mercoledì 21 giugno 2023

Pasti caldi giù all'ospizio


Pasti caldi giù all'ospizio a cura di Roberto Addeo
  Transeuropa 

" Il titolo di questa antologia mi è stato proposto da Giovanni Succi, che non finirò mai di ringraziare. Pasti caldi giù all’ospizio, omaggio al compianto Simone Cattaneo" legando da subito anziani nelle case di riposo con un brodo di pastina per cena e i giovani che ancora non sanno. Così scrive Roberto Addeo nell'introduzione e continua 

"In proposito, esaustive le parole di Succi: «E che valga anche come monito: con la scrittura in versi, novantanove volte su cento la prospettiva sarà quella e, anzi, se davvero un ospizio poi ci sarà ancora, sarà una gran cosa. Una bella tavolata di brodini caldi sarà tutto grasso che cola.»" 

Una antologia di autori che va dalla prosa alla poesia e raccoglie varie suggestioni: citando a caso gli autori già letti e altri conosciuti grazie a questa raccolta potrei ricordare Antonio Bux, Ilaria Palomba, David La Mantia, Vincenzo Pardini, Ivan Crico, Franz Krauspenhaar, Davide Bregola, Sergio Daniele Donati, Matteo Fais, Alessandro Corso, Pasquale Allegro, Letizia Cuzzola. 

Da Davide Bregola vorrei riportare un incipit per dire che questa è una raccolta che va oltre ogni regionalismo, ed oltre lo sbarramento dell'età, e con lui e con tutti noi va il nostro no ai tempi e a questo tritatutto che sembra sia diventato il capitalismo come mercificazione di ogni prodotto umano, compresa la creazione, l'arte, la poesia. 

  "NO Tornerà di moda anche la vita, e allora non ci ricorderemo più com’era prima. Tornerà la ruggine sulle nostre cancellate, sulle inferriate, sui selfie fatti al mare. Le passeggiate. Mandiamoci dei meme augurando sofferenze, vegliamo tutto il giorno le mosche sulle mani. I fiori in plastica hanno profumi inebrianti. Attacchi di panico costanti. C’è un uomo sullo schermo, dà lezioni di morale. Cambia inflessione in base alla platea: diventa veneto, campano, calabrese per timpani abituati a obbedire. Convenzioni."

La raccolta fatta da Roberto Addeo è molto altro, soprattutto il lavoro di intercettare e non disperdere la voglia di dialogo e di conoscere fatto con disponibilità e attenzione per una casa editrice molto interessante. Transeuropa edizioni rifondata nel 2003 da Giulio Milani, e voglio proprio ricordare poche righe per farvi conoscere come si possa resistere all'usuale e scegliere invece sentieri non battuti, come diceva Laborit " la sigla editoriale Transeuropa ha accresciuto di anno in anno il proprio catalogo, passando dalle 3 pubblicazioni del 2004 ai 20 titoli proposti nel corso del 2008, i 26 del 2009, i 33 del 2010, i 40 del 2011. . La storica attenzione della casa editrice per il nuovo, l’inedito, il diverso e il non catalogato in ambito narrativo, si è nel tempo estesa alla poesia e alla saggistica di proposta – mai trattate in precedenza – raggiungendo importanti collaborazioni con pensatori di fama internazionale come René GirardGianni Vattimo e Slavoj Žižek."

E chiudo ritornando a Simone Cattaneo che dopo aver servito pasti caldi giù all'ospizio si infila un cappello di carta e va a giocare per centrare un doppio sei e poter comprare un alone di sole e un po' di colore. Anche noi ci auguriamo di centrare un doppio sei e forse già lo abbiamo fatto se siamo qui a scriverne insieme

"Appena terminato di servire pasti caldi giù all’ospizio/mi infilo un cappello di carta con le orecchie foderate di pecora e/mi imbuco nel solito bar ad osservare fumi grassi attraversare/le finestre a forma di rombo e i feti sottoaceto nei vetri./Tre Negroni e due Campari e poi di corsa fin dietro il vecchio ufficio postale/dove ormai solo cinesi e egiziani giocano a dadi/sperando di centrare un doppio sei che mi permetta di comprare/ogni alone di sole/e qualsiasi milligrammo di colore."

