venerdì 1 agosto 2014

Il Grande freddo 2014



Il Grande freddo 2014
Un grande freddo che spiegazione non ha, o forse sì, nella frase della Arendt che ricorda non esser possibile vivere in società senza pregiudizi e senza conformismo.
Ma io non vivo in società, mai avuta questa bellissima occasione, quindi dovrebbe essermi possibile, con grande educazione, con distinzione, con stile, esprimermi sui fogli bianchi di uno schermo, in un blog visitato da pochissimi, fedelissimi, da quasi due anni aperto per farmi aria, come un ventaglio.
Invece mi sento dire che  sono sempre distruttiva e che critico tutto, che niente mi va bene e che esagero, provo a chiarire ed ottengo effetto opposto, provo a dire di quanto mi esalti ed inneggi alla bravura che tocca mio cuore, nulla.
Più spiego più sbaglio.
Ok
Contenti voi contenti tutti.
Il grande freddo sta, non nel mare, splendidamente azzurro, verde e grigio, atlantico che stamattina  colorò i nostri occhi, il grande freddo sta, non nel cielo di nuvole e nuvole allungate lungo la linea  dell’orizzonte, non nel vento e nelle gocce che poi ci bagnarono sulla sabbia e sotto gli ombrelloni,
Il grande freddo, che coprire non puoi con telo mare e avvolti da spugne e coperte, è il freddo della conversazione, della distanza, del silenzio, dei giorni trascorsi a desiderare quello squillo che ora non vuoi più, il freddo di un tempo dell’anima, sciupato a rincorrere chi al vento avrebbe detto no. 
Il freddo lontano di frasi interrotte, di periodi non terminati, di piano inclinato e scivoloso dove portare parole sdrucciole.
Il freddo lontano e vicino, ora, di luoghi inventati e chiamati cultura, sbeffeggio continuo a chi ci crede, a chi non vuole chiamar come gli altri il puzzo un Dior o un Lancetti d'annata.
Il freddo freddo di Nada sul palco dell'Ariston. Senza nenneno spogliarsi un po'. 
Dettagli di freddo
Seguendo i dettagli di chiunque di noi, che stiamo e non stiamo neppur con noi stessi, ora mi ritrovo accaldata da tanto calore e ringrazio il mio post e chi mi vuole vicino.

lunedì 28 luglio 2014

Premio Tropea 2014- Le scarpe giallo senape di Giap Parini



Premio Tropea 2014- Le scarpe senape di Giap

La Luce, anzi La lucina, sul parterre ricchissimo di ospiti interessanti, sembra che siano loro, le scarpe, a dare il trasgredire che parte dai piedi. Si sta parlando anche di piedi, stasera.

Gli ospiti: La variazione sul bianco di Gangemi, dal bianco panna dei pantaloni al bianco latte della camicia, dal bianco yogurt dei suoi capelli al bianco tomino delle sue scarpe. Un bianco virginiano.

Gli accostamenti di Sansonetti. Barba grigia e pantaloni grigi, capelli scuri e scarpe scure, camicia bianca, Garantista.

Poi gli altri, vestiti sul celeste e blu come da prassi tranne il religioso in nero.

La conversazione: Mi dice Paola che le parole servono a coprire il vuoto, le mancanze, me lo dice in una conversazione privata, in una occasione familiare, davanti a un caffè. Noi tutti di quello che si dice non seguiamo molto, capiamo e non capiamo quello che già sappiamo.

Ed io so già quello che diranno. Si parla di mafia e antimafia su un palco.
Io pensavo che parlassero di lucine, di Duras, di almanacchi del giorno prima. Niente di tutto questo. Hanno parlato invece di inchini.

Santo Gioffrè mi è sembrato l’unico che quella realtà mafiosa dovesse o cercasse di arginarla nel reale e non in studi. Infatti era dolorosamente preoccupato.

