mercoledì 30 luglio 2025

Daniele Timpano Poemi focomelici



 


— Ah, ma lei è Daniele Timpano!

Me lo farebbe un autografo?

— Ti spiace se te lo faccio a matita? Così quando mi avrai dimenticato basta che mi cancelli.

dal libro di Daniele Timpano Poemi focomelici

questo l'esergo e poi nella introduzione Daniele ci dice “Anzitutto, premetto, quella che troverete nelle prossime pagine è una musicalità mia che è quasi tutta ad orecchio, un ritmo che è prima di tutto quello di un pensiero inquieto ed in continuo movimento (o in fuga?), ostinato in ricorsivi rovelli, ma che è soprattutto un ritmo che ho sulle labbra io scrivendo, leggendo, rileggendo a voce alta i miei testi; un flusso di fiato che mi agita il corpo nel momento del dire, una musica acefala che trova forse una metrica, a volte, soltanto nelle successive riscritture maniacali e infinite.”

Cuepress, la casa editrice digitale dedicata al teatro, allo spettacolo e alla cultura con libri, ebook e contenuti interattivi pubblica la raccolta di poesie e frammenti, di una autobiografia in versi, che inizia con letterina di Natale del 1980 e prosegue nel cammin di sua vita. In questa pubblicazione curata e diretta da Dario Tomasello "Daniele Timpano ripercorre quarant’anni di scrittura compulsiva: frammenti poetici, teatrali e politici si intrecciano in un flusso ritmico e sghembo, ostinato e sincero. Poemi focomelici è il racconto di un’esistenza in versi irregolari, un pensiero che si agita nel corpo e nella voce, tra ironia, inquietudine e riscritture maniacali. Una vita che si fa metrica. Forse."

E cominciamo a leggere Poiesi creativa

Quando voglio a qualcuno mostrare/come funziona il mio lavoro/questo aspirante allievo io lo porto/questo aspirante vassallo del mio pensiero nel corridoio che mi scorre/rettilineo qua accanto/e gli rovescio addosso/i miei sacchi ripieni di bambole rotte Tra testoline decollate/tra braccioline scardinate/io perdo io/il mio tempo col loro.

Attaccate! Aggiustate!/Attaccano... Aggiustano.../E quando tutto/

di nuovo è un tutto/con perizia io/lo rismonto e vado via"

Mi ero messa a trascrivere qui interi pezzi dei suoi pezzi poetici per regalarvi il divertimento un po' amaro un po' surreale del suo costruire e smontare un giocattolo di parole ma poi mi sono fermata e vi invito a comprare il libro, a richiederlo nelle librerie e nelle biblioteche e a contattare le compagnie teatrali per invitare Daniele e sentire dalla sua voce che

 "in tantissimi siamo a nutrire sogni inerti a portata di piede nel mondo/Ma un sogno dev’essere attivo, smanioso, per concretarsi in realtà?/

di nullatenenti padroni del mondo con pochi occhi e tante cose/

– senza lingua – da dire/per quel che posso – dico/Un battito cardiaco Una storia Un’invenzione


– com’è bello volare!

Precipitano/Un uomo e una donna cadendo si stringon la mano/

e sussurrano piano/parole d’amore/che il vento cancella

Precipitano/Un uomo e una donna cadendo precipitano

Non riuscendo a sussurrare non ce la fanno a gridar forte neanche sul fondo della corsa sul più bello

quando rompono

ogni loro bianca ossa sulla neve bianca e soffice in marmellata rossa"

Una miscellanea di versi, di suoni, di immagini che io vedo già sul teatro, recitate da Daniele e con noi accanto a lui a battere le mani e a cantare insieme ricordando il canto di Dario Fo " Cosa aspettate a batterci le mani" nella felicità di essere in sintonia con questo modo di dire la vita, di scriverne per non scordar le inezie, per dimenticar le inutili pieghe e contropieghe con le quali vorrebbero bendarci. 

Evviva Daniele da sempre nel Regno della Litweb

Ippolita Luzzo 


Da Wikipedia

Daniele Timpano (Roma, 18 maggio 1974) è un drammaturgo, regista e attore teatrale italiano.


