Nei dintorni del discorso amoroso
Appena nato il libro di Fabrizio Coscia ha il sapore di un classico, il senso di un saggio sull'arte, il profumo di un passato lontano e il continuo delirio felice che da "Soli eravamo" a "La Bellezza che resta" ci giunge fino a noi.
I sentieri attraversati da lui, insieme ai suoi lettori, percorrono luoghi bellissimi, "testimoniati" da quadri, per "imparare a vedere di nuovo attraverso lo sguardo dell'artista" e capire dove si nasconde ciò che crediamo sia perso.
Uno svelamento.
Fabrizio Coscia continua con questo libro a svelarci cosa sia il compito dell'arte, cioè il continuo svelamento sulla soglia dell'impossibile. Per riuscire nel suo intento chiama alla memoria libri, film, quadri, dialoghi, momenti fra il sogno e la veglia, in quel cadere, in quell'abbandono che può regalarci una percezione dilatata.
Qui sembra siano le ninfe a percorrere i sentieri e a sparire fuggenti alla nostra vista, una pura apparizione, un dono di levità e bellezza, fatto di acqua e vento, di bellezza e illuminazione, quasi un rito, ed è proprio un rito ciò che avviene leggendo il libro, fermandosi di volta in volta davanti ai quadri di Bonnard e di Marthe, la modella moglie raffigurata più e più volte nella sua quotidianità e sempre svestita, eppure sempre enigmatica, misteriosa, come se il nudo non svestisse alcunchè.
Fermiamoci con Fabrizio a rileggere Albertine, nel romanzo di Marcel Proust, a rileggere Lolita di Nabokov, e camminando con lui arriveremo ai film, al film di Rossellini " Un amore" da un atto di Jean Cocteau "La voce umana" con la voce di Anna Magnani al telefono che si strugge per l'impossibilità di poter raggiungere e avere il suono della voce amata, di un lui irrangiugibile.
Sentieri impercorribili quelli del possesso e della certezza, quelli dell'amore e dell'amato, ci dice Fabrizio con i suoi riferimenti ai Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes.
Sentieri impercorribili anche voler conoscere tramite la fotografia, con le immagini, nel disagio delle mille e mille immagini che vorrebbero rapirci e trascinarci lontano da noi.
Bisognerà reimparare a guardare per distinguere l'Altro, ci suggerisce Fabrizio Coscia, in questa passeggiata per i sentieri delle ninfe, fermandoci e attendendo di vederle riapparire sorridenti a farci ciao.
Ippolita Luzzo
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