Non ho preso appunti quindi ricordo a memoria- la svolta epocale- per Nicola Fiorita e per me, anche io ne sono certa, quella di Albanese, giornalista del quotidiano, che ha riportato il video e la testimonianza del maresciallo di Oppido. Questa storia degli inchini segna un punto di non ritorno.

Ricordo la domanda di Aldo Varano sul perché la ‘ndrangheta non sia stata debellata, Blowin’ in the wind

E poi la relazione.

Non so chi, forse Giap Parini, da sociologo, dice che la mafia si nutre di relazioni.

Siamo Tropea, la città scelta da Giuseppe Berto. Il male oscuro era un romanzo psicologico, tormentato e vero.

Il male oscuro sociologico  sembra che sia un vezzo.

Non un vizio.

Giap lo dice, certo da studioso, ma lo dice anche con una ironia che va aldilà della denuncia, tentando una visione laterale  e gestuale. Di segni.

Con tutto il giallo senape che ricorda il chicco di senape evangelico.

Riuscirà quel seme a diventare albero?

E su questa domanda epocale io chiudo il mio delirio dal premio Tropea 2014, mangiando con Gianluca e Daniela caramelle al miele…
Ippolita Luzzo

domenica 27 luglio 2014

Il postino di Cormòns- A Domenico Dara




Breve trattato sulle coincidenze

Ho conosciuto il tuo postino al tavolo di un locale giapponese adiacente al Senato il sette dicembre 2013
Mentre assaggiavamo prelibatezze, Giovanna mi racconta di aver partecipato di recente a Cormòns, paese in provincia di Gorizia, ad un festival letterario fatto con pochissimi contributi, e di essere stata accompagnata, all'arrivo lì da un postino che, nel presentarsi, le dice:- Io sono un uomo di lettere.- Bellissima cosa, noi insieme commentiamo, aggiungendo tutti gli sforzi che moltissime persone fanno, come amanti delle lettere, a tenere in piedi un mondo dignitoso e felice che ama la letteratura.

Cormònslibri

Festival del Libro e dell’Informazione
“All’apparire del bello”

La mia amica, raccontava della semplicità e della ospitalità di quelle persone, tutti postini di lettere, certo, quel signore lo faceva anche di lavoro il postino, come il postino immaginario di Dara, ma poi lo siamo tutti, postini.
Giovanna quella sera intervistò l’onorevole Brandolin, ma io già non l’ascoltavo più, presa dalla storia del postino che ama, come il postino di Dara, il mio stesso mondo.
Dopo pochi mesi io pensai che avrei potuto anche io fare come il postino di Cormòns ed invitare Giovanna, che mancava da Lamezia dal ’72 a presentare un libro che mi piaceva molto, Carta Vetrata, di Paola Bottero. Lei ha accettato  e le tante lettere spedite al mondo che a me non rispose mai cominciarono ad arrivare. Con puntualità.
Le aprirò? Non credo, sono così soddisfatta che siano giunte che continuerò a stupirmi delle tante coincidenze che da Cormòns giungono fino al profondo sud.
Col grande amore verso chi ancora crede possibile incontri su libri veri, storie vere, film veri. Fotografie vere, insetti veri, che a Settembre, portati da Caterina Luciano voleranno sui cieli del sud, un sud troppo lontano. A dispetto di un mondo insulso e vanesio, un altro mondo è possibile, dice Domenico Dara insieme al postino di Girifalco. Bisognerà leggere tutte le lettere che lui scrive.


