lunedì 28 aprile 2014

Prove tecniche di conversazione con InquinArte


Ciao, sono Ippolita
Surrealista per surrealista. Io faccio collage. Pezzi. A strappi. 


Mi sembra simile lo strappo e cuci sovrapposto


 SulLa Grande Bellezza io mi soffermai sulla scena dei mille scatti per fermare il cambiamento ed il cambiamento non venne fuori.
io scrissi questo senza aver letto nulla,  all'uscita dal cinema. Già in macchina scrivevo e scrivevo. La grande bellezza è il cambiamento.
tu e la kefiah
 per questo  ti parlo e scrivo?
sarà per una kefiah che mi riporta ad un sentire comune di solidarietà ad un popolo oppresso e rinchiuso in riserve, al popolo  palestinese e a tutti i popoli anche individuali condannati ad un destino di silenzio?


Ultimamente ho pensato molto a Remi Ochlik molto. Morto a ventotto anni.
 il reporter francese morto in Siria.. 
"Il problema non è rappresentato da quella vittima bensì dalle migliaia di vittimi innocenti, cadute in ogni angolo del pianeta per le guerre più assurde.. Per i motivi più futili..."

Non conosco il novantanove per cento di quello di cui tu parli. Sull'uno per cento di riferimento ci possiamo relazionare. Su Remi che è con me da quando lessi articolo di sua morte penso che le morti non sono tutte uguali. Assurda la guerra e assurde le sofferenze ma alcune morti privano tutta l'umanità di occhi spalancati, altre morti rimangono privazioni intime. Certo dolorose ma solo per chi le vive. La morte di Remi ha oscurato il suo obiettivo per noi. Comunque un grazie di cuore per avermi fatto riprendere un filo. Elvio Chiricozzi. Ho riconosciuto fra tanti quei voli ma non sapevo assolutamente dove e quando. Ricordo che uscii dalla sua mostra e scrissi- Ciò che non muta- stranamente è il primo pezzo del mio calendario nudo. Lo scrissi allora il pezzo.


Mi e ti appunto questo. Fotografia imperfetta. Trascinamento immagine. Trasformazione. Movimento. Bosco che ti parla. Fotografare per affetto. Io: scrivere imperfetto, sporco, grammaticalmente parlando, trascinamento sul testo, movimento, io che parlo con loro, con gli autori, con i personaggi, con il film, con il libro. Per affetto. Parlo tanto con loro come tu col bosco. Ecco perché saranno le tue fotografie a parlare del mio non libro. Un post. Una regina non chiede. Decide.

InquinArte di Aracri- tredicesimo post di Aprile

 
Inquinarte Aracri
Lo scatto in più che imprime una immagine in mutazione. Mentre già se ne va. E mentre tutto si allontana i colori si dilatano e si sfocano, le figure si sovrappongono, il reale si dilata con tutto il languore di esser stato. Lo stato delle cose. Che non stanno eppur ci stanno con il muoversi mentre l'uomo fa un click per fermare, per prendere solo un attimo. E tutto un attimo diviene. Foto che scappano via da noi, offrendosi nella intimità di un racconto. Loro parlano con te. Parlano di te, parlano e tu sai che fai parte insieme a loro di quel click che un autoritratto fece. Se dico selfie, sarebbe come voler per forza avvicinare selfie senza nessun carattere con foto ignoranti imperfette irregolari ma con personalità
Dalla stazione di Lele, ultima foto scelta, scambio binari e viaggio continua con mezzi volanti. Su mongolfiere. Dall'alto il mare e il cielo si scambiano i posti, negli alberi due soli curiosi ci sono, due soli sul mare e nel doppio sfocato del vero e del falso tutto diventa una avventura. La nostra avventura in foreste fuggenti, mare schiumante di rabbia continua, una curva e uno Spappolamento. Basteranno gli ombrelli soli?
Un orologio vorrebbe parlare al viso dell'uomo che vorrebbe certezze. Vorrebbe dir che questa è l'ora. La ventunesima ora! Solo un film?
E mentre suoniamo musiche che dovrebbero lenire le paure, il ricordo, il niente che non vogliamo sentire, e mentre suoniamo felici e immemori se incontriamo uno sguardo vicino e fraterno dimentichiamo tutte le infanzie e riprendiamo a risalire nel vento nei venti fra alberi che anche loro invidiosi fuggono via al nostro passare
Sono storie bellissime
21 grammi è il peso ipotetico che perdono i corpi esalando l’ultimo respiro.
Il peso del fiato
Anima è


