venerdì 22 giugno 2012

Maschere vere e maschere finte


Carnevale di Venezia  anni ottanta
Ero io?
Sicuramente.
Unica e sola volta truccata e partecipante con gruppo di francesi al carnevale più bello che ci sia... non ne conosco altri, sono sempre per esperienze uniche.
Un fotografo americano ci fotografò, ci disse che... in inglese, ce lo disse, e poi noi lo ospitammo a dormire  nel nostro ostello...
Le maschere per  davvero.
Leggo stamani leggo tanti leggo e rileggo e porto insieme portiamo insieme pezzi di uno pezzi dell'altro e meravigliata- poco- leggo che in un altro blog- Il primo amore- è il titolo-Antonio Moresco-  Camminatori e sognatori- cammina e cammina per tutta l'Italia e mentre cammina e mentre scrive -ma guarda?-scrive degli stessi pensieri che ho - scrive di Moccia- così come me- scrive del salone del libro di Torino- così come penso anche io.
Leggo- Notte di cielo stellato- Omaggio  a Vincent Van Gogh- di Bruno Corino e sono in Olanda e sono lontana con lui, col pittore, deluso e incompreso, con i suoi fantasmi, con le sue immagini che sembrano ora le nostre immagini, i nostri pensieri
Ora lo sembrano, allora nessuno  
Che bello pensare che gli stessi pensieri li abbiamo in tanti
Che bello pensare che esistano Luca  Bersani, Stefania Tolari e Bruno Corino
Che bello pensare che esistano ancora persone gentili educate e vere
che amano scrivere leggere e raccontare
il sogno, lo scarto, la differenza 
fra noi e l'altro
fra tutti noi
la differenza che ci rende uguali donandoci insieme l'unicità

mercoledì 20 giugno 2012

Scrutini di fine anno… scherzosamente e liberamente fatti da ippi


Ho chiesto il permesso alla redazione del sito, ho visionato il regolamento, mi sono consultata con giudici e avvocati del reale ed ho avuto assicurazioni che la stessa legge di qua vale pure per l’al di là dell’ALTROVE, PER LA RETE.
Stesso ordinamento stessa giustizia
Quindi sempre con cautela ma in libertà do resoconto finale di tante letture su un sito, io credo molto interessante, un collettivo mi è sembrato per alcuni mesi, un luogo, dove il dialogo e l’inventiva sembrava a portata di… penna.
Non nomino il sito  per la regola aurea
- Non  nominare  il nome del sito invano-
Ho insegnato lettere, ho fatto studi filosofici e classici, ho sempre letto e studiato, ma non faccio scrutini veri, non faccio gli scrutini usuali che ho fatto per anni
Faccio invece osservazioni affettuose osservazioni senza registro sugli autori più interessanti del sito… per me.
Chi non viene citato non vuol dire che non sia altrettanto bravo o che io non lo abbia letto con interesse ma semplicemente che dovrà aspettare pazientare e col tempo farò tutti
Tutti coloro che vorranno da me un commento  AAAAAHHHH
L’ho detto! Aiuto!
Comincio dai promossi con lode, col massimo dei voti alla rinfusa  come mi si presentano, senza appunti
Luca… tutti quelli che si chiamano Luca stranamente sono bravissimi
Sarà il nome? Luca
Odradek è un autore al quale io auguro il romanzo, il vero romanzo complesso che solo lui potrà darci, un romanzo kafkiano, un romanzo denso e come lui solo sa scrivere.
Io ho sempre seguito anche i suoi commenti ed a volte me li sono copiati, riletti e ripetuti, tanto piacere ho trovato in quei pensieri… la lode, sicuramente
Lucaessse  è l’ammunsillato, l’uomo misterioso che scrive arrotolando, raggomitolando come un gattone grande grosso avvolge il filo
Seguo i suoi pensieri con un piacere goloso, lo commentavo, lo ricommentavo, senza limiti, un taglio secco i suoi brevi componimenti tagliati sulla roccia
Luca Bersani il narratore degli affetti familiari, della vecchiaia, forse gli scritti più belli me li ha mandati con mail privata, scritti che, se vuole, deve riprendere e ripartire da lì, da quei racconti dolenti di vita familiare
Luca organick il poeta con i versi  su immagini fotografiche, poesie fotografiche che io amo, leggo e rileggo
Luca…  ne avrò dimenticato
Poi i diversi
L’erotismo zuccheroso e fanciullesco di nientedinuovo  dieci
Il romanzo tradizionale di rubrus… un po’ di coraggio, suvvia Roberto… non si può cantare sempre… ma che ce frega, ma che ce importa…  dieci meno
Il serial killer del doctor who imperdibile   Dieci    eppure ciò che sembrava fanta  è diventata Coca cola
Cioè, ciò che sembrava non vero,   eliminare autori,  è diventato tutto nero  bannato
In un mondo tutto nero                 Paint is black
Il racconto di Max Pagani con i bannati    Ammaniti al cubo, al 3,14  un brivido scorciante, senza pelle
Le sue storie desolanti nella delocalizzazione del solo io che si spalma sul tu che si alza e se ne va
Dieci? Ma il dieci è solo un numero per lui     
Max dembo dieci e poi a Charles D e a tanti altri
Continuo…
Senza appunti e le donne mi rimangono  indietro
Stefania Tolari è la donna che ama il teatro che ama Siviglia che triste meraviglia, Zafon e L’ombra del vento
Stefania è la migliore anche nella recensione, nell’acutezza del leggere gli altri
Il dieci  è troppo poco
Colbassani  nelle poesie
Pocechini  nei suoi commenti, nei pezzi incrociati con Oissela, il meglio
Bravi  bravissimi  Gigi T e Francesco Stella i saggisti
Per intuizione… Gigi T-  lo Spinoza del sito- chi ancora si interroga sul virtuale  e sul reale
È un uomo  vivo
Francesco Stella… il web per davvero- come si fa l’esegesi di un testo- con una preparazione eccellente
Da commozione  anche gli altri suoi post  sul sorridere delle stesse cose
Come si ride insieme, vero?
Ma non si  ride  più, in  un  sito dove  è stata eliminata la voce del dissenso, Mirco De Pretto, Bruno Corino, e  poi  per motivi  diversi Costanza Pocechini, non  si ride più,  cancellata  l’ironia, stava sulle  palle, l’originalità  bandita da tutti i  bocciati  veri… da coloro  che  non  hanno mai alzato gli  occhi  al cielo  dove  il  cielo è  meraviglia…
Il  sogno il surrealismo, l’andare oltre, il percorrere  strade inusuali  sempre  sospetto  hanno originato
Ma la  scuola, la scuola  vera è solo un sussurrare a tutti …