(da Made in Italy, Simone Cattaneo, Atelier, 2008)

Ippolita Luzzo 



lunedì 19 giugno 2023

La sperta e la babba di Giovanna Di Marco


"Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode." da  Gesualdo Bufalino, “Cento Sicilie” in cui lo scrittore ci mostra le tante anime dei siciliani, un impasto di razze e costumi, un vero luogo ibrido. Anche qui in questi due racconti vediamo due persone diverse per ideologie e valori, due periodi storici la fine dell’‘800 e l’inizio degli ’80 del secolo scorso, due donne, Lucia furba e Concetta socialista di origine albanese.

La Sperta e la Babba, Caffèorchidea editore, è l’esordio letterario di Giovanna Di Marco, e proprio l'autrice nell'intervista rilasciata ad Alessandra Farro per Il Mattino di Napoli ci dice:" Mentre scrivevo, è emerso un altro aspetto del mio passato che parlava un’altra lingua, nel senso stretto del termine. Mio padre apparteneva alla minoranza arbëresh, ovvero alla comunità albanese della Sicilia. Durante la scrittura della storia, mi sono resa conto che ognuno di noi è fatto di store diverse, composte da due entità diverse che si uniscono in noi."

Grazia Pulvirenti fa una bellissima lettura del libro di Giovanna di Marco su Letteratitudine e vi allego il link https://letteratitudinenews.wordpress.com/2023/06/06/la-sperta-e-la-babba-di-giovanna-di-marco-caffeorchidea/

Le due voci evocano e danno forma linguistica e spessore antropologico a due luoghi, Piana degli Albanesi, con la sua comunità arbëresh e la sua lingua primigenia, con il culto greco, e poi con la dedizione alla militanza socialista della babba; le zone di Caltanissetta e Racalmuto, con le sue zolfatare, e poi Palermo, con le sue miserie e grandezze, città dove Lucia decide di espatriare per dare un destino migliore alla propria famiglia."

Io l'ho letto come un dono grande, come un dialogo bello con l'autrice, che mi sembra di conoscere da amica, e con lei ho concluso il viaggio a Palermo, approdo di tanti "pedincretati" così vengono chiamati dai Palermitani doc coloro che arrivano a Palermo dalla provincia o da altre provincie della Sicilia. Sempre il benvenuto è difficile per i nuovi arrivati. 

Ho insegnato in un paese arbëresh e so come hanno a cuore il mantenimento della lingua e delle tradizioni.

Entrambe le storie, al di là delle differenze hanno in comune lo sciupio di esistenze femminili addette alla cura dei figli, figli che morivano, come Lucia ci racconta, e di tante gravidanze, di continue nascite, di oppressione familiare, di condizionamenti. 

Sempre ci chiediamo come sia possibile e solo leggendo ci accorgiamo come sia stato possibile all'interno di un'isola o all'interno di un qualsiasi altro territorio trovare la voglia di esistere malgrado le costrizioni. 

Vicinzino, che poi sposerà Lucia,  per scappare dalla guerra si inietta nelle vene cose strane, così si ammalerà di flebite, poi avrebbe voluto farsi saltare un dito e si sarebbe fatto passare per mutilato di guerra. Non riesce nell'impresa ma il suo motto rimane:

" Meglio signaliato ma vivo." 

Ecco io così avrei voluto dare il titolo al mio pezzo su questo libro, un libro che ama la Sicilia, il suo linguaggio, la sua storia, ma sa quanto abbia chiesto ai suoi abitanti per viverci. 

