cronaca vera o nera, fa lo stesso.
Tutti quei corpi, tutto quel sesso femminile mi confermava solo una cosa, che per l’uomo, almeno a casa mia era,  proprio una dipendenza, una esigenza.
Almanaccavo sul potere già  da piccola e pensavo che gestire quel potere mi avrebbe dato lustro, mi avrebbe permesso il dominio, lo scettro su uomini desideranti  che non potevano farne a meno
Pensavo di gestire tutto quel mondo  in saloni  arabescati, con poltrone, con damaschi, con profumi  e con parole.
Le mie donne, che gestivo, eran tutte raffinate, sì puttane ma di classe, sapevano parlare, conversavano poetavano ma sapevano poi accarezzare, titillare fare impazzire soddisfare.
I clienti eran felici, mi baciavano la mano, mi ringraziavano, erano tutti dei signori. Avvocati, professori, laureati e imprenditori. Puliti, azzimati, con panciotto e con gilè, pantaloni con le pinces!
Ero proprio una potenza! avrò letto poi con gli anni “Il piacere “ di D’Annunzio e mi dissi-bene bene questo non ha inventato niente-
Le mie donne, sì accoglievano, ma in luoghi deputati, si facevano pagare proprio  bene, si facevano ringraziare.
Non ne posso proprio più ora di tutto questo offrire senza un grazie, senza un riconoscimento. E che cazzo! Qui si è tutto capovolto!
Ora cosa dovrei fare un boudoir alla rovescia! Il marchese De Sade, che pure ho letto, me l’aveva consigliato!
Le donne hanno abdicato. Che tristezza! ma tutta questa offerta fa   cadere giù il mercato! Dà lo spleen e l’ennui  e addormenta il cacciatore. Tanto la preda è sempre lì, che si spoglia, si dimena e poi agita la coda sui giornali, sul computer, nel reale e nel virtuale.
Sono proprio sfiduciata, sono solo disgustata,  vuol vedere che avrò anch’io lo spleen e l’ennui di tutto questo cibo! Ma lasciamoci sognare, sì, desiderare, solo un po’, per provare forse  il bello di poterlo realizzare!

mercoledì 10 dicembre 2014

CESARE PERRI - Storie di fiumi e di abbandoni.



CESARE PERRI - Storie di fiumi e di abbandoni.
Uniter 10 dicembre 2014


Leggiamo due poesie di Cesare Perri: Lettera ad un paziente

["Un passero tremante dentro il mio pugno d'uomo."]

Caro,
che espandi emozioni
come le radici di un albero
in un terreno arido
e incardini
nel tuo mondo sotterraneo
pietre parole;
caro,
che ti aggiri
[svolazzi]
tra i lampioni ciechi
di una corsia di ospedale
o tra le panchine annoiate
di una casa famiglia senza amore,
che non richiedi cure
e non ti lamenti dell’incuria,
come puoi sperare
in una stagione migliore
tra così ordinate assenze?

Ogni tanto un passero cerca la quiete nel limaccio di un torrente. Non sempre bastano le briciole e tanto meno parole: le chiacchiere del mondo sono echi lontani di amori perduti o semplicemente silenzi.

Per timore della luce
Di Cesare Perri
Spegnersi per non crescere,
accecarsi per non vedere.
Scavare nel passato
per non rischiare il futuro.
Non avvicinarsi
per paura dell’intimità.
Inventarsi nemici
per non accettare la propria fragilità.
Abbandonare gli altri
per paura di essere abbandonato.
Schiacciare l’avversario,
il dissidente, il diverso,
il paria, il disabile,
per offuscare,
rimuovere
le proprie disabilità,
le proprie diversità,
i propri conflitti,
la precarietà del proprio potere,
disperatamente cercando il tepore
di essere e di stare nel mondo,
nell’unico modo in cui esso
non sarà mai trovato:
da soli.
Restare infanti
per timore della luce!

Cesare Perri  UNA MENTE SPECIALE

Scelgo due poesie per presentare lui a me, dopo sua  lezione Uniter appena conclusa.
Ho letto nei giorni passati "Atomi e molecole della vita"
Gli atomi i mattoni delle molecole… quello che sta fermo e ciò che si muove, molecole
Gli atomi non evolvono, le molecole della vita sì.
Il movimento che vita è
Di tutti.
Contenitori di altrui momenti siamo, stasera di più, torno a casa con “Io mi prenderò cura di te, ed “io ti curo”  detto dal medico, e le moltissime, le troppe volte che noi abbiamo detto ad un altro “Io ti salverò” Che non è precisamente la stessa cosa ma quasi.
Tornare a casa con le note della Cura Di Battiato, del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, tornare a casa e scrivere che corale è il vivere se si accetta l’invasione.
Invadere con i pensieri sempre guerra è, ma diversa  della psichiatria tradizionale che opera con farmaci per  addormentare coscienze e sopprimere slanci.
Tornare a casa con un frullio, un vorticare concettuale  di allontanare e avvicinare, di velocità e... gira il mondo gira negli spazi senza fine della poesia, del genio creativo, delle mille voci dentro ognuno di noi, nel criceto del mio amico che non si ferma un attimo.
Mentre io continuo a pensare se mai davvero ci possiamo prendere cura uno dell’altro nello spazio tra noi, chiedo, all’alba di un nuovo umanesimo, le parole per far finta di essere sani
Da Gaber

