Oggi 2
Novembre 2015 dal profilo di Lorena scelgo di vedere su Internet il film con
regia di Pier Paolo Pasolini, uscito sugli schermi dopo la sua morte, il 2
novembre 2015- Il regista ucciso come alcuni delle vittime del film stesso.
Sono le 16,
30 e fra pause e legumi a cuocere ora mi ritrovo a voler scrivere di un film
che ricordo e non ricordo di aver visto altre volte.
Un film
triste come triste è a volte la vita di alcuni, delle vittime e dei carnefici. Un film triste
perché vittime e carnefici non sono eroi, non hanno ribellioni, non si
organizzano se non nel vuoto della sopraffazione.
Un film
triste su una infanzia violata ed incarognita nei racconti delle megere,
assuefatte ad ogni vizio e col viso lascivo del Dorian Gray, del turpe gioco su
sessi vuoti di vita.
Un film triste
su una violenza babba, una violenza senza ideologia, un ottenebrare i sensi
alcolizzanti e declamando Baudelaire, o forse no.
Nessuna
organizzazione fra le vittime, nessuna congiura se non alla fine la delazione,
lo svelare quello che di più caro una aveva conservato sotto il cuscino. Oppure
il gesto di un rapporto fatto per amore.
Un film che
non è violento, nel senso delle immagini, lo è nelle connessioni, negli
incastri, nei rimandi. La violenza del nulla, dell’essere asserviti al circo
del momento e di ingurgitare la cacca del giorno come piatto di portata.
Il rimbalzo,
essere senza redenzione, la disperazione di non trovare una preghiera che sia
la morte e dopo quaranta anni sembra ancora vera, verissima quella desolazione,
quei corpi al guinzaglio siamo noi, quegli aguzzini potrebbero chiamarsi
Cappelli, come lo scrittore che oggi felice di sporcare, con prove in mano dice lui, diede ogni possibile
smerdata sul cadavere ancora all'Idroscalo del poeta, oppure chiamarsi perché no? come me, che ancora non so come sfuggire alle chiamate di complicità
1 commento:
Commento di Angela che copio da Facebook: Sfuggire alle chiamate di complicità...tu non sapresti farlo? Ma che dici.. Tu che analizzi quando senti che qualcosa non va, e poi lo scrivi, e poi lo pubblichi esponendolo alle vittime ed ai carnefici che si svegliano leggendoti.
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