Dieci anni della LitwebSu Letto, Riletto, Recensito
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In occasione del compleanno del “Il regno della Litweb” e in concomitanza con l’uscita del suo nuovo libro dal titolo ”10 anni del Regno Della Litweb – Il primo anno non si scorda mai” per i tipi di Città del Sole Edizioni abbiamo intervistato Ippolita Luzzo.
A cura di Gianfranco Cefalì
Ciao Ippolita e grazie per aver accettato il nostro invito. “Il regno della Litweb” compie dieci anni, davvero un bel traguardo. La Parola “regno” mi rimanda sempre alla monarchia, al potere assoluto, a ogni forma antidemocratica… Invece? Cos’è il “Regno della Litweb”?
«Sicuramente è un blog, ma è soprattutto il luogo dell’astrazione, del non essere. Avrebbe potuto non esserci, ed è questa la consapevolezza che io ho, sempre ricordando nel Vangelo la frase: “Il mio regno non è di questo mondo” che rimanda al sacro, al senso ultimo della nostra vicenda umana. Giocando con le parole si può costruire ciò che non c’è. Se lo immagini esiste.»
Dicevamo che sono passati dieci anni, e per questo esce un libro che racchiude i “pezzi” scelti dal primo anno di attività. Ma come è nato il blog? E soprattutto perché è nato?
«Sì, nasce l’otto giugno 2012, con il primo pezzo dal titolo “la nutella” una lettera ad uno scrittore che è morto da qualche anno. Ho moltissime mail, all’epoca ci si scriveva moltissimo, cominciarono a nascere i siti letterari, uno dei più famosi è La Recherche ed è su quel sito che ho iniziato a conoscere i tormenti degli scrittori incompresi. Scrivevo anche su Neteditor, piattaforma ormai cancellata dagli amministratori, e su Neteditor fui bannata. Subito però Bruno Corino, professore di filosofia, che aveva contestualizzato il fenomeno della Litweb, già al suo nascere, mi aprì un blog a mio nome. Litweb vuol dire letteratura nata e incontrata sul web, e lui che aveva letto i miei pezzi decise di regalarmi un regno.»
Questa è la tua terza opera, infatti prima di questo sono usciti due libri, sempre editi da Città del Sole edizioni con il titolo “Pezzi” e “Dareide” entrambi partono sempre dal blog. La tua scrittura, come la tua vita in questi dieci anni sono sicuramente cambiate, ma come è cambiato il tuo approccio e il tuo rapporto con la letteratura e la stessa scrittura?
«Salgo e scendo con la mia panda dalla periferia al centro della città più volte al giorno, a volte è la sola attività che mi rimane e ridendo mi dico: “Io non ho la peste” me lo ricordo con affabilità, riconoscendo alla scrittura il potere salvifico contro la solitudine e l’isolamento. Sono grata alla Casa Editrice Città Del Sole, ad Antonella Cuzzocrea che si è innamorata dei miei pezzi ed ha voluto pubblicarli. Io come dico in un mio pezzo “Io pubblicherò postuma” non pensavo di pubblicare libri non credendo molto nel mio compito di riuscire a vendere copie. Spiego sempre che io sono situazionista, mi piace creare situazioni, legami, affetti, mi piace riconoscere la bravura degli altri, mi piacerebbe dare senso ai nostri atti quotidiani. Reputo questi dieci anni un regalo della buona sorte, avrebbero potuto non esserci e non mi sarei potuta divertire come in effetti mi succede scrivendo, leggendo, chiacchierando con chi ha i miei simili piaceri, leggendo e incontrando belle persone.»
Una caratteristica importate del tuo blog è la scelta dei libri, in un mondo, quello letterario, che segue facilmente le mode e solo le case editrici più importanti, tu hai fatto una scelta diversa. Perché?
«Fin da piccola ho letto, ho poi immaginato il mondo, non l’ho vissuto, l’ho immaginato, come se fosse un libro, tutto il mondo un libro. Nel mio incontro con gli scrittori ed editori permesso con l’avvento del computer e di internet, sui siti letterari, vedevo che ormai la letteratura delle grandi case editrici era soprattutto una corsa verso il mercato, per intercettare i gusti e produrre libri senza personalità. Questo in generale, spesso vi erano buoni prodotti ma soffocati fra tanti. Notavo invece quante ottime fossero le proposte di medie e piccole case editrici e ho cominciato a leggere autori stratosferici che vendono poche copie, che sono a volte sconosciuti ma bravissimi. Come forma di resistenza ci resta il compito di leggere bene, per questo poi metto sul podio gli scrittori amati.»
