giovedì 21 dicembre 2017

Potrebbe trattarsi di ali

In periodo di angeli che annunciano la venuta del Cristo Redentore mi trovo a parlare di altre ali, le ali di Colomba, una delle protagoniste del libro di Emilia, Potrebbe trattarsi di ali.
"La vita è diventata un rocchetto di legno intorno cui si arrotola sempre lo stesso filo e sempre nello stesso modo, formando ogni volta lo stesso disegno a losanga che sembra quello di un pavimento dilatato."
Così succede che  "Colomba legge e si tocca la schiena. Da qualche tempo vive con un dolore sommesso, cronico, non troppo forte ma neanche troppo lieve. È convinta provenga dalla tumefazione che sente sotto le scapole, grande come una manciata di fango. Presto farà una visita al centro, pensa, mentre tira la cagna vicina al piede."
Conosciamo Colomba 
"Lei ha il nome della nonna paterna, Colomba Maria. In casa, però, è da sempre Beba. Sua madre era brava a trovare nomignoli, e Colomba è rimasta Beba, anche ora che ha cinquantacinque anni e quel appellativo comincia a essere piuttosto breve per la sua età.
Vuoi che t’inizi a chiamare Colomba proprio adesso, che non hai mai volato in tutta la tua vita? Le aveva chiesto crudele, il marito, e i figli avevano riso con lui. Era stato a Ferragosto, mentre sul terrazzo al mare mangiavano linguine con l’astice.
E se avessi ali nascoste?"
Alcuni momenti dopo...
"Ma lei sente che potrebbe trattarsi di ali, quando la schiena comincia a bruciare.
Le sente annunciarsi con un prurito violento, come se tentassero di sbucare dalle ossa facendosi spazio tra la massa muscolare. Ne avverte il frullo la sera, prima di addormentarsi, come un arpeggio lieve tra le scapole. E ne ha quasi la prova, quando si guarda allo specchio il mattino e porta le dita della mano su due piccolissimi avvallamenti seguiti da due bozzi." e mentre Colomba trova un amica anch'essa con le ali noi leggiamo il secondo racconto e incontriamo Camillo senza una mano. 
Sono racconti tristi, racconti di mancanze, racconti Fuori misura, come quello di Agnese,"Io sono uscita fuori misura. Sono andata oltre ogni immaginazione genetica in quanto a formosità. Sono over, come un soufflé che, fidando nella capacità contenitiva del ruoto, ha debordato dal forno"
Le cose accadono "Come si fa a dire se. Le cose accadono quando è il momento loro, come per i frutti maturi, che se non li raccogli in tempo sfracellano a terra. Me lo ripeto, a volte senza convinzione.Perché invece le cose capitano soprattutto quando le aiutiamo a diventare.
"Ogni storia è fatta di almeno due storie, una in primo piano e una, più intima e personale, nel fondo: era quella a venire via via in superficie, era quella la matrice del racconto."
"È il protagonista della storia che andiamo a raccontare, che agisce, pensa, soffre, ama, che nella sua ordinarietà ha una qualche qualità straordinari"
"Potrebbe trattarsi di ali" la raccolta di racconti di Emilia Bersabea Cirillo al femminile di una narrazione intimistica, come si usava un tempo, al tempo di una narrazione piana e discorsiva, trova lo spazio fra conversazioni letterarie di una casa editrice L'Iguana, tutta al femminile.
Potrebbe trattarsi di ali eppure non lo saranno però nel periodo degli angeli sarà augurale. 
Ippolita Luzzo 

