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martedì 29 aprile 2014
lunedì 28 aprile 2014
Prove tecniche di conversazione con InquinArte
Ciao, sono Ippolita
Surrealista per surrealista. Io faccio collage. Pezzi. A
strappi.
Mi sembra simile lo strappo e cuci sovrapposto
SulLa Grande Bellezza io mi soffermai sulla
scena dei mille scatti per fermare il cambiamento ed il cambiamento non venne
fuori.
io scrissi questo senza aver letto nulla, all'uscita
dal cinema. Già in macchina scrivevo e scrivevo. La grande bellezza è il
cambiamento.
tu e la kefiah
per questo ti parlo e scrivo?
sarà per una kefiah che mi riporta ad un sentire comune di
solidarietà ad un popolo oppresso e rinchiuso in riserve, al popolo
palestinese e a tutti i popoli anche individuali condannati ad un destino di
silenzio?
Ultimamente ho pensato molto a Remi Ochlik molto. Morto a
ventotto anni.
il reporter francese morto in Siria.. "Il problema non è rappresentato da quella vittima bensì dalle migliaia di vittimi innocenti, cadute in ogni angolo del pianeta per le guerre più assurde.. Per i motivi più futili..."
Non conosco il novantanove per cento di quello di
cui tu parli. Sull'uno per cento di riferimento ci possiamo
relazionare. Su Remi che è con me da quando lessi articolo di sua morte
penso che le morti non sono tutte uguali. Assurda la guerra e assurde le
sofferenze ma alcune morti privano tutta l'umanità di occhi spalancati, altre
morti rimangono privazioni intime. Certo dolorose ma solo per chi le vive. La
morte di Remi ha oscurato il suo obiettivo per noi. Comunque un grazie di cuore
per avermi fatto riprendere un filo. Elvio Chiricozzi. Ho riconosciuto fra
tanti quei voli ma non sapevo assolutamente dove e quando. Ricordo che uscii
dalla sua mostra e scrissi- Ciò che non muta- stranamente è il primo pezzo del
mio calendario nudo. Lo scrissi allora il pezzo.
Mi e ti appunto questo. Fotografia imperfetta. Trascinamento
immagine. Trasformazione. Movimento. Bosco che ti parla. Fotografare per
affetto. Io: scrivere imperfetto, sporco, grammaticalmente parlando,
trascinamento sul testo, movimento, io che parlo con loro, con gli autori, con
i personaggi, con il film, con il libro. Per affetto. Parlo tanto con loro come tu
col bosco. Ecco perché saranno le tue fotografie a parlare del mio non
libro. Un post. Una regina non chiede. Decide.
InquinArte di Aracri- tredicesimo post di Aprile
Inquinarte
Aracri
Lo scatto in
più che imprime una immagine in mutazione. Mentre già se ne va. E mentre tutto
si allontana i colori si dilatano e si sfocano, le figure si sovrappongono, il
reale si dilata con tutto il languore di esser stato. Lo stato delle cose. Che
non stanno eppur ci stanno con il muoversi mentre l'uomo fa un click per
fermare, per prendere solo un attimo. E tutto un attimo diviene. Foto che
scappano via da noi, offrendosi nella intimità di un racconto. Loro parlano con
te. Parlano di te, parlano e tu sai che fai parte insieme a loro di quel click
che un autoritratto fece. Se dico selfie, sarebbe come voler per forza
avvicinare selfie senza nessun carattere con foto ignoranti imperfette
irregolari ma con personalità
Dalla
stazione di Lele, ultima foto scelta, scambio binari e viaggio continua con
mezzi volanti. Su mongolfiere. Dall'alto il mare e il cielo si scambiano i
posti, negli alberi due soli curiosi ci sono, due soli sul mare e nel doppio
sfocato del vero e del falso tutto diventa una avventura. La nostra avventura
in foreste fuggenti, mare schiumante di rabbia continua, una curva e uno
Spappolamento. Basteranno gli ombrelli soli?
Un orologio
vorrebbe parlare al viso dell'uomo che vorrebbe certezze. Vorrebbe dir che
questa è l'ora. La ventunesima ora! Solo un film?
E mentre
suoniamo musiche che dovrebbero lenire le paure, il ricordo, il niente che non
vogliamo sentire, e mentre suoniamo felici e immemori se incontriamo uno
sguardo vicino e fraterno dimentichiamo tutte le infanzie e riprendiamo a
risalire nel vento nei venti fra alberi che anche loro invidiosi fuggono via al
nostro passare
Sono storie
bellissime
21 grammi è
il peso ipotetico che perdono i corpi esalando l’ultimo respiro.
Il peso del
fiato
Anima è
martedì 22 aprile 2014
Dove ritorniamo
Dove ritorniamo
6 luglio 2011
6 luglio 2011
Nella circolarità della nostra vita ritorniamo sempre
all'infanzia, all'adolescenza, tutto quel che succede dopo è un giro di
giostra, una schermata e poi l’infanzia ci insegue e ci riporta indietro.
A lei ritorniamo più o meno consapevoli, più o meno felici, più o meno soddisfatti.
Le rondini di maggio, i loro voli, circolari, rasenti il mio balcone e di fronte la Chiesa barocca, il suo bellissimo giardino che nessuno ricorda più.
La nonna che fumava qualche sigaretta, di nascosto, come una ladra, dietro una finestra, lo zio lento, maldestro, che sicuramente avrebbe rotto qualche tazza, avrebbe versato il latte per le scale.
La mia mamma che lavorava, con i capelli corti, un foulard in testa, scendeva in una botola, prendeva la carbonella, preparava un braciere per una serie di maschi ai quali era d’uopo riscaldarsi.
