"La verità è che, pur senza dirsi niente, da quella fatidica domenica, molte cose erano cambiate in maniera irreversibile: certe decisioni si materializzano e si fanno perenni, si piazzano lì, alte come montagne, come se ci fossero sempre state. Succede tutto in un istante invisibile, senza che nessuno dica niente. Certi angoli della vita cambiano forma e aspetto, come accade alle tartarughe che rinnovano il carapece" Anche l'aragosta cambia guscio per crescere. Mentre cresce, il guscio diventa sempre più stretto e scomodo e deve liberarsene per crearne uno nuovo. Lo stimolo che rende possibile la crescita dell’aragosta è la scomodità, il disagio, il dolore. Lo avevo letto in Vita e morte delle aragoste di Nicola Cosentino ed anche in quel libro vi era una storia di amicizia che si trasforma, una amicizia che scompare, come un carapece ormai inutilizzabile.
Ho riflettuto molto leggendo questo interessante racconto di Valentina di Cesare su cosa sia l'amicizia e su cosa sia un amico, gli amici, qui presentati uno per uno, nel momento in cui Bartolo decide di morire. Uno per uno sulla soglia di decisioni.
" Pensa che gli altri sono giusti o lo saranno, e se non è così, non è tuo l'errore" Leggo questa frase di J.L. Borges. da Frammenti di un vangelo apocrifo, messa nella prima pagina come un augurio, come un consiglio. Anche mia madre mi ha insegnato uguale e penso sempre che gli altri siamo noi, ed ho di loro la stessa idea che ho di me, di esseri giusti e corretti, amabili e generosi. A volte non è così? ebbene penso anche in quel caso che si può perdonare perché errare è una caratteristica del genere umano. Quel che non capisco è dove si incaglino i rapporti, dove si fermino e poi non vadano più da nessuna parte, lasciando i due amici a guardarsi da lontano, nell'impossibilità di fare un gesto di incontro. Qui sono più amici, più amici al bar, con le consuetudini del bar.
Il Bar dei Gerani era il luogo dove Bartolo passava ogni mattina, e da dove si incamminava verso Palazzo Gentile, la nobile residenza. sede della pinacoteca di cui Bartolo era il custode da qualche anno. Bartolo era tornato al paese da alcuni anni e Nino, il maestro in pensione, suo vicino di casa, non smetteva di domandargli cosa fosse tornato a fare, consigliandogli di andare via.
Quel luogo era un intervallo eterno.
Vanno proprio da Nino gli amici di Bartolo quando non lo vedono più in giro, vanno a chiedere a lui, ma da quella porta chiusa si udrà solo un tonfo. Conosciamo gli amici di Bartolo, Vito, Renzo, Giovanni, ognuno di loro nel carapace stretto della loro condizione, nei giorni che chiedono adattamento, negli amori che arrivano e finiscono, nel licenziamento di Lucio, un loro amico fraterno. "Gli amici fraterni", mi sembra questa asserzione veramente una eccezione.
Leggendo la profondità del pensiero e la verità della consequenzialità delle azioni, ogni lettore potrà ritrovare un momento della sua vita amicale e sentire amico, molto amico, il libro che sta leggendo, come se fosse appartenente al suo, di mondo. Nella certezza che i libri sono gli amici fraterni che non ci lasceranno mai nemmeno di domenica o nelle feste comandate, noi continuiamo a scrivere di loro e ad amarli felici nel regno della Litweb.
La vicenda così ben congegnata da Valentina Di Cesare convince il lettore di una verità universale. Gli amici si sottraggono, gli amici veri si vedono al momento delle decisioni importanti. Gli amici questi sconosciuti, anche se ci si frequenta da anni. Stamattina ad una amica dicevo "Alla luce della nostra trentennale amicizia" le dicevo così eppure io mi sentivo proprio di essere Bartolo fra rapporti amicali fantasmi. Ogni capitolo del libro tratteggia un amico e ogni capitolo del libro sorprende ognuno dei protagonisti in un momento di snodo. Da quel momento tutto cambia e cambia per sempre. Il libro vi piacerà moltissimo e mi auguro di presentarlo con feste e premi in ogni dove nel territorio amicale del Regno Della Litweb. Con gli omaggi alla bravura di Valentina Di Cesare
Ippolita Luzzo
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