Stefano Bon La ragazza che andò all'inferno

Castelvecchi Edizioni pubblica per la collana Emersioni nel giugno 2017 La ragazza che andò all'inferno di Stefano Bon. 
Un noir, un noir però trascolorante al rosa ed al mistery.
Dedicato ad Anna, come Anna, non a caso, è il nome della protagonista.
"«Anna ho avuto un incidente», era Andrea e le sue parole ebbero il potere
di cristallizzare tutta la tensione.
«Ti sei fatto male?», il tono era quello con cui si parla a un bambino
appena caduto dall’altalena.
«No no, niente di grave. Sono andato a sbattere con lo scooter, mi
tengono qui sotto osservazione è una forma di cautela».
La voce di Andrea si affievoliva man mano che la frase procedeva.
Anna invece riprese vigore perché udiva la sua voce, quindi poteva
sentirsi sicura che non era accaduto nulla di grave e tutto ciò che aveva
provato non era stato altro che un semplice presentimento.
«Andrea, vengo a prenderti in ospedale».
Lui rispose con un «Ok ok» distratto e riagganciò.
Anna era perplessa; qualcosa ancora non le quadrava: la voce di Andrea sembrava provenire da un altro pianeta, in più non le aveva rivolto alcuna premura e non era da lui." 
Siamo subito coinvolti in questa storia, che leggeremo trascorrendo piacevolmente il tempo con una serie di vicende narrate con velocità, una scena e poi un'altra, come piacciono ora nei film, dove accade di tutto. Anche qui accade di tutto, in un anno quasi, ma qui siamo nel campo del puro divertimento e dell'intrattenimento e quindi lo leggiamo sorridendo dell'abilità dello scrittore di inventare situazioni e di lasciarle andare o risolverle col tocco lieve della scrittura."Uccidere quell'uomo fu facile come accendere un fornello. La foto mostrava un uomo anziano, robusto e dall'aspetto dozzinale. Anna guardò l’immagine giusto il tempo per memorizzarne il volto." Un noir divertente e affettuoso, con uno sguardo sempre benevolo verso qualsiasi stranezza compia la protagonista, anzi noi stessi quasi quasi faremo come lei, perché no? un romanzo #tuttodunfiato come si usa dire ora.
Alcune immagini  
"Il gatto del vicino, un grosso felino dal pelo rosso, aveva catturato un passero e lo teneva tra le zampe.
Anna rabbrividì.
Le dispiaceva per l’uccellino, ma anche per il gatto, non poteva conoscere l’importanza della responsabilità di spezzare una vita" ed infatti si dispiaceva sia per il gatto che per l'uccellino! Cioè per nessuno. Una folla di personaggi appaiono come strani abitanti di una terra di mezzo, senza più il filtro per gli eccessi che siano le perversioni, viste come perversioni tutte le idee ossessive, come l'andare in Chiesa e poi essere algide e fredde esattamente come una mia zia. Lei recita Ave Maria ed è esattamente come i suoceri di Anna. Nel gioco poi di trovarvi tutti i vostri e nostri conoscenti, come comparse dello straordinario mondo di Anna, vi rimando al libro.  
Ippolita Luzzo   


Stefano Bon
(Ravenna 1963) Ha militato per molti anni in una rock band come cantante, poi si è occupato di musica e cinema scrivendo su testate locali e nazionali. Autore di testi per cinema e teatro, ha diretto due cortometraggi e ha messo in scena varie pièces. È organizzatore di eventi letterari. Nel 2007 è uscito il suo primo romanzo Il giorno in cui sono stata uccisa è stato il più bello della mia vita.

martedì 19 dicembre 2017

Le cartellate di Altamura

Un pezzo del 2011
Dolci d’altri tempi. Rondelle di pasta  spianata col mattarello e poi fritta, passata nel vino cotto. La mia amica le aveva portate con sé da Altamura, era andata a salutare i parenti per le feste
Sera di capodanno 2011.
Dopocena.
Sono passata da lei prima di rientrare a casa e davanti alla televisione accesa, col volume basso però, il caminetto anche esso acceso, lei ha preso due bicchieri, lo spumante, e le cartellate.
Sedute una di fronte all'altra abbiamo mangiato le sfoglie imbevute di vino cotto nello stesso contenitore, abbiamo intinto le
nostre dita nel brunito saporoso e profumato del tempo raccontando di noi, delle figlie, di mio figlio, di amori passati e sempre presenti, dei suoi anni a Firenze, delle lotte studentesche, del dottorato di ricerca, della carriera universitaria che avrebbe potuto fare e non aveva fatto. Aveva scelto l’amore, l’uomo che la teneva per mano e che l’aveva ricondotta al sud, le aveva donato due figlie, alcuni beni, e lei aveva lavorato con dedizione per anni.
Lui, col tempo, si era eclissato, aveva scelto altro, e lei era rimasta nella estatica contemplazione di come tutto ciò era stato possibile. Le cartellate si scioglievano sulla lingua, io mangiavo golosa, ma non sono mai stata golosa di dolci.
IL sapore acidulo del vino me li rendeva gradevoli, le avrei mangiate tutte, ma non potevo, non si fa.
Altamura ritornava nei suoi racconti di bambina, le case abitate da tanti, nonni, zii, cugini, fratello, genitori, il pane di grano duro, alto, da tagliare a grandi fette, e mangiare così, solo col suo giallo intenso in mano, e poi ritornavamo a guardare queste nostre case, così grandi, così vuote, così inutili.
...è stato un capodanno bellissimo.
Il capodanno della consapevolezza, della capacità delle donne di reinventarsi un mondo ogni giorno, avendo sempre un grande affetto anche verso chi non ama più.
La stima verso le nostre scelte lavorative, sentimentali, scelte fatte col cuore, la stima che abbiamo per noi stesse ci permetterà di fare ancora altre scelte, ancora una volta con la passione e l’eleganza del nostro stile.
Le Cartellate rimaste sono state riposte, io le guardavo con languore, sono, ero, nostalgica, non lo sono più, il lento lavorio degli avvenimenti ha ricostruito e ridato una vita nuova, nuovissima.
Vita Nova, come scriveva anche Dante.