Ascritto da alcuni critici alla cosiddetta non-scuola romana[1], si inserisce secondo alcuni nel filone del teatro di narrazione. Il suo stile e le sue opere sono sovente descritti come anarco-dadaisti[2]. Ha lavorato come attore con Michelangelo Ricci, Francesca Romana Coluzzi, Massimiliano Civica, Renato Sarti e con varie compagnie della scena indipendente romana, mentre come autore è stato finalista del Premio Napoli Drammaturgia in Festival 2001[3]. È tuttavia soprattutto noto per spettacoli da lui stesso scritti e interpretati (tra gli altri Dux in scatola, Ecce Robot!, Risorgimento Pop, Zombitudine, Aldo morto)[3]. Con Elvira Frosini fonda la compagnia Frosini / Timpano nel 2008



I suoi lavori sono stati rappresentati in numerosi teatri, festival, e contesti performativi in Italia e all'estero, tra gli altri: Romaeuropa Festival, Asti Teatro, Teatro della Tosse, Teatro Elfo Puccini di Milano, Short Theatre, Kilowatt Festival, Opera Estate/Festival B.Motion, Primavera dei Teatri, Pim Off, Teatro Bellini di Napoli, Orestiadi di Gibellina, Teatro Argentina di Roma, Festival Inequilibrio di Castiglioncello, Nottenera, Teatro Civile Festival, Teatro Palladium di Roma, "Face a Face" / Theatre de la Ville di Parigi, Place à l'Art Performance, La Notte Bianca di Roma, La Nuit Blanche di Parigi.

martedì 29 luglio 2025

Il fiore azteco Gustavo Nielsen


 Che responsabilità abbiamo noi che leggiamo? Cosa indichiamo a chi, a sua volta, ci legge? Quale messaggio passa da moltissimi blog, letterari, che dovrebbero usare la lettura come potere scardinante l’omologazione e la dissacrazione? Ecco ciò che mi abita come pensiero. Sull’uso del corpo come oggetto neutro poi ci sarebbe da discutere troppo. Si dimentica che il corpo parla. Manda messaggi che confondono. Mi rendo conto però che fare discorso simile qui è difficile leggendo del corpo di Carlos, che si piega, si contorce, può quasi sparire. Una vera magia. 
 La magia della lettura ci porta poi a Fabio il protagonista che attua i suoi giochi erotici e di desiderio  verso una immagine di donna dimezzata 
 "mi riferisco a quello che è disegnato nel libro di magia, sorridente,
con gli occhi neri e le braccia incrociate, mezzo corpo sezionato su un tavolino. L’illusione è quella di metà donna viva, dal punto vita in su. Si vedono le quattro gambe del tavolino (è la cosa più difficile,
a me ne rimangono sempre tre, per la non corretta disposizione degli specchi) e il taglio del corpo, diciamo, la sezione, appoggia su un vassoio da cameriere. La mezza donna indossa un piccolo top con
un volant che lascia supporre la forma del suo minuscolo seno. Incrocia le braccia sotto quelle tettine. La pelle ha il colore giallo dei fogli del libro, come la pelle del tavolino. Sembrano pergamene."

Siamo in Argentina fra magia e realtà all'epoca della guerra delle Falkland, un conflitto militare combattuto tra aprile e giugno 1982 tra Argentina e Regno Unito per il controllo e il possesso delle isole Falkland.
Fabio si racconta dai suoi undici anni, tredici, diciotto, diciannove, venticinque, trentatré anni, e racconta la nonna, Maria Marta, Carlos e Carmen con il gioco, la magia, l'illusione e la follia. 
Tradotto da Gianni Barone lo scrittore Gustavo Nielsen è nato a Buenos Aires e lavora come Architetto. I racconti del suo Playa quemada sono stati pubblicati in antologie in Messico, Spagna e Venezuela. Oltre a La flor azteca ha pubblicato i pluripremiati romanzi: El amor enfermo, Los monstruos del Riachuelo, Marvin, Auschwitz, El corazòn de Doli, e La otra playa.
Gianni Barone ci riporta anche la testimonianza di Nielsen dopo la traduzione in italiano https://milanesaconpapas.blogspot.com/2025/01/il-fiore-azteco-gianni-barone.html "Voglio che sappiate che le cose più tristi del romanzo sono reali e autobiografiche -l'arruolamento per il conflitto delle Malvinas e la morte precoce del mio amico Quico (Carlos nel testo)-, e che la tristezza che questi due avvenimenti hanno continuato a produrre nel corso della mia vita ha fatto sí che io non abbia più voluto parlare di quel romanzo (una sorta di rimozione) fino a poco tempo fa. 
Però ora molte cose sono cambiate: devo riconoscere che mi sono sentito onorato per la pubblicazione del libro nel paese di mio nonno Vicente e credo anche che la traduzione e le buone critiche abbiano contribuito a farmi superare il mio trauma"

