Non vorrei mai essere una donna di successo, un personaggio pubblico, un fenomeno mediatico. Sarei terrorizzata dall'arrivo di reporter, fotografi, cineprese, microfoni, ressa, urla, spintoni.
Sembra che da tempo ormai la cronaca politica e le notizie più interessanti debbano per forza essere messaggiati in questo unico modo nell'etere opaco delle televisioni.
I giornalisti non conoscono l'educazione antica del chiedere- permesso, si può?-
Del prendere un appuntamento per un'intervista, del ricercare pazientemente e con calma ragioni e saperi.
Corrono impazziti, nei cento metri, sfiorando pericolosamente il tizio o la tizia da intervistare, poggiando il loro tubo nella bocca semiaperta dell'interlocutore smarrito.
Domande incalzanti, telecamere accese, tutte le rughe, i denti e le otturazioni in primissimo piano, peli scomposti, sudore che cola e un po' di bava su labbra riarse.
Fa tutto spettacolo, fa tutto notizia, bisogna far presto, bisogna mandare in onda, sul web, su tutte le mille televisioni il prodotto finito, l'ultimo rantolo, la decisione, il voto, il respiro.
Somigliano tanto a delle zanzare, sono loro le nuove zanzare tigri che incalzano su tutti i canali un uomo solo, una signora.
Come potrebbero mai difendersi i personaggi in loro mercè?
Guardie giurate, marcantonii decisi, eserciti privati?
Molti tentano una difesa, qualcuno vorrebbe nascondersi il viso, la piega, il sorriso.
Qualcuno vorrebbe salvaguardare un solo momento per rifletterci un poco su quella domanda che viene fatta.
Ma non c'è tempo... il morbo infuria il pan ci manca... non c'è più tempo e già lo sciame scomposto e aggressivo si dirige compatto su un altra testa, su un'altra bocca.
Orazio scappava al veder da lontano il seccatore avvicinarsi, io farei similmente e spesso, al vederli, io sussurro piano al malcapitato:- Scappa, scappa!-
Sono sicura che non è questo il modo
Sono sicura che questo non è
Sono sicura che il giornalismo con tutto questo non è parente, no, non può essere che la notizia debba passare solo e soltanto da uno sciame di api... pardon, zanzare, se fossero api saremmo alla morte, alla morte dei fuchi.
Sembra che da tempo ormai la cronaca politica e le notizie più interessanti debbano per forza essere messaggiati in questo unico modo nell'etere opaco delle televisioni.
I giornalisti non conoscono l'educazione antica del chiedere- permesso, si può?-
Del prendere un appuntamento per un'intervista, del ricercare pazientemente e con calma ragioni e saperi.
Corrono impazziti, nei cento metri, sfiorando pericolosamente il tizio o la tizia da intervistare, poggiando il loro tubo nella bocca semiaperta dell'interlocutore smarrito.
Domande incalzanti, telecamere accese, tutte le rughe, i denti e le otturazioni in primissimo piano, peli scomposti, sudore che cola e un po' di bava su labbra riarse.
Fa tutto spettacolo, fa tutto notizia, bisogna far presto, bisogna mandare in onda, sul web, su tutte le mille televisioni il prodotto finito, l'ultimo rantolo, la decisione, il voto, il respiro.
Somigliano tanto a delle zanzare, sono loro le nuove zanzare tigri che incalzano su tutti i canali un uomo solo, una signora.
Come potrebbero mai difendersi i personaggi in loro mercè?
Guardie giurate, marcantonii decisi, eserciti privati?
Molti tentano una difesa, qualcuno vorrebbe nascondersi il viso, la piega, il sorriso.
Qualcuno vorrebbe salvaguardare un solo momento per rifletterci un poco su quella domanda che viene fatta.
Ma non c'è tempo... il morbo infuria il pan ci manca... non c'è più tempo e già lo sciame scomposto e aggressivo si dirige compatto su un altra testa, su un'altra bocca.
Orazio scappava al veder da lontano il seccatore avvicinarsi, io farei similmente e spesso, al vederli, io sussurro piano al malcapitato:- Scappa, scappa!-
Sono sicura che non è questo il modo
Sono sicura che questo non è
Sono sicura che il giornalismo con tutto questo non è parente, no, non può essere che la notizia debba passare solo e soltanto da uno sciame di api... pardon, zanzare, se fossero api saremmo alla morte, alla morte dei fuchi.