domenica 5 agosto 2012

Ti amo e ti odio


Carta Stampata del mio cuore non ti amo più
Così canticchio stamattina con un giornale in mano
Veramente io desidererei vedere il mio nome su un giornale, sarebbe la concretezza di un gesto,
 la veridicità di un’azione, avrebbe la consistenza del foglio e non l’impalpabile del web.
-Io sono editore da cinquanta anni-  beh, forse il giornale c’era prima, nella sua infanzia,vero?
Così mi dice proprio oggi  il mio compagno di scuola del liceo classico, allora nel vecchio convento dei cappuccini.
Così annuisco anche io, sarebbe bello scrivere su un giornale.
Poi leggo tanti giornali, leggevo, il verbo vuole l’imperfetto, perché ora fra tanti 
Fra tanta stampa io non trovo chi mi interessi.
Sono così spesso intenta a leggere su blog, su siti letterari, social news, su notizie e libri tutti rigorosamente web
Leggo rileggo come se, come quando, come ormai, un giornale terrei in mano.
Che differenza c’è fra una lettura in mano ed una lettura su uno schermo?
Sempre lettura è.
La nobiltà della carta stampata mi sembra l’ultimo sussulto d’orgoglio prima di abdicare.
No, non finirà il libro, la libreria, il giornale, rimarranno  le biblioteche, rimarranno gli abbecedari,
il giornale di opinione, di cronaca, di costume
Ma ma ma
Ma chi li leggerà?
Sempre meno e sempre in  pochi, mentre sempre in tanti poi saremo noi quassù a rimanere
A leggere a spulciare annotare e poi a scrivere in un linguaggio vivo di interazione
Ti scrivo e mi rispondi, ti leggo e ti commento, poi ci sentiamo ancora e la letteratura diventa un pourparler 
Delizioso e umano, un parlarci insieme, senza pietà, senza guadagnare, senza spendere una lira
 Sul Web tutto gratis… i giornali, sia leggere e sia scrivere… non bisogna proprio pagare né per leggere
 né per scrivere
Non bisogna poi cercare un amico che ti porti, una redazione che non ti boicotti, un editore che ti stampi
Alleluia Brava gente
Noi, gli altri, possiamo scrivere come voi esattamente come voi, giornalisti affermati
Possiamo scrivere di tutto, anche di cazzate, esattamente come voi, meglio di voi, quanto voi.
Ecco perché, carta stampata,  non è vero che non ti amo più,
… Ti amo e ti odio… come Catullo




martedì 31 luglio 2012

E' meglio scrivere che drogarsi

E’ meglio scrivere che drogarsi
È meglio scrivere che bere
È meglio scrivere che rubare
Esclude scrivere il rubare, il bere, il drogarsi?
Non credo
Ma se fra una dipendenza ed un’altra si potesse scegliere
Come da un mercante di tessuti
Allora preferirei vestirmi di parole e non di furti, di bottiglie, di buchi
Preferirei leggere di scrittori che hanno curato il loro vivere con frasi
Con periodi semplici e composti
Con proposizioni oggettive e soggettive
Con incipit suggestivi e catturanti
Senza altre dipendenze
Ma gli scrittori, gli scrittori veri, soffrono e si dilaniano, muoiono e si scarnificano su una frase, bevono e fumano e dormono male, guardando il soffitto con odio atroce.
Alcuni, non tutti … sicuramente
A me piace pensare che la scrittura dia pace e non tormento,
dia chiarezza e non oscurità, dia giustizia e non vendetta
mi piace pensare che dopo aver scritto depongano il peso e leggeri vadano senza curarsi di esser letti e di aver successo
perché lo scrittore e la scrittura sono già uno il testimone dell’altro
avendo consumato insieme il rapporto amoroso che li accecò
in una notte buia e tempestosa.
Ma io parlo da lettrice …
E solo da lettrice posso dire che è meglio essere dipendenti da un libro che da un uomo
Che da un vizio
È meglio tenere un libro in mano che una siringa o un bicchiere
È  sempre meglio un libro  che avere la bolgia intorno a noi.