Pubblicato da Tempesta Editore una casa editrice nata nel 2011 dall’idea di esplorare il mondo dei diritti civili e ha poi allargato i suoi orizzonti fino alla saggistica musicale, alla filologia, al benessere, alle varie sfumature della romanità e alla narrativa, sempre cercando, però, testi con un taglio particolare.
Il lettore ideale della casa editrice è chi cerca un libro senza “scadenza”.
 Giovanni Barone Traduttore indipendente ha collaborato alla collana Autores italianos contempóraneos pubblicata dall’editore argentino Laborde, per la quale ha tradotto, con la moglie Mirta Vignatti, La sonrisa del ignoto marinero di Vincenzo Consolo. In seguito ha dato voce italiana ad Animali domestici di Guillermo Saccomanno e a Carne di cane di Pedro Juan Gutiérrez (entrambi per le edizioni e/o). La metà del doppio di Fernando Bermúdez (Edizioni Spartaco) https://www.diatomea.net/author/gianni-barone/
Onorata di ospitare questo libro testimonianza di sinergie fra i continenti, di antiche discendenze e di storie sempre nostre. 
Ippolita Luzzo 

venerdì 25 luglio 2025

Annarosa Tonin Per le vie che nessuno sa


 

La vita nelle RSA nelle case di riposo brulica di sentimenti, di desideri, di rabbia e ricordi. Almeno tre o quattro volte a settimana io vado a trovare mio fratello da tre anni ospite nella casa di riposo adiacente al bellissimo convento e insieme alla chiesa di Sant'Antonio e ogni volta chiacchiero con gli altri ospiti ripromettendoci ogni volta che faremo un circolo di lettura ma poi ci scontriamo con i problemi legati all'udito, alla vista e infine desistiamo. Ogni tanto mio fratello esce e viene in ristorante con noi e anche le altre signore vorrebbero venire con noi ma non possiamo averne facoltà e nemmeno la responsabilità. Nelle Case di riposo anche se a volte si ha una autonomia si ridiventa bambini, si viene deresponsabilitati ed io mi trovo a raccomandare a Francesco mio coetaneo, ma che è in struttura da anni per problemi di salute, di non uscire per fare spesa al supermercato nelle ore più calde. Leggo con partecipazione il racconto di Annarosa Tonin ambientato in una casa di riposo. Leggiamolo insieme e ascoltiamo Ghita Pasini, la protagonista narrante la storia di Cosima e del suo castello in una piccola città.   

Cosima Castaldi, un’anziana signora affetta dal morbo di Alzheimer il cui universo è fatto di bellezza, arte, memoria e resistenza civile, un mattino d’inverno è costretta a lasciare il palazzo in cui vive ed è condotta in una residenza sanitaria assistenziale, la stessa in cui è ospite Bianca, la sua amica d’infanzia. Sedici mesi dopo Ghita Pasini, Margherita, rivela di essere l’unica visitatrice di Cosima e raccoglie il passato e il presente di una esistenza.  La stanza numero 39 della residenza sanitaria in cui Cosima è rinchiusa diventa così teatro.



Annarosa Tonin Per le vie che nessuno sa
“Da tempo, quindi, la piccola città ritiene inutile la bellezza salvatrice che Cosima Castaldi ha eletto a missione della sua vita. In un inverno senza inverno come questo la piccola città aspira ancora all’Esperienza Unica. Nell’attesa, di fronte ambisce senza successo a far sloggiare la vecchia e la sua dama consolatrice, di spalle ammette l’impotenza e auspica una soluzione drastica, vale a dire l’arrivo della signora con la falce.” 

"Da un lato della stradina, dunque, sonnecchia la casa di Duilio Fadda, bassa e lunga come l’insegna Lavorazione Marmi, dall’altro un lembo di terra aperta, dove si rincorrono il gallo, le galline, il marmista, due cani e una ben nutrita colonia di gatti. A ritmo irregolare, tutti attraversano la stradina.” 