siate padroni  del vostro pensiero

martedì 19 giugno 2012

Buzzi di Racalmuzzi s'appennica- Il primo incontro non si scorda mai

Pubblicato da Bruno Corino il Mer, 30/05/2012 - 21:57

S’annusa uno sfilatino Buzzi di Racalmuzzi diventa un poeta, un cantore, un fantasista culinario, un vero intenditor poche parole e grosse mascelle, un maciullatore sganasciante, s’appiccica al dorso come un roditore, gnam gnam gnam sembra la ruota d’un compressore, mozzica rosica frogica a rumba a rumba a slappa a slappa sino ad arrivare all’ultimo rosicchio, misera briciola che gli rimane in mano, 'na zolla de terreno amara, che l’occhio si rimina prima della vucca, e che si gira e si rigira intra alle dita prima di darle l’ultimo addio cu nu vasu in bocca e ‘n’ultima sorsata, cumme fosse ‘na bella ‘nnamurata in procinto di partire con il barroccio verso altri lidi, ad incontrar lu ‘nnamorato ch’aspetta impaziente in quello stomaco di ferro che macina come un mulino afrìco e che emana infine tanti rutti da sembrare na’ festa de paese co’ tanti fochi d’artifizî, e quannu finalmente il morso della fame s’è acquietato e dalle palpebre scivola lentamente un letargo atavico, il Buzzi di Racalmuzzi si ritrova piatto piatto in mezzo alla poltrona, e tra un ronfa ronfa s’aprano visioni, qualcosa che s’allunga intra alla testa e che chianu chianu si fa oblunga, smunta, consunta, e poi all’improvviso s’attorciglia e piglia a’ forma da bastiglia, tre picche e na capa mozza, un cappello floscio e na coccarda, na piume d’uccello in mezzo a na’ stella, e na voce che chiama da lontano, son io nun vedi?, e si stropiccia gl’occhi, e tu chi sei?, rintrona na voce intra a lu pettu, comme chi sugghe?, so’ tu’ padre nun vedi?, a pa’ ma tu nun stavi messo in galera?, so’ uscito adesso pe’ te portà cunfuorto, è stato tutt’errore, lo so, lo so padre, è tutta colpa di quei quattro scrianzati che t’hanno voluto male, non te sta a giustifica’, so tutto, sì, ma mò mi vogliono tagliare ‘a capa anche se non ho commesso alcun reato, sono innocente, sono innocente, gridava mentre se lo portavano via due bricconi giacobini e accussì fracico e con ‘na bocca ‘mpastata il Buzzi di Racalmuzzi si destò dal letargo, maledetti, maledetti, imprecava, mi perseguitano pure quannu e dorme, continuano a fare torti a quel sant’uomo pure ‘n mezzo u paraviso, non lo lasciano mai in pace, ‘sti quattro figli di puttana, e intanto allungava un braccio per calmare l’arsura e dare all’incubo la sua estrema sepoltura


