All'Abbazia di Corazzo a Carolopoli, comune in provincia di Catanzaro, Rivìentu, l'associazione costituita da persone di diversi comuni del Savuto e del Reventino, fiume uno e monte l'altro, dona vita ad una due giorni, 1 e 2 Luglio, dal titolo Una Montagna di Pace. Qui i miei appunti scarni e incompleti sugli appuntamenti ai quali ho partecipato. Nella locandina tutti gli incontri.
Saliamo nel pomeriggio del sabato assolato e raggiungiamo Carlopoli dopo aver fatto benzina ad un rifornitore automatico, anzi non aver fatto benzina in realtà, perché il distributore si rifiutò di erogare alcunché. Noi però troviamo a Platania, in piazza, il proprietario del distributore, insieme a lui ritorniamo indietro e voilà la benzina si aggiungerà.
Potenza del fattore umano.
Così andiamo all'installazione di Antonio Pujia Veneziano.
Scienza e Sapienza, scrive lui, con dei gessetti bianchi, sui sacchi grezzi di canapa e iuta, ricordando Gioacchino da Fiore e i cerchi concentrici, la spiritualità sempre cercata, dalla terra al cielo.
Michele D'Ignazio intrattiene i piccoli con Storia di una matita, la trasformazione di un uomo in matita, mentre si friggono grispelle e si sorseggia un caffè.
Arriva il professore Domenico Gattuso, ingegnere dei trasporti, dall'università di Reggio Calabria e facciamo ripartire il nostro treno, i nostri treni scomparsi, riandiamo a mare con il treno, da Reggio Calabria a Locri, sua esperienza, quando si rende conto, lui, che gli studenti non conoscevano quella linea ferroviaria, non l'avevano mai presa!
Insieme a Domenico Gattuso mi trovo a leggere i miei pezzi, i paradossi del sud, così li hanno chiamati i ragazzi di Rivìentu.
Il professore analizza, interroga, si indigna per lo stato in cui versano le ferrovie calabre, per quegli Studi di Fattibilità che la Regione Calabria ha commissionato per riattivare linea, costati 460.000 euro, senza aver riattivato nessuna linea ferroviaria. Una grande presa in giro! D'altronde qui si campa d'aria era una bella canzone di Otello Profazio in un tempo che fu, e i miei pezzi denunciano irridenti l'uso e l'abuso dei piani, dei tavoli, dei convegni e delle culture vuote.
Musiche e canti, Felici e Conflenti, Passaggiari Avanti, tanto per ricordare gli incontri di tamburo e voce di Nando Brusco e dei Giamberiani. Dario Natale e Domenico D'Agostino in Maicu Man di Michele Pane e Antonello Caporale domenica completano la manifestazione.
Siamo seduti in tanti, in tantissimi qui ad ascoltare Francesca Mansueto leggere un brano del Barone rampante di Italo Calvino, "Noi non ci sentiamo anacronistici a voler restare in questi luoghi qui vediamo risorse e futuro" e Carmine Gigliotti "Come restare? Una scelta controcorrente, e un comitato per la ferrovia"
Antonio Pujia presenta Conterraneo, il ritorno alle radici, alla terra, su un tappetto di sacchi le foglie, la terra. La conoscenza.
Caporale inizia con estrema franchezza a dire di non voler raccogliere minoranze."Viviamo in tempo di internet, c'è in atto un processo di robotizzazione, l'espulsione della manodopera, ed è inutile l'estetica del campanile, il rimpiangere la dolce contemplazione dei luoghi. Bisogna andare via dall'indolenza, dal modo passivo che ha permesso di bucare 40 miliardi di euro. C'è in Calabria una percezione alterata del talento, imperversa il mediocre, colui che sa fare tutto così e così. Con approssimazione.