Meglio signaliato ma vivo è l'arte di arrangiarsi, di farcela ancora in barba al destino, ai potenti che decidono guerre, a chi ignora i bisogni essenziali. 

Ippolita Luzzo 



Giovanna Di Marco (1978), storico dell'arte e insegnante di Lettere. Vive e lavora a Palermo. Suoi racconti sono apparsi su riviste e collettanee.

giovedì 20 aprile 2023

Anna Vallerugo SatisfictionBook Una Bellezza vertiginosa


 Anna Vallerugo, giornalista e traduttrice, è redattrice di Satisfiction  "la prima rivista di critica letteraria che rimborsa i libri consigliati. Satisfiction è la prima rivista gratuita, ma mai scontata.  Ogni giorno, da anni, propone inediti di grandi scrittori classici e contemporanei. Oltre a centinaia di recensioni, sempre aggiornate, e decine di rubriche tenute dalle maggiori firme del panorama critico e narrativo italiano." 

Ideata da Gian Paolo Serino, Diretta da Gian Paolo Serino e Paolo Melissi, Anna Vallerugo fa parte della redazione. 

 Il volume comprende oltre cinquanta recensioni e saggi brevi scritti tra il 2015 e il 2021 per la rivista di critica letteraria  tra le più note in Europa per avere ospitato grandi firme della critica italiana e la pubblicazione di centinaia di inediti di importanti scrittori del presente e del passato.

La Rivista letteraria è nata vent'anni fa e nel corso degli anni ha raccolto intorno a sé una schiera di collaboratori fra cui Anna Vallerugo, una delle più lette e preziose collaboratrici, dice Paolo Melissi nella sua prefazione alla raccolta. Ricorda infatti come della recensione su Luciano Bianciardi La Vita agra in poche ore si giunse a quarantamila visualizzazioni, un vero proprio record. Nel libro sono presenti anche sei recensioni apparse sulla rubrica "Punto di svolta" che ora credo non ci sia più. 

Anna ha recensito, fra gli altri, I famelici di Davide D'Urso, Alessandro Cinquegrani Pensa il risveglio, Raffaele Mangano La Colpa, Daniele Petruccioli La casa delle madri, libri di cui ho scritto anch'io, non certo con l'intento di farne recensioni, ma solo come un tuffo, come un atto d'amore verso la lettura. Recensioni sono quelle di Anna che indaga sullo stile, sulla struttura del testo, che analizza e ci ridà la comprensione del lavoro creativo dello scrittore. 

Dico sempre che ora vediamo troppe recensioni sui libri, non sono ovviamente recensioni, sono pareri, sono chiacchiere fatte per parlare di un libro, invece se si vuole sapere come dovrebbe essere una recensione allora è bene che leggano questo libro. 

Negli anni Anna Vallerugo ha parlato e scritto sia di autori grandissimi ma anche di esordi letterari, di autori che abbiamo amato insieme dando loro fiducia: Francesca Borrasso La bambina celeste, Martino Ciano Zeig, Crocifisso Dentello Finché dura la colpa. 

Nel leggere i nomi di tanti autori presenti qui nel blog Il regno della Litweb mi rendo conto che dovrei citarne ancora moltissimi e ciò mi conferma che con Anna abbiamo uno stesso terreno di riferimento e di ciò sono orgogliosa, non per nulla insieme facciamo parte della giuria del Premio Brancati. 

La Casa Editrice Arkadia, sempre attenta a pubblicare scritture sorprendenti, penso per esempio a Michele Zatta con Forse un altro, scritture di grande qualità artistica, non per niente molti dei loro libri vengono candidati in prestigiosi premi, ora con questa pubblicazione dimostra quanto sia valido il lavoro continuo di piccole e medie case editrici indipendenti per preservare l'originalità di espressione e la creatività propria del genio italiano. 

Le case editrici di cui Anna ha scritto sono moltissime ed ovviamente sono presenti anche le grandi come Einaudi, Bompiani, Feltrinelli, ma soprattutto troviamo perle dell'editoria come Miraggi, TerraRossa, Inschibboleth. 