martedì 22 aprile 2014

Dove ritorniamo



Dove ritorniamo        
6 luglio 2011
Nella circolarità della nostra vita ritorniamo sempre all'infanzia, all'adolescenza, tutto quel che succede dopo è un giro di giostra, una schermata e poi l’infanzia ci insegue e ci riporta indietro. 
A lei ritorniamo più o meno consapevoli, più o meno felici, più o meno soddisfatti. 
Le rondini di maggio, i loro voli, circolari, rasenti il mio balcone e di fronte la Chiesa barocca, il suo bellissimo giardino che nessuno ricorda più.
La nonna che fumava qualche sigaretta, di nascosto, come una ladra, dietro una finestra, lo zio lento, maldestro, che sicuramente avrebbe rotto qualche tazza, avrebbe versato il latte per le scale. 
La mia mamma che lavorava, con i capelli corti, un foulard in testa, scendeva in una botola, prendeva la carbonella, preparava un braciere per una serie di maschi ai quali era d’uopo riscaldarsi. 
Le donne di casa preparavano grandi ceste con cenere fumante e le lenzuola bianche sotto la cenere profumavano, di buono, di famiglia.
Ugo mi accompagnava a scuola, Palma veniva dalla nostra campagna, dormiva da noi il sabato, poi  ritornava alle sue galline, ai suoi cani, ai gatti.
La cucina in muratura, il forno a legna per fare il pane, i taralli per Pasqua, con l’anice nero, ed il baccalà con le patate del venerdì.
Ero convinta mi volessero avvelenare bambina, chissà  perché, leggevo troppe favole nere, ero convinta di essere di troppo, in quella famiglia numerosa, articolata, complessa. Ero sicuramente non capita.
Non c’era il tempo.
Mangiavo quindi poco, ero  magra, magrissima, debole, debolissima. Quanti Record B12 ho bevuto nelle primavere della mia infanzia e prima adolescenza!
Pensavo, leggevo e pensavo, studiavo, amavo la scuola, non conoscevo altro.
Amavo i diari scolastici, i quaderni, le penne, il banco dove io trovavo il mio posto. Non c’era posto per me in parrocchia, ero timida, ero poco intonata, nemmeno un coro.
Riuscii ad andare in bicicletta dopo e ricordo un grande pentolone di salsa contro cui andai a sbattere nel vico chiuso dietro casa.
Non imparai nemmeno l’alligalli, malgrado gli sforzi di mia cugina, non avevo ritmo!
Non parlavo, con chi avrei potuto parlare di personaggi letterari, leggere poesie che scrivevo, sceneggiature mai recitate! Avevo sempre il muso! Il mio papà, sempre molto carino, mi chiamava Cassandra, Capra maltese, cioè ribelle, testarda.
La zia Giuditta mi chiamava Sandrina, le ricordavo Sandra Mondaini, per tutti ero  studiosa, capace, ma poi finiva lì.
Come se fossi ancora in quella casa dove peraltro non vivo più da tanti anni.
Ma non sono vissuta  da nessuna altra parte, non ho ricordi delle altre case dove ho abitato, non ho ricordi di questa dove abito da più di quindici anni. Tutti noi non andiamo da nessuna parte, ma è bello andare. 
Quel che non ho fatto allora lo faccio ora, so ballare l’alligalli, so parlare in pubblico, sono elegante e sono carina e saprei fare molte altre cose se sarà il mio destino poterle fare. 
Il tempo è circolare, nulla si perde e tutto è per sempre, ma la selezione annulla il superfluo, il banale, il quotidiano, annulla lo squallore di una vita falsa e ci ridà le immagini essenziali a dirci chi siamo.

lunedì 21 aprile 2014

Pensi che la vita sia bellissima- Lina Passalacqua






Dall’uccello del paradiso alle geometrie celesti
Dal Nevada Aranciato giallo blu verde dai tuoi monti e dai colori ho scritto un nome:-Libertà.
Paul Eluard
Libertà sono i tuoi quadri, libertà di vivere la vita come ognuno lo sa fare.
Se io posso immaginarti è perché tu stessa ti dipingi come un fiore come un tacco, come verde che discende. Col calore, con amore tu mi dici:-Stai tranquilla, sempre luce ci sarà e i colori, in un rosso che ci avvolge di giallo, daranno un po'di felicità
Accoglienza e  serenità, sono colori caldi, caldi, sono colori primari e colori che sono vicini vicini per non sentirci soli.
Se guardo te sono con te, se guardo te volo via con te.
A volte gli artisti non sono così amici, dopo il dipinto  se ne vanno, esauriscono in un farsi tutto il loro momento, tu offri di più, offri te, una consolazione, offri una presenza.
Sei sul quadro a tendere una mano, celeste, del 2005, le tue geometrie celesti, insegnano a tutti che possono ribellarsi senza urlare, un grido può essere un colore, un tratto può essere infinito e il mondo bellissimo sarà se la rivoluzione intorno a tutti i pianeti avviene.
Visti da lontano tutto i paesaggi sono colori