Dal gioco
fatto sui parapetti del teatro St. James di New York alla fiaba trucida di una
alienazione.
Come siamo
finiti in questa fogna?- si domanda il protagonista alla prima scena battendo
colpi decisi sulla porta di un camerino.
Birdman: Tutto ok?- Inizia così con un
continuo rassicurarsi americano fra i personaggi, fra gli attori. Tutto bene.
Va tutto bene. Siamo fragili, siamo delle merde, ma va tutto bene.
E la fiaba
nera termina con lo sguardo azzurro su un cielo azzurro in volo.
Dal
testo al sottotesto e di nuovo in alto con un grande salto. Il salto nel volo
che questo anno premia. A Sanremo Il Volo e a Los Angeles l'uomo che vola.
Nella
costruzione artata sia nell'uno che nell'altro caso.
Capolavoro
americano o capolavoro in toto? Boh! L'alienazione, prodotto del capitalismo, ha
preso le forme dell'uccello mascherato che incita il protagonista a buttarsi
giù.
- Sei un
altro- gli dice- sei me, siamo fortissimi insieme, eravamo soldi successo e
sazietà. Lanciati nel cielo, orsù, vola e lascia il teatro agli sfigati, ai
comunisti, ai nostalgici di un tempo che fu.-
Anche io, straorzata da un film che batte una
colonna sonora a tamburo continuo, volo da Fetonte e al suo carro di fuoco,
prima ed ultima, quasi, immagine del film, nel mondo dei soldi e del minimale.
Ecco perché Carver. Esseri, ridotti, nel
senso di rimpiccioliti, ristretti in banalissime conversazioni. Le
conversazioni del commerciale.
Unico ossequio al teatro vero è la
ribellione dell'attore di teatro che, nella strafottenza del personaggio,
rimane il solo a dirla europea. Non robot ma erezioni. Non assoluto e relativo
bensì il mondo come rappresentazione.
Nella scena
finale del dramma recitato sul palco è
il sangue della tragedia che decreterà il successo. Sempre il sangue e non la
catarsi ad attirare le mosche di capitalistico ricordo.
Per questo io vidi una palla di fuoco nel cielo di New
York, sui grattacieli visti dal St. James Theatre.