martedì 26 giugno 2012

I blogger come i libellisti- Le cose permesse



Blogger-  i libellisti del duemila e dodici
da Archiloco a Luciano di Samosata nell’antica Grecia
da Orazio e Marziale  nella romanità,
dalla satira all’epigramma
da Dante a Pasquino nell’anno del signore
dai libellisti del settecento a Pasolini
da Pasolini a noi, ai blogger, i libellisti del web

(GRC)
«  λιπερντες πολται, τμ δ συνίετε
ήματ'  »
(IT)
« Miserabili cittadini, sforzatevi almeno
di capire le mie parole  
»

Così diceva Archiloco, suppongo urlasse

Ed io modestamente non dico come lui
Non mi permetterei mai
Adesso siamo civili
Adesso che sono permesse le cose

Le cose permesse
È permesso parlicchiare del tempo
Delle stagioni che…
Non sono più quelle di una volta
Del caldo e del freddo
Della pioggia che batte con troppa violenza
E’permesso domandarsi dei figli
Che crescono, studiano
Danno esami, sono all’università
Poi se proprio si deve
Un come stai
È permesso sempre
Ovviamente senza però rispondere davvero
Basta solo:- Io bene e tu?-
Le cose permesse
Permesse davvero sono le insulsaggini
Le ripetizioni, le banalità, il suono soltanto
Di una chiacchiera chiamata ancora
conversazione

1 commento:

Anonimo ha detto...

E noi, dagli anfratti di scatole semipensanti,dai recessi delle nostre solitudini, mentre intorno si urla e le grida di venditori di telefonia ci assordano,non siamo la più sterile forma di lamento che storia della comunicazione annoveri?
L'Umanità ha raggiunto un livello elevato di partecipazione e condivisione terminato con la fine del 900, ora come bambini viziati ci siamo buttati alle spalle tutta la grandezza accumulata.Involvono i più, quelli che conterebbero o non capiscono quanto, mentre un pugno di Arhilochi sussurra nel Web.
La cruda patina della strada grattata via da Pasolini nei suoi documenti, spalmata come olii colorati nei libri feroci di una realtà vista oggi,al confronto, romantica.Tanto,senza che i più si rendano conto,siamo arretrati e sviliti.
Tanto in cosi poco tempo abbiamo perso di noi lungo la strada, da ritrovarci sordi alla voce,non troppo distante, di un uomo,un filosofo che urla a uomini d'argilla senza orecchie.

Luca,uno dei tanti.