E che C...o!
Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 08:13.
Quanti ce ne sono cosììììì, Eh!
Vero?
Tanti, tanti vivono al livello subumano di Buzzi
e per questo, lo vedi?
Per questo e per altro... che siamo ridottiiiiiiiiiiiiiiii così
Dovrebbero togliere il diritto al voto agli incoscienti, ai Buzzi e parabuzzi
Una volta un alunno mi disse :-Non è un furto.-
Del padre che ...aveva vrusciatu u pagliuni... Letteralmente non aveva pagato il suo fornitore
Sprecai un'ora per far lezione sul furto ...
Buzzi vuol solo mangiare bere fare un rutto dare aria e fregarsene
I subuumani
poi però anche gli intellettuali spocchosi... al rogo... al rogo
Stamaniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
ma no
purtroppo nooo
pax vobiscum

Ti metto Gaber stamattina
(Parlato) No. Io sono un uomo di cultura. Io con quelli lì non ci vado, sono testacchioni. Sì, forse l'impostazione è anche giusta, ma ci sono troppe cose… Certo che il mondo va male, vuoi che non lo veda? Sono più a sinistra di loro, io. È che loro sono ingenui, ignoranti, non hanno dubbi. Mentre io, io sono un problematico e prima di prendere una decisione…
Gli intellettuali sono razionali
lucidi, imparziali, sempre concettuali
sono esistenziali, molto sostanziali
sovrastrutturali e decisionali.
(Parlato) Poi dicono, gli intellettuali. È chiaro, siamo su un altro livello. Loro vanno lì, si picchiano coi fascisti, con la polizia. Cosa risolvono? Non scavano, sono grossolani. Io sono anche magro. Diffido della gente robusta. Gli operai. No, intendiamoci, io sono più a sinistra di loro. È che tanto non si può far niente. Toh! Un po' di vento. E questa foglia che mi batte su un occhio... Agire, dicono, bisogna agire. Che fastidio, questa foglia... Bisogna vedere come si agisce e se si può agire. Intanto batte, eh... Cosa posso fare? Niente, non c'è niente da fare.

Gli intellettuali fanno riflessioni
considerazioni piene di allusioni
allitterazioni, psicoconnessioni
elucubrazioni, autodecisioni.
(Parlato) Che fastidio, questa foglia. Batte sempre più forte. Cosa posso fare?... Niente, non c'è niente da fare.
Va a finire che perdo l'occhio
Gaber



Pubblicato da Bruno Corino il Gio, 31/05/2012 - 18:16.
Cari giovanotti e giovincelle
Non vi pare che state un pochettino esagerando a mettermi alla berlina? Qua si parla de’ fatti miei e di me si fa gran caracatura; nun capisco che abbisogna avete de discettar de le mie corporal funzioni; passi pure che v’affannate a contar di qualche mio venial peccatuccio, na’ cosa e’ niente a confronto di quannu accade nell’universo-mondo de li furbetti, ma che mai bisogno avete di pigliarvi spasso della mia flatulenza?
Ve dico subbito che sti’ discorsi nun me garbano; ah!, e accussì, cara trollipp, indi per voi io sarei un omo qualunque, magari senza un principio de moralitate, uno che pensa solamente a come fottere il santo prossimo, ‘na specie d’egotica inflessione de’ tempi nostri o ‘na sorta de’ pianeta che gira a sbafo dentro il firmamento dell’universo-mondo e che nun se cura de la direzione! Giovanotta, qua voi me state offendendo chiamandomi subumano, io sono una persona pien di dignitate, che ve credete!, e anche se vivo in un paese di favole e di frottole io resto comunque ‘na persona assai stimata e accorta, tutti mi tengono in somma considerazione, ‘i sono ‘na persona popolare amata e lusingata da galantuomini e plebaglia, nun sapete quannu valga un mio semplice consiglio o un mio detto. Potrei giovanotta dirvi ch’io nel mio piccolo sono un uomo di successo, a modo mio s’intende, e che non aggia niente a che spartire con tutti quell’inetti, con quelle figurine da fumetti che stavano a presagir che il mondo sarebbe andato stuorto o capovolto sul finir del millenovecentodiciotto; io ho capito che a voi l’unica cosa che v’inquieta è la mia sfrontatezza, il fatto di fa’ ‘na cosa senza provar un minimo biasimo; e pecché mai dovrei a pentirmi?, il corpo vuole vivere e nun conosce fantasie, e mica se nutre solamente de’ bugie, esso vuol essere sempre nutrito e nun conosce soste, perciò giovanotta fatemi il piacere, la prossima volta che volete di me affabulare fatelo con grazia, evitate, se potete, de dispiacer alla mia persona lavando in piazza i panni sporchi de la mia cucina.
Buzzi di Racalmuzzi



Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 21:03.

 Capiscivi mooo!  dialogo non c'è
Ecco perchè 

in un  mondo strano tutto tuo
Fatto di figure di cartone
E di tante bambole di stoffa, vivi tu
Vivi chiusa in quelle quattro mura,
Non ricordi chi ti ci ha portato
E conosci solo chi ora gioca con te.
Tu non hai le ansie del futuro
Per te il tempo non ha più valore,
Ciò che hai fatto ieri tu domani rifarai.
E nei tuoi sogni
Parli con gli angeli.
In un cerchio chiuso di pazzia
Hai perduto la tua giovinezza
Come un fiore tolto dal ramo a primavera
Dai un nome a tutte le farfalle
E confessi al vento i tuoi amori
Danzi sola nei corridoi vuoti quando è sera.
Stringi forte al petto il tuo cuscino
Che ci dovevo fare io con Buzziiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii?????
Capiscivi, tardu ma capiscivi... meglio tardi che mai 

  
Pubblicato da Bruno Corino il Gio, 31/05/2012 - 21:16. 

ma che dici mai, giovanotta trollipp? il Buzzi è scudiscio di sole in fronte e marpione nato a tutto tondo, savio matematico sempre dirimpetto ai forbiti studi d’economica politica, laureato all’universitate con regolare titolo accademico nel sessantotto all’epoca de li moti rivoluzionarî, scroccone nato senza ‘nu pudore, convinto assertore della galenica medicinale de quattr’umori, bile nera flegma o catarro, sangue e bile gialla, ottima dottrina concepita da più di duemila anni e tramandata ai posteri in magnifici geroglifici, conservati intra alla dispensa di libri antichi e vecchi manoscritti, che sapea mettere in giusta corresponsione il micro e il macro cosmo, e combinare assieme in tante proporzioni i quattro elementi naturali, aria terra fuoco e acqua...





Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 21:16.

 Ahahah Figure di cartone... io sono sempre per l'eliminazione diretta, senza processo
Senza diritto di voto
AHahah
Ecco perché
quale Volkonskij???''
Io, eruditaaaaaaaaaaaaaaa
Che leggevo Pavese ad un Buzzi che sbadigliava così gli uscivano le lacrime di fame di noia di sonno
Non di Paveseeeeeeeeeeee
Gli equivoci che ti mandanu fora strata fora fora
ahahahahahah



Aspè che lo rileggo il tuooooooooooooooo

Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 21:20.

Ahahahah
Patri ca mi cunviarti la sgarrasti po' pridicari finca allu matinuuuu 





Pubblicato da Bruno Corino il Gio, 31/05/2012 - 22:02.
Addobbi freschi appena colti, appesi al dorso al collo, al clamor delle cronache, al fato che non si smuove e a tutto questo universo-mondo che mi gira attorno come se non potesse trovar la sua singolar tenzone, la parola colta detta al momento in cui la persona è cotta, è pronta ad essere indirizzata verso la padella, così me ne vado pasticciando tutti j iorni mentre mestico nella mente con versi sciolti dai colori mesti e accesi da dedicare a na certa donna camilla poetessa nata
Dai nonnacamilla
porcamielata in ogni tua stilla
sì che tu fai scintille,
mia sensuale boccastilla
ch’ad ogni colpo fai scintille…
la tua risonanza è gustosa,
saporosa meno fumosa
altro che quei fiochi barlumi
che volan nell’aïr/e si disperdono,
com’è bello il tuo candido paralume
com’è dolce il mio sem
quando scorre gaio lungo il fiume
del tuo splendido e bronzeo sen:
sì, ecco andiamo alla deriva,
lasciamoci trasportar dalla corrente,
da questo fremito leggero
da questo spasmo/orgasmo.
Dai nonnacamilla spandi &
spendi ste' candide scintille!



Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 22:29.

 Cretino- L'elogio del cretino- Anche le formiche 
nel loro piccolo s'incazzano
Gino e Michele?
Non mi ricordo più....
Non mi ricordo più perchè corro dietro alle donne... disse un umorista

Pubblicato da Bruno Corino il Gio, 31/05/2012 - 22:39.

 giovanotta trollipp 
sappiate che meo padre fu sempre democristiano, gran risparmiatore, devoto alla Madonna e a san Rocco, apostolo di casa con qualche scappatella, una tantum, al postribolo giusto pe’ togliersi uno sfizietto che gli costò caro, ahimè, morì sifilitico e senza estrema unzione buttato in un ospedale alla carlona, povero Corbuzzi di Racalmuzzi dalla vita proba che pagò il fio pe’ na’ debolezza de la carne , lui che rispettava tutti li sacramenti e che andava a messa sempre ben vestito e co' tutt'a a famigliola, s'è fatto 'ngannare da un misero peccatuccio...



Chi ben comincia è a metà dell'opera

Pubblicato da Ippi il Gio, 31/05/2012 - 22:43.
Ma non c'entra?
Domanderai tu
C'entra o non c'entra
afforza
ahahah


Pubblicato da Bruno Corino il Gio, 31/05/2012 - 22:47.

capite, giovanotta, come tr'opera e commenta la linea s'assottiglia s'assottiglia s'assottiglia e poi svanisce sparisce svanisce? Plop!
SCRIVO PER DIFETTO

Pubblicato da Ippi il Ven, 01/06/2012 - 09:41.

 Si mi vuliti bene o veramente, caru signor Buzzi 
aviti di parrari sulu cu mmia
non lo so scrivere il dialetto... pirdunatimi
Prendete un vocabolario
Come farò altrimenti a scrivervi bellissime littere
d'ammuri?
Ma io mai potrei parlare d'amore ad un uomo!
E' l'uomo che dovrebbe...
così lessi io, per anni ed anni, sui libri amati
E' l'uomo, non la donna.
La donna dovrebbe stare zitta, zittissima, più zitta sta e meglio sta, zitta perchè se apre bocca
Anche io che sono donna... anche io vorrei zittirla...
caro signor buzzi
mi perdoni l'impudenza e l'imprudenza

