lunedì 9 giugno 2025

Tredici anni di Regno della Litweb


Scherzo o son desto? ed era "
Sogno o son desto" frase resa famosa da René Descartes nei suoi "Meditazioni metafisiche". Cartesio pose la domanda come punto di partenza per la riflessione sul dubbio e sulla ricerca della verità, ponendo in discussione la validità delle sensazioni e della percezione del mondo. 


Sono veramente Tredici anni e sogno o piuttosto scherzo o son desto è l'asserzione di uno
 stupore  come se non si fosse sicuri se si stia sognando o si stia realmente vivendo quella situazione. 

Come sia stato possibile affidare ad un blog, Il Regno della Litweb, i giorni, i mesi, gli anni del vivere, farne il testimone di anni in trasformazione e testimoniare a sua volta la vitalità è ancora un bel dirsi. 

Dal blog poi le opportunità di conoscenze, di stima e di inviti. Invitata a far parte in giuria del Premio Brancati, come lo fu anche Pier Paolo Pasolini, invitata in giuria al Premio Malerba, come lo fu anche Walter Pedullà, invitata ora in giuria al Premio letterario LibrinFestival e la lista si allunga moltissimo basterà guardare su internet quanto il mio scrivere qui mi abbia regalato in questi anni. 

Ieri il blog ha compiuto tredici anni e conserva l'entusiasmo di una adolescente e questa frase ho fatto scrivere sulla mia partecipazione questo anno a 𝐃𝐢𝐕𝐞𝐫𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 // 𝐚𝐠𝐞𝐧𝐝𝐚 𝐩𝐨𝐥𝐢𝐭𝐢𝐜𝐚 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 ,  passeggiando ancora e spesso per le vie cittadine mantenendo respiro in un territorio asfittico. 

Tredici anni di letture, di libri arrivati senza essere richiesti ma che giungevano percorrendo la strada della stima, di una riconosciuta competenza almeno alla qualità. 


Tredici anni di felicità a scrivere pezzi, a raccogliere pezzi che verranno pubblicati, richiesti proprio dalla casa editrice Città del Sole e recensiti su moltissimi siti letterari.  

Durante gli anni si è trasformato il nostro stare, il nostro dire, mantenendo però alcune costanti: il credere vero, il credere giusto, il credere sano, il sapere, il conoscere, il poter verificare le fonti, il poter  dubitare e non dubitare come ci insegna Cartesio nel "Discorso sul metodo". 

Credo che in tutta la Calabria sia il blog di più lunga storia ma aspetto chi voglia confutare questa asserzione

Tredici anni di libertà, di chiacchiere e decisioni nel Regno libero della Litweb

Ippolita Luzzo 


venerdì 6 giugno 2025

Patrizia Tocci In difesa delle imputate di Laudomia Bonanni

 


Tre volte finalista al Il Premio Strega, Premio Viareggio, Premio Campiello, premio Bagutta  eppure io e la mia amica, pur docenti di lettere e lettrici instancabili, non abbiamo mai sentito parlare di Laudomia Bonanno e ce ne facciamo un rimprovero su chissà quanti autori e autrici ci sfuggano. 

Laudomia è nata nel 1907 ed è morta nel 2002 quasi centenaria dunque ha attraversato tutto il secolo scorso. Di età simile ai miei nonni anch’essi nati nei primi anni del novecento. Nel 1948 Laudomia vince un importante premio, creato da Gli amici della Domenica, quasi un Premio Strega, avendo in giuria Maria Bellonci, Alberto Moravia e altri nomi di grande importanza e nel 1950  vince il premio Bagutta opera inedita, mai assegnato a una donna fino ad allora. Ha pubblicato con Bompiani e fu, come ho già detto, finalista al Premio Strega. Il suo libro ultimo La rappresaglia fu pubblicato postumo dopo che l’autrice aveva subito un lungo isolamento. Ora dopo un periodo di dimenticanza vi è una Associazione che porta il suo nome e si occuperà, come ha già fatto, di pubblicare le sue opere dalla Rappresaglia a Il fosso, L’imputata, L’adultera. Molti critici ora la studiano e fra questi Patrizia Tocci con questo suo interessante saggio. Patrizia analizza il primo lavoro di Laudomia Notarelle scolastiche e poi Le imputate. Storie di donne di una vedova Anna che vive in un Casamento con molti altri nel periodo della guerra e del dopoguerra. Viene raccontata la forza di reazione delle donne quasi donne mitiche. Leggendo Patrizia conosciamo L’adultera, libro del 1964, premio selezione Campiello e poi tradotto in francese.  Dopo quel libro la scrittrice attraversa dieci anni di buio creativo. Questo libro è una specie di giallo  psicologico, libri simili venivano letti con voracità da Laudomia. Mi immergo nel libro di Patrizia e trovo un bellissimo pezzo sui bambini che somigliano a un chicco di Malvasia e ritorno anch’io all’infanzia che aveva il sapore della Malvasia.