 Ps aggiunta oggi nel 2017 Auguri all'anno che arriverà con turdilli e cartellate. 

"Prenda una cartolina" UNA Rassegna Cinematografica 2017/18


Mi sfugge lo scoop di immortalare il presidente di #UNA mentre, davanti la libreria Sagio libri, importuna i passanti con un educatissimo:-Prenda una cartolina!- porgendo la cartolina a mamme con bimbi in carrozzina, a giovane uomo con due cani al guinzaglio.-La prenda con l’altra mano!- fa Carlo Carere offrendo la cartolina, mentre io alle sue spalle grido:-È il Cinema! La stagione del Cinema!- inizia a Lamezia il cinema con i sottotitoli. Conferenza stampa di presentazione stamane. 
La cartolina del cinema  l’ha disegnata Annarita Costanzo
È un insieme di due film " Io ad Annie" di Woody Allen e " Blow up" di  Michelangelo Antonioni
L' immagine è di Woody. 
La cartolina ora va per le strade del paese mentre il presidente Carlo Carere insieme a Roberto Sofi, membro del direttivo,  e ad Anna Colistra nelle vesti di moderatrice, iniziano a presentare il programma ai giornalisti  presenti.
Molte le domande alla fine, interesse palpabile nella bella libreria Sagio Libri che ci ospitava. Libri e film, cinema e lettura, in un abbraccio amicale. Sagio libri è anche partner di UNA, come lo è la Scuola Media Pitagora che offrirà il luogo per le proiezioni, l'Auditorium, un luogo caldo e accogliente, già sede della precedente edizione. Con la scuola Una  ha avviato un progetto di collaborazione per gli alunni e vedrà impegnati alcuni soci della stessa associazione. Altri partner sono  Radio Città Stereo, e TLC.
Primo film "Gatta Cenerentola",il 26 dicembre, un film molto apprezzato durante il FLL4 dove UNA ha svolto il ruolo di giuria per la scelta del corto vincitore "Fu".
Seguirà Arrival e via via fino a Io,Daniel Blake, vincitore della Palma d'Oro a Cannes nel 2016. 
Film in lingua originali con i sottotitoli, film di ampio respiro, con un senso, con un motivo. Da sempre uno dei compiti dell'associazione è stato l'attenzione e la scelta su temi come inquinamento fisico del territorio e inquinamento individuale di rapporti, emigrazione e immigrazione, libertà soppresse, i diversi e gli emarginati. 
Un applauso dunque... e nuovi soci arriveranno dalle cartoline distribuite a "tout le monde" stamani dal Presidente. 
Ippolita Luzzo   

domenica 17 dicembre 2017

"La guerra di prima" Teatro ProsKenion

Castellammare di Stabia e Isca sullo Ionio si incontrano al fronte, c'è la guerra. Ciro e Antonio sono stati arruolati come fantasisti, dovranno andare ad allietare le truppe. Qui mi ricordo Anna Magnani e Massimo Ranieri per tutto il tempo, credo anche che possano intonare "O surdato Innamuratu" ma sarebbe troppo comune forse.
Sulla scena Nino Racco e Valerio Mercurio danno vita ad un canovaccio che prende vita man mano come una preparazione, uno studio, la tecnica al servizio dell'improvvisazione.
Prepariamo lo spettacolo, non ci conosciamo. Antonio domanda a Ciro se è di Napoli,e com'è Napoli? Napoli è bella, ma io sono di Castellammare... risponde Ciro e l'esilarante conflitto fra un'appartenenza da difendere con la differenza continua con la scena del ricordo di Antonio della "ciuccia" Gina che lui chiama Luigina insieme  alla proposta scenica della testa imbrattata di sangue di maiale e rotolata fra il pubblico, proposta da Antonio.
Si conoscono mentre preparano lo spettacolo, conoscono le loro diversità e ciò che li accomuna e riflettono sul destino, sulla guerra, sul come divertire soldati dal destino segnato. Sono riflessioni che nascono da immagini  religiose, come il bambinello nella grotta, venuto al mondo per volere del padre suo, padre che già sa di farlo venire sulla terra affinché muoia crocifisso per la nostra salvezza, Ed il bambinello si mette a riflettere sulla stranezza di questo padre.
Stranissimo affetto paterno, in effetti.Tante sono le stranezze della storia, della vita degli individui costretti da eventi come la guerra ad abbandonare case e paesi per morire in luoghi sconosciuti, e nel mentre Ciro suona O sole mio, e nel mentre  Antonio canta il sonno del soldato per ottenere dal pubblico l'applauso e scegliere così chi andrà in guerra, noi capiamo che il pretesto è di raccontare e raccontarsi la difficile arte del teatro nel suo fieri, tenendo sempre presente a chi si rivolge quello spettacolo, chi lo vedrà, con quali occhi, da quale situazione. Una riflessione fatta con la bravura di sempre  
Ippolita Luzzo     