Ma farei un torto a non nominare tutti quindi vi rimando al libro di Anna Vallerugo ora accanto a me, ma da tempo ormai un manuale da consultare dovrebbe essere per chi si accinge a fare la critica letteraria come si deve. 

Ippolita Luzzo 

domenica 16 aprile 2023

Ad Argo il cane di mia sorella

 L’unico cane che io abbia mai amato   29 maggio 2012

Si chiamava Gala, come la moglie di Dalì, come la compagna di Paul Eluard, Galatea, la donna amata da entrambi, la donna donna una donna tu sei…La musa delle loro opere.

Era un setter bianco con le macchie arancioni, finito fra le mie braccia, piccolo, ammalato di gastroenterite, la malattia che decima i cagnolini se non si interviene in tempo.

Per lei imparai a fare le punture ai cani eh, gli esseri umani si sono sempre rifiutati di farmi da cavia, per lei imparai a fare le flebo 

Per lei imparai a condividere con un cane passeggiate ed esigenze.

Non ero abituata, io solo una gatta bianca avevo avuto nell’infanzia, una gatta amatissima con la quale litigai quando lei uccise il cardellino che avevamo in gabbia.


Il mio cane diventò una bellissima cagnetta, affettuosa e felice fino a quando non passai di ruolo in un lontano paese del crotonese.

Io in esilio, lei agli arresti.

Mia madre tentò di tenerla ancora ma non fu possibile, non avevamo giardino e la cagnetta fu data

Ne rimanemmo straziati, mia madre dopo tempo andò a trovarla dal signore che la ospitava e tornò in lacrime.

Gala aveva saltato felice per tutto il tempo della visita… piango ancora ora, piango perché io non riuscii ad andare, non avrei potuto portarla con me  nei paesi assurdi dove poi insegnai 

Gala è morta, morta infelice in un luogo dove fu tenuta come un cane… letteralmente, come tengono qui i cani, alla catena, come tanti uomini ancora vivono e fanno vivere alla catena.

Mi rinnamorai  dopo moltissimi anni del primo cane di mia sorella,  Spillo, un labrador, affettuosissimo, un cucciolo, un amore, perduto in un attimo.

Quell’anno il natale lo passai nel garage di mia sorella a fare la flebo a Spillo, anche lui con una enterite fulminante, odiando i veterinari che non riuscivano a salvarlo.

Morì mentre io facevo la flebo.

Da allora non riesco più a guardare un cane con trasporto e Argo lo sa.-

Argo è il nuovo labrador di mia sorella.

Occhi verdi come mia nipote, pelo fulvo, arancio, elegante, calmo, mi saluta, ma io

-Argo, perdonami- mi rivolgo a lui- Tu non c’entri-

-Ti prego-


Qui con Argo https://www.facebook.com/AngelozziComunicazione/videos/561408487843168

16 aprile 2023 e riprendo questo pezzo stasera dopo tanto tempo, intanto Argo ha 15 anni e nel salutare salutiamo tutti i nostri cani, gatti, tartarughe, pesciolini rossi, tutti gli altri esseri viventi che hanno fatto parte della nostra casa

Ippolita  Luzzo 


sabato 25 marzo 2023

Piero Balzoni Vita degli anfibi


"Alla fine di settembre c'era stato uno scroscio di pioggia come non si vedeva da mesi e una parte del solaio, quella in cui una volta si lavorava il caglio, era venuta giù." stiamo in un caseificio dismesso e finiremo in un caseificio dismesso. Qui arriverà dalla Sicilia un ispettore nuovo con i baffi e la giacca sgualcita per fare le indagini sulla scomparsa del padre della bambina.

