martedì 17 febbraio 2015

L'adorazione- Ti Adoro

L’adorazione  2011

Uno dei più ancestrali sentimenti umani. Siamo nati per adorare. I popoli primitivi adoravano i fenomeni naturali che non si sapevano spiegare e dei quali erano terrorizzati.
Gli uranti adoravano i lunatici, gli epilettici, i  deboli di mente  perché diversi.
Si adora infatti il diverso da noi, irraggiungibile, si adora nella sfera del sacro un dio.
L’adorazione è libera aperta, non presuppone il possesso, è poligama, generale. Tanti, molti possono adorare uno stesso soggetto, un totem, una statua.
Gli intellettuali adorano  studiando l’oggetto ed utilizzando le loro menti, il popolo adora facendo sacrifici e danze tribali, offrendo e offrendosi al dio.
Rido mentre scrivo. E’ solo un gioco.
Naturalmente nella seconda fase dell’adorazione  esiste la possibilità, se l’oggetto è  un essere animato, di essere se stessi con l’altro e che dall’adorazione si passi  alla stima, al rispetto, all’apprezzamento di un essere umano.
Mi sembra di essere in questa seconda fase, dopo tanto volare dopo  il rosa, dopo  il  celeste viene il verde.


domenica 15 febbraio 2015

In Viaggio con Antonio Pujia Veneziano

In Viaggio con Antonio- Tornare@Itaca



 A Cosenza al Museo MAM, curatori Mimma Pasqua e Maria Rosa Pividori, Friuli e Calabria si incontrano  nella amicizia che legò Francesco Leonetti a Pasolini, sul tema del partire e del restare, allargato a senza limiti e confini.
In viaggio con Antonio.
Mi ritrovo a guardare altra mostra di Tornare@Itaca, dedicata a Calogero e Merini, nel 2011, e insieme al filo, alla Guglia, sono nello spazio di Vertigo Arte, stasera.
Cucire il tutto, stamani, impossibile è. Come se avessi in mano molti pezzi di colori diversi, di tessuto diverso, in un paniere, Panaru, che altra mostra è.
Voglio però ritornare al Tempo che tu mi hai regalato, quando studente al Liceo di Vibo Valentia, nelle ore che non eri in classe, andavi a trascorrere le mattine al Palazzo Gagliardi, allora Museo archeologico, ad osservare le testimonianze, le fonti, i resti, i cocci di quello che fu un passaggio di genti.
Passare in tanti lasciando orme sul terreno, ti direbbe il poeta Mastroianni.
Un viaggio che facciamo nella testa, prima di prender auto, valigia e andare.
Tu non hai parole, dici, eppure le tue parole da un viaggio ad un altro, compongono un tessuto, civile, di chi ha studiato, di chi osserva come il ribaltamento di conoscenze approssimate e farraginose sia ora preferito ad impegno e competenza.
“ Liberare parole perché nessuno punisce non vuol dire che questa abbondanza liberi. Soffoca invece. Liberare parole uccide la libertà di espressione che ha bisogno di limiti e confini, di riferimenti e studio, di serietà, per esistere.”
Questo ci diciamo in una serata piena di incontri e doni, di racconti e immagini.

 Est ovest da dove si arriva. Ex stasis,  da fuori, mi sta dicendo Orazio Garofalo  con suo video, Estasi, che proietta le ombre sul muro fuori dallo schermo. Ombra sei, come non ti vedi mai. Tua ombra, le spalle. Est ovest, mi sta dicendo stasera Antonio, con sua opera, davanti due immagini di confini, segnati, affrontati da est e ovest con correnti marine e correnti di cielo, linee azzurre sporcate da ossido di piombo. Stesso colore usato in stoviglie di terracotta che rilasciavano veleno. Veleno che  man mano nutriva, avvelenando umore. Mondo rivoltato. Prospettiva rivoltata. Stasera. Come racconto di Saverio Tavano sul pesce appena pescato che saltella morente sui grossi ciottoli della battigia e bimba meravigliata, saltellante a sua volta, sorpresa. Su una spiaggia in cui un pescatore anziano osserva continuando suo fare e uomo giovane sorride della scoperta di sua bimba. Un capovolgimento che vita è. Morte per uno e felicità per altra nelle sfumature di tre generazioni. 
 Stasera poi tanti altri capovolgimenti impediranno il tornare ad Itaca. Che mai si torna da nessuna parte. Restano qui accanto i libri di Franco Araniti. "Di quel via vai... D'amore" che mi accingo a leggere.
Orfeo con la tua voce
voleva portarmi via dal mondo
... è per farti vivere
che ti chiamai per nome
e dileguandomi
ti ho fatto voltare