L'indolenza è il male. Dov'è la competenza? Una vita da morituri. Qui, negli uffici, nei piani dove dove si decide, nei luoghi pubblici, arrivano progetti mal fatti. Mai finiti saranno i lavori, sciupando e sciupando. I paesi sono luoghi del rancore. L'individualismo è sfrenato. Quale autostima abbiamo? L'inedia in Calabria permette che si inauguri una autostrada senza esser mai completata. Mancante di 40 km. Perché questa diminuzione di senso? L'inedia ha fatto perdere il guadagno con le pale eoliche. Ignoranti e incapaci hanno svenduto il nostro tesoro, il vento.
Dopo aver elogiato il crinale appenninico per le buone attività di sindaci, Caporale loda due esempi di buona amministrazione, Il Collettivo Onde Rosse di Cinquefrondi e quello delle Valli Cupe di Sersale.
Felice di essere stata invitata a questa manifestazione termino con un sorriso.
Contro l'ignoranza, l'inedia, l'indolenza, l'individualismo, gli inetti, evviva le Idee Fattive di tutti e di Ippolita, a Corazzo, a Corazzo, nel cielo di Corazzo.
Una Montagna di pace.
Dalla terra al cielo.
Ippolita Luzzo
mercoledì 5 luglio 2017
lunedì 3 luglio 2017
Brunello Montagnese I colori della notte
Nel racconto Ultima morte il professore Trenin, quando viene interpellato da Mario Revor, sulla indecisione di una scelta che avrebbe modificato la sua vita, risponde: Sarà il tempo a darti una risposta.
Nel L'ultimo lettore troviamo l'affermazione: Siamo solo dei granelli di sabbia in un deserto immenso, se lo ricordi.
Nel L'inganno dell'ombra citando Kundera sull'essere padroni del futuro per poter cambiare il passato lo scrittore si interroga se quello che noi chiamiamo sogno non sia la realtà e la nostra quotidianità non sia un lungo sogno.
Letture diverse hanno dato vita alla scrittura di questa raccolta in cui Brunello Montagnese prova a ripercorrere i topos letterari, gli argomenti/situazioni che, pur cambiando a seconda dell'epoca, si ripetono in tutta la storia della letteratura. Gli archetipi vengono confessati già all'inizio, e, nel racconto dal titolo L'Archetipo, l'autore riporta le parole di un noto giornalista sul compito dello scrittore: Invenzione sincera.
Ogni scritto deve essere riconosciuto dai lettori come vero .
"Lo scrittore non riuscirà a trovare ciò che mai è esistito"
Assistiamo alla nascita dell'archetipo dello scrittore, anche questo già esistente da sempre nelle nostre fantasie di lettori e leggiamo Brunello nel Destino rivelato in un libro. Un libro che non si sfoglierà quando si trova e scompare nell'alluvione di Firenze. Coincidenze e destino, temi a me molto cari, temi che ho riletto con negli occhi il Breve Trattato sulle coincidenze di Domenico Dara, autore da suggerire alle letture di Brunello Montagnese, insieme agli altri suoi autori preferiti ai quali, come si sente in tutti i racconti, va il suo omaggio, da Borges a Beerbohm.
L'oggetto ritrovato sta nella Causa e gli Effetti, nulla viene dal nulla, da Cartesio, dedica iniziale, e così assistiamo al lancio nel nulla dopo tanto cercare.
Racconti che seguono un altro romanzo di Brunello, dal titolo Soldato e saranno da seguiti da altro cercare.
Brunello Montagnese troverà di sicuro col tempo una domanda sua da farsi e l'originalità si accompagnerà ad una nuova risposta in scrittura.
Nell'augurio sincero di una semplice lettrice
Ippolita Luzzo
Nel L'ultimo lettore troviamo l'affermazione: Siamo solo dei granelli di sabbia in un deserto immenso, se lo ricordi.
Nel L'inganno dell'ombra citando Kundera sull'essere padroni del futuro per poter cambiare il passato lo scrittore si interroga se quello che noi chiamiamo sogno non sia la realtà e la nostra quotidianità non sia un lungo sogno.
