giovedì 9 aprile 2015

“Qualunque cosa succeda” non sarò “ Un’ombra sul terreno"

“Qualunque cosa succeda” Non sarò “ Un’ombra sul terreno"
Insieme
Nella fotografia mi sono capitati questi due libri, entrambi  un esempio.
Mi scrive Umberto Ambrosoli, nel medesimo luogo,  anni addietro,  sulla dedica “ Ad Ippolita, gli esempi ci aiutano a decidere che cittadini essere, ci danno sempre ragione di sperare. 31X2010”
E queste sono anche le parole di  Daniele Macris che  ha appena presentato,  in una affollata sala di Palazzo Nicotera, il poeta Felice Mastroianni, autore di raccolta in  greco, tradotta poeticamente in italiano.
Pubblicata postuma la” Trilogia Neollenica” è composta da i tre libri di poesia greca, editi ad Atene. In greco moderno.
Una provocazione scrivere in greco, perché lui si sentiva di appartenere alla lingua greca.
Macris racconta come la lingua nativa, l’italiano, non esauriva l’ispirazione del poeta che sentiva quanto gli appartenesse il greco, con la sua musicalità, con suoni dolci, la lingua degli angeli, appunto.
  In età avanzata il poeta Felice Mastroianni, esiliato in questo secolo, nell'inumano novecento,(come  del suo professore Morabito disse Papini),  cerca la consonanza del suo essere nell'alfa e negli accenti.  Persuaso che un balzo si possa compiere nella luce della conoscenza e nel messaggio.
Con una chiave interpretativa  ci dà lui stesso il codice  d’accesso alla lingua greca, affinché il ricordo di un mondo interiore sia tradizione e abitudine a riflettere. Ricchezza ed orgoglio, la dimensione del poter essere come si è.
Vivere quindi nella diversità, e nel rispetto del nostro sentire, non seguire il mondo come va, ma rifuggendo alla domanda – a che serve?- Daniele Macris, con la sua professionalità e preparazione, ribadisce che gli oggetti servono, solo  le cose, non le persone.
 Il verbo servire ricorda il servo, sa di medioevale, di rapporti subalterni, mentre le persone ricercano autonomia di pensiero, libertà di espressione, mondo interiore, nella dimensione della creatività e della diversità.

Quella diversità che ha fatto scegliere ad Ambrosoli un suo modo di essere e al poeta Felice Mastroianni un suo, nella grande consapevolezza  della dignità del messaggio. Sempre. 
"Qualunque  cosa succeda” Non sarò “ Un’ombra sul terreno" Entrambi 

martedì 7 aprile 2015

Cinque matrimoni in un mese

Cinque matrimoni in un mese
Mi confida proprio questo la moglie, e non matrimoni che si svolgeranno nei paraggi, no.
Ora i matrimoni sono sempre più lontani, da Sorrento a Roma, Da Roma a Firenze e Parigi, sempre più lontani, oppure in isole, sì in isole, in atolli.
Quindi,  continua lei, per ogni matrimonio al quale dobbiamo andare, spenderemo fra viaggio, regalo e vestito, almeno due o tremila euro.
Io, continua lei, farei a meno di andare a tutti, ma lui va volentieri, vuole andare.
Forse perché non ha problemi di vestito visto che,  uomini , in fondo, possono rimettere stesso pantalone indossato in precedente occasione? Domando io.
Ma no, fa lui, più voi donne siete avvantaggiate, d’estate basta che indossiate quasi nulla e siete a posto.
Un quasi nulla carissimo suppongo.
Mi trattengo sì e no, io non vado mai a matrimoni, mai.
Se arriverò in tutto a dieci matrimoni nel corso di mezzo di secolo, la cifra è in eccesso.
Ma faccio conto di tremila euro a matrimonio che codesta coppia spende.  Fanno quindicimila solo per matrimoni.

Noi miseri mortali, noi pezzenti, noi vermi della terra, come diceva in toto Natuzza, noi non possiamo neppure immaginare di quanto abbiano  bisogno coppie siffatte per vivere. 

sabato 4 aprile 2015

Zerocalcare- Dimentica il mio nome


Zerocalcare e Gipi
Gianni- Gipi- disegna una copertina numerata del libro di Michele, Zerocalcare.
Amicizia vuol dire esserci, nel mondo dell’altro.
Trovo stupendo questo gesto, lo trovo prezioso, per questo riporto nel mio blog l’ammirazione verso entrambi, che non conoscevo se non per un tam tam su facebook.
Dal web prendo stralci di  intervista di Matteo Macor a Gipi.
Gianni Pacinotti in arte Gipi, 52 anni, oggi forse il più grande illustratore e fumettista italiano, maestro dell'acquerello e antidivo di successo. Primo fumettista ad arrivare in finale al Premio Strega con Una storia, nell'edizione 2014 ( il protagonista Landi è affascinato dalle lettere ritrovate del bisnonno, soldato nella carneficina della Prima guerra mondiale, che dalle trincee scriveva a casa.  )
Gipi: i social danno l'illusione di poter partecipare, ma non influiscono minimamente sulle dinamiche del potere"
“È difficile farsi un'idea di chi ti segue e compra i tuoi libri. Facebook illude di poterlo fare, ma è tutta aria, non modifica di un millesimo la realtà.”
"Con Zerocalcare ci siamo conosciuti perché tutti continuavano a confrontare i nostri lavori. All'inizio ero invidioso di tutte le copie che vendeva, rosicavo tantissimo: prima di conoscerlo speravo quasi mi stesse sui coglioni. E invece siamo diventati amici”