L'ispettore si chiama Domenico ed io rimango a tampinarlo mentre lui segue la pista dei debiti, di un'amante, per trovare il motivo di una scomparsa.
Dentro il lago e sull’altalena che va in alto e poi leggendo Vita degli anfibi di Piero Balzoni si scorda il tempo anzi diventa tutto attesa. Ho vissuto la lettura come un giallo, una scomparsa, una indagine, in casa della bimba presente al momento della scomparsa del padre arrivano gli investigatori ma non chiedono nulla a lei. Mi sembrava riecheggiare Simenon e ad ogni colpo di scena ad ogni movimento sospetto, ad ogni ritrovamento ero sempre ad aspettare la scoperta decisiva. Nulla più vi dirò se non che la voce narrante è proprio della bimba presente sul luogo della scomparsa e che essendo in alto lassù su un’altalena spinta dal padre nulla di più sa. 

"e il giorno in cui alla fine pensavo di aver capito che cosa fosse successo davvero, dove fosse mio padre e dove avremmo dovuto cercarlo dall'inizio, ero stata io a doverle chiedere scusa" dice la figlia alla madre, entrambe rimaste nell'assenza di un padre una, di un marito, l'altra. 

Dopo tre mesi di pioggia c'era stata una primavera corta e intanto il tempo avvolge oggetti e situazioni con una patina di polvere. sento l'assenza nell'aria, sento l'impossibilità di scoprire ormai cosa sia successo e quando noi lettori ci siamo arresi ecco che la vita ci sorprende sempre. 

Ci abituiamo alle mancanze e alle tante assenze, cresciamo invecchiamo nel tempo e intanto come gli anfibi ci trasformiamo, e rimarremo anche noi a ridere come le rane chissà. 

Leggetelo e cercatelo in libreria, già in ristampa è. Sono sicura che un film a breve diventerà

Ippolita Luzzo 



Piero Balzoni è nato a Roma, il quindici maggio del 1980. Regista e sceneggiatore per il cinema e la televisione, nel 2005 si è laureato in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Roma la Sapienza. Vincitore del primo premio Minerva d’Oro al festival La Città in Corto con il cortometraggio “I tre lati del cerchio”, e del premio Roma Videoclip 2009, finalista al festival di Cinecittà Holding. Ha realizzato documentari, cortometraggi, spot e videoclip per diverse produzioni italiane. Dal 2010 collabora con la Taodue Film.

 Filmografia dal 2000:

2021 » doc Caput Musicae: tra centro e periferia, Omnia Vincit Musica: sceneggiatura

2015 » Chiamatemi Francesco - Il Papa della Gente: sceneggiatura (collaborazione)

2013 » doc Autobiografia dell'Università Italiana: regia, soggetto, sceneggiatura

Questo il suo romanzo d'esordio nel 2015 “I buoni romanzi li scrive gente che non ha paura” sosteneva George Orwell e Piero Balzoni non ha di certo avuto paura di osare con il suo romanzo d’esordio, Come uccidere le aragoste (Giulio Perrone editore, pp. 230, euro 13). Un immaginifico viaggio metropolitano, all’insegna della logica e del surreale, in cui il dolore e la sete di giustizia diventano visionarietà."

lunedì 13 marzo 2023

Stelle meccaniche di Alessia Principe

 


Chissà dove sarà finita quella fiducia nel futuro! Chissà! Il mondo per come lo conosciamo o pensiamo di conoscerlo ci rinvia sempre più verso la distopia, una descrizione o rappresentazione di una realtà immaginaria del futuro in cui viene presagita un'esperienza di vita indesiderabile o spaventosa. Ed anche la fantascienza si basa su una narrazione con ipotesi  tecnico-scientifiche e  conseguenze sulla società e sull'individuo terribili. I personaggi, oltre che esseri umani, possono essere alieni, robot, cyborg, mostri o mutanti; la storia può essere ambientata nel passato, nel presente o nel futuro. Ma non è più fantascienza ormai. La distopia e la fantascienza,
 entrambi questi generi letterari derivano dall’utopia: il primo seguendo una discendenza diretta, il secondo, per alcuni, come una forma di degenerazione. 