sabato 28 luglio 2012

Li vedo arrivare

Dal mondo del nulla e del mai io li vedo arrivare
Dal mondo del tutto e del tanto vengono in molti
Sono abituati a stringere mani, a sorrisi di circostanze,
a fare regali per nascite e compleanni
sono invitati e sempre impegnati in cene e  a matrimoni
hanno il suocero e la cognata, hanno sempre qualcosa da fare.
Viaggiano in alta velocità, a Boston, a Londra, a Canicattì
E comprano oggetti di valore insieme a patacche
Da dare come … un pensierino.
Sapessi che strazio … ti dicono poi …
La casa al mare, la baita in montagna …
Beata te che non hai nulla da fare!!!
Ma io che assaporo le mie giornate come se fossero le uniche e sole
Come se fossero il regalo nuovo di un benefattore
Assieme al gusto vorrei poi l’azione,
assieme alle mie letture vorrei vedere aperto per una volta
una, il libro che leggono loro, anche e soltanto
per poi … poterlo raccontare
per riparlar dei tanti modi, dei tanti pensieri e delle frasi
che esistono come conversazione
senza finire il nostro sociale in una stretta di mano ed un sorriso
in un …. guarda come si è ridotto …
in un …. Ma stai proprio bene!...
in un …. Ma ti sei sentita per …
per dove, per come, per quando …
spalmando di miele il fiele,
il non detto assoluto del nostro vissuto


mercoledì 25 luglio 2012

Rita Atria- Sotto il segno della vergine



Rita Atria- Sotto il segno della vergine- 4 settembre 1974
Lo sapevo, mi sono detta, quando ho aperto wikipedia  ed ho visto la tua data di nascita.
La sorellanza fra cieli natali, fra i nati sotto il segno della vergine prosegue ed io, lo so, la sento e ti sento viva ed impaurita accanto a noi.

Viva e perplessa, viva e palpitante, viva e preveggente.
... Adesso come mi ammazzeranno?- Ti sarai domandata ogni minuto, ogni istante come oggi.
Un carosello di immagini nella tua testa, mentre la stanza intorno a te si popolava e figure minacciose ti indicavano, sghignazzando, irridendoti
... Adesso vai, adesso vai a chiamare Borsellino, volato in mille pezzi, in un vortice di fumo.
… Adesso vai, adesso vai da lui, vedrai come ti aiuterà, brutta stronza, puttana, troia, ed altre ancora…
Rimbomba la scena assordante nel mio soggiorno, silenzioso e giallo, un immoto e fermo destino, un destino inscampabile, una solitudine come destino, le parche recidono il filo, raccontandosi barzellette sporche e mangiando olive nere, formaggio e salsicce con pane casereccio e vino a fiumi.
Le tue parche. Hai sentito la forbice e hai capito in un solo momento che l’unica tua libertà sarebbe stata il volo.
Domani 26 luglio 2012
Sono passati vent’anni dal tuo volo dal settimo piano di un palazzo di Roma.
Per te un film, un requiem, un memorial
Per te ora il mio post …
Come un sasso che vada in uno stagno ad allargare concentrici cerchi di acqua …
Come un sasso che …
L’acqua porta giù …
Noi, della vergine, con la giustizia vorremmo ricomporre la frattura eterna del bene e del male
Noi crediamo nella responsabilità di ogni nostra azione e come Rita Atria diciamo
« Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici,
la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.
Poi Rita … aggiunge
Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta. »
Lei aveva fiducia solo in lui

Ippolita Luzzo


lunedì 23 luglio 2012

Il canto dei blogger - è solo un gioco

Il canto dei blogger
Dalla periferia dell’impero, noi non possiamo restare insensibili al grido di dolore che da ogni parte d’Italia si leva verso di noi, blogger

Un volgo indistinto, che capo non ha, ci cerca, affannato e disoccupato, e noi siamo pronti, siam pronti alla morte, l’Italia chiamò noi, blogger

Per strade e villaggi, paesi e città, uno solo il grido, un solo nome, il salvatore di questa umanità, lo chiamano tutti, lo acclamano festosi, il capo dei blogger

Ma forse abbiamo sbagliato epoca, forse non siamo a Gerico durante le palme e non assistiamo a miracoli veri, solo miracoli televisivi

A miracoli fatti in rete, virtuali, e molto assordanti, perché provvisti di casse rimbombanti, di giochi, di trampolieri, di prestigiatori venuti dal niente

Che truccano e coprono ogni candore, che vincono proprio ogni pudore e mettono in scena il piccolo cerebroleso che corre insieme ai ragazzi normali, poi non contenti, son tanto buoni, ti fanno un dritto un rovescio e una volèe.