Nelle città invisibili Italo Calvino mette il nome di una città e la chiama Laudomia e sembra si sia ispirato al racconto Il fosso di Laudomia. Un saggio che continuo ora a leggere nella piacevolezza della lettura ed incontro Laudomia scrivere sul Corriere della sera un articolo su I solitari abruzzesi dove parla di Silone, e di altri autori abruzzesi e di D’Annunzio da lei amatissimo. Giorno 4 giugno 2025 il libro viene invitato agli archivi del Il Vittoriale degli Italiani; nel saggio ci sono infatti 2 capitoli dedicati ai rapporti e alle citazioni con il suo conterraneo D’Annunzio.   

Un grande grande a Patrizia per averci fatto conoscere Laudomia Bonanni

Ippolita Luzzo 



Patrizia Tocci è nata nel 1959 a Verrecchie (AQ). Laureata in Filosofia all’Università La Sapienza di Roma, insegna materie letterarie e vive a Monza.

Studiosa di Eugenio Montale, di Laudomia Bonanni e più in generale del Novecento, è stata presidente dell’Associazione Internazionale di Cultura “Laudomia Bonanni” (sezione “L’Imputata”, L’Aquila)  Collabora con il quotidiano abruzzese regionale IL CENTRO, con varie rubriche  settimanali: Alfabeto dedicata a Dante Alighieri; Carboncino, La Valigia di cartone, Diacromie, Erbario, Il setaccio.

Ha pubblicato il romanzo Nero è il cuore del papavero, con la prefazione di Paolo Rumiz, per la casa editrice Tabula fati Chieti 2017 Con questo libro la scrittrice ha vinto il Premio nazionale di Narrativa intitolato a Vittoriano Esposito ( comune di Celano), è stata finalista al premio Abruzzese per l’editoria nel 2017; finalista nel concorso festival Controsenso e ha vinto il primo premio nel concorso nazionale “Quel libro nel cassetto.”; finalista con menzione speciale per il racconto “Gli Sperduti” al FLA a di Pescara 2020

Per la poesia ha vinto il premio Scrittori di Montagna,; il Marianna Florenzi, per una lettera d’Amore, con la giuria presieduta da Cesare Garboli; il premio Tagliacozzo e il premio Libero de Libero.

Nel 2021 ha dato alle stampe Alfabeti : le parole di Dante, Tabula fati. Per questo libro ha vinto nel 2020 il premio Internazionale A. Ferrariis Città del Galateo per la saggistica ed è stata finalista al premio per l’Editoria abruzzese. Nel 2021 ha pubblicato I semi del silenzio poesie \1990-2020 dalla Tabula Fati, volume che ha vinto il primo premio per l’editoria abruzzese nel 2023.

Nel 2024 ha pubblicato un saggio Le viole raccontano, incentrato sul rapporto Duse – d’ Annunzio in una antologia che celebra il centenario della morte di Eleonora Duse. L’ antologia é stata pubblicata da Solfanelli editore.


lunedì 2 giugno 2025

Vincenzo Politi scrive su Pezzi dal Regno della Litweb


29 dicembre 2024 su Goodreads: Scrive Emanuele Trevi a proposito di Amelia Rosselli:

"So che un severo studioso storcerebbe il naso di fronte a una simile conclusione, ma io sono convinto che un vero poeta, o una vera poetessa, siano qualcosa in più della loro opera, della somma aritmetica dei loro libri e dei loro versi, e che quell'opera è la diretta conseguenza, la manifestazione concreta sia della loro vita che della loro incapacità di vivere. Nella sua essenza più profonda, la poesia è la forma suprema della biografia."


Ovviamente, io non sono uno scrittore colto e sopraffino come Emanuele Trevi, né Ippolita Luzzo può essere paragonata ad Amelia Rosselli, non foss'altro per il fatto che è viva e quindi, in quanto italiana vivente, non può essere per principio definita 'una grande'. Eppure, cominciando a scrivere questa recensione, non ho potuto non pensare alle parole di quel gran capolavoro che è Sogni e Favole, per almeno due motivi. Il primo, più superficiale, è che sia io che Ippolita Luzzo siamo grandi fan di Emanuele Trevi: lo leggiamo, lo ammiriamo, abbiamo fatto il tifo per lui (e per Rocco Carbone, e per Pia Pera) allo Strega. Il secondo, più importante, è che per poter parlare di Pezzi di Ippolita Luzzo bisogna anche parlare di Ippolita Luzzo.


