Il Museo Marca di Catanzaro ospita dal 25.06.2021 al 07.09.2021Max Marra "L'inquieta bellezza della materia" a cura di Teodolinda Coltellaro.
Una mostra antologica di Max Marra, artista calabrese, nato a Paola, in provincia di Cosenza, e che ormai da molti anni vive in Lombardia. Una mostra appositamente progettata per il Marca, scrive Rocco Guglielmo, il Direttore artistico del Marca, nel suo intervento.
Una mostra di cui io avevo tanto sentito parlare già dal suo nascere e poi durante il fermo imposto dalle vicende terribili di una epidemia che ha chiuso un anno, che non permetteva altro se non lo studio e l'approfondimento.
La mostra ci accoglie nella sontuosità degli spazi del Marca, nella sontuosità delle installazioni, del disegno, della tridimensionalità scultorea delle opere.
La cerimonia di inaugurazione molto partecipata, erano presenti artisti, critici d'arte nazionali, giornalisti e un pubblico attento e ammirante.
Scegliere cosa far vedere per donare un intero con alcuni pezzi è il gesto più complesso, e la mostra già ci accoglie con la Struttura, un groviglio polimaterico, con le linee di tensione, con la fotografia e manipolazione digitale attuata da Marco Chirchirillo in Presenze, Max Marra a teatro, unico e solo pubblico occupante la platea, nelle sue diverse pose.
" Eccomi" sembra dica Max Marra, dalla platea al palcoscenico, siamo in tanti, sono qui, sto parlando con voi, sto parlando da qui, sto giù e sto sui palchi in alto, vi saluto, ed al centro ai primi posti sto consultando un catalogo.
Sono molti gli anni da portare in scena, dagli anni Settanta agli Ottanta, quando la ricerca si indirizza in forme di integrazione fra pittura e scultura, per un oggetto poetico.
Alla fine degli anni Ottanta le opere su San Francesco di Paola, un uomo solo, così è il titolo del suo ciclo di opere "Francesco è solo" solo con la responsabilità di esserci nella giustizia, nella moralità, nel dare consigli ai regnanti, nel costituire un esempio.
In seguito arriveranno "I pacchetti" e poi la serie "Pance ferite". La materia diventa corpo. Man mano dalla sofferenza delle pance cucite si avvia verso il bianco, i Bianchi miraggi del '94 e il bianco è la spiritualità verso cui tende l'artista, il sacro, le varie dimensioni che una vita può attraversare solo elevandosi nel gesto artistico.
Come in un immaginario grande teatro gli atti si susseguono, così noi spettatori ripetiamo i nostri sguardi sulle sue opere applaudendo un artista immaginifico e imponente, nella felicità stupefacente di aver finalmente accesso alla Mostra.
Ippolita Luzzo