Sarò io come sempre cinica, sarò io come sempre scettica e poco intonata e sto fuori dal coro e guardo incuriosita lo strano fenomeno che cresce in Italia 

La voglia di un capo, di un nero che abbaglia, di mettersi tutti in fila per tre e di marciare felici e giulivi verso l’impero, la terra promessa, L’Eritrea?

Ma il morbo infuria, il pan ci manca e sul ponte sventola bandiera bianca, c’è Casapound che l’innalza nera questa bandiera, una bandiera, ahimè conosciuta, una bandiera pericolosa ma tanto carina…

Su, anche noi, noi blogger davvero, agitiamo felici le nostre bandiere, l’arcobaleno dei mille colori e poi prendiamo i fogli e scriviamo dovunque che il tempo è poco, che il signore arriva, teniamoci pronti con le lucerne e mettiamo olio per illuminare le tenebre oscure del nostro momento

Ma come è possibile che non sentiamo il grido, il grido da tutte le parti, il grido dell’isolamento, del desolamento, delle brutture e dell’incendio che brucia brucia lasciando le stoppie arse del nostre sapere, un solo mucchio di cenere ancora?

Solo se torniamo dal nostro viaggio, ma se torniamo a guardare un altro,  se torniamo a darci la mano 

Allora il blogger non scriverà invano, rimane solo il testimone di tanto vociare, le voci, vox clamantis nel deserto vero, il nostro deserto del quotidiano 

E questo sarà abitato con un gesto, uno solo, lo dice Aristotele nella Metafisica libro Primo, quello di guardare con gli occhi nostri la realtà e gli altri che ci passano accanto ed abiteremo anche noi, blogger, il nostro mondo, il mondo di tutti.

giovedì 19 luglio 2012

Flic e Floc - Gli invisibili del TeatroP

Flic e floc - gli invisibili di Piero- Il TeatroP
Una solitudine che risponde
Una solitudine come destino
Le sedie di Ionesco
Aspettando Godot
Aspettando che cali il sipario 
che la scena cominci ma senza di noi
Piero scrive una favola per bimbi piccini e racconta loro, 
come una volta, con grande candore, come la vita sia
una sedia vuota, aspettare e preparare sedie per chi arriverà, perché, sicuro, arriveranno i nostri ospiti.
E come nelle favole antiche i due personaggi come Hansel e Gretel, come Heidi e Peter, sono sempre due a fronteggiare un immaginario da esorcizzare con un solo gesto delle loro mani, un gioco, un trastullo lieve e scherzoso.
Flic e floc, un gesto dei mignoli delle mani fatto per sancire un patto d’amicizia, l’amicizia che sola può essere quello spiraglio, quell’unica luce nel buio dell’io.
Poi il gioco prosegue con le parole, tagliate a fettine, fatte al ragù, a pezzetti, a bocconi, a bocconcini e croccantini, ridotti a suoni onomatopeici come Palazzeschi e la sua fontana malata, come i tanti poeti nel mondo che da un castello un cammello, da un lago un drago e da uno stagno un ragno senza passare per la cruna dell’ago…
Le favole sono sempre truci, più sono truci più sono lievi, strappano il riso, i battimani ed i bimbi partecipano al rito antico della catarsi, della rinascita, della purificazione, gridando e battendo le mani ai lamenti di flic alle risposte di floc, che saltano e giocano come funamboli cantando delle arie che loro, bimbi, proprio non hanno ascoltato mai.
Come non hanno ancora coscienza di quello che dicono flic e floc, del tutto che muore, del tutto che va, ma l’amore mio non muore, scherzano loro, ma tutto va senza esserci mai veramente stato.
Ma i ragazzi questo non devono saperlo, i ragazzi devono avere l’entusiasmo e la gioia, la curiosità e la voglia di mettersi in gioco e giocare sempre un gioco nuovo
Ed ecco quindi che arrivano gli ospiti nell’eterna commedia della vita sociale, sul palcoscenico dei veri attori, ora un prelato, una bella, un colonnello ed alla fine giungono anche i detentori del potere supremo, l’imperatore.
Ma nessuno c’è sulla scena, è tutto inventato, come in Jonesco, come nell’atto Le sedie del suo teatro, ma lì i personaggi, desolati e soli, sono una coppia, marito e moglie, ormai senza più il cibo dell’immaginario, sconsolati e disperati si buttano giù, scegliendo la morte pur di non vedere più, come unico ospite onnipresente nel loro soggiorno, la solitudine.
Ma Flic e floc sono due amici e fra amici si può sempre ricominciare a giocare e scherzare senza mangiarsi, senza dover per forza arrivare al cannibalismo del rapporto di coppia.
Si, sono una coppia ma una coppia di amici e vivono ognuno nel loro mondo e vivono ancora nella rappresentazione leggera e vivace del teatro di strada, dove ancora è permessa la libertà di inventare la vita giorno per giorno e dove ancora tutti noi possiamo avere una illusione che incontreremo Godot, anche lui persosi per un bivio sbagliato 
La tela scende sullo spettacolo con il vero augurio che davvero cominci lo spettacolo vero, con gli spettatori a batter le mani davanti ad attori di un teatro inventato, per noi che sappiamo e lo viviamo davvero.