Utopia è immaginare un mondo migliore ma "al sostanziale ottimismo vittoriano sulle possibilità del futuro della borghesia in ascesa (un ottimismo da apertura d’epoca, sia pure con le bivalenze della rivoluzione industriale) si è sostituito, nel nostro secolo, un atteggiamento culturale e mentale molto più differenziato e problematico" dice  Daniela Guardamagna, "Analisi dell’incubo. L’utopia negativa da Swift alla fantascienza". 

Leggo con attenzione romanzi che trattano storie come Stelle Meccaniche di Alessia Principe, romanzi dove il sole non c'è più, si è spento il sole e la stella artificiale Meti si è spenta anch'essa, potremmo dire.

 Uomini e donne sono pezzi, sono usati come pezzi di ricambio, sono ormai un misto di tecnologia e umanità. La Terra è dominata dagli Arcolai che domina sui  Resti, i ricordi. Inquietante futuro visto con gli occhi di due ragazzi Tito e Giosuè.  

Benché in un mondo distopico incontriamo Miriam " Ogni rientro nel suo corpo era come aprire la porta di casa dopo una lunga assenza e scoprire il proprio odore cha solo gli altri riuscivano a cogliere... I sentori domestici continuavano a esplodere come bombe subacquee nella testa, e lei li sminuzzava e li rimetteva al loro posto. E metteva a posto se stessa." Stelle meccaniche

"Miriam scrisse la storia di Eva sul suo diario. Lei scrisse: Sono stata Eva. Ventidue anni dentro di lei… Il tempo è un filo di bava che si allunga su e giù"

Giosuè, Tito, come essere amici essendo rimasti circuiti di connessione. Resti di Rebecca, di Aristide, Noè, intanto a prua sta, la sua nave Nimrod ondeggia al molo 13G. Una nave entropica lunga ventidue metri

"Il tempo è un’ossessione e i ricordi l’anestesia della morte. Siamo Resti di Tempi più universali." mi dice Alessia 


Stelle meccaniche di Alessia Principe lette a casa di mia madre mentre ci scaldiamo al caminetto. La casa è antica, fa parte di un complesso del settecento, del barocco calabro, mia madre si avvia a compiere cento anni e ormai anch’io sono aggrappata a ciò che ci sembrava bello fosse del futuro. Siamo resti. Testimonianze di ciò che si trasforma inesorabilmente. Stelle meccaniche è un romanzo di fantascienza, mi è sembrato riecheggiare Asimov, mi sono ricordata la fantascienza letta negli anni settanta, ma qui la fantascienza diventa distopia, diventa ciò che è ormai la realtà. Se leggo di resti, non posso fare a meno di pensare ai migranti, a chi è morto stipato in un camion, a chi è morto annegato sulle spiagge di Cutro, a chi deve raccogliere pomodori a tre euro al giorno ed essere schiavo di un padrone, ai moltissimi residui di una civiltà involuta. Distopica. Alessia ci racconta di corpi costruiti con residui di cavi, con innesti, di corpi dove anche i ricordi vengono resettati, ricomposti e chissà cosa si ricorderà se anche il ricordo è manipolato. 
Mi chiedo cosa resterà, come sopravvivere al disastro senza perdere umanità, mi chiedo ma già il chiedere mi sembra un atto pretestuoso. 
Nel Regno della Litweb, pura astrazione mentale abbiamo anche noi i nostri pezzi, pezzi di ricambio, pezzi che urlano e pezzi che sorridono, "Assicuriamo con una bugia un sottile equilibrio: L'utile resta, l'inutile va riciclato" con le parole del dottore Sarastro  a Giosuè rimaniamo a leggere "Qualsiasi istante avrebbe cambiato il corso degli eventi, ma le cose sono andate in un certo modo. Perché le cose vanno sempre avanti, Giosuè, e vanno sempre come devono andare. Tu non puoi cambiarle. Nessuno può."  e poi  dopo che succedono le peggiori cose, sembra una saggezza antica, dimenticare per sopravvivere. Dimenticare è anche il modo in cui tutti gli uomini sono sopravvissuti. Non possiamo torturarci all'infinito.
Nel Regno Della Litweb intanto sta Alessia Principe con Stelle Meccaniche. "Stelle che non smettono mai. Quelle vere." 