Il teatro fra scrittura e narrazione
“Fatti di parole” è la tre giorni del Proskenion al Tip Teatro di Lamezia Terme
Da venerdì a domenica al Tip Teatro di Lamezia Terme “Fatti di parole – Il teatro fra scrittura e narrazione”, una tre giorni di spettacoli e incontri curati dal Teatro Proskenion in sinergia con Scenari Visibili. «L’attivazione di nuovi circuiti artistici è una necessità vitale per chi si occupa di promuovere e sostenere il teatro – commenta il direttore organizzativo del Proskenion, Vincenzo Mercuri 

Tre realtà di tre paesi diversi, Teatro Proskenion di Reggio, Scenari Visibili di Lamezia e Confine Incerto di Catanzaro, si uniscono per consegnare agli altri il proprio patrimonio di esperienze.

 Il Programma
 15 dicembre
ore 19.00 presentazione del programma
ore 21.00 spettacolo “Tamburo è voce” di e con Nando Brusco (Teatro Proskenion)

la narrazione di storie e leggende del Mediterraneo, in forma di canti, filastrocche, cunti che rivivono nel cerchio magico del tamburo. Fra mito e realtà. Fra Voce e Tamburo.

16 dicembre
ore 16.30 incontro “Narrazione e comunità”: se il teatro racconta a cura di Emi Bianchi (Confine Incerto) e Nando Brusco (Teatro Proskenion)
ore 21.00 spettacolo “Lamagara” di e con Emi Bianchi (Confine Incerto)

17 dicembre
ore 10,30 incontro “La guerra di prima”: costruzione di uno spettacolo a cura di Nino Racco e Vincenzo Mercurio (Teatro Proskenion)

Ore 18.00 spettacolo “La guerra di prima” di e con Nino Racco e Vincenzo Mercurio (Teatro Proskenion)





















sabato 16 dicembre 2017

Mancanza Ilaria Palomba

Scuola Omero, che ho conosciuto con Giulia Caminito, ritorna qui con Ilaria Palomba, collaboratrice di "Mago O" della Scuola di Scrittura Omero. 
Sembra un dialogo non interrotto.
Fondata a Roma nell'88, la Scuola di Scrittura Omero è stata la prima a nascere in Italia e a diventare anche casa editrice e rivista. Una scuola che mi sarebbe piaciuto poter frequentare se avessi vissuto ai miei tempi. Sono quindi molto felice di incontrare chi l'ha frequentata e continua la sua collaborazione, come fa Ilaria.
Io faccio conoscenza di Ilaria Palomba attraverso i suoi versi, i versi di "Mancanza", la raccolta pubblicata da AUGH edizioni, per la Collana Nuvole, nell'ottobre 2017. 
Leggo i suoi versi e, prima di scriverne, comincio a spulciare notizie su di Ilaria, leggo le interviste fatte, il periodo in cui era nell'arte.
"La Performance-art. Ho lavorato con reportage, interviste, un saggio, su questa forma d’arte così archetipica,  ho incontrato molti performer, ciascuno con la propria modalità espressiva (body art, body painting, performazione, gender art, video art, sperimentazione sonora, anti teatro, poesia performativa), e in ciascuno ho ritrovato una grande potenza rituale, una capacità di spezzare la propria individualità e ricongiungersi con il sacro, non in termini strettamente religiosi. Ora però voglio che di me parli solo la scrittura"
Dice così Ilaria ed io mi ricordo il libro di Demetrio Paolin, Conforme alla Gloria, edito Voland, ed il mondo della performer- art. 
Non conosco il mondo se non attraverso la lettura e leggo da mancante, mancante proprio, i versi di Ilaria, metto orecchiette al libro, a volte più piccole, a volte più grandi, per sottolineare, con l'ampiezza dell'orecchietta fatta, il grado di empatia fra me e i versi. 
A Pagina 77 sembra ci sia un programma del farsi, un generale bisogno che tutti abbiamo.
" Ho bisogno di un amore
forte come il mito
feroce come le fiabe
assoluto come il tormento
di un amore eroico 
come le gesta di Odisseo"
Con Odisseo e come lui io remo nei suoi versi per navigare e a pagina 65 ritrovo quel bisogno.
"Ho bisogno di un amore che nessuno riesce a darmi
e lo cerco in tutti i corpi, in tutti i luoghi, definendolo libertà. 
Poi torno a casa troppo tardi o troppo presto, 
quando un lucore inargenta il cielo, e si riempie di crepe."
Risentendo Eluard, tradotto da Franco Fortini, definiamo anche noi quell'amore Libertà:
Su l’immemore speranza
Scrivo il tuo nome
E in virtù d’una Parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti
Libertà. 
Più che mancanze dunque bisogni, esigenze vitali, da imparare. 
Impariamo tutti, sembra che i versi ci dicano.
" Impara a non aver paura della notte, 
a viverla soltanto senza un risveglio.
Impara ad accarezzare i momenti di soglia, 
di fusione e distacco, di presenza e assenza.
Impara a star sola in mezzo alla folla"...
continuano i versi a dire a noi tutti cosa imparare
Amo molto questa poesia e credo la imparerò a memoria tutta, come magico insegnamento augurale per ogni anno in arrivo.
Amando le mancanze che ci mancano e ci costringono al movimento vitale del pensiero e del verso stiamo con Ilaria nel suo 
"Non ho ancora compreso esattamente in cosa credere"
La vita sta in questo non comprendere e in quel viaggio che Omero ci ha raccontato e ci racconta ancora.
Ippolita Luzzo   
   