Letture diverse hanno dato vita alla scrittura di questa raccolta in cui Brunello Montagnese prova a ripercorrere i topos letterari, gli argomenti/situazioni che, pur cambiando a seconda dell'epoca, si ripetono in tutta la storia della letteratura. Gli archetipi vengono confessati già all'inizio, e, nel racconto dal titolo L'Archetipo, l'autore riporta le parole di un noto giornalista sul compito dello scrittore: Invenzione sincera.
Ogni scritto deve essere riconosciuto dai lettori come vero .
"Lo scrittore non riuscirà a trovare ciò che mai è esistito"
Assistiamo alla nascita dell'archetipo dello scrittore, anche questo già esistente da sempre nelle nostre fantasie di lettori e leggiamo Brunello nel Destino rivelato in un libro. Un libro che non si sfoglierà quando si trova e scompare nell'alluvione di Firenze. Coincidenze e destino, temi a me molto cari, temi che ho riletto con negli occhi il Breve Trattato sulle coincidenze di Domenico Dara, autore da suggerire alle letture di Brunello Montagnese, insieme agli altri suoi autori preferiti ai quali, come si sente in tutti i racconti, va il suo omaggio, da Borges a Beerbohm.
L'oggetto ritrovato sta nella Causa e gli Effetti, nulla viene dal nulla, da Cartesio, dedica iniziale, e così assistiamo al lancio nel nulla dopo tanto cercare.
Racconti che seguono un altro romanzo di Brunello, dal titolo Soldato e saranno da seguiti da altro cercare.
Brunello Montagnese troverà di sicuro col tempo una domanda sua da farsi e l'originalità si accompagnerà ad una nuova risposta in scrittura.
Nell'augurio sincero di una semplice lettrice
Ippolita Luzzo
mercoledì 28 giugno 2017
Eclissi di Ezio Sinigaglia
Abbiamo tutti una nostra Recherche
Ezio Sinigaglia inizia per me dalla lettera scritta sulla copertina del libro "Eclissi", dalla storia del suo primo romanzo "Il pantarèi", edito trenta anni fa e da Giuseppe in possesso di una copia.
"Smarrito nella distrazione editoriale Il pantarèi di Ezio Sinigaglia è recuperato, in quattro puntate, qui, nelle sue pagine che ruotano attorno alla Recherche." così Giuseppe Girimonti Greco scrive su FN qualche anno fa.
Conosco così Daniele Stern, "poligrafo senza occupazione", egli viene incaricato, da una casa editrice con la quale saltuariamente collabora, di scrivere – in quaranta pagine e in cinque giorni – una storia del romanzo del Novecento, che entrerà a far parte del settimo e ultimo volume di una Enciclopedia della Donna, di impianto – per il resto – molto tradizionale"
Leggo il libro di Sinigaglia con le mie scarse competenze letterarie, cerco di possedere il senso della cantata interiore, la musicalità sentita in questo pomeriggio di giugno con Eclissi.
"Poggio Martino 15 giugno
Caro G, qui fulmini e saette. Ogni giorno. Mai visto un giugno simile. Corrente che salta di continuo. Quindi lavoro sul Pc senza corrente, e consumo batteria. Risultato scrivo a mano, poi ricopierò, sempre che Zeus non mi impedisca prima. Dunque, sono quasi alla fine. Manca solo ... sarà il 20 marzo dell'anno prossimo."
La lettera di Ezio Sinigaglia sta qui con me fra le tante lettere al mondo che ognuno di noi ha scritto.
Nel destino che ciascuno ha anche i libri hanno una stella, la stella guida. Eclissi è un libro di stelle. Leggendolo ecco nella mia testa Cassiopea, la chioma di Berenice, il mito, e il film Serendipity, un film sul destino.
Nel cielo moltissime stelle.
Potrei viaggiare nel tempo per milioni di anni. Rapita dalla musica dell'universo cantato con le parole sonore di Ezio Sinigaglia ringrazio in cuor mio il destino o le stelle che permettono una notte straordinariamente luminosa nel mare magnum della letteratura.