In questi anni il mondo letterario è cambiato, secondo te in che modo? In meglio, in peggio?
«Per me è come stare nel paese di Bengodi, ricco di ogni delizia, descritto dal Boccaccio nel Decamerone. Trovo ora una grande effervescenza letteraria, riviste attente, come Crack, Palin, Globus, Indiscreto, Spaghetti Writers, lankenauta, Borderliber, Cabaret Bisanzio, scrivo a memoria e mi sovviene tutto un fervore e una presenza di blog letterari e di riviste inimmaginabili anni fa.»
Si può dire che tu hai precorso i tempi, quando ancora nessuno parlava di libri su internet…
«Il fenomeno dei libri che cercavano spazio sui social era stato ben studiato da Massimo Onofri con un suo articolo sull’Avvenire. Articolo di molti anni fa e che io conservai. In quell’articolo Massimo Onofri, critico letterario, docente universitario, e scrittore, analizzava il nascere del fare critica letteraria sui social. Ricordo che citava fra gli altri Giuseppe Giglio, critico letterario siciliano, che mi onora della sua prefazione nella raccolta di pezzi di prossima uscita.»
Nei tuoi libri e anche in quest’ultimo non parli solo di letteratura e poesia, ma parli anche di te, tanto che ne esce anche un ritratto…
«Come dice mio figlio io in effetti sempre di me parlo, un parlare di cose universali però. Credo che un mio ritratto sia nel pezzo “Dopo una vita di onorato silenzio”. Inizia così:
"Dopo una vita di onorato silenzio mi trovo a parlare soltanto sui tasti
Superando per pochi momenti il pudore e la vergogna di tacere un sapere
Intimo amato come se fosse un amante.
Mettendo in piazza i miei amici fraterni, i libri, gli autori, i miei film, le canzoni.
I pittori, gli artisti, il teatro e le scene, gli atti salienti del mio vissuto.
Mi sembra di averli traditi tutti per una gloria effimera, inutile, vuota
Per avere un click in più in un sito di autori anche loro in cerca di visibilità
Convinta di essere nell’Eldorado, nel giardino incantato del mio eden perduto
Non ho fatto caso a segnali e divieti, non ho fatto caso a meschinerie
a scaramucce per motivi irrisori.”
Ma potrai leggerlo tutto sul blog.»
C’è un “pezzo” a cui sei particolarmente affezionata? Il mio è “ Io non sono una donna del sud”.
«Sì, Io non sono una donna del Sud, che tanto faceva irritare mia sorella, mi era richiesto spesso e in tantissime si sono ritrovate. Ne sono molto felice. La letteratura serve a dare voce, chiunque può essere interprete di sentimenti unici ma nello stesso tempo patrimonio di tanti. Forse ho amato tanto il mio pezzo a Dino Campana ma li amo tutti, saranno in tremila i pezzi, veramente difficile scegliere ma “Dino Campana Il sangue del fanciullo” credo sia il pezzo più adatto a noi due adesso, al tema dell’intervista, finisce così “Campana scappava nei boschi, io camminavo di lato, Campana , beh ora, ora suppongo avrebbe continuato a vivere strano, magari scrivendo per scherzo o davvero su un foglio bianco di un tablet, di un cellulare.
Ripenso che siamo veramente fortunati noi figli di un’epoca nuova, senza catene, senza legami, senza detenzione coatta se scriviamo, se cerchiamo ancora quel solo motivo che dall’infanzia ci portò al domani.
Campana ricorda un verso di Whitman…essi erano tutti stracciati e coperti con il sangue del fanciullo…lo scandalo della vita che si cerca ancora di negare; la sua vita, ovviamente, orridamente scempiata dai familiari, dai vicini, dai concittadini.
A lui non comprarono nemmeno un pc.
Noi, privilegiati, abbiamo incontrato sul nostro vissuto Joan Baez e Dylan, i Rokes e Lucio Battisti e l’infanzia ci aspetta, non ci fa paura.
