mercoledì 4 maggio 2016

Con chi parliamo quando parliamo di libri

Dovremmo domandarcelo tutti noi che scriviamo e parliamo di libri da blog, da siti, col microfono in mano, in libreria, in biblioteca, a scuola, dal salumaio. 
Intanto noi stessi diventiamo personaggi di libri, dovremmo dire a chi abbiamo in ascolto, e spiegare il perché di Una Lettrice Rampante, di Giramenti, di Billy il vizio di leggere, di un regno della Litweb. 
E già nel fare questa prima operazione guardiamo negli occhi il dubbio e l'incertezza di chi non crede alle nostre parole, di chi, lontano da questo teatro, vorrebbe un consiglio su una lettura.
Un consiglio semplice, sempre diverso nel suo lessicale, a secondo che sia dato ad alunni, a docenti, a carcerati o ammalati.
Un consiglio uguale e comprensibile, dovrebbe essere, ma non è così.
Noi personaggi del letterario, parliamo del libro con interpretazione, con una cultura che rimanda il lettore a tante altre letture, al panorama europeo ed americano, ai mondi reali e alle storie infinite, facendo un bellissimo altro libro da leggere lontano dal libro vero.
Io stessa mi leggo, gustando molto, tutto un fiorire di recensioni che acquistano vita, una vita propria, anche se non conosco il libro.
In ogni presentazione si finisca a parlare di altro, anche perché quando si parla del libro si finisce solo per annoiare, per raccontarlo per filo e per segno, per ammazzare una suspense, per dimostrare di essere colti in un giardino ancora fiorente. 
E gli ascoltatori? per educazione stanno seduti, in silenzio, pensano sicuro ai fatti loro, si guardano in giro e hanno ragione. 
Non credo proprio che si possa parlare di libri, di quel libro, in particolare, che giace lì, per essere sezionato e da un chirurgo, a volte, operato.
L'operazione riuscirà? Dipende da chi opererà.
In entrambi i casi, sia da personaggi letterari, sia da chirurghi, ci domandiamo:" con chi parliamo quando parliamo di libri"?
La risposta soffia nel vento



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