lunedì 29 ottobre 2012

Hanno rubato l'Ipad a Sabatini- L'amplificazione del web



Venerdì hanno rubato l’Ipad a Mariano Sabatini
E tutto facebook era in allarme
Dispiaciuto, contrito, vicinissimo, affranto.
Oggi è lunedì… sparito tutto. - E’ la tv, Bellezza.-
Titola lui  la sua pagina, con il suo bello e interessante saggio sulla deriva, sulla trasformazione, sulla terribile amplificazione dei mezzi di diffusione.
E’ il web, splendori e miserie-
Potrei invece titolare io
Il mio blog di stamattina, un blog piccino, soltanto un dolcino, soltanto una briciola di una bambina, di certo cresciuta, ma ancora capace di meravigliarsi con tanto stupore.
Saranno gli studi aristotelici, saranno le tante e molte letture, sarà il suo carattere non molto simpatico, sarà che il suo mondo è fatto di niente ma…
Ma tutto questo mandarsi messaggi, mandarsi attestati di stima reciproca, mandarsi ancora amicizia perfetta
A me fa l’effetto, l’effetto contrario di essere presa ancora una volta per i fondelli, come nel mondo vero.
Lo so che poi predico e razzolo male, lo so che poi è vero che io stimo tanto il giornalista Sabatini, Santoro e la Littizzetto, sarà che poi mi riconosco in molto ed in tanto che scrivono loro.
Ma, ma ho un sano ricordo, ma forse è solo immaginazione, di un tempo lontano, in cui rimuginavamo in silenzio perfetto
E c’era l’attesa, c’era il ricordo, c’era anche la stretta di mano.
Ma sicuramente, nel mio stupore di vivere bene in solitaria mia compagnia,
Io mi costruisco castelli di carte, mi costruisco anche un passato  vissuto male e dimenticato
Ma in cui, forse, qualcuno sarebbe andato a cercare l’ipad rubato e sottratto ad un giornalista tanto stimato

sabato 27 ottobre 2012

L'intellighenzia nostrana si chiama Adriana



L’intellighenzia nostrana si chiama Adriana
E ti domanda:- A che titolo parli?
Scrivi forse su un giornale, su una rivista, vai in televisione?-
Appurato che parli solo perché hai tanto studiato, solo perché hai un parere diverso su quell’atto teatrale, lei, Adriana, gira la testa, ti ignora soltanto, come se fossi una cacca nauseabonda, per lei che scrisse su un vero giornale.
L’intellighenzia nostrana continua poi a parlare di cultura in verticale, in orizzontale, presentando libri, come se fossero cadaveri imbalsamati,
 citando sempre quella speranza, ultima dea che ci illuderà.
Dobbiamo però stare tutti zitti, oppure parlare se abbiamo un titolo
Un solo titolo da esporre chiaro nell’intero mondo del Lasciatemi stare.
L’intellighenzia, purtroppo, ha sempre un registro
Per buoni e  cattivi,
per chi far parlare.
Devi essere sempre perbene o trasgressivo, solo se ormai sei famoso
Devi sempre dire che esiste un mondo sodale, basta guardarsi intorno,
Devi sempre porgere l’altra guancia a chi ti schiaffeggia con il silenzio.
Ora che impari, impari bene, vedrai,  Adriana ti risaluterà,
ti tenderà una copia del suo giornale
l’ultima copia di un Manifesto che amammo tanto un tempo che fu
……………………………………………………………………
Se fosse che fosse la volta buona
Verrebbe da dire:-Ma smettetela!
I vostri titoli non valgono un’acca, non valgono, certo, neppure i miei
Vale soltanto un po’ di rispetto, di modestia, di cortesia-
Ma già usando parole desuete
Si nota che titoli proprio non ho
Per Adriana e per la sua specie,
 per tutto un gruppo di amici cari
Che parlano e mangiano tre volte al dì
Non accorgendosi di tutto il livore, di tutto la rabbia, dello squallore
Di tempi ed esistenze, di tutto un vivere di tanti e tante
Senza più onore, senza parole


venerdì 26 ottobre 2012

Hanno bruciato gli archivi comunali



Hanno bruciato gli archivi comunali
L’anagrafe e  lo stato civile, la residenza
E hanno inventato un mondo parallelo.
Un mondo senza
Senza nome e cognome, senza età,
senza recapito fisso ma solo un cell
un cell di copertura, da chiudere senza danni.
Hanno soppresso istanze, richieste, conti in banca,
ospedali, dolori e malattie, vecchiaia, rughe e capelli bianchi
Hanno chiuso i ponti, i segni del passato, vecchi rancori,
 lo sguardo di una moglie, di un marito
e chini sui tasti di un pc inventano un motivo,
uno solo, per non darsi del matto.
Chi sono, chi sono?
Sono i nuovi carbonari.
Nascosti, travestiti, con tante personalità,
giocano il gioco eterno dei rimandi e degli inganni.
Non hanno mai lavorato, stanno rintanati,
oppure si vergognano se fanno l’impiegato
se sono netturbini, guardie giurate
 o semplicemente nonni
nonne, a tempo prolungato.
Chissà perché poi restano invischiati
Chissà perché poi non tolgono il mantello
Chissà perché si arrotolano incapaci
In un avvitamento che senso non ne ha.
I nuovi carbonari non tramano riscosse
Non devon liberare l’ Italia dagli austriaci
Non devono preparare sommosse e nuovi proclami
Eppure
Vivono nel terrore che tu possa sapere
Soltanto un indirizzo, che tu possa scoprire
Che sono solo umani, con gambe, culi e seni,
con rughe e con acciacchi, disoccupati, licenziati,
indebitati e stanchi di essere normali
I nuovi carbonari così vogliono restare,
Un nick, solo un nick da incasellare
nella categoria … altro... altro… Altro
 