giovedì 14 dicembre 2017

Premio Stendhal nella Nuvola dei libri

14.30 – Sala Polaris. Premio Stendhal 2018 – Premio per la traduzione dal francese all'italiano. Annuncio e presentazione dei finalisti. Intervengono Ilide Carmignani, Valerio Magrelli, Stefano Montefiori, Cristophe Musitelli e Alessandro Zaccuri. A cura di Institut français Italia, di Service de coopération et d’action culturelle, dell’Ambasciata di Francia in Italia. 
Valerio Magrelli arriverà proprio sul finire, per uno scambio di battute con Alessandro Zaccuri, sul suo ruolo di presidente della giuria del premio. A corpo morto, dirà, e nelle fulminanti affermazioni citerà Cosimo Malatesta, poeta ancora più bravo di Caproni.
Cristophe Musitelli, direttore dell’Institut français in Italia si dirà  molto eccitato del Premio e della possibilità di avere anche in Italia il nome del traduttore in copertina, di veder tradotti autori francesi viventi, e di poter premiare i vincitori con un soggiorno ad Arles dove avranno modo di frequentare dei seminari insieme a tutti i traduttori da ogni parte del mondo.Non solo quindi il premio in danaro, tre mila euro, per i traduttori tutti ma quel che sarà importantissimo per i giovani under 35 riguarda la possibilità di vivere e frequentare in un luogo dove si privilegeranno gli scambi e le conoscenze. Una residenza di traduzione di un mese al Collège international des traducteurs littéraires (CITL) a Arles per pensare insieme i loro pensieri, sono le parole di Musitelli che mi trovo segnate sul foglio dei miei brevi appunti.  
Il traduttore è l'autore invisibile, dice, insieme a lui, Ilide Carmignani, traduttrice dallo spagnolo e una delle voci più importanti. Di lei ho trascritto: La Traduzione è il sistema circolatorio della letteratura nel mondo.
Solleva i problemi annessi ad una professione ancora in Italia non ben regolamentata, come in Francia, ed auspica per tutti i traduttori gli stessi diritti che hanno i colleghi che traducono dal francese. In Francia si riconosce al traduttore anche una percentuale sulle vendite! evviva la Francia. La sua amicaYasmina Melaouah è stata citata più volte alla tavola rotonda dicendo che la fa morire d’invidia raccontandole delle sue residenze, assisi e fabbriche arlesiane ma soprattutto della generosità di Pennac!W la Francia. 
Alessandro Zaccuri, molto felice di pigiare con scioltezza il mouse delle slide riguardanti i finalisti, presentati da Stefano Montefiori, sente questo premio come momento amicale che unisce due letterature, e nell'amicizia finisce l'incontro con me, del regno della Litweb, affascinata dai calzini a pois di Musitelli. Li posseggo uguali! Faremo di nuovo incontro felice fra pois e letteratura nella Sala Polaris?
Ippolita Luzzo