Pubblicato da Bruno Corino il Ven, 01/06/2012 - 11:10.
Giovanotta Trollipp ve state 'ngarbugliando, io non sono un homo semplice, sono leggero, sempre sereno comm’e na’ paspua, ranciaruto in faccia e colto a più non posso, sapido e sapiente, e ho occhi slarghi, sono un mistero d’uomo sanza nu’ pensiero, allampanato e scabro, sfavillante nella mia camicia a quadri, me ne vago ninnolando quanno me conviene per le strade reiette del paese, dove una volta m'è so acceso per la Rosetta, quanno la vidi a passeggio tutta accartocciata e vecchia intra a lo scialletto, m'ha rimembrato 'na lontana affezjoncella, ch'ho tentato d'acchiappar in un 'taliano medio, un poco ustionato, qualcosa che s’addicesse al suo core ‘nfranto, quanno in anni passati correva appresso a sta’ gonnella, ch'abbittava in un elegante quartierino in suo possesso, diciannove stanze più li magazzeni, un laboratorio tessile e ‘na boutique, cinque donne lavoranti a suo servizio, sessanta tomolate de terreno, ‘na villa al mare e nu casale, era proprio bell’e sistemata la povera Rosetta, e ogniqualvolta la mirava sul lato opposto alla di lei magione mentre s’affacciava alla ventana mi veniva di sospirar lo core a veder tutta quella bella grana, anche se la Rosetta aveva ‘na faccia da scimmietta, io Racalmuzzi sapeo che col tempo me sareo affezionato, figuriamoci, ci s’affeziona pure a ‘na bestiola vuoi che uno nun s’affeziona a ‘na gugliona?, poscia, affollando insieme tutti li pensieri, mi ricordai di quanno mi facetti avanti, ma la scimmietta lesta lesta me scansò e cadde nel braciere de lo Sciupone, sfracellatosi intra a ‘nu burrone pe’ debiti di gioco, troppo amante del tressette, un vero damerino con quei suoi baffetti alla clarkglabe, vanesio elegante più di marlonbrando parlata parigina sapea far g î r la testa alle gonnelle, spirito soave, si dicett’egli, e in quel legger come l’aïr c’era scritto tutto il suo destino, sapea mescer carte e incartar la testa alla povera Rosetta, chillo te piglia solo per interesse, nun tiene ‘a capa a posto, se lo appellano Sciupone ci sarà pure ‘na ragione, le dicev io, ma era il core de Rosetta che non conosceva ragione, si vive anche de’ fantasia, e non le importava njente se lo Sciupone l’amava o non l’amava, come talvolta leggeva in quei fotoromanzetti per semplici donnette, non solo la misi su l’avviso, ma tutto lo quartiere ritagliava intorno a lo Sciupone aneddoti e canzonj, ma lei tenette il punto, e nel giro di pochi anni tutte le substantie sfumarono in tante cambialette da firmare, firma oggi, firma domani, e poi un bel jurno tu scuopri che non c’è rimasto chiù njente da firmare, eh!, giovanatta trollipp, la vita è ‘na tajola pronta a far zac non appena lo sorcetto c’infila lo stoppino, adesso la Rosetta potea far la vita de la signora servita e riverita come moglie del dotto professor Racalmuzzi e invece se trascina vedova e meschina affidata alla pietà cristiana con quel bellu quartierino finito in mano a ‘nu fetente che se lo sta godendo allegramente, cussì dovea gîr la sua pianeta che crudelmente s’incamjna senza veder ‘n faccia se sei serva o sei rigina.

Pubblicato da Ippi il Ven, 01/06/2012 - 14:58.

 ed io nu profissuri m'avia di spusari.... 
mi dicia sempre miu maritu
Daccussì vi capisciti.
parlate di Hegel e di Marx
parlate e
nu prufissuri cu l'occhiali vasciu, bruttu e sempre intra li nuvuli.
Oihbò
io avevo scelto invece Jude Law
era più bello
di sinistra ma ambizioso
ambiziosissimo
e tenace
progetti progetti progetti
senza fine
senza
caro buzzi c'est la vie...conosce il francese?

Pubblicato da Bruno Corino il Ven, 01/06/2012 - 15:49.
Ho studiato alla scuola del Rabelais, madama, e me son sorbito il gargantua insieme al pantagruel, poscia passai a studiar la litteratura picara, insino ad arrivare ai nostrani, l'ingegnere milanese, per exsemple, chillu che c'aveva un sacco di tic, che mandava il suo Ingravallo ad indagare un delitto che manco gli interessava, autor d'una disarmonica armonia leibniziana, e se nun fusse morto intra alla fantasia di un tal corin avrei continuato anchora a studiare comme a nu dannatu sino a spusare da giovjncella in fiore comme a voi, ma vossignuria dicette d'essere ammogljata, co' n'altro bello marlonbrando, spero che a voi sia annata meglio della mia povera rosetta chilla che cammina sempre avvolta intra a nu scialletto.


Pubblicato da Ippi il Ven, 01/06/2012 - 16:01.

 Scerbanenco maestro del noir? 
Che me ne faccio di Ingravallo e del pasticciaccio brutto di via Merulana... ah internet
Meglio La donna della domenica di frutta e verdura
meglio il commissario De Palma- Marcello Mastroianni- questo senza internet
veramente sarei Anna Carla
meglio l'avvocato Guerrieri
meglio avvocati
dei commissari
non subisco il fascino della divisa

Ma signor Buzzi, lei mi stupisce
- Agata guarda, stupisci, com'è ridotto quest'uomo per me-
Mi scusi canticchio,scanticchierebbe se mi ascoltasse
Tolgo il disturboo

Pubblicato da Bruno Corino il Ven, 01/06/2012 - 16:11.
ecco giovanotta, canticchiate canticchiate e levatevi de torno, pour favor, qui se medita sull'universo-mondo, a me che m'importa de sta femmina della domenica che se magna frutta e verdura con un certo marcello senza palma?

