mercoledì 10 dicembre 2014

CESARE PERRI - Storie di fiumi e di abbandoni.



CESARE PERRI - Storie di fiumi e di abbandoni.
Uniter 10 dicembre 2014


Leggiamo due poesie di Cesare Perri: Lettera ad un paziente

["Un passero tremante dentro il mio pugno d'uomo."]

Caro,
che espandi emozioni
come le radici di un albero
in un terreno arido
e incardini
nel tuo mondo sotterraneo
pietre parole;
caro,
che ti aggiri
[svolazzi]
tra i lampioni ciechi
di una corsia di ospedale
o tra le panchine annoiate
di una casa famiglia senza amore,
che non richiedi cure
e non ti lamenti dell’incuria,
come puoi sperare
in una stagione migliore
tra così ordinate assenze?

Ogni tanto un passero cerca la quiete nel limaccio di un torrente. Non sempre bastano le briciole e tanto meno parole: le chiacchiere del mondo sono echi lontani di amori perduti o semplicemente silenzi.

Per timore della luce
Di Cesare Perri
Spegnersi per non crescere,
accecarsi per non vedere.
Scavare nel passato
per non rischiare il futuro.
Non avvicinarsi
per paura dell’intimità.
Inventarsi nemici
per non accettare la propria fragilità.
Abbandonare gli altri
per paura di essere abbandonato.
Schiacciare l’avversario,
il dissidente, il diverso,
il paria, il disabile,
per offuscare,
rimuovere
le proprie disabilità,
le proprie diversità,
i propri conflitti,
la precarietà del proprio potere,
disperatamente cercando il tepore
di essere e di stare nel mondo,
nell’unico modo in cui esso
non sarà mai trovato:
da soli.
Restare infanti
per timore della luce!

Cesare Perri  UNA MENTE SPECIALE

Scelgo due poesie per presentare lui a me, dopo sua  lezione Uniter appena conclusa.
Ho letto nei giorni passati "Atomi e molecole della vita"
Gli atomi i mattoni delle molecole… quello che sta fermo e ciò che si muove, molecole
Gli atomi non evolvono, le molecole della vita sì.
Il movimento che vita è
Di tutti.
Contenitori di altrui momenti siamo, stasera di più, torno a casa con “Io mi prenderò cura di te, ed “io ti curo”  detto dal medico, e le moltissime, le troppe volte che noi abbiamo detto ad un altro “Io ti salverò” Che non è precisamente la stessa cosa ma quasi.
Tornare a casa con le note della Cura Di Battiato, del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, tornare a casa e scrivere che corale è il vivere se si accetta l’invasione.
Invadere con i pensieri sempre guerra è, ma diversa  della psichiatria tradizionale che opera con farmaci per  addormentare coscienze e sopprimere slanci.
Tornare a casa con un frullio, un vorticare concettuale  di allontanare e avvicinare, di velocità e... gira il mondo gira negli spazi senza fine della poesia, del genio creativo, delle mille voci dentro ognuno di noi, nel criceto del mio amico che non si ferma un attimo.
Mentre io continuo a pensare se mai davvero ci possiamo prendere cura uno dell’altro nello spazio tra noi, chiedo, all’alba di un nuovo umanesimo, le parole per far finta di essere sani
Da Gaber

giovedì 4 dicembre 2014

Buzzi di Bruno Corino. I visionari della letteratura


Buzzi, tutti parlano di te.
Noi ti conoscevamo bene
Potere della letteratura
Pochi giorni fa, io e Bruno Corino, profetizzavamo Buzzi su tutti i giornali del regno letterario.
Profezia istantaneamente avverata: Un cotale Buzzi imperversa su Huffington post, sul Fatto Quotidiano, sul Corriere della Sera.
Buzzi di Racalmuzzi, leggendario uomo che, senza nessun pensiero, o almeno con un sol pensiero, pensa di esser tutto possibile con il denaro.
Damo tutti sti soldi a questo? Si domanda lui, il Buzzi, dalle pagine del racconto Di Bruno Corino alle cronache vere di questi momenti.
Il buzzi, sempiterno, che non dovrebbe mai votare, che non dovrebbe mai esistere, continua imperterrito a scappare dalle pagine dei racconti nella realtà, regalando bustarelle e pastarelle, gioielli e appalti.
Infelici noi, visionari, che ancora sappiamo immaginare altri mondi, oltre il denaro il baratto, oltre il ricatto la stima.
Buzzi è il capo di tanti premi letterari, decide sempre lui chi vincerà, Buzzi è colui che sa tutto di come va il mondo, come Al Capone, ogni uomo ha il suo prezzo, Buzzi non ama, compra. Buzzi inquina senza coscienza e ha intorno una plebaglia indistinta di pance senza testa. Senza capu, dicono al mio paese.
La Grandezza Di Bruno Corino è di averlo pittato, immaginato e fatto vivere nel suo racconto, non pensando che se le cose si descrivono poi esisteranno, non pensando lui di aver generato un Buzzi vivente.
Ed ora leggiamoci Buzzi Di Racalmuzzi

mercoledì 3 dicembre 2014

Una Poesia estiva



Una bellissima mattina di sole

Estate qui con foglie secche ingiallite dal sole che lasciano stanche il ramo, oramai.