“Dalla stradina divisa in due a un certo punto si dirama una terza via. Si annida, tentatrice, un po’ in discesa. Attira, ma a un certo punto costringe a tornare indietro. Un cancello, chiuso da un lucchetto, inibisce chiunque a proseguire.”

  "Cosima sta contando le chiavi agganciate alla sua borsetta. Sono quaranta come le stanze del suo palazzo.

Soltanto dopo il suo sorriso sghembo, il cancello in ferro battuto e le chiavi infinite, osservo gli abiti di una donna di ottant’anni, da cui si diffonde una luce cristallizzata, dissonante, ma non dimessa. Indossa un tailleur nero, una camicetta di seta bianca, trattenuta da una spilla rotonda in filigrana con una giada al centro, un paio di calze pesanti, nonostante il caldo, e un paio di scarpe nere di vernice con la fibbia dorata al centro. I capelli corti sono d’argento, come usciti da una messa in piega.

Poche settimane dopo, esco dalle quattro stanze in affitto che richiedono la luce elettrica, per entrare a palazzo Castaldi, che il sole lo trattiene per sé tutto il giorno. Rispondere al sorriso sghembo di Cosima Castaldi “

 “Da tre anni la piccola città sta osservando il mio ritorno e le passeggiate con la maestra di disegno. Si chiede con quali soldi Cosima Castaldi riesca a pagarmi, sebbene sia chiaro che le mie richieste non possono essere troppo esose, godendo già di vitto e alloggio e del lavoro che, a questo punto, i tre fratelli titolari del lanificio potrebbero anche affidare del tutto ad altri, ma preferiscono sia io a seguire, almeno nelle due province più vicine. “Come fa a gestire entrambe le vite?”, si chiede la piccola città."


Annarosa Tonin nel Regno della Litweb 


Ippolita Luzzo


Annarosa Maria Tonin (Vittorio Veneto, 1969) ha svolto attività giornalistica e di ricerca nell’ambito storiografico e storico-artistico (1994-1998) ed è stata docente di Materie Letterarie e Storia dell’Arte nelle scuole medie e superiori (1998-2010).

lunedì 21 luglio 2025

Moz Marco Barberio in Litweb


 


Dietro ogni quadro c’è sempre una storia “frammenti di realtà e visioni urbane” Moz Marco Barberio in mostra a Lamezia Terme dal 10 al 25 maggio 2025 presso Proposte Design.

 “Se non te la senti” se non te la senti puoi sempre mettere su tela il disagio e lo spaesamento di vivere in una metropoli, se non te la senti puoi sempre trasformare in arte un paesaggio, puoi sempre sublimare con l’arte. 




Due ore di totale immersione in uno splendido contenitore di bellezza sublimata dall’esposizione delle opere di un artista amatissimo che ci regala il golfo di Lamezia con le isole Eolie dipinte ma non dipinte, galleggianti nel mare insieme a tutta Lamezia. 

Una città ideale una città migliore, una città dipinta.

Strade, vicoli e palazzi, riecheggiando Cocciante, coloreremo tutti i muri nel rosso del tramonto che ci regala il cielo di Lamezia. “realismo campionato” che combina arte e scienza. 


Sentire e non sentire. L’immagine è composta da campioni visivi.

 I colori non si fondono ma diventano aree nette, simili a curve, colori in movimento.

"Barberio definisce il proprio stile “Realismo Campionato” (Sampled Realism), una tecnica che si ispira al principio del campionamento digitale. Utilizzando stencil, l’artista scompone l’immagine in aree nette di colore, eliminando sfumature e continuità per creare composizioni che, da lontano, appaiono realistiche, ma che da vicino rivelano intenzionali lacune visive."

