lunedì 15 agosto 2022

Metti giudizio secondo Kant

 -Metti giudizio - 

La critica del giudizio secondo Kant   4 marzo 2012

Le nostre nonne ce lo dicevano sempre un tempo  -Metti  giudizio bambina mia  non essere precipitosa  irruenta, controllo e disciplina  discernimento e prudenza-

La Prudenza

Una volta ci dicevano così ed una mia zia  aggiungeva -Come vi vedono muovere ridere  gesticolare così verrete giudicate perché solo così gli altri vedono noi, quindi bambine -perché  allora  eravamo  bambine  fino a tredici anni- comportatevi con compostezza senza schiamazzi senza risate sguaiate, controllate il tono della voce, non urlate, parlate senza parolacce, senza volgarità e lasciate parlare anche gli altri.

Poi aggiungeva- Quell’impressione, la prima, che noi abbiamo dato, si fermerà nella mente degli altri e noi saremo per sempre legati a quel giudizio su un solo momento  di conoscenza-

Una volta, caro Kant, esisteva il giudizio riflettente ed anche le zie  le nonne lo possedevano, anche mia mamma, ma lei lavorava troppo e non aveva tempo per parlare ma sicuramente era lei la più giudiziosa.

Secondo Kant l’intelletto riflette come uno specchio la realtà interiore su quella esterna e poi collega  il mondo naturale e il mondo della volontà  e associa e crea altro  il bello  l’agire  il sublime il teologico.

É l’uomo ad attribuire le qualità agli oggetti col giudizio

-qual è il tuo giudizio?-

Ve l’avranno chiesto e ce lo saremmo chiesti e ce lo chiediamo in continuazione anche qui sul web

Ci giudichiamo  ci mostriamo  riflettiamo e poi associamo  ed elaboriamo altri giudizi

Kant aveva speso molto del suo tempo a dirci che il dominio della natura, della necessità, determinata dalle leggi causa-effetto,  e la libertà della azione umana, la libera scelta  si sarebbero conciliate

Concilia?

C’è una conciliazione fra libertà e necessità?

Secondo Kant l’accordo fra i due mondi  è dato dal giudizio riflettente  un ponte  fra ciò che è e ciò che si vuole

Fra ciò che siamo e ciò che appariamo

Un ponte- come quello di Messina?-

Mi auguro di no

Il giudizio è meno costoso  del ponte di Messina ma richiede una disciplina  un pensare prima di agire  un accordo fra l’oggetto che noi percepiamo e l’esigenza di libertà che tutti abbiamo.

Un accordo.

Va da sé che disprezzare  imprecare  sottovalutare  ridicolizzare  non siano verbi che Kant usò per definire  il giudizio che, sempre secondo lui, avrebbe riconosciuto il bello nell’oggetto   un sentimento  disinteressato  puro  universale  e necessario per una normalità senza norma in grado di educare   perché è con la bellezza   con il giudizio teologico- il fine, vuol dire teologico- che scopriamo nella natura e negli altri, un fine uno scopo  e scoprendolo negli altro e nel mondo lo scopriamo anche per noi.

Ippolita Luzzo 


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