giovedì 4 dicembre 2014

Buzzi di Bruno Corino. I visionari della letteratura


Buzzi, tutti parlano di te.
Noi ti conoscevamo bene
Potere della letteratura
Pochi giorni fa, io e Bruno Corino, profetizzavamo Buzzi su tutti i giornali del regno letterario.
Profezia istantaneamente avverata: Un cotale Buzzi imperversa su Huffington post, sul Fatto Quotidiano, sul Corriere della Sera.
Buzzi di Racalmuzzi, leggendario uomo che, senza nessun pensiero, o almeno con un sol pensiero, pensa di esser tutto possibile con il denaro.
Damo tutti sti soldi a questo? Si domanda lui, il Buzzi, dalle pagine del racconto Di Bruno Corino alle cronache vere di questi momenti.
Il buzzi, sempiterno, che non dovrebbe mai votare, che non dovrebbe mai esistere, continua imperterrito a scappare dalle pagine dei racconti nella realtà, regalando bustarelle e pastarelle, gioielli e appalti.
Infelici noi, visionari, che ancora sappiamo immaginare altri mondi, oltre il denaro il baratto, oltre il ricatto la stima.
Buzzi è il capo di tanti premi letterari, decide sempre lui chi vincerà, Buzzi è colui che sa tutto di come va il mondo, come Al Capone, ogni uomo ha il suo prezzo, Buzzi non ama, compra. Buzzi inquina senza coscienza e ha intorno una plebaglia indistinta di pance senza testa. Senza capu, dicono al mio paese.
La Grandezza Di Bruno Corino è di averlo pittato, immaginato e fatto vivere nel suo racconto, non pensando che se le cose si descrivono poi esisteranno, non pensando lui di aver generato un Buzzi vivente.
Ed ora leggiamoci Buzzi Di Racalmuzzi

mercoledì 3 dicembre 2014

Una Poesia estiva



Una bellissima mattina di sole

Estate qui con foglie secche ingiallite dal sole che lasciano stanche il ramo, oramai.

Estate qui con fiore rosso, ibisco del mio terrazzo, che in agosto non fiorì, essendo stato piovoso e inutile come ogni agosto che vivo, oramai.

Estate qui  con i suoi sommari, con calendari scaduti di un anno che va incontro alla fine scaldando i rifiuti dei giorni finiti, oramai.

Estate forever senza averla vissuta, mancante di tanto eppur con bilancio in attivo,come nella canzone della Vanoni, esperienze e delusioni, ho perso ancora ma, oramai.

Estate che non finisce in un anno senza estate, piovve a luglio, il mare sporco,  nemmeno profuma questo sole, oramai.

E state bravi tutti che poi se arriva inverno non ci lascia scampo, ora possiamo uscire e andare a spasso, non in centro, solo  in periferia, oramai

Anno nuovo

Un appuntamento da procrastinare ai primi botti dell’anno che non verrà

Estate per noi senza bagagli, senza partenze e senza arrivi, senza grigliate e senza cori, senza la noia della compagnia, oramai

Oggi e sempre resistenza, oramai

Basta che ci sia il sole e tutto scalda anche i microfoni, le pinzillacchere, il mio libraio, i gruppi e le generazioni, oramai

Scaldati al sole tutti, care generazioni, come scaldatelli al finocchietto, oramai