Una adolescenza da padroni del mondo- una adolescenza lottante urlante caparbia e impegnata ci prese per mano
Noi abbiamo incontrato dopo quel bosco dell’infanzia l’entusiasmo e musiche e cinema, teatro e parole e
Ormai in quel salotto saremmo stati i primi ad entrare, a porger la mano, a chiacchierare, noi, noi che ritorneremo indietro solo per la rincorsa... come gli atleti.»
Per le tue mani e i tuoi occhi sono passati tantissimi autori, c’è un libro che ti è rimasto nel cuore?
«Non ti so rispondere. Di volta in volta ho amato moltissimo di Ezio Sinigaglia, Pantarei, libro che è un romanzo anche la sua genesi, ho amato moltissimo di Peppe Millanta Vinpeel degli orizzonti, adesso amo moltissimo di Elena Giorgiana Mirabelli Maizo. Ma sono tre libri che amo per motivi fantastici, figurati che ho uno sperone di Dinterbild il luogo del libro di Peppe Millanta intitolato a me, cioè mi hanno dato cittadinanza ufficiale, Come Regno della Litweb!»
Dieci anni sono tanti, tu come altri resisti a un mondo che va sempre più veloce e si fa sempre più superficiale, come si fa?
«Io ritengo questa esperienza unica e non ripetibile sul domani nulla sappiamo.»
Il libro è memoria storica materiale, per quanto deperibile rimane sempre un bel traguardo. Per me è importante che qualcosa di bello venga messo sulla carta. Qual è il tuo rapporto con la scrittura e la pubblicazione?
«Non lo so, viviamo in una epoca di trasformazione epocale, ciò che ora sembra importante non lo sarà più, chi potrà mai sapere dove e come. La scrittura rimarrà certo, anche i libri buoni e veri, mi auguro. Pubblicare non so se sia importante, almeno io non lo so. So però che al di là del successo o meno di vendite il libro ha già svolto il suo compito: Fare compagnia a chi l’ha scritto.»
Grazie Ippolita. Come sempre in chiusura a tutti gli scrittori faccio una domanda abusata ma che ritengo importante. Hai soli tre libri da portare nel “Regno della Litweb” quali sono?
«Oggi metterei L’attrito della vita. Indagine su Renato Caccioppoli matematico napoletano di Lorenza Foschini. Il libro di Anna Vinci su Tina Anselmi Storia di una passione politica e La mente rivelatrice di Massimo Scotti. Genio e passione insieme nel Regno della Litweb. Grazie a te.»
Biografia
Ippolita Luzzo, laureata in filosofia con tesi su Max Stirner, L’Unico e la sua proprietà.
Da giugno 2012 scrive sul blog “Il Regno della Litweb di Ippolita Luzzo” quasi un giornale di cui lei è editorialista, direttrice e cronista. Col suo blog indaga e legge ogni momento letterario ed artistico per lei autentico interpretando in modo originale il senso del testo. Ha vinto il premio Parole Erranti il 5 agosto 2013 a Cropani, nell’ambito dei Poeti a duello, X Festivaletteratura della Calabria. Nel 2016 ha vinto il concorso “Blog e Circoli letterari" indetto da Radio Libri nell’ambito di Più Libri più liberi al Palazzo dei Congressi a Roma. Dal 2017 fa parte della giuria del Premio Brancati. Il 6 ottobre 2018 vince il Premio Comisso #15righe, dedicato alle migliori recensioni dei libri finalisti. Sempre ad ottobre 2018 il suo blog è stato inserito dal sito Correzione di Bozze fra i Lit-blog e le riviste online nazionali che si occupano di letteratura. Fa parte, fin dal primo momento, della giuria scelta per la Classifica di Qualità dalla rivista L’Indiscreto. Dal 2019 Il Regno della Litweb collabora con Il Premio Comisso 15 Righe nella giuria di valutazione delle recensioni sui libri in concorso. Nel 2021 è Presidente di giuria del concorso Sperimentare il Sud. nel 2022 è in giuria nel Premio Malerba. Scrive su giornali e riviste on line e cartacei. Molti suoi pezzi stanno nelle cartellette degli autori che, fidandosi, le mandano i loro scritti. Nella libertà di lettura.
Dal blog http://www.lettorilettorecensito.flazio.com/blog-details/post/164320/?fbclid=IwAR0Zro_sqPMAQmRXb7b_x3bEeQl9JUxCA_l_6Kp5jyJreq7B5Zp4NYp-ffM