Pubblicato da Bruno Corino il Ven, 01/06/2012 - 15:59.
sappiate, giovanotta trollipp, che jeri so' stato al cimiterio e ho visto che stanno sempre ad esaltar li morti e mai alcuno che pensi ai vivi e alle tribolazioni mie, e affondano la penna nell’inchiostro senza trovar nu misero pensiero da dedicare all’intrepida memoria della mia casata, che poi nun è neanche tanta misera se pensiamo a tutta la genìa che mi precedette, sin a risalir al mitico mio trisavolo quello che vendette pe nu bellu gruzzoletto de carlini d’oro nu carbonaio agli austriaci ispettori al tempo dei risorgimentali movimenti, aprendo accussì la strada all’ingegno de’ rampolli nostri e al mio caro nonno, il dotto e grande professore de greco e de latino, liberale incallito, dannunziano senza un’ideale insino al Ventinove sino a che se fece fascista della primm’ora, camicia nera e belli stivaloni ca’ tenea in bocca sempre grandi paroloni, che sapea recitar tutto d’un fiato alle adunanze domenicali di fronte a quelle facce arramazzate e stolte de li cafoni che se lo rimiravano con malcelata cortesia, e se all’epoca lo ducere cavalier Benito conquistò un impero ‘nu poco di merito l’ebbe pure mio nonno che educò li giovini alle pubbliche virtù impartendo loro severa disciplina.

Ma un po' di schifo, mai?


Ma un po’  di  schifo, mai?
Leggo  e rileggo sui  vari  siti letterari  di  canguri e leprottine ansimanti  e anelanti, suppongo  siano  dodicenni  sbarbati  e  impuberi  e poi  scopro strabiliata  che hanno  cinquanta anni!
Leggo  e rileggo  su questi  siti  commenti  sempre  uguali, ringraziamenti ossequiosi  al rais  di turno, ogni  sito  ha  il suo  con l’innumerevole corteo di coatte  e coatti, claque applaudente.
Leggo e rileggo pezzi  di  incredibile bravura  che  mi fanno  rabbrividire  di orgoglio, felice  perché scorgo che  ancora  il  genio esiste, colui  colei  che cresce  che  va, vuol  dire  genio.
Leggo  e rileggo  di  nicki  e  di nicke, poveri  cari, povere  care,  che  usano  i siti  letterari per un solluchero, per una pillolina di felicità, per un orgasmo ovviamente  virtuale.
Ricordo  che  Nike  vittoria  era  in Grecia
Ma  allora  eravamo  nel V secolo avanti Cristo e vittoria era  una  Dea  alata  non  certo  una  nike  di ora  spiaggiata  sui  tasti  neri  di un pc  ad  inseguire  nicki scappanti  ed  impauriti, oppure  offrenti  l’unico  ciondolo  che suppongono  di  avere
Eppure  per  me  la  letteratura,  per  me  leggere è stato  il  mio  pane, il  mio  vino  ,il  mio dolce  il mio  tutto… i  miei  sogni, il mio parco giochi , convinta  da  sempre  che  fosse  realtà
Ora  tutto  è  un ricordo  nient’altro  che  un  ricordo,  penso  ai  tuoi  occhi  verdi  che non  sorridono  più
Non esiste Neteditor, Alidicarta, Rossovenexiano, Scrivere  ed  Amando.it,  non esiste l’amore, il  tempo, l’etere,  la realtà
Zenone Zenone  ed ora?
Dimmelo  tu  follia  se  posso  far poesia prosa  se  posso  ancora  pigiare e  pigiare  se  non  esiste  l’altro  e nemmeno l' io?
Se  la  realtà  s’è  squagliata, se  l’io è polverizzato, se tutti  cantiamo  un  canto  muto e- vuoi  una tisana?-
Domanda  un nick senza di volto ad  una  nicka  avvilita …  sarebbe anche un bel gesto  se  lui  non fosse  a Vattimpepero  e lei non  abitasse  a  mille chilometri  di distanza
E  tu  la vuoi  una tisana?
Letteraria- ovviamente- mi  verrebbe  da  urlare,  da strappare il  foglio, il  libro,
da  mandare al diavolo  Zenone Aristotele dalla  A  alla  zeta- in ordine- red, drago, cla, l’inconsistente  vuoto  del nick…
incapace e involuto inebetito e stronzo
rimandante ad un nulla troppo simile  alla  vita  di qua