Ippolita Luzzo 


"Marco Barberio nasce nel 1971 a Lamezia Terme (Catanzaro). Pittore italiano contemporaneo, pluripremiato. Cresciuto negli anni ’80, Marco si è immerso nel mondo dell’arte, ispirandosi ai graffiti americani ed alla Pop Art. Nonostante non abbia frequentato scuole d’arte il suo talento si è espresso fin dalla tenera età. Grazie all’intuizione imprenditoriale, la predisposizione alle nuove tecnologie e l’amore per l’arte, fonda una web company con il ruolo di direttore artistico, fondendo la sua sensibilità artistica con il nascente mondo internet. I suoi frequenti viaggi negli Stati Uniti consolidano l’attitudine nella scelta di soggetti metropolitani, infondendo nei suoi dipinti riferimenti alle icone della cultura pop."

lunedì 14 luglio 2025

Dove cadono le comete di Vito Di Battista

 


Non esiste una "legge per desertificare i paesi in Italia",  ma ad affrontare il problema dello spopolamento non esistono leggi che  cerchino di opporsi a questo fenomeno, anzi i paesi vengono sguarniti da guardia medica, farmacie, posta. Pensando a questo e leggendo Dove cadono le comete, sono andata a cercare la vicinanza con le comete, i nuovi elementi per lo studio di questi misteriosi oggetti celesti. L’azione gravitazionale dei pianeti giganti del Sistema Solare restringe le orbite delle comete che vengono dalle regioni più lontane dal Sole, rendendole più circolari ad ogni passaggio. 
Dovremmo quindi aspettarci di conoscere molte di queste comete dalle orbite che vanno restringendosi, durante questo restringimento di orbita, nei pressi di Saturno o Giove, avviene già qualcosa. Saranno i telescopi di ultima generazione a poter percepire anche le comete più “sbiadite” e fornire delle risposte.
"Dove cadono le comete", sembra evocare un senso di destino e di luoghi che segnano la vita dei personaggi, come la "nube di Oort" da cui provengono le comete, rappresentando forse un punto di origine e di connessione con il passato e le proprie radici. 
Abruzzo, 1938. Un paese della costa dei trabocchi, a trecento gradini sul mare, una saga familiare che si fa racconto corale di un intero paese, dove storie private dal sapore antico si intrecciano alla grande Storia, dall’occupazione durante la Seconda guerra mondiale e gli scontri sulla linea Gustav alla rinascita negli anni Sessanta.
Paesi che vengono fatti rivivere con i racconti e non posso non citare qui anche il racconto di Valentina Di Cesare Gli Istrici ambientato in  un piccolo centro dell’Abruzzo aquilano: Castel di Ieri, piccolo paese della Valle Subequana, un antico bacino dell’Abruzzo interno, in provincia de L’Aquila. Il paese si trova lungo il tracciato romano della Tiburtina Valeria. La città più vicina, Sulmona, dista circa venticinque chilometri. Dalla seconda metà del XIX secolo, il paese ha assistito a una progressiva diminuzione dei suoi abitanti. Anche Valentina racconta come Vito, gli abitanti attraverso il tempo, in quello spazio, in quel luogo, in quei luoghi. 
Dove cadono le comete è una elegia di quei luoghi, intrecciati e viventi nella storia di tanti, di pochi. Pagine da leggere con calma, centellinando le storie, raccogliendole in immagini, facendone una storia corale e visionaria. Un lungo studio si sente. una ricerca appassionata di fatti veri, restituiti sotto forma romanzesca, e mi piace lo sguardo sui fatti, su un passato presentato con grande vividezza. 
Un passato che Einar Már Gudmundsson racconta in Angeli dell'universo, nella storia dell'Islanda,  ed io mi sono andata a vedere come si possano raccontare fatti terribili, ingiustizie orribili, così come ha fatto Vito Di Battista, permettendo a noi di conoscere le voci e le esistenze sciupate da violenze e povertà, da incurie e luci sempre più fievoli. 
Un libro prezioso "In un mondo in cui il male subito non è una vergogna" Dove cadono le comete  Vito di Battista 
Ippolita Luzzo 

sabato 12 luglio 2025

L'albergo delle api solitarie


Vediamo le cose solo se ci fermiamo, vediamo le cose solo se ci vengono spiegate e fatte conoscere, altrimenti non vediamo. Ciechi restiamo. 

Sedute al fresco sotto una grande quercia e un sensitivo avocado fino allora avevamo goduto della frescura e dell'abbraccio delle lunghe e lucide foglie dell'avocado, dello stormire delle fronde e ci eravamo attardate ad ammirare la creazione artistica  con una ruota per braciere in legno e un supporto foderato di corda e sopra un tondo di vetro con sotto decorazioni da una tovaglia, poi abbiamo saputo essere un'opera di Andrea, la nuora dei proprietari dell'azienda. 


