domenica 9 aprile 2017

Maurice Aymard e Tino Caspanello al Tip

Due serate al Tip: Venerdì 7 aprile Maurice Aymard, Sabato 8 Tino Caspanello
La storia raccontata dall'altra parte della sponda. Il mare immenso che divide i destini di popoli e i destini individuali. Partire e non tornare. La comprensione dei grandi e piccoli movimenti di interi popoli che inseguono la stessa illusione di una sola donna. Si lascia il proprio paese e si va verso l'incertezza, fidando nella sorte.
Aymard e Caspanello ci parlano del mare, nelle due serate al Tip, il Mar Mediterraneo che la protagonista lascia per quella lunga traversata di dieci mesi necessaria per raggiungere Buenos Aires dove segue le spalle di un uomo che l'ha sposata per procura. 
Quel mar Mediterraneo insanguinato e rosso color del vino, cimitero ormai di una storia lunga, estesa, fatta di tanti annegati, scomparsi, nell'illusione di raggiungere l'altra sponda. Mi si incrociano così i destini delle due serate, una lezione di storia del professore Maurice Aymard, allievo di Braudel, studioso e uomo generoso, studioso consapevole che solo la comprensione possa darci il senso dei fatti storici e individuali. La comprensione e la pietas, direbbe
Caspanello nel raccontarci con lieve e aderente scrittura il narrato di una vita fatta di piccoli punti. Siamo in un piccolo borgo siciliano nei primi anni cinquanta, sulla scena una donna ricama ed insegna ai bambini come il ricamo deve essere ordinato, come voglia luce, tanta luce per non sbagliare, come bisogna contare i punti, perché la fortuna arriva e se ne va via. Si intreccia così la vita di ognuno nella storia dei punti da collegare. Quella mattina lei va nell'orto ad innaffiare, non voleva andare, lo racconta, e quell'andata le sterzerà un destino. Qualcuno la vede, un italiano emigrato in Argentina, la chiede in sposa e lei parte. Porta con sé una foto della sua famiglia e il vestito da sposa fatto con la seta di un paracadute trovato in campagna. Da Rocchenere, frazione di un paese in provincia di Messina, a Buenos Aires, ad affrontare il mare che ci unisce e ci separa. La traversata e poi quell'incidente fatale, il momento in cui si ritrova nelle mani un neonato abbandonato. Sulle note di un tango struggente, come una melodia nuziale mai suonata, colui che l'aspetta non crederà alla sua versione nemmeno di fronte all'evidenza, anzi distruggerà quell'unica prova dell'innocenza in una notte di brutalità. Nulla poi sappiamo dei tanti giorni trascorsi, nulla se non quel racconto lirico e folle dell'estraniamento. 
Come Caspanello con poco ci restituisce il dramma, così Braudel, nelle parole di Aymard, a memoria riscrive la storia dei popoli del Mediterraneo, dall'altra sponda. La storia scritta in modo letterario. La storia come un romanzo veniva scritta da Braudel, la storia come teatro potrebbe essere quella di Caspanello. Interpretazione e comprensione di fatti elaborati dall'interiorità dello studioso, del regista, dei lettori e degli spettatori. La storia come letteratura  A 22 anni Braudel va in Algeria e moltiplica i punti di vista, ci invita a considerare ogni fatto nella dimensione temporale e spaziale in una storia del mondo che non abbia frontiere. Una storia estesa che comprenda gli individui e le diversità, gli incontri fra studiosi di tutte le lingue verso il rispetto dei luoghi e della natura, verso l'ecologia e la generosità. 
Due grandi momenti al Tip. Due sponde per dirci che storia non è solo guerra e violenza. 
Ippolita Luzzo  

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