L'ombra di Euridice che dice di voltarci indietro per perderla






giovedì 12 febbraio 2015

Sono un padrone povero

Alla cantata di “ Sono un ragazzo padre” di Jannacci
Sono un padrone povero questa è la verità
Stamattina ho appena pagato un rimanente dei contributi INPS, per miei operai che giammai andarono nei campi. Sapete com’è la favola qui? Se hai un pezzo di terra devi assumere cognati, compari e comare, un proletariato di nullafacenti che ritrovi sul tuo groppone ad urlare scomposti se azzardi a licenziare. Si fecero assumere per poter figliare e prender sussidio, si fecero assumere per prendere poi la disoccupazione, senza nemmeno un grazie. Una pretesa forte, la loro.
Stamattina mi sono svegliata e Oh bella ciao O bella ciao
La Melanide, società che si occupa di riscossione tributi, mette balzelli su pezzi di terra che non producono niente. Ma che importa? Vuole la tassa sul macinato, sul non macinato, finanche la tassa sulla gramigna. 

Sono un padrone povero chiedo la carità
io sono un peccatore per questa società.
Sono un padrone povero non so più dove andare
ho chiesto anche in comune, non mi lasciano entrare
ho chiesto anche in questura, non mi lasciano entrare
ho chiesto anche alle suore, non mi lasciano entrare
ho chiesto anche a mio figlio, m'ha detto: "Vai....
Sei un padrone povero  chiedi la carità




domenica 8 febbraio 2015

Parlo e scrivo BENE. Carmine




Prendo Appunti.
6 Febbraio 2015. Nella sala polivalente del Sistema Bibliotecario di Lamezia Terme, Carmine Torchia presenta la genesi del suo cd, BENE.
Un luogo a me caro questo. Qui, insieme alla professoressa De Sensi Sestito, io parlai di Emily Dickinson incrociandola ai  versi di Ines Pugliese, in una freddissima e piovosa sera d’inverno del 2009. Uguale è il tempo stasera. Freddo e piovoso, dentro però è estate.
Carmine è con noi, dopo averlo aspettato da questa estate. Lo avevamo sentito al  concerto a Cropani con Peppe Voltarelli,  e avevamo  riportato le sue poesiemusica  in macchina e loro ci hanno guidato BENE.
Meridiano o meridione, il nuovo album, che Carmine farà, tratterà dei poeti calabresi: Franco Costabile, Dario Galli, Michele Pane.
Segnali, approdi di un viaggio, di spostamenti, da Sersale a Milano, e poi di nuovo a Sersale dai nonni, e di nuovo su, a Cinisello Balsamo, da Roberta, da Mimmo, da Peppe Fortugno e la sua chitarra.
 Da Mimmo che ha studiato architettura e che spiegherà che musica ed architettura in comune ritmo hanno.
Anche la scrittura, aggiungo io.
Racconti i tatuaggi di Gigi Marino, lo spazio senza tempo, le registrazioni da lui, il suo basso elettrico, Enzo Jannacci che cantavate insieme.
Nell’amore o ci credi oppure no. Una religione. In tutte le cose che noi facciamo, Carmine, o ci crediamo oppure no, con lo stesso identico rispetto verso ciò che amiamo.
Continuo a prendere appunti per nessun giornale, continuo a prendere appunti per una mia voglia di esserci, di vivere, di far mio un tuo pensiero, di appartenere allo stesso mondo.
Quel mondo che ci fa credere nel sogno di scambi, di strade che si aprono solo nel sonno. Un lungo sonno.
Li vedi venire, infatti i tuoi amici di Sersale, nel sogno, Daniele, Giuseppe, Francesca, Pasquale…
Ma dove è finito il mondo? Stai cantando, quando arriva Maria Antonietta Sacco, e tu ricordi il convegno sulla astronomia con Franco Pacini e lui che viene a ringraziarti per tua canzone di apertura, L’Astronomo.
Chi è estraneo al tuo mondo ti può dare un punto di vista che non avevi mai immaginato, ti sta dicendo Pacini, salutandoti.
Ma che ne so, Ma che ne so… riprendi a cantare.
Ti applaudiamo felici, ti chiediamo di continuare e tu e tu ci regali i garofani.
Sei tu a lanciarci i fiori…
Sonno di garofani  da una suggestione di Franco Costabile
 quando ai balconi
c'è un sonno di garofani,
due stelle bizantine
s'affittano una stanza