Trovare la Stella Polare, decifrare quel momento di una domanda, di una quaestio, quel desiderio in mancanza di stella, dalla etimologia della parola, quell'attesa, quello svelamento.
Eclissi, viaggiare sul carro, dalla ruota posteriore destra, pochi centimetri più a est e proseguire per un tratto che è di circa cinque volte la loro distanza. Ed ecco la Stella Polare. La vedi, Eu?
Nella nostra Recherche quotidiana la stella si chiama scrittura.
Ezio Sinigaglia costruisce un racconto corale fra terra, cielo e uomini nella natura del tempo incrociato scrivendo una lettera al mondo
Ippolita Luzzo
Ezio Sinigaglia inizia per me dalla lettera scritta sulla copertina del libro "Eclissi", dalla storia del suo primo romanzo "Il pantarèi", edito trenta anni fa e da Giuseppe in possesso di una copia.
"Smarrito nella distrazione editoriale Il pantarèi di Ezio Sinigaglia è recuperato, in quattro puntate, qui, nelle sue pagine che ruotano attorno alla Recherche." così Giuseppe Girimonti Greco scrive su FN qualche anno fa.
Conosco così Daniele Stern, "poligrafo senza occupazione", egli viene incaricato, da una casa editrice con la quale saltuariamente collabora, di scrivere – in quaranta pagine e in cinque giorni – una storia del romanzo del Novecento, che entrerà a far parte del settimo e ultimo volume di una Enciclopedia della Donna, di impianto – per il resto – molto tradizionale"
Leggo il libro di Sinigaglia con le mie scarse competenze letterarie, cerco di possedere il senso della cantata interiore, la musicalità sentita in questo pomeriggio di giugno con Eclissi.
"Poggio Martino 15 giugno
Caro G, qui fulmini e saette. Ogni giorno. Mai visto un giugno simile. Corrente che salta di continuo. Quindi lavoro sul Pc senza corrente, e consumo batteria. Risultato scrivo a mano, poi ricopierò, sempre che Zeus non mi impedisca prima. Dunque, sono quasi alla fine. Manca solo ... sarà il 20 marzo dell'anno prossimo."
La lettera di Ezio Sinigaglia sta qui con me fra le tante lettere al mondo che ognuno di noi ha scritto.
Nel destino che ciascuno ha anche i libri hanno una stella, la stella guida. Eclissi è un libro di stelle. Leggendolo ecco nella mia testa Cassiopea, la chioma di Berenice, il mito, e il film Serendipity, un film sul destino.
Nel cielo moltissime stelle.
Potrei viaggiare nel tempo per milioni di anni. Rapita dalla musica dell'universo cantato con le parole sonore di Ezio Sinigaglia ringrazio in cuor mio il destino o le stelle che permettono una notte straordinariamente luminosa nel mare magnum della letteratura.
Trovare la Stella Polare, decifrare quel momento di una domanda, di una quaestio, quel desiderio in mancanza di stella, dalla etimologia della parola, quell'attesa, quello svelamento.
Eclissi, viaggiare sul carro, dalla ruota posteriore destra, pochi centimetri più a est e proseguire per un tratto che è di circa cinque volte la loro distanza. Ed ecco la Stella Polare. La vedi, Eu?
Nella nostra Recherche quotidiana la stella si chiama scrittura.
Ezio Sinigaglia costruisce un racconto corale fra terra, cielo e uomini nella natura del tempo incrociato scrivendo una lettera al mondo
Ippolita Luzzo
Il paradosso del sud ad una montagna di pace
I paradossi di Ippolita Luzzo, questo il titolo del mio intervento ad Una Montagna di pace, giorno 1 luglio, con i pezzi dalla Litweb.
Intanto i paradossi fondamentali:
Paradossi di Zenone (esiste il movimento? : Achille e la tartaruga - La freccia)
Paradosso del mentitore (che cosa è la "verità"?)