Ippolita Luzzo 



giovedì 9 marzo 2023

Il cadavere di Nino Sciarra non è ancora stato trovato di Davide Morganti


 "I fratelli Sciarra, siciliani trapiantati a Napoli, sono morti. Un uomo ha il compito di entrare in casa e recuperarne i corpi. Uno dei cadaveri viene trovato subito; dell’altro non c’è traccia. Oltre la soglia dell’abitazione, cianfrusaglie accatastate, cicche di sigarette, spazzatura, cibo avariato e libri. Soprattutto libri. L’uomo viene inghiottito dalle stanze in cui vaga senza requie e si perde nelle pagine di autori dimenticati." Questa la cornice in cui si muove la voce narrante, colui che deve recuperare il corpo fra tante stanze. Non è infatti una casa ma una villa, una villa buia e pericolante di Lago Patria, in provincia di Napoli.
 

“La letteratura è uno strano cimitero, mette dentro vivi e morti e a stento si riconoscono.” 

Cominciamo il viaggio, entriamo. Leggendo Il cadavere di Nino Sciarra incontro i libri viventi. Anche Davide Morganti sente il muoversi dei libri, il fruscio, il respiro e mentre cerca il cadavere in realtà continua il suo dialogo con i libri, con autori di qualche decennio fa.  Mi arrendo alla fascinazione della lettura, della letteratura e solo lui, solo Davide farò parlare mentre lui parlerà con tutti i libri che incontra. 

Romualdo Romano, e poi  Satta “la vita eterna come uno scialle nero. “Per conoscersi bisogna svolgere la propria vita fino in fondo, fino al momento in cui si cala nella fossa. E anche allora bisogna che ci sia uno che ti raccolga, ti risusciti, ti racconti a te stesso e agli altri come in un giudizio finale. È quello che ho fatto io in questi anni, che vorrei non aver fatto e continuerò a fare perché ormai non si tratta dell’altrui destino ma del mio”

 “ Nino Di Maria,  e Ciuffettino ”Sono libri crudeli, che vogliono distruggermi, sono cattivi con gli uomini che li hanno abbandonati, quando parlano fanno dei suoni strani che mi tormentano; lascio che vadano via, non hanno ancora intenzione di farmi del male.”

 E poi trovo Coccioli, e dopo Coccioli  il libro di Marangolo "Un posto tranquillo, storia di turbamenti e di guasti, di giovani illanguiditi e spaventati dal mesto morire in provincia. Ma perché le cose si dimenticano? Perché resta così poco di quello che facciamo? Perché il resto sparisce stritolato dalla morte? I libri scompaiono come gli uomini, travolti dal tempo e dagli uomini stessi, non c’è troppo spazio per noi che viviamo quel tanto per passare subito; si va avanti, avanti c’è posto, noi andiamo via e altri prenderanno il nostro posto; il bel libro di Marangolo è disincantato, non si aspetta nulla, sta tra i morti e non si lamenta, il titolo e il nome dell’autore diventano lapidi su una sepoltura.” Sono alla stanza undici

Stanza undici: Ma perché le cose si dimenticano? Perché resta così poco di quello che facciamo? Perché il resto sparisce stritolato dalla morte? I libri scompaiono come gli uomini, travolti dal tempo e dagli uomini stessi, non c’è abbastanza spazio per noi che viviamo quel tanto per passare subito; si va avanti, avanti c’è posto, noi andiamo 

via e altri ci sostituiranno; il bel libro di Marangolo è disincantato, non si aspetta nulla, sta tra i morti e non si lamenta, il titolo e il nome dell’autore diventano lapidi su una sepoltura.