Con affetto, Ippolita



lunedì 2 febbraio 2015

Fuori post



Fuori post

Breve storia della mia vita da non giornalista

Dalla Rubrica La Regina con Stile su Scirocconews solo due post

“Che torni a fare al sud” e “Oltre il pregiudizio universale”

Sulla Masnada “Dove Ritorniamo”

Su Prospektiva “ Donne senza orgasmo” e su Comunità Nomadi non mi ricordo quale post.

Poi decido di creare rubrica su un giornale web e vado in redazione.

Gentilmente accolta, decidiamo titolo della stanza, alla maniera di Montanelli. Si chiamerà Lo Stile della Litweb. Il regno della litweb

Mentre mi avvio ai saluti mi viene rivolta la testuale domanda:- Ti piace paperino?-

Era questa una rubrica, tenuta dalla direttrice, suppongo,  dal titolo- Paperino- che si prefiggeva di divertire con ironia mentre in realtà era di una noia mortale.

Avrei potuto star zitta, glissare sulla domanda, prendere alla lontana paperino e paperina, invece rispondo secca:- No-

Mi immergo poi sul significato della parola ironia, sull’originalità del dettaglio da mettere in luce, sullo stantio da evitare come peste, sui luoghi comuni di coppia che non fanno più ridere, ma mettono una greve tristezza.

Mentre continuo, non mi accorgo che, l’altra, tenta una difesa di cotanto giornalismo puro, non mi accorgo di essere in casa di  autori disneyani e non cerco scappatoie, felice di aver detto la mia su paperino.

Nessuna risposta ebbi più dal giornale, nessuna rubrica ci fu, onta che fu punita con ostracismo dall'ordine dei tesserati.
Dal paperino ai tanti paperino che sul giornale leggiamo, notizione su cose insignificanti, più sono insignificanti i fatti più sono altisonanti i titoli. 
Preferisco stare fuori post e regnare nel mondo della Litweb 

venerdì 30 gennaio 2015

Una storia, due storie, tre storie. Fatti, non storia

... Leggo, su facebook,  la cotale confessare due storie, avute su facebook, e mi trattengo dall'intervenire, non sia mai anche costei mi possa segnalare quale disturbatrice dell'ordine universale circa incontri deviati in storia.
 
Leggo e sento, ricordandomi uno studente, un certo Onorio, che riferiva di storie finite con tizia, caia e sempronia, ed io mi domandavo:- Ma che storie sono? Questa non è storia.-
Sono fatti, avvenimenti, incontri, fugaci, non storia.
-Non avete avuto storia e storie su facebook- mi vien voglia da dire.
Una mia amica mi contraddice, raccontandomi di una sua vicina, rimasta vedova, che iniziò a mettere foto di lei, foto di lei, foto di lei, finchè non si sposò. Dopo tante storie.
Molti infatti cambiano corso di frequentazioni qui su facebook, e diventa una storia, una, che ha un suo iter e delle conseguenze.
Per esserci storia bisogna infatti rintracciare le fonti e t le concatenazioni di avvenimenti
Tutta la storia è una conseguenza
Rimanendo nell'enunciato sbagliato dell'aver avuto tre o dieci storie, potrei suggerire di usare il termine incontro. Ho incontrato... e poi non mi sono incontrata più.
 Questo sarebbe il riassunto delle tante storie che leggo quassù su facebook per semplice diletto.
Da lettrice retrograda e conservatrice io credo ancora nella storia di coloro che fanno la storia
una storia

mercoledì 28 gennaio 2015

Cerco un gesto, un gesto naturale- Gaber sono io? O lui é me?

 

Scritti da Gaber e Sandro Luporini

Omaggio ad un grande album

 

 

Far finta di essere sani è un album di Giorgio Gaber pubblicato nel 1973.