mercoledì 1 gennaio 2020

Io speriamo che me la cavo Discorso di Capodanno 2020

Mi viene così nel salutare mio figlio che mi augura un dolcissimo Buon Anno, mi viene questa frase rivolta un po' a tutti noi, un io noi, noi speriamo di cavarcela, e corro subito sui tasti a ricordare quel libro del maestro Marcello D'Orta, quei temi dei ragazzi di una scuola elementare di Arzano del 1990.
Sono passati trent'anni da Io speriamo che me la cavo. 
Trent'anni compirà mio figlio a Marzo, giorno otto marzo, sessanta sono gli anni di mia sorella, settanta di mio fratello, ottanta di mio zio. 
A dieci a dieci. 
"Io speriamo che me la cavo" è l'augurio a tutti noi che abitiamo un corpo problematico, che aspettiamo biopsia, che stiamo facendo chemioterapia, che tagliamo e togliamo pezzi del corpo pur di cavarcela una volta di più. 
L'anno che è andato via è stato un "Annus horribilis", come disse una volta la regina Elisabetta, e come scrisse Giorgio Bocca nel 2010, parlando del 2009. 
Bocca si riferiva ad una deriva politica che ci riguarda tutti e che mi auguro possa un giorno arrestarsi, io invece più semplicemente rimango ferma sui rapporti fra noi e il nostro corpo, fra noi e il nostro umore, fra noi e lo slancio che va via, l'entusiasmo che va via, la difficile arte del vivere che va via. 
Io speriamo che me la cavo, ora al sole e al vento del mare di Gizzeria, dove una banchina sepolta dalla sabbia da almeno quarant'anni è stata ridata al ricordo di chi ricorda un tempo in cui i lidi erano di legno e si arrivava in mare con le 850 Fiat in dieci in auto, senza prendere la multa. 
Io speriamo che me la cavo all'alba livida di un divenire, di una cifra tonda che possa togliere la sabbia, che possa ridarci ancora il cerchio di ogni cosa.
Il tondo del numero zero, inizio e fine. Trovare il cerchio delle cose, Platone considerava il cerchio come la figura geometrica perfetta per il Buddismo Zen il cerchio significa illuminazione.
Noi speriamo semplicemente di cavarcela come quel bimbo del novanta.
Dal Regno della Litweb un buon anno con Laure Cambau in La ragazza dipinta di blu, perché si userà il blu quest'anno: 
"Dopo di me metti il GPS per domani 
dopo me per concludere
metti il GPS"
"Tra sogno e fumo
tra vapore e chimera
un sogno al riparo del sogno
dopo di me metti il GPS"
"aspettando la consegna del miracolo"
"Il diario della ragazza dipinta di blu" circolare 

Ippolita Luzzo 

3 commenti:

Unknown ha detto...

Ritrovo il tuo cuore, la tua sensibilità, la tua lucidità e la tua forza e a rifletterci bene e con un po' di invidia vorrei averle anche io!!!

professoressa spaccini ha detto...

Grazie!

Riccardo ha detto...

Queste parole non potrebbero essere che tue 😘