lunedì 15 ottobre 2012

Scollo tutto


Scollo tutto- Il nostro scollamento quotidiano

Facciamo piano, vien via anche la pelle…
Togliamo con delicatezza i nostri sogni cretini, il nostro guardare fiduciosi, il nostro tendere al nessuno.
Facciamo piano, pianissimo.
In fondo ci siamo inventato tutto.
Vero è forse questo nostro andare al cinema e al teatro? 
Sempre meglio che niente.
Vero è sentire i suoni e le frasi articolate di gente che ti somiglia?
Ha  capelli, un naso, ed una bocca, sicuramente ti appartiene.
Vero è forse andare in un supermercato, riempire un carrello, pagare e andare via?
Aprire le bollette, guardarle con sospetto e poi dimenticare, tanto sono accreditate in banca o alla posta, ci penseranno loro a stornare dal nostro conto corrente ed ad evadere il totale.
Vero è il nostro immobile sostare davanti un televisore, chini sui tasti di un cellulare, oppure semplicemente seduti ai tavoli di un bar?
Guardare passare il mondo leggero davanti a noi che osserviamo increduli la fretta dei gitanti, delle persone stanche, dei rari e ancora presenti bimbi di una epoca invecchiata.
Ci siamo inventato tutto.
La maternità adorante e l’affetto dei figli
La fedeltà e i valori coniugali,  familiari, i valori valorizzanti da spalmare sulla pelle
 come una crema
Per una abbronzatura più nera,  più brillante
Ci siamo inventati i ricordi, le amiche e poi gli amori, i legami e le convenienze, per darci un tono, per sentirci grandi
Ci siamo inventati la politica, gli ideali,
 la religione e la  cultura, le arti e la disciplina, 
ci siamo inventati il vivere civile
Ed adesso, adesso proviamo a scollarci tutto
Piano piano
Per non togliere la pelle






venerdì 5 ottobre 2012

La sequenza di Fibonacci


La sequenza di Fibonacci

Tu mi parli,

 mi scrivi del tuo esser stata e non, ed io comprendo, perché esistono affinità che si scorgono da lontano, si percepiscono nell’aria così come lo farebbe un Bracco a tartufo teso.

Sono al momento il maggior collezionista delle doti di me stesso, un bluff, uno scherzo delle scelte, l’amara realtà dell’appartenenza alla sequenza di Fibonacci, attraverso un gioco di scatole cinesi che come apice eietta un pagliaccio macabro.

Mi trovo felice scoprendomi trasformato nella persona che da bambino sognavo, sperando di non diventare grande.


Ok
Anche tu co sta sequenza …
Da Google:
. ……………………………………………………
Sin dai tempi più antichi esiste una proporzione divina (o sezione aurea) che è stata presa in considerazione per ottenere una dimensione armonica delle cose. Dalla geometria all'architettura, dalla pittura alla musica possiamo osservare come tale rappresentazione corrisponda ad un rapporto che è stato definito pari a 1.618. Gli esempi in natura di elementi che richiamano la serie di Fibonacci sono numerosissimi. Tra i primi utilizzatori di questo rapporto ci furono sicuramente i Greci. Il rapporto tra lunghezza e larghezza nei templi greci era di preferenza 1,618.
Il rapporto fra un numero e il suo precedente tende a 1,618. Questo numero è detto rapporto aureo: è un numero irrazionale con molte curiose e misteriose proprietà...;

La successione di Fibonacci è una successione in sequenza di numeri interi naturali ciascun numero della quale è il risultato della somma dei due precedenti


Questo è quanto non ho capito io
O perlomeno ho capito io
C’è una regola matematica in tutte le cose
Ed i matematici  la trovano
Poi sulla lavagna scrivono formule e formule
Esatte
Esatte riproduzioni della  meravigliosità degli incastri
Negli organismi viventi e non
E tutti diciamo
Oh
Stupiti
Incantati
Come sia possibile
Che una miserrima esistenza, la nostra, sia inserita in un gioco matematico fascinoso,
che tutto abbia un senso
e che solo noi
non riusciamo a vedere.
Ancora dubbi?
Dopo la patristica?
Ma dai!
La sequenza , le nostre sequenze, tutte le sequenze  trascendono il nostro particulare, Guicciardini, e diventano universali, universalissime
se solo ci guardiamo intorno
senza foderare gli occhi  di ingordigia,
di prosciutto
diceva  una mia amica.
Io, tu, loro, siamo noi
Siamo parte di un tutto
E ricantiamo il canto antico dei nostri progenitori
In sequenze infinite ma leggibili su una lavagna nera o luminosa
Sulla lavagna eterna delle nostre anime in pena
Nel transito
Verso l’universo che vive in noi.