Zerocalcare, Michele Rech, è uno dei più bravi fumettisti italiani. Dal suo  blog, Michele, che vive  a Rebibbia,  ha conquistato la Rete per giungere  in libreria con  quattro volumi. Dagli zombie a Star Wars, da Street Fighter a Robin Hood, le tavole di Zerocalcare sono un concentrato di autoironia e citazioni, senza dimenticare  Armadillo, personificazione della coscienza dell’autore.

Leggo  “ Dimentica il mio nome” la scena della morte della nonna. La paura di guardare la paura negli occhi dell’altro, che ha paura di morire, è una paura grande. Io ho sempre paura della paura che ha l’altro e che non  posso alleviare.
Esistono però strumenti personali che aggirino la paura della paura che ci lascino…
Le nonne
Una  storia
Da un libro al  Premio Strega ad un altro 
Strega sarà perché 
nel regno della Litweb si è
Auguri  

venerdì 3 aprile 2015

Via Crucis 2015 e Processione del Venerdì Santo

Via Crucis 2015 e la processione del Venerdì Santo

 Tre Aprile a Lamezia terme ore 19,30
Lascio il centro storico in attesa della Processione del Venerdì Santo. Traffico deviato, sensi unici provvisori, vigili urbani ad ogni incrocio, in attesa,  da qualche ora, che la Madonna a lutto passi e dietro di lei Gesù morto…
In miserere
Scendo nella periferia del paese e ritorno dove altri sensi unici provvisori e vigili urbani deviano il traffico da stamattina.
Anche qui siamo in una via Crucis contemporanea, in attesa di una processione del Venerdì Santo in cui la Madonna nera implora pietà e attenzione verso i suoi figli.

Seduti da stamani, sull'asfalto grigio, bloccano il traffico, in passaggio, dalla sede della polizia, un gruppo di Africani e Pakistani, fermi.
Attendono che le associazioni di triplo volontariato, con salto carpiato, si interessino a che snelliscano le procedure nelle prefetture, ottengano i permessi di viaggio e possano loro lasciare questo abulico luogo per andare al nord, fuori dalla strettoia del lametino.
Attendono che salga alto il grido delle varie organizzazioni che operano nel sociale socialmente utile ed inutile del nostro sprecante territorio e finalmente abbiano in mano il tanto agognato pass per andare via dal Calvario.
Sui monti di pietra dell’indifferenza quotidiana mille progetti si occupano di loro, e mentre tutti si interessano i sessanta africani sono  lasciati da stamani sul selciato a pregare un Dio che possa ascoltarli.

Dio del Cielo se ci sarai mi auguro che tu un giorno punirai… i dittatori dell’Eritrea, gli scafisti, le truppe mercenarie, il colonialismo e tutte le associazioni che lucrano sul Corpo di Gesù, morto per i peccati che si continuano a fare nella Via Crucis

ps immagini dal Lametino.it

giovedì 2 aprile 2015

La vela di Laborit- Luca Valentini


Luca Valentini stamani a Lamezia terme nella sede del CDI, con Andrea Falvo,  presenta
Campionati del mondo di Kitesurf a Gizzeria, Calabria, da giorno 8 a 19
luglio 2015
Elogio della fuga di Henri Laborit:
 "Quando non può lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l'andatura di cappa che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all'orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l'illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione. Forse conoscete quella barca che si  chiama desiderio."
Luca Valentini sta dicendo proprio così, rispondendo ad una domanda di Tommaso Colloca su quanti Enti lo avessero sostenuto.
Iniziativa solitaria, investimento e sogno certo,  e solo nel momento delle inevitabili carte e pass,   iniziativa che cerca il supporto delle istituzioni, comunali e regionali, per dirimere qualsiasi difficoltà burocratica.
La terribile burocrazia che le vele vinceranno.
Applaudo felice al coraggio e all’ intraprendenza del singolo, che da anni ormai dà vita nel parco  balneare dell’Hang Loose Beach ad una disciplina   sportiva, il Kitesurf, che parteciperà con la Federazione Italiana Vela alle Olimpiadi 2020.
Intanto l’Undici Aprile  ci sarà sul nostro mare, nel golfo di Sant’Eufemia, la regata di Vela tour 
  