Estate qui con fiore rosso, ibisco del mio terrazzo, che in agosto non fiorì, essendo stato piovoso e inutile come ogni agosto che vivo, oramai.

Estate qui  con i suoi sommari, con calendari scaduti di un anno che va incontro alla fine scaldando i rifiuti dei giorni finiti, oramai.

Estate forever senza averla vissuta, mancante di tanto eppur con bilancio in attivo,come nella canzone della Vanoni, esperienze e delusioni, ho perso ancora ma, oramai.

Estate che non finisce in un anno senza estate, piovve a luglio, il mare sporco,  nemmeno profuma questo sole, oramai.

E state bravi tutti che poi se arriva inverno non ci lascia scampo, ora possiamo uscire e andare a spasso, non in centro, solo  in periferia, oramai

Anno nuovo

Un appuntamento da procrastinare ai primi botti dell’anno che non verrà

Estate per noi senza bagagli, senza partenze e senza arrivi, senza grigliate e senza cori, senza la noia della compagnia, oramai

Oggi e sempre resistenza, oramai

Basta che ci sia il sole e tutto scalda anche i microfoni, le pinzillacchere, il mio libraio, i gruppi e le generazioni, oramai

Scaldati al sole tutti, care generazioni, come scaldatelli al finocchietto, oramai

martedì 2 dicembre 2014

Per Amleto, un mio vecchio post- Lo spostamento dell'Eros



Lo spostamento dell’Eros     1 gennaio 2012    Prima parte
Tra un uomo e una donna
Tra un uomo e un uomo
Tra una donna e una donna
Non mi sembra che ci siano altre varianti, almeno credo.
La tensione fra i sessi, la curiosità, la necessità di soddisfare una esigenza corporea,   essenzialmente  mentale, è quella di non passare  invano, inosservati, sulla faccia della terra. Ed è subito sera.
Questo anelare ad un congiungimento di corpi e di anime si chiama Eros, un dio, con faretra e frecce, un dio fanciullesco e giocoso che muove  e scuote coscienze e membra.
Il dio che dà tormento e ci sveglia nella notte alla ricerca del volto amato, smarrito nelle nebbie di un sogno appena fatto.
Un dio era, per gli antichi greci, anche lui non immune da passioni, che sposò Psiche  ed ebbe una figlia Voluttà -piacere-                     Piacere di conoscersi
Un continuo movimento, un continuo andare, soffrire per la mancanza di quella metà  che, secondo Platone, farebbe di noi l’intero.
Secondo mio padre le cose sono più semplici, la donna accanto all’uomo è come un fiammifero accanto al fuoco, si  accende e si brucia, questo mi ha ripetuto con infinite varianti, e poi aggiungeva- la donna è una canna al vento, pronta a seguire quell’illusione, pronta a soggiacere ai desideri meno casti e più prosaici dell’uomo-
Una donna fantastica, negativamente, e sottomessa a voglie repentine quindi da tenere sottochiave con una educazione sessuofobica e repressiva.
Questo il mio caro papà, che mi impedì telefono e pantaloni, chiacchiere con coetanei e gite fuoriporta, sane e innocenti evasioni, nonché trucco e minigonna.
Questo nei liberatori anni settanta, questo negli anni ottanta, tutto questo continua ora a far parte di un mio bagaglio personale che mi porta a dire stravolgendomi :-Ha ragione mio padre!-
Ha perfettamente ragione, quel continuo fantasticare porta solo idee inconsulte e vedo questi nostri tempi beceri  e scadenti  aver compiuto il misfatto più grave-aver ucciso l’EROS, il motore del mondo, del desiderio.
Una poltiglia, donne falsamente liberate si offrono discinte  ed anche nel mondo più squisitamente letterario  o pseudo tale imperversa il richiamo.
Assistiamo allo spostamento dell’Eros, ormai morto.
-Mi hai letto?-
-Cosa hai letto di me?-
E’ questa la domanda più frequente che uomini e donne si rivolgono sui siti lette rari.
Non la solita e usuale antica richiesta:-Vuoi venire a letto con me?-
-Posso portarti a letto?-
No! Mica siamo su siti porno! Ora non è più tempo! Eppure spostando l’ordine degli addendi, in una addizione, la somma è sempre uguale.
Anche qui, anche ora, che il lemma -letto- da sostantivo si trasforma in verbo,-letto- participio passato  molto passato, anche qui, il risultato non cambia.
Quel che è cambiata è l’età  che,  in un corpo ormai greve, teme incontri ravvicinati  di terzo tipo, reputandoli ormai impossibili, impraticabili, decisamente faticosi e dolorosi.
Così la somma, cioè la visibilità che tutti noi chiediamo all’altro sesso, si sposta nella ricerca dello sguardo sulla parola scritta, sul pensiero elaborato,-Mi hai letto?-manco fosse un lembo di pelle particolarmente irrorato.
La sensazione di piacere, di godimento diventa quasi estatica,--estetica-direbbero  i miei colleghi di filosofia, estasi, uscire fuori da sé per incontrare in un altro  e altrove quell’incanto che darà la bellezza, l’estetica-appunto.
Molto più  gradevole, rilassante, del fastidio di corpi ormai poco avvezzi a contorcimenti vari, preda di dolori articolari, di difficoltà respiratorie, di secchezze e di stridimenti sempre più respingenti.
Così ora l’immaginario letterario riempie il vuoto di un immaginario aderente a domande e risposte reali, uomini velati, nascosti da un nick corteggiano soavi donzelle dai nomi allusivi una richiesta inevasa poi li sbeffeggiano  o spariscono nell’etere inesistente .
Letture letture-Ma hai letto??-
Però poi resta sempre dopo tante letture il languore di un’attenzione, di un sorriso, di una carezza.
Il languore di una tenerezza, di un tempo dedicato a guardare insieme l’azzurro del mare, a sentire il tepore del sole, a condividere lo stesso momento, riporta in vita un altro momento, quando, più giovani, più belli, più immemori avanzavamo felici nel farsi del tempo.
Non siamo più i ragazzi di allora, non ci sono più i ragazzi oramai, siamo soltanto degli adulti stanchi ed annoiati con tanto tempo,  con poca voglia, con molto egoismo, senza tensione.
Nonostante questa disillusione comune la nostra età ci riconsegna ora un tessuto pregevole da rifinire con piccoli punti, con orli a giorno, con ricamo fine e la mano che va è solo leggera, impalpabile e vera della poesia-che vola via-
Anche  Marcuse, anche Fromm poi dissero questo:-Riscopriamo i sentimenti!-
Non possiamo vivere senza sentire, senza tendere verso un altro con disponibilità, con pazienza, con attese.
E’ questo l’EROS che è stato infangato, che soffocato giace sotto Il grande fratello, il colpo grosso, Natale a Cortina, giace sepolto in un campo di grano e sopra le spighe i nuovi poeti ondeggiano al vento un canto muto, il canto dei siti.