martedì 2 dicembre 2014

Per Amleto, un mio vecchio post- Lo spostamento dell'Eros



Lo spostamento dell’Eros     1 gennaio 2012    Prima parte
Tra un uomo e una donna
Tra un uomo e un uomo
Tra una donna e una donna
Non mi sembra che ci siano altre varianti, almeno credo.
La tensione fra i sessi, la curiosità, la necessità di soddisfare una esigenza corporea,   essenzialmente  mentale, è quella di non passare  invano, inosservati, sulla faccia della terra. Ed è subito sera.
Questo anelare ad un congiungimento di corpi e di anime si chiama Eros, un dio, con faretra e frecce, un dio fanciullesco e giocoso che muove  e scuote coscienze e membra.
Il dio che dà tormento e ci sveglia nella notte alla ricerca del volto amato, smarrito nelle nebbie di un sogno appena fatto.
Un dio era, per gli antichi greci, anche lui non immune da passioni, che sposò Psiche  ed ebbe una figlia Voluttà -piacere-                     Piacere di conoscersi
Un continuo movimento, un continuo andare, soffrire per la mancanza di quella metà  che, secondo Platone, farebbe di noi l’intero.
Secondo mio padre le cose sono più semplici, la donna accanto all’uomo è come un fiammifero accanto al fuoco, si  accende e si brucia, questo mi ha ripetuto con infinite varianti, e poi aggiungeva- la donna è una canna al vento, pronta a seguire quell’illusione, pronta a soggiacere ai desideri meno casti e più prosaici dell’uomo-
Una donna fantastica, negativamente, e sottomessa a voglie repentine quindi da tenere sottochiave con una educazione sessuofobica e repressiva.
Questo il mio caro papà, che mi impedì telefono e pantaloni, chiacchiere con coetanei e gite fuoriporta, sane e innocenti evasioni, nonché trucco e minigonna.
Questo nei liberatori anni settanta, questo negli anni ottanta, tutto questo continua ora a far parte di un mio bagaglio personale che mi porta a dire stravolgendomi :-Ha ragione mio padre!-
Ha perfettamente ragione, quel continuo fantasticare porta solo idee inconsulte e vedo questi nostri tempi beceri  e scadenti  aver compiuto il misfatto più grave-aver ucciso l’EROS, il motore del mondo, del desiderio.
Una poltiglia, donne falsamente liberate si offrono discinte  ed anche nel mondo più squisitamente letterario  o pseudo tale imperversa il richiamo.
Assistiamo allo spostamento dell’Eros, ormai morto.
-Mi hai letto?-
-Cosa hai letto di me?-
E’ questa la domanda più frequente che uomini e donne si rivolgono sui siti lette rari.
Non la solita e usuale antica richiesta:-Vuoi venire a letto con me?-
-Posso portarti a letto?-
No! Mica siamo su siti porno! Ora non è più tempo! Eppure spostando l’ordine degli addendi, in una addizione, la somma è sempre uguale.
Anche qui, anche ora, che il lemma -letto- da sostantivo si trasforma in verbo,-letto- participio passato  molto passato, anche qui, il risultato non cambia.
Quel che è cambiata è l’età  che,  in un corpo ormai greve, teme incontri ravvicinati  di terzo tipo, reputandoli ormai impossibili, impraticabili, decisamente faticosi e dolorosi.
Così la somma, cioè la visibilità che tutti noi chiediamo all’altro sesso, si sposta nella ricerca dello sguardo sulla parola scritta, sul pensiero elaborato,-Mi hai letto?-manco fosse un lembo di pelle particolarmente irrorato.
La sensazione di piacere, di godimento diventa quasi estatica,--estetica-direbbero  i miei colleghi di filosofia, estasi, uscire fuori da sé per incontrare in un altro  e altrove quell’incanto che darà la bellezza, l’estetica-appunto.
Molto più  gradevole, rilassante, del fastidio di corpi ormai poco avvezzi a contorcimenti vari, preda di dolori articolari, di difficoltà respiratorie, di secchezze e di stridimenti sempre più respingenti.
Così ora l’immaginario letterario riempie il vuoto di un immaginario aderente a domande e risposte reali, uomini velati, nascosti da un nick corteggiano soavi donzelle dai nomi allusivi una richiesta inevasa poi li sbeffeggiano  o spariscono nell’etere inesistente .
Letture letture-Ma hai letto??-
Però poi resta sempre dopo tante letture il languore di un’attenzione, di un sorriso, di una carezza.
Il languore di una tenerezza, di un tempo dedicato a guardare insieme l’azzurro del mare, a sentire il tepore del sole, a condividere lo stesso momento, riporta in vita un altro momento, quando, più giovani, più belli, più immemori avanzavamo felici nel farsi del tempo.
Non siamo più i ragazzi di allora, non ci sono più i ragazzi oramai, siamo soltanto degli adulti stanchi ed annoiati con tanto tempo,  con poca voglia, con molto egoismo, senza tensione.
Nonostante questa disillusione comune la nostra età ci riconsegna ora un tessuto pregevole da rifinire con piccoli punti, con orli a giorno, con ricamo fine e la mano che va è solo leggera, impalpabile e vera della poesia-che vola via-
Anche  Marcuse, anche Fromm poi dissero questo:-Riscopriamo i sentimenti!-
Non possiamo vivere senza sentire, senza tendere verso un altro con disponibilità, con pazienza, con attese.
E’ questo l’EROS che è stato infangato, che soffocato giace sotto Il grande fratello, il colpo grosso, Natale a Cortina, giace sepolto in un campo di grano e sopra le spighe i nuovi poeti ondeggiano al vento un canto muto, il canto dei siti.