Le donne di casa preparavano grandi ceste con cenere fumante e le lenzuola bianche sotto la cenere profumavano, di buono, di famiglia.
A lei ritorniamo più o meno consapevoli, più o meno felici, più o meno soddisfatti.
Le rondini di maggio, i loro voli, circolari, rasenti il mio balcone e di fronte la Chiesa barocca, il suo bellissimo giardino che nessuno ricorda più.
La nonna che fumava qualche sigaretta, di nascosto, come una ladra, dietro una finestra, lo zio lento, maldestro, che sicuramente avrebbe rotto qualche tazza, avrebbe versato il latte per le scale.
La mia mamma che lavorava, con i capelli corti, un foulard in testa, scendeva in una botola, prendeva la carbonella, preparava un braciere per una serie di maschi ai quali era d’uopo riscaldarsi.
Le donne di casa preparavano grandi ceste con cenere fumante e le lenzuola bianche sotto la cenere profumavano, di buono, di famiglia.
Ugo mi accompagnava a scuola, Palma veniva dalla nostra
campagna, dormiva da noi il sabato, poi
ritornava alle sue galline, ai suoi cani, ai gatti.
La cucina in muratura, il forno a legna per fare il pane, i
taralli per Pasqua, con l’anice nero, ed il baccalà con le patate del venerdì.
Ero convinta mi volessero avvelenare bambina, chissà perché, leggevo troppe favole nere, ero
convinta di essere di troppo, in quella famiglia numerosa, articolata, complessa.
Ero sicuramente non capita.
Non c’era il tempo.
Mangiavo quindi poco, ero magra, magrissima, debole, debolissima. Quanti
Record B12 ho bevuto nelle primavere della mia infanzia e prima adolescenza!
Pensavo, leggevo e pensavo, studiavo, amavo la scuola, non
conoscevo altro.
Amavo i diari scolastici, i quaderni, le penne, il banco dove
io trovavo il mio posto. Non c’era posto per me in parrocchia, ero timida, ero
poco intonata, nemmeno un coro.
Riuscii ad andare in bicicletta dopo e ricordo un grande
pentolone di salsa contro cui andai a sbattere nel vico chiuso dietro casa.
Non imparai nemmeno l’alligalli, malgrado gli sforzi di mia
cugina, non avevo ritmo!
Non parlavo, con chi avrei potuto parlare di personaggi
letterari, leggere poesie che scrivevo, sceneggiature mai recitate! Avevo
sempre il muso! Il mio papà, sempre molto carino, mi chiamava Cassandra, Capra
maltese, cioè ribelle, testarda.
La zia Giuditta mi chiamava Sandrina, le ricordavo Sandra Mondaini, per tutti ero studiosa, capace, ma poi finiva lì.
La zia Giuditta mi chiamava Sandrina, le ricordavo Sandra Mondaini, per tutti ero studiosa, capace, ma poi finiva lì.
Come se fossi ancora in quella casa dove peraltro non vivo
più da tanti anni.
Ma non sono vissuta da
nessuna altra parte, non ho ricordi delle altre case dove ho abitato, non ho
ricordi di questa dove abito da più di quindici anni. Tutti noi non andiamo da
nessuna parte, ma è bello andare.
Quel che non ho fatto allora lo faccio ora, so ballare l’alligalli, so parlare in pubblico, sono elegante e sono carina e saprei fare molte altre cose se sarà il mio destino poterle fare.
Il tempo è circolare, nulla si perde e tutto è per sempre, ma la selezione annulla il superfluo, il banale, il quotidiano, annulla lo squallore di una vita falsa e ci ridà le immagini essenziali a dirci chi siamo.
Quel che non ho fatto allora lo faccio ora, so ballare l’alligalli, so parlare in pubblico, sono elegante e sono carina e saprei fare molte altre cose se sarà il mio destino poterle fare.
Il tempo è circolare, nulla si perde e tutto è per sempre, ma la selezione annulla il superfluo, il banale, il quotidiano, annulla lo squallore di una vita falsa e ci ridà le immagini essenziali a dirci chi siamo.
lunedì 21 aprile 2014
Pensi che la vita sia bellissima- Lina Passalacqua
Dall’uccello
del paradiso alle geometrie celesti
Dal Nevada
Aranciato giallo blu verde dai tuoi monti e dai colori ho scritto un
nome:-Libertà.
Paul Eluard
Libertà sono
i tuoi quadri, libertà di vivere la vita come ognuno lo sa fare.
Se io posso
immaginarti è perché tu stessa ti dipingi come un fiore come un tacco, come
verde che discende. Col calore, con amore tu mi dici:-Stai tranquilla, sempre
luce ci sarà e i colori, in un rosso che ci avvolge di giallo, daranno un po'di
felicità
Accoglienza
e serenità, sono colori caldi, caldi,
sono colori primari e colori che sono vicini vicini per non sentirci soli.
Se guardo te
sono con te, se guardo te volo via con te.
A volte gli
artisti non sono così amici, dopo il dipinto se ne vanno, esauriscono in un farsi tutto il
loro momento, tu offri di più, offri te, una consolazione, offri una presenza.
Sei sul
quadro a tendere una mano, celeste, del 2005, le tue geometrie celesti,
insegnano a tutti che possono ribellarsi senza urlare, un grido può essere un
colore, un tratto può essere infinito e il mondo bellissimo sarà se la
rivoluzione intorno a tutti i pianeti avviene.
Visti da lontano tutto i paesaggi sono colori
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