Lei è una professoressa in pensione che, per passione (letteraria) o disperazione (sociale e civile), nel 2012 apre un blog in cui recensisce libri, parla di scrittori, scrive cose sue, poesie, riflessioni, commenti e pensieri. Infaticabile, Ippolita aggiorna il suo blog a ritmo frenetico: crescono le visualizzazioni, aumenta la visibilità. Migliaia, decina di migliaia, centinaia di migliaia di visitatori: il suo blog diventa, se non un grande impero, per lo meno un piccolo regno, il regno della 'Litweb', ovvero della letteratura (fatta e discussa) sul web. E siccome nella mitologia greca Ippolita era la Regina delle Amazzoni, la blogger Luzzo non può essere da meno e diventa per tutti, quindi, 'la regina della Litweb'. Anche se ha da tempo abdicato al ruolo di regnante (perché quello della Litweb è un regno libero e pure un po' anarchico, non una monarchia), in qualità di (ex) regina della letteratura sul web Ippolita Luzzo è entrata a far parte della giuria del Premio Brancati, del Premio Malerba, del Premio Comisso 15 righe, gira per fiere e festival, va a parlare nelle scuole... E pensare che tutto è cominciato con un blog, uno dei tanti, nato dieci anni fa!


Io l'ho conosciuta per caso. Sempre in quel territorio virtuale che è internet, si scopre che abbiamo alcuni amici in comune. Io posto le mie recensioni su Facebook e lei le legge, le trova divertenti, mi fa entrare di diritto nel Regno e allora anch'io divento un vassallo della sua (ex) corte. Lei ride sempre, sorniona e birichina. Poi dice che sono il suo talismano, e un po' ci crediamo per davvero, sia io che lei. Soprattutto, a distanza di una decade, Ippolita continua a perseguire un solo obiettivo, che non è quello di mettere al centro sé stessa ma semmai la letteratura, quella dei margini, viva e negletta, che cresce come i rovi, come i fiori selvaggi. Si tratta della letteratura nata per amore della letteratura e non per compiacere il mercato editoriale, portata avanti da scrittori emergenti (spesso ignorati o snobbati dai recensori della carta stampata) ed eroiche case editrici di piccole o medie dimensioni (e di piccoli o ancor più piccoli introiti). Una missione, quella di Ippolita Luzzo, che è anche una passione; e viceversa.


Pezzi è una selezione di, appunto, alcuni 'pezzi' del blog di Ippolita Luzzo, scritti fra il 2012 e il 2018. Più che le recensioni, questo libro raccoglie le sue riflessioni e le sue poesie, in cui argomenta che viviamo in un "secolo sperimentale", o in cui parla di un incendio all'ufficio comunale, o in cui afferma, in quella che è una delle sue poesie più belle, di non essere una donna del Sud. Quella di Ippolita è una scrittura che a volte sembra contorta e volte sembra prenderti bonariamente in giro. I vari pezzi, che paiono sconnessi, sembrano portare avanti un discorso vorticoso e a volte ermetico, che si spezza, si ricompone, insegue un'idea, poi ne insegue un'altra, alla fine ritorna al punto di partenza perché per andare avanti bisogna anche saper tornare indietro, o addirittura rimanere fermi.


Per tornare alle parole di Emanuele Trevi, se è vero che ogni poesia è un po' una biografia, in questi Pezzi è possibile leggere un po' di Ippolita Luzzo. Tuttavia, è doveroso tenere presente che la vita di Ippolita Luzzo eccede quest'opera: Pezzi non è che un 'pezzo' di tutto quello che lei ha scritto e continua a scrivere. Laddove molti scrittori italiani continuano a non comprendere il presente, quasi come se non lo vivessero, parlando di personaggi che ricevono telefonate al numero fisso di casa, scrivono cartoline, al massimo ricevono un messaggio sul cellulare o una mail, ma mai nessuno che trascorra ore su internet; laddove quegli stessi scrittori, al contrario dei loro personaggi intrappolati in un eterno 1995, passano giornate intere su Facebook, dove si proclamano grandi scrittori benché incompresi, Ippolita Luzzo, con il suo blog e con i suoi Pezzi ci dimostra che è possibile fare letteratura anche su internet, che la litweb può essere cambiamento, possibilità e forme nuove, e che gli amici possono incontrarsi anche in luoghi che non ci sono.

Vincenzo Politi è nato in Germania, è cresciuto in Sicilia, ha vissuto a Roma, Manchester, Londra, Bristol, Città del Messico, Parigi e Lione e a Oslo, dove si è occupato di etica dell’innovazione. Ricercatore in filosofia della scienza presso l' Universitat Autònoma de Barcelona dal 2022

Nel tempo libero legge, guarda film, scrive recensioni, poesiole e racconti.https://www.goodreads.com/book/show/60829475-pezzi-dal-regno-della-litweb