domenica 30 novembre 2014

Ho scritto tanto. Insieme a Jodie. Con_testi Sostenibili



Gli Stomp e noi.

Dalla canzone di Dalla agli Stomp, gruppo inglese di Brighton che dal ‘91con rastrelli e coperchi, con forti battiti dei piedi e delle mani mitragliano a tempo su qualsiasi oggetto capiti loro a tiro, ottenendo suoni imprevedibili e ritmi turbinanti scanditi da acrobatiche coreografie. Disperato erotico stomp. Musica per noi.
scorrono le ultime sequenze del film con la  musica stomp

Sono a Reggio Calabria per la presentazione del Docufilm ReActionCity di Consuelo Nava e Fabio Mollo.
 Spazio Teatro  Pensando  Meridiano, la  sera del 28 novembre 2014

Scrivo nel buio, durante la proiezione del film, annoto i quartieri di Reggio Calabria dove reazione è avvenuta: Un tour dai non luoghi verso l’appropriazione di una identità. Rione Ceci, Catona, Ex Ciapi, ex Italcitrus, Rione pescatori, Gallico, Gebbione…

Poi vinta dalla commozione non ho più annotato.

Ho trascritto un pensiero di Renato Nicolini, il maestro, scomparso nel 2012, l’architetto che ha insegnato loro ad avere visioni.

“ Esistono veramente due categorie di individui, ben distinti, che non si incontrano mai. I visionari, gli utopici, e gli affaristi, senza visioni che non sia l’utile.”

 Sono questi ultimi ad imbruttire il mondo. Ai visionari, agli utopici il compito di abbellirlo

Continuo a scrivere sull’arancio del quaderno preso all’entrata dello Spazio Teatro, “La città soffre” Ma non stasera.

Ascolto Giuseppe Mangano, studente, parlare con gli occhi, Consuelo Nava con la presenza. Nello spazio teatro Utopia si fa. Più che resistere reagire si può. Una azione comunitaria. Comune. I beni comuni.
  Utopia di Tommaso Moro esprime il sogno rinascimentale di una società pacifica dove sia la cultura a dominare e a regolare la vita degli uomini. 
Il sogno di sempre da Luciano di Samosata a Plutarco.

Con_testi sostenibili

 15 Atelier urbani, un abito per la città, progettati  dagli allievi del Laboratorio “ Scenari Sostenibili per Contesti Mutevoli” della facoltà di architettura di Reggio Calabria.

Conservare con criterio, una città da camminare. L’immaginazione è un ponte umano. Parafrasando il mio amico, direi un ponte fra noi e la natura, fra noi e gli altri, fra noi e Jodie, la dolcissima gatta che ci sta leggendo, dopo avermi dato il secondo più delicato bacio del 2014 sulla mia guancia.