Paradosso di Moore (che cosa significa "sapere"?)
Paradossi dell'infinito
Paradosso dell'ipergioco
Paradosso dei gemelli (dalla teoria della relatività)
Paradosso di Russell (o del barbiere, nella teoria ingenua degli insiemi)
Antinomie kantiane
Paradosso di d'Alembert
Paradosso di Condorcet
Paradosso di Monty Hall
Paradosso di Arrow
Paradosso meccanico
ed infine Paradosso della Litweb
Diceva il mio papà: Centu nenti ammazzaru u cavullu di Bonsignore! Traduco: Cento niente ammazzarono il cavallo di Monsignore.
si caricava con dei pesi il cavallo del monsignore ed ad ogni peso aggiunto i due si chiedevano: E chistu? è nente, e chistu? è nente, finché il cavallo morì.
Aggiungendo ogni volta un peso da niente sul povero cavallo alla fine questo stramazzò schiacciato.
Altro esempio del mio papà: Un tale voleva abituare il suo asino a vivere solo bevendo acqua. Senza cibo. Acqua, dategli acqua, diceva ai servi. Ed era quasi riuscito nel suo intento quando l'asino morì.
Continuava nei suoi esempi ormai facenti parte del suo frasario conversativo da essere diventato anche lui un paradosso del sud.
Ed ora, per la legge del contrappasso, mi porto appresso i miei pezzi ed i suoi paradossi.
Ippolita
Intanto i paradossi fondamentali:
Paradossi di Zenone (esiste il movimento? : Achille e la tartaruga - La freccia)
Paradosso del mentitore (che cosa è la "verità"?)
Paradosso di Moore (che cosa significa "sapere"?)
Paradossi dell'infinito
Paradosso dell'ipergioco
Paradosso dei gemelli (dalla teoria della relatività)
Paradosso di Russell (o del barbiere, nella teoria ingenua degli insiemi)
Antinomie kantiane
Paradosso di d'Alembert
Paradosso di Condorcet
Paradosso di Monty Hall
Paradosso di Arrow
Paradosso meccanico
ed infine Paradosso della Litweb
Diceva il mio papà: Centu nenti ammazzaru u cavullu di Bonsignore! Traduco: Cento niente ammazzarono il cavallo di Monsignore.
si caricava con dei pesi il cavallo del monsignore ed ad ogni peso aggiunto i due si chiedevano: E chistu? è nente, e chistu? è nente, finché il cavallo morì.
Aggiungendo ogni volta un peso da niente sul povero cavallo alla fine questo stramazzò schiacciato.
Altro esempio del mio papà: Un tale voleva abituare il suo asino a vivere solo bevendo acqua. Senza cibo. Acqua, dategli acqua, diceva ai servi. Ed era quasi riuscito nel suo intento quando l'asino morì.
Continuava nei suoi esempi ormai facenti parte del suo frasario conversativo da essere diventato anche lui un paradosso del sud.
Ed ora, per la legge del contrappasso, mi porto appresso i miei pezzi ed i suoi paradossi.
Ippolita
martedì 27 giugno 2017
Pantaleone a Trame. Servi Disobbedienti
Ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere
Mi sono commossa e ho capito le ragioni di Gino Pantaleone che omonimo ma non parente di Michele Pantaleone si fa testimone e tramite della vicenda letteraria e umana di Michele.
Il libro di Gino Pantaleone, presentato a Trame, aveva per titolo Servi disobbedienti, da un verso della canzone di De Andrè, Smisurata preghiera, anch'essa presente su un foglio stropicciato e però Gino aveva portato con sé l'altro libro dedicato a Michele, un tributo ad uno scrittore dimenticato. Michele nel 1969 vinse il premio Brancati con "Antimafia, occasione mancata".
Scrisse un altro libro dal titolo "Il sasso in bocca" dal quale fu tratto, con la regia di Giuseppe Ferrara, un film-documentario sulla Mafia, con lo stesso titolo, uscito nel 1970.