logicamente  i  nomi  dei nick  sono inventati…  non  esistono… pura  fantasia

direbbe Zenone  

 Solo paradossi



domenica 17 giugno 2012

Zoccole e puttane


Zoccole e puttane
Seduta nello studio dell’affermata e bella professionista mi ero attardata in pratiche inerenti il lavoro e,  nel mentre lei spulciava normative, io  tiravo fuori dalla mia borsa qualche foglio.
Lei sapeva che io scribacchiavo qua e là ed improvvisamente mi fa:- Lei scrive, signora, scriva la mia storia! -
Non avevo idea di quale storia io potessi scrivere, non avevo idea che avrei dovuto mettere su carta una vita completamente destabilizzata,  malgrado le apparenze, lo studio scintillante, i dipendenti, il suo abbigliamento da donna in carriera, la sua bellezza.
Mi risedetti e abbassai la testa, a disagio, io ero solo una sua cliente, a mia volta  catapultata in anni, in giorni orrendamente sciupati.
Lei, come me, aveva avuto un grande e solo amore che aveva sposato dopo ben quindici anni di fidanzamento.
Le somiglianze fra me e lei finiscono qui.
La sua storia poi a me sembrò inverosimile.
Dopo pochissimo suo marito incontrò un’altra donna, povera, ignorante, debole, ecco, e lui, così disse a lei,  ne ebbe pena.
La moglie perdonò, ma lui continuò a vedere di nascosto questa donna povera, debole, senza grazie.
Lui disse alla moglie che l’avrebbe lasciata se lei lo avesse aiutato, avesse aiutato questa povera donna finanziariamente.
Così la professionista, affermata ed innamorata, finanziò l’acquisto di un bel negozietto per l’altra.
Che cos’erano per lei cinquantamila, sessantamila euro, centomila euro?
Nulla, mentre per l’altra erano vitali. Lei acconsentì.
Continuavo ad ascoltare a bocca aperta, senza pensare, mentre lei aggiungeva che il marito non lasciò l’altra ma addirittura dopo qualche tempo la mise incinta.
S’incontrarono tutti e tre e l’altra,  quasi fintamente rassegnatamellifluamente sospirò:- Ora dovrai dare la separazione a tuo marito,  noi lo facciamo per il bambino.-
Il marito,  a capo chino,  spergiurava di amare la moglie e che l’altra le faceva pena, l’altra aveva calcolato solo il portafoglio di lei, della moglie.
Così la professionista si ritrovò senza marito, senza soldi, ovvero con una perdita ragguardevole…
-  Io amo ancora mio marito- mi diceva- mentre l’altra vuole solo i suoi soldi.-
Vede signora- continuava-  la differenza fra zoccole e puttane. 
Le puttane fanno un mestiere dignitoso, sanno cosa fanno, non rovinano famiglie, sanno stare al loro posto, la zoccola fa la manfrina, recita a soggetto il ruolo della gatta morta, della povera disgraziata, di chi ha tanto bisogno, bugiarda, ingannevole, riduce l’uomo un pupazzo.-
Mah, io non ero tanto d’accordo e tornata a casa studiai le zoccole, le femmine dei topi, che possono rimanere  incinte di più partners, le zoccole che quando camminano fanno un rumore incredibile come le donne del medioevo che battevano sul selciato gli zoccoli. - Passano le zoccole- dicevano gli uomini  sentendo il rumore ed era ovvio che le donne per bene stavano  a casa.
Studiai la voracità di sesso, l’avidità senza scrupolo di donne che saltano su tutto, come cavallette, impazzite ma determinate nel raggiungere i loro scopi, che hanno sporcato come una fogna il nostro tessuto  politico, sociale, urbano.
Rimanevo sempre più infastidita e cominciai anch’io a dare della zoccola  a donne che rubavano tutto, la villa principesca, tutta l’attrezzatura ed i camion della ditta, rubavano tutto
Zoccola … cominciai a dire io, ma non era vero, siamo noi che permettiamo la spoliazione per troppo amore, nel mio caso ero io che, noncurante dei beni materiali, continuavo a veleggiare con un foglio in mano senza orpelli, gioielli e conto in banca.
Le zoccole e puttane restano solo zoccole e puttane- come dice mio padre.
Parlo come lui. Perdonatemi.
Parlo come lui e poi continuo amaramente e storicamente precipitata nel basso impero romano, quando una grande potenza finì in mano ai barbari, indebolita, infiacchita da zoccole e puttane, da una rilassatezza di costumi, da avidità senza fine, dallo sporco e dalla puzza della cloaca massima


Ippolita Luzzo