sabato 14 luglio 2012

A te che sei nel mio presente- Tommaso Giglio


Un blog per Tommaso Giglio direttore dell’Europeo.
Dal 1966 al 1976, lui direttore dell’Europeo, il suo giornale vendeva 230.000 copie a settimana.
Un giornale amatissimo e premiato, una sua copertina da Life nel '75 fu giudicata fra le più belle di  tutte le cover dei giornali di allora.
Articoli interessanti, interviste deliziose fatte da Oriana Fallaci, denunce civili di Camilla Cederna, e poi Indro Montanelli, Oreste del Buono, non posso continuare.
L’emozione di dover riprendere dalla memoria articoli di letteratura, letti e riletti, fino ad impararli a memoria, uno per tutti, uno su Machiavelli e Guicciardini , dal particulare  al generale, questo l’avrà scritto proprio lui, Giglio, che amava la letteratura e ce la fece amare per sempre.
Un giornalista, un direttore che credeva nell'uomo, nel temperamento e lasciava i suoi collaboratori liberi di esprimere quel tocco di originalità che fa vivere.
Un uomo vero, anche timido, la timidezza delle persone disincantate che probabilmente hanno smesso di credere a grandi rivolgimenti ma non hanno mai smesso di credere nella dignità personale.
Non si stupì più di tanto quando venne licenziato da Rizzoli, senza alcuna motivazione reale se non quella di essere un uomo libero, ed andò a dirigere nel 1981 il Secolo XIX  dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1987 a soli 63 anni
Si può amare un giornalista, portarlo nel cuore, scoprire che non esiste di lui nemmeno una pagina di Wikipedia? Ed arrabbiarsi perché la mia amica Giovanna, giornalista della Repubblica, non lo ricorda?
Non si può
L’anormale allora sarò io che continuo ad amare un uomo lontano, un giornalista e direttore del decennio d’oro della carta stampata, quando il mio mondo era fatto da Paese Sera e dall’Espresso, dall’Europeo e dal Manifesto
 Ora, che non compro più giornali, ritornano in piedi nella mia vita gli uomini veri, i giornalisti che seppero stare per sempre diritti davanti a qualsiasi imposizione e  poi abbandonare se quello non era il loro sentire
Tommaso Giglio, Montanelli, Andrea Barbato e la Cederna, magari fra loro non erano nemmeno amici, sicuramente erano diversi, ma donavano a noi l’illusione che l’uomo è uomo se è dignitoso, se non accetta la corda al collo, se proprio non ce la fa a passeggiare col suo padrone come i cagnetti sullo stradone.
Grazie d’esistere mi sento di dire proprio stamani ad Antonello Caporale, grazie di nuovo a tutti quelli che riescono ora ad avere il coraggio ed il desiderio di scegliere ancora come inventare ogni giorno di nuovo la nostra avventura senza aspettarla confezionata in un pacco del supermercato… Prendi due e paghi una?
 Maledizione,- si dica chiaro, una volta per sempre,- che a noi ce ne serve una, una e soltanto copertina che sia però la sola la vera la più bella, quella che Life allora premiò.