In attesa che avvenga la presentazione ufficiale del campionato, nella sede del Coni a Roma, alla presenza degli organi  mondiali  nazionali e regionali, stamattina, in questa sede, con Andrea che parla della cura delle piccole cose, di quello che ci compete e  di avere intese comuni basate sul ragionamento, noi  applaudiamo   una manifestazione che sul mare trova le sue vie di comunicazione essendo perigliose e strette, nonché soggette a gravità,  le autostrade e le statali  della terra circostante. Una vela ci porterà lontano. Basta un minimo di tela.

mercoledì 1 aprile 2015

Dove eravate tutti- Paolo di Paolo

Dove eravate tutti- Paolo di Paolo



Leggo e mi commuovo. Mi trovo gli occhi pieni di lacrime e mi do della cretina dicendomi che è solo un romanzo.
Non mi succede da moltissimo tempo di piangere commossa. Anche il protagonista sta piangendo
"Nessun gioco di prestigio era riuscito. Perciò, a questo punto l’unica cosa  confortante a cui pensare era che… in linea di massima"
" Il mondo sarebbe per noi irriconoscibile se mancassero sei, sette persone. Solo sei, sette, sui miliardi che siamo"
Sei o sette con i quali ci intratteniamo su banalità del quotidiano:- Puoi ridarmi la chiave della macchina? Hai perso di nuovo il telecomando? Non potresti smettere di ripetermi le stesse cose e smettere di criticare ogni cosa io faccia?-"
Sembra, nel leggere, sentire un coro di singole unità che cantano il Prologo, su una scena, in stanze tutte per noi, nelle stanze di case, tante case, con ripetitori accesi sulle onde di una radio famiglia, radio conviventi, radio amici, radio ascolto.it
"Di quanti luoghi e ore dispone un figlio, per parlare a sua madre?"
Due persone, di qualsiasi sia la natura del legame, hanno in ostaggio molte cose l’una dell’altra. 
Molte cose che non sono oggetti. 
Molte cose che non si possono scrivere, non si sanno scrivere. 
Non si devono scrivere. 
Solo  la letterarietà rende possibile la trasposizione del racconto, con i suoi tempi.
Il tempo che sedimenta e cambia tutto, il tempo che comincia a correre strano, poi si cresce, non si cresce, in effetti.
Dovete eravate tutti di Paolo Di Paolo si trova in biblioteca, donazione di Gianni e Graziella Riga.
Graziella Riga, professoressa di latino e greco al Liceo classico di Lamezia Terme e deputata per il PCI, forse unica donna deputata. fino ad allora, nel mio paese. Sono morti entrambi, fratello e sorella. Soli.
Lei è stata trovata dalla donna delle pulizie sulla poltrona, seduta davanti la TV.
Nelle grandi e vuote case rimaste dopo che soffiò a lungo il vento del deserto.
Dove eravate tutti:- "Cosa devo vedere? Com'è crudele mettersi a scrivere della vita degli altri" perché scriviamo sempre cose che non abbiamo raccontato a nessuno.  "Per questo si chiamano segreti, sono le cose segrete che uno affida all'altro senza pensarci troppo" in un  patto di fiducia
" Quando mostra uno strano segno sul polpaccio e spiega che storia c’è dietro"
questa cosa mi è successa davvero, un amico caro nel mostrare il polpaccio, dove stava tatuato un cuore rosso grondante sangue e nel raccontare la storia del segno, ha aggiunto:- Non lo direte a nessuno, vero?- 
Non posso restituire questo libro in biblioteca, me lo ricomprerò.
Lo tengo da giorni e giorni accanto a me e staccarmi mi addolora. Un libro amico mio è. Mi succede raramente ormai.
Paolo Di Paolo mi assomiglia  ed abita nella stessa casa  ideale dei riferimenti che portiamo in testa.  
Ippolita Luzzo 




martedì 31 marzo 2015

La democrazia come la tunica di Gesù


Giocarsela ai dadi come la tunica di Gesù.
La nuova democrazia sarà un gioco.
Tiriamo a sorte e vincerà il più fortunato, colui o colei, che avrà la dea bendata a fianco a sé.
Il governo di una città, di un comune, di una nazione, almeno la sorte avrà favorevole.
Giocare ai dadi e dirsi un numero, indovinare il numero vincente sarà la nuova abilità richiesta a chi vorrà mettersi a capo della città.
Questa retorica del voto, strumento di democrazia, è fin troppo scoperta, fin troppo usata, non serve a niente.
I voti sono il risultato di accordi, ormai.  Le leggi per votare hanno creato mille sottigliezze per non dare importanza al voto.  Il voto non esiste più. Esiste solo lo scambio.
Il dominio, il gioco. 
I soldati si giocarono la tunica di colui che poi, qualcuno in nome suo, governò il mondo terreno e  ultraterreno.
Giochiamo al gioco antico e affidiamo la nostra città al gioco della dea che, bendati, ci giocherà nell'eterno girotondo... del meno peggio ci capiterà
Ai dadi, ai dadi
"I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. 
Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo
 Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura:

Si son divise tra loro le mie vesti
 
e sulla mia tunica han gettato la sorte.
E i soldati fecero proprio così.



Della tunica poi non vi è più traccia