Michele Pantaleone (Villalba, 30 novembre 1911 – Palermo, 12 febbraio 2002) è stato un saggista, giornalista, politico e sociologo italiano, imparo da Gino Pantaleone quanto un libro possa far vivere un uomo, farlo ricordare e riportare in vita le sue idee. Dimenticato per molti anni, è stato Gino Pantaleone a far sì che si intestasse a suo nome una strada a Palermo. Nel ringraziare Gino Pantaleone per averci dato una delle più sincere testimonianze di amicizia a Trame siamo con lui in Smisurata preghiera.
Ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere
Così dal giornale il 27 maggio 2017
"Sarà ricordato attraverso letture dei brani dei suoi libri, ma anche grazie alla testimonianza di chi lo conobbe Michele Pantaleone, lo scrittore di Villalba amato e odiato per la sua chiara presa di posizione contro la mafia. Una giornata a lui dedicata con la presenza del poeta e scrittore Gino Pantaleone che gli fu vicino sino alla fine e raccolse la sua testimonianza"
Mi piace molto questo affetto, questa amicizia verso uno scrittore che trascorse gli ultimi anni in totale abbandono. Ne sento la verità.
Ippolita Luzzo
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere
Mi sono commossa e ho capito le ragioni di Gino Pantaleone che omonimo ma non parente di Michele Pantaleone si fa testimone e tramite della vicenda letteraria e umana di Michele.
Il libro di Gino Pantaleone, presentato a Trame, aveva per titolo Servi disobbedienti, da un verso della canzone di De Andrè, Smisurata preghiera, anch'essa presente su un foglio stropicciato e però Gino aveva portato con sé l'altro libro dedicato a Michele, un tributo ad uno scrittore dimenticato. Michele nel 1969 vinse il premio Brancati con "Antimafia, occasione mancata".
Scrisse un altro libro dal titolo "Il sasso in bocca" dal quale fu tratto, con la regia di Giuseppe Ferrara, un film-documentario sulla Mafia, con lo stesso titolo, uscito nel 1970.
Michele Pantaleone (Villalba, 30 novembre 1911 – Palermo, 12 febbraio 2002) è stato un saggista, giornalista, politico e sociologo italiano, imparo da Gino Pantaleone quanto un libro possa far vivere un uomo, farlo ricordare e riportare in vita le sue idee. Dimenticato per molti anni, è stato Gino Pantaleone a far sì che si intestasse a suo nome una strada a Palermo. Nel ringraziare Gino Pantaleone per averci dato una delle più sincere testimonianze di amicizia a Trame siamo con lui in Smisurata preghiera.
Ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere
Così dal giornale il 27 maggio 2017
"Sarà ricordato attraverso letture dei brani dei suoi libri, ma anche grazie alla testimonianza di chi lo conobbe Michele Pantaleone, lo scrittore di Villalba amato e odiato per la sua chiara presa di posizione contro la mafia. Una giornata a lui dedicata con la presenza del poeta e scrittore Gino Pantaleone che gli fu vicino sino alla fine e raccolse la sua testimonianza"
Mi piace molto questo affetto, questa amicizia verso uno scrittore che trascorse gli ultimi anni in totale abbandono. Ne sento la verità.
Ippolita Luzzo
lunedì 26 giugno 2017
Facciamo finta che tutto va be' tutto va be'
Magari non proprio tutto... da Fracchia a noi
Tutto va be' c'è la salute, siamo tutti amici, siamo felici, in effetti siamo tutti molto felici.
Facciamo finta che esista una città, una civiltà, una ecologia, una democrazia, una socialità e una bontà.
Facciamo finta che siamo come si appare nelle conferenze, nelle presentazioni, nelle rappresentazioni.
Facciamo finta che siano tutti come dicano di essere e non il loro contrario, facciamo finta che possiamo denunciare, facciamo finta che tutto va be', il carcere migliora, la scuola insegna, l'ospedale guarisce e la città ben governata è.