domenica 20 luglio 2014

Coppa Marchiati- Alessandro Russo



Coppa Marchiati
Cremolata di gelso, gelato al pistacchio, panna montata, carpaccio di frutta, uva spina bianca e rossa, ciliegie, mirtilli, biscotti simil pavesini, è sempre l’ora dei pavesini.
La coppa che mi portano al tavolo di Sottozero è così.
Colori, sapori, suoni, tatto, gusto, tutti i sensi, cinque son pochi, ed insieme l’arte affabulatoria di Tito Prennestrì.
Proprietario e ideatore di Sottozero.
Non essendo golosa posso riconoscere il sublime, l’arte, libera dalla necessità, che si  esalta nella commistione di luoghi e storie del tempo che è in noi.
Tito comincia a raccontare di sua famiglia di origine,  undici figli, potevano studiare a numeri alterni. Non tutti. Lui fece scuola al partito, quando i partiti erano scuole di alfabetizzazione, di istruzione, di concetti e non propaganda, e non insegnavano a come stare su un palco per non dire nulla.
Racconta della nonna, forte e coraggiosa, aveva un bastone nodoso, lo chiamava raggione, con due g, perché la ragione è sempre doppia. Chi ha ragione? Il forte, il giusto, il debole, l’emarginato, il ricco.  La storia che noi abbiamo vissuto insieme alle storie di tanti con noi. Continua Tito a parlarci di un tempo in cui Servire il Popolo era un giornale, una ideologia, una speranza da difendere anche facendo a botte, ma proprio perché non c’erano spazi.
Una scelta di vita. La sua.
Con me Paola, Giovanna, Alessandro una scelta di vita, la loro, su un giornalismo in cui loro credono, hanno creduto, un giornalismo non integralista, aperto e fuori dal conformismo, sempre aderente al loro pensiero.
Coppa Marchiati allora sarà, la coppa che dal libro di Alessandro Russo va giù a nutrire con genuinità quello che è necessario per tutti. Un vivere gioioso, la luce, il rispetto, la conoscenza che questo ci dà.
Marchiati non fummo per viver come bruti ahah
Ma per seguir virtute e conoscenza
 Approviamo vero?
in ordine alfabetico:  Paola Bottero, Giovanna Casadio, Ippolita Luzzo, Tito Prennestrì, Alessandro Russo.
Il gruppo Sottozero 


lunedì 14 luglio 2014

le relazioni pericolose



Le relazioni pericolose
Pierre Chordelos  De Laclos scrive un romanzo epistolare ed immagina il suo protagonista il Visconte di Valmont, impegnato a sedurre una castissima fanciulla, appena uscita dal convento con l’aiuto di una sua spregiudicata e cinica complice, la marchesa Marie de Tourvel
Il tessuto è intrecciato da sentimenti vari, ma su tutti primeggia la vanità, non l’amore, perché è solo la vanità che muove tutti noi, forse, finanche la castissima, che irretita da un desiderio che lei crede aver fatto nascere in un uomo così sfuggente, si concede.
Resteranno poi tutti sconfitti dal gioco diabolico e perverso del muoversi solo per  provare il proprio potere sull'altro, perché il potere umano è fugace illusorio, vogliamo sentirci onnipotenti in una società falsamente liberata.
La carica eversiva del libro trascenderà poi il mero contesto personale e come un'arma si rivolterà contro tutto un perbenismo che usa l’amore ed il sesso per dominare, e nello stesso tempo sarà un’arma contro una società falsamente liberata che offre corpi senza pudore per togliere la vera libertà agli individui.
Uomini e donne  annaspano  da sempre  in una brodaglia  convinti di poter nuotare, mentre come nelle sabbie mobili ogni loro gesto li risucchia in un gorgo senza fine.
La seduzione che l’uomo attua con attese, con dinieghi, sollecitando la bestiola, accarezzandola, quando lei, immusonita tenta di andare via, si ritorce sul viso, sull'animo di simile individuo, lasciandolo solo con lui stesso, ma con un tedio ed un disgusto che lui pensa erroneamente venga dall'aver troppo facilmente abusato di giovanette impuberi,  ed invece è il rigurgito di una coscienza tenuta sempre nella parte bassa dell’intestino.
Il libro però affascina, come attira e stuzzica un genere, diventa attesa, il lettore è un voyeur, un uomo o donna che eccita la sua fantasia partecipando, tifando quasi per il vinto o vincitore, vorrebbe suggerire mosse, vorrebbe essere protagonista.
Ippolita Luzzo