Era il tavolo tondo dove avevamo fino a quel momento ammirato la serenità del luogo. L'azienda Fragiacomo dove ci trovavamo è un'azienda agricola di apicoltura biologica a conduzione familiare che produce principalmente miele, marmellate ed ortofrutta e si trova a Lamezia Terme in Via Gioacchino da Fiore, noi semplicemente diciamo sopra il Campo Sportivo di Nicastro. Eravamo andate per prendere i mirtilli di produzione e i cetrioli e poi ci eravamo sedute a chiacchierare senza capire cosa fosse quello strano manufatto che avevamo alle spalle.

L'azienda agricola apicoltura Fragiacomo  fa anche corsi per bambini tenuti da Doris Fragiacomo che da oltre trent'anni vive in Italia. E lei ci raggiunge quando ormai sono andati via tutti i clienti e ci spiega cosa sia quella costruzione che ci aveva incuriosito. 


Si tratta di un "Albergo delle api solitarie"  un Bee Hotel, una struttura artificiale progettata per fornire rifugio e luoghi di nidificazione alle api solitarie e altri insetti impollinatori. 

Doris ci fa conoscere le api solitarie. 

Le api solitarie non hanno il pungiglione non dovendo difendere le arnie come le api operaie. Le api solitarie sono senza armi e volano verso il loro albergo dove troveranno la stanzetta singola dove mettere il polline e l’uovo, mi dice Doris

A differenza delle api da miele che vivono in colonie con una regina, le api solitarie sono insetti che vivono in modo indipendente, ogni femmina depone le uova e si prende cura della propria prole. Questi insetti sono importanti impollinatori, svolgendo un ruolo fondamentale per la riproduzione di molte piante, inclusi i frutti che mangiamo. 


Gli hotel per api offrono un riparo sicuro e luoghi di nidificazione per api solitarie e altri insetti utili, proteggendoli da predatori e condizioni meteorologiche avverse.

I Bee Hotel realizzati con materiali semplici e facilmente reperibili, come legno, canne di bambù, mattoni forati, paglia e altri materiali naturali che siano adatti alle api hanno una diversità di fori per ospitare diverse specie di api solitarie. 


Mentre lei parlava conosciamo lei ed io decido di fotografarla mentre esce dalla sua stanza d'albergo e di presentarla a Tommaso Lisa appassionato entomologo, che nel 2001 ha pubblicato per l’associazione francese “r.a.r.e.” il catalogo ragionato sui Cicindelidi della regione del Mediterraneo.

Ha pubblicato Coleotteri rossi e altri insetti dello stesso colore (Danaus, 2021) e, con Exorma: Memorie dal sottobosco (2021), Insetti delle tenebre (2022), Il carabo di Napoleone (2023) e Il grande libro dei tarli. 

Come se lui fosse con noi 

nella felicità più totale di essere amici delle api, degli insetti, delle foglie, degli alberi, della natura tutta essere vivente con noi.

Ippolita Luzzo 



martedì 8 luglio 2025

Giovanna Di Marco Museo di Sabbia scorciatoie narrative


Il seppellimento di Santa Lucia di Michelangelo Merisi da Caravaggio 1608 

c'è un film che si gira e devono incamminarsi verso le Catacombe e siamo nella piazza bianca e rettangolare invasa dai camion della produzione. Partecipiamo anche noi e poi dopo un anno andiamo a vedere il film dedicato a Roberto Longhi storico dell'arte che aveva scritto su Caravaggio e a noi resta la curiosità di conoscerne di più. Nel quadro- Il seppellimento di Santa Lucia - del Caravaggio tanto più si espande il luogo, la scena della comunicazione, tanto più le figure ne sono ricacciate nella propria solitudine

Ho ripensato spesso a quel quadro, a quella verità, e resto lì all'unico dei quadri che ricordo con una precisione intima. 

Scrivo e alzo la testa, davanti ho un'opera di Renato Guttuso, sarà una serigrafia numerata e pagata carissima che rappresnta un cavolfiore e vado a Palermo nella Vucciria animata da Giovanna Di Marco. Opere viventi lei ha fatto, facendo scendere i personaggi dalle tele nelle strade. 