Facciamo finta che tutto va be' tutto va be'
Noi siamo felici
Dappertutto siamo felici mentre i nostri cari nomadi bruciano e bruciano ora anche eternit, dicono, infatti ancora più odorosa l'aria è.
Respiriamo a pieni polmoni più veloce malattia ci sarà... in felicità.
Tutto va be' tutto va be', noi stiamo proprio benone, Io non ho paura, per cinque giorni si è detto con felicità, siamo stati tutti ad applaudire ed ora facciamo finta che
E guardiamo le strade puzzolenti, ma no ma no sono pulitissime. L'odore dolciastro che viene a zaffate dai cassonetti dei rifiuti, dalle strade sporche e dai vari forni autorizzati sul corso cittadino, raggiunge il mio stomaco rivoltandolo. Non si può sfuggire alla passeggiata sulle puzze diverse che impestano il centro. In periferia abbiamo altri fumi e altri odori. Se un tempo dissi Beirut oggi direi stalla. Una stalla la mia città
Facciamo finta che i cani facciano pipì odorosa al muro di casa dei miei, che i loro deliziosi proprietari raccolgano la cacca e quella che vedo io non è cacca ma meraviglia in regalo.
Facciamo finta che tutto va be'
Onda Pazza https://www.youtube.com/watch?v=wQEHh0J1JGM
venerdì 23 giugno 2017
Il veleno chiamato Lamezia
Respiro veleno.
Ho dimenticato di chiudere gli infissi della camera da letto ieri sera e l'aria avvelenata dai fumi del Campo Rom riposa sul comodino, sul cuscino. Impossibile dormire qui, in camera.
Scendo giù e mi addormento sul divano del soggiorno, avevo per fortuna ben chiuso i balconi al primo piano prima di uscire e mi addormento fra giornali e fogli nella tristezza assoluta di vivere in un luogo avvelenato.
Avvelenato senza scampo di salvezza.
Avvelenato in ogni particella vivente, avvelenato nell'aria, nell'acqua, nella terra, nel fuoco. Fuoco avvelenato, terra avvelenata, acqua avvelenata, aria avvelenata.
Avvelenato in ogni più infinitesimale forma di pensiero corporeo e incorporeo, avvelenato nella carne e nello spirito, avvelenato nel respiro.
La puzza vivente del veleno si deposita sui polmoni, sulla pelle, nel sangue, nei pensieri.
Una puzza pesante, immobile, gigante.
Ha un corpo questo veleno, una testa e tante braccia.
Mi risveglio al mattino soleggiato e nel verde del nuovo giorno, per un attimo senza puzza, vado a seppellire mio padre, un uomo fortunato.
Ippolita Luzzo
Ho dimenticato di chiudere gli infissi della camera da letto ieri sera e l'aria avvelenata dai fumi del Campo Rom riposa sul comodino, sul cuscino. Impossibile dormire qui, in camera.
Scendo giù e mi addormento sul divano del soggiorno, avevo per fortuna ben chiuso i balconi al primo piano prima di uscire e mi addormento fra giornali e fogli nella tristezza assoluta di vivere in un luogo avvelenato.
Avvelenato senza scampo di salvezza.
Avvelenato in ogni particella vivente, avvelenato nell'aria, nell'acqua, nella terra, nel fuoco. Fuoco avvelenato, terra avvelenata, acqua avvelenata, aria avvelenata.
Avvelenato in ogni più infinitesimale forma di pensiero corporeo e incorporeo, avvelenato nella carne e nello spirito, avvelenato nel respiro.
La puzza vivente del veleno si deposita sui polmoni, sulla pelle, nel sangue, nei pensieri.
Una puzza pesante, immobile, gigante.
Ha un corpo questo veleno, una testa e tante braccia.
Mi risveglio al mattino soleggiato e nel verde del nuovo giorno, per un attimo senza puzza, vado a seppellire mio padre, un uomo fortunato.
Ippolita Luzzo
Iscriviti a:
Post (Atom)