I primi due
passi e qualche ostacolo.
Nello spazio
asfittico del sociale
ognuno di noi cerca spazio per un gesto
“ In ufficio
o sui mezzi pubblici mi capita di pregare, il che consiste nell’aprire un libro
e di leggerlo per due o tre minuti ( al mattino dura un po’ di più, un quarto d’ora)facendomi
due segni della croce, uno all’inizio e uno alla fine. Fumare una sigaretta,
col fatto che occorre andare dove lo si può fare, prende più tempo, e a tutti
capita di perdere un minuto o due nel fare al computer qualcosa di personale e
non di lavoro, oppure solo prendere il caffè. Eppure questi ultimi
comportamenti non sono stigmatizzati, la preghiera sì”
Continua così Marco De Martino a scrivere che una signora sul bus gli ha detto che certe cose si fanno a casa.
Lui conclude osservando come sul bus altri leggono giornali e libri e scrivono su smartphone e nessuno si meraviglia.
Continua così Marco De Martino a scrivere che una signora sul bus gli ha detto che certe cose si fanno a casa.
Lui conclude osservando come sul bus altri leggono giornali e libri e scrivono su smartphone e nessuno si meraviglia.
Rivendica
quindi la libertà del gesto, di fare la croce, di recitare una preghiera
sottovoce, di sgranare un rosario, anche in Metropolitana.
Un gesto
libero e un libero gesto.
Fuori da
contesto in cui nostri gesti siano consueti, tutti i gesti sembrano poco
consoni.
Ed il
confine labile, in cui noi ci muoviamo gestualmente per essere accettati, comporta
regole precise.
Ci alziamo
infatti tutti in piedi a dire Ave Maria, all’esortazione di Don Giovanni Masi,
collaboratore del Vescovo di Lamezia Terme, facciamo il segno della croce ed
ascoltiamo attenti, in silenzio, le sue parole.
Costanza Falvo D'Urso ha
appena concluso sua relazione che spazia da Pascal “ Ci sono verità che
superano la ragione… compito della ragione è comprendere i suoi limiti” a limiti e regole, su dubbi e certezze, su luce
e buio, sulle dinamiche interiori ed esteriori in cui camminiamo nello spazio
di una conversazione.
Una
conversazione che Marco De Martino vuole fare con tutti, vuol far conoscere a
tutti, nella fideistica consapevolezza che credere sia ragionevole e, aggiungerei io, necessario ad allargare lo spazio percorribile del pensiero.
Nell’interesse
fra noi uomini, piccoli, senza la luce della grandezza.
Mi interessa
il gesto e il gesto rivela più delle Parole una disponibilità umana a voler
credere in sé stessi, negli altri e in un disegno universale.
Per questo
ho davanti a me il gesto di Marco, nell'accettare la penna e
Scegliere il
verbo interessare per stare tra noi con un gesto naturale