 

A me è piaciuto molto il sottotitolo e Grazia Pulvirenti su Letteratitudine  ne scrive " Il sottotitolo Scorciatoie narrative è, volutamente in sottotono, una indicazione di poetica: la forma breve come scelta stilistica in grado di catturare l’essenziale, di creare cortocircuiti, associazioni fra materiali eterogenei, apparentemente distanti, come forma che, a partire da un minuscolo dettaglio, squaderna, agli occhi del lettore, un universo, lo fa deflagrare, ne raccoglie i frammenti e li ricompone, in nuove infinite tessiture.

Il libro è costruito da racconti che, con uno pluralismo stilistico sperimentale, risulta assai sorprendente: ciascun testo prende spunto da un’opera d’arte, che il lettore incontra nelle tre sale in cui sono raccolti i racconti, accompagnati da note metaletterarie a ciascuna sala, un Prologo e un Epilogo."https://letteratitudinenews.wordpress.com/2025/04/11/museo-di-sabbia-di-giovanna-di-marco-del-vecchio/ 



Fabrizio Coscia su Pangea parla di «ecfrasi», ovvero una descrizione a parole di quadri o sculture. "È il caso di questo Museo di sabbia, titolo borgesiano (Borges è uno dei numi tutelari del testo, insieme a Gesualdo Bufalino, e non a caso in esergo troviamo una citazione da entrambi), per una originale raccolta di racconti che ha come tema e struttura, appunto, l’ecfrasi. Basta scorrere l’indice per averne un’idea: il libro è diviso in tre «sale», ciascuna dedicata a un’epoca diversa – Medioevo, Età moderna, Età contemporanea – proprio come un museo, e in ciascuna sala ogni racconto porta il titolo di un’opera d’arte – quadro, scultura, affresco, altare, monumento funebre, statua – alcune celebri (di Brunelleschi, Piero della Francesca, Antonello da Messina, Bellini, Botticelli, Caravaggio, Giulio Romano, Bernini, Velázquez, Cézanne, Pellizza da Volpedo, Klimt, Kokoschka, Picasso, Guttuso), altre meno (tesori nascosti come la chiesa di San Giovanni in Sinis, la Madonna assisa in trono del Maestro di Castelsardo, il rinascimentale monumento funebre di Adelasia del Vasto nella cattedrale di Patti). Tutte però capaci di diventare motore narrativo." https://www.pangea.news/giovanna-di-marco-museo-di-sabbia/


Marcello Carriero su Artribune "La riscrittura dell’arte, in Giovanna Di Marco, diventa, in un certo senso, l’artificio orientativo degli impulsi, filtro di sensazioni che fanno dei segni materiali del passato lo strumento di connessione con un’assenza. Sarebbe come se l’oggetto osservato restasse sospeso nel ricordo, come se si trasformasse in un desiderio circoscritto da tutto il resto, un desiderio mai detto, un vuoto che resta indescrivibile perché dicibile solo tramite il suo perimetro. È in quest’ottica che Di Marco ci mostra l’altare di Antonello Gagini, nella sua assurda invisibilità connessa al vuoto dello Spasimo di Sicilia (Andata al Calvario), quell’olio su tavola (ora su tela) eseguito nel cantiere di Raffaello Sanzio a Roma nel 1517 e ora al Museo del Prado; sicché, l’occhio di un turista in Provenza o la personificazione della statua di Giuditta di Giacomo Serpotta, non si perdono nell’inabissamento patologico della famigerata sindrome di Stendhal, evitano semmai con cura ogni diagnosi dell’apparenza per portarci sempre al cospetto di scenari onirici, eccentrici, in cui il messaggio lanciato dall’arte involontariamente si crea nella scrittura." da Marcello Carriero https://www.artribune.com/editoria/2025/05/nuovo-libro-museo-sabbia-giovanna-di-marco/

Sono d'accordo con Fabrizio e con Grazia, con Marcello e con moltissimi altri sul godimento che possa dare l'arte anche leggendola. Bellissimo poi il lavoro grafico della casa editrice Del Vecchio editore e le illustrazioni di Maurizio Ceccato. Esergo di Bufalino e Borges e noi insieme 

Ippolita Luzzo 

  Giovanna Di Marco storica dell’arte e docente di lettere, vive e lavora a Palermo. È autrice di articoli afferenti a temi di critica e letteratura artistica, del racconto “Ciulluvì” pubblicato su “Paragone Letteratura” e dei due racconti del libro La sperta e la babba.

Ippolita Luzzo