Di silenzio è fatto anche il mar Mediterraneo, con i suoi morti e le sue navi, con le sue rive strette, con il suo dolore e la sua speranza, è un mare-muro in certi momenti; ne scrissero nel 1932 due scrittori, Luigi Motta e Calogero Ciancimino, in uno dei tanti libri che hanno scritto, dal titolo Il prosciugamento del Mediterraneo, in cui preannunciavano l’essiccazione del bacino, con un abbassamento del livello del mare tale da avvicinare le coste siciliane a quelle del Nord Africa. Anche loro spariti senza alcuna considerazione, sepolti sotto le vite dei vivi, considerati appena degli scribacchini che avevano provato a fare fantascienza, senza riuscirci. Intanto, però, il Mediterraneo davvero si sta prosciugando, per lasciar posto ai morti.

Da qualche parte pile di libri stanno crollando e il loro rumore co- pre tutto. Comincio a odiare i libri, i libri non servono a nulla, hanno solo reso l’uomo infelice; chissà le loro pagine quante parole conten- gono: miliardi miliardi e miliardi che mi fanno sentire un minuscolo, insignificante archivista. C’è molto erotismo nel romanzo di Zvete- remich,  Zveteremich consegnò a Feltrinelli Il dottor Živago di Pasternak, dicendogli di pubblicarlo perché era un capolavoro, ma il mondo non sa più nulla di questo studioso italiano.


"Le Intermittenze sono un’intercapedine tra noi e quello che non vediamo, un mistero in controluce di cui non mi ero mai accorto prima di entrare in questa casa; non le vede quasi nessuno e chi le indica è preso per pazzo, per profeta, per imbroglione, per visionario: c’è troppa carne nelle nostre vite, troppo sangue che copre la Verità"

e le stanze che ho attraversato, credo siano quindici poi mi pare venti, poi settanta; è difficile distinguerle perché le porte spesso sono rotte o nascoste dalla Congerie. Chissà da quanto tempo mi trovo qui. Un libro se ne sta a pancia sotto, come un insetto capovolto, coperto da una strana cenere, ha pure l’impronta di una scarpa: Autobiografia di un picchiatore fascista di Giulio Salierno, non è certo un romanzo ma un’autobiografia cruda di un segretario fascista, dura, scritta con una lingua che non ne vuole sapere di fare bella figura. 
"La Congerie è qualcosa di così confuso, immenso, sterminato in cui ti muovi ma solo per non cadere e che esiste da sempre e Boine prima di me l’aveva vista. E la presenza dei libri moltiplica la sua natura e non è detto che Dio sia ordine che voglia ordine. Chissà dov’è sepolto Boine, chissà a quanti anni è morto. Calcinacci mi sono caduti addosso, roba da poco, però finalmente ho sentito un rumore non provocato da me. Confesso che sono stato seduto su un triciclo mentre finivo di leggere un romanzo, anzi non so bene come chiamarlo, un libro di Mario Pomilio, pure lui cattolico come Boine. Il quinto evangelio si chiama quello che ha scritto, un librone di lettere, eresie, apostasie, digressioni, leggende, frammenti e un militare americano alla ricerca del vangelo perduto, il quinto. Chi ha mai scritto un libro così?

Onore alle armi a Davide Morganti. Come davanti una battaglia chi perde con onore ha l'onore delle armi, così Davide in questa guerra perduta contro la dimenticanza di moltissimi autori della letteratura italiana ci consegna questo splendido libro che avrà l'onore delle armi, il riconoscimento della sua grande bellezza. La memoria da tenere. Io ho fatto parlare Davide qui nel Regno della Litweb 
Ippolita Luzzo