I libri non hanno una data di lettura e a volte scelgono loro stessi di essere letti, come nel caso del libro di Dario Pontuale che da qualche giorno decide di uscire dalla libreria del soggiorno e offrirsi in tutta la sua storia ora a me vicina. Lo leggo con una diversa partecipazione in questi giorni, stamattina ne parlo con una amica, passeggiando al Parco Impastato, con un'amica che sta vivendo la scomparsa della memoria di sua madre, il suo non essere più riconosciuta, il suo non poter capirla più, scomparsa la madre nelle nebbie di una malattia su cui ancora non vi sono soluzioni.
Alfiero, uno dei protagonisti della storia viene colpito dall'Alzheimer e perderà i ricordi, però i ricordi sono qui sul foglio, sul libro, e noi sfogliando possiamo ritornare all'incontro fra Alfiero un bibliotecario volontario, non di professione, e Michele, l'adolescente sorpreso a dipingere una A di anarchia su un muro del civico 49, il palazzo dove entrambi abitano e situato in un quartiere periferico della città, un quartiere nato intorno ad una fabbrica di liquori ormai dismessa La Fortezza.
La Fortezza è diventata altro nel tempo, un luogo di incontro e di eventi, un luogo di aggregazione, ma la società proprietaria dell'impianto vorrebbe di nuovo riprenderla.
Un libro non è solo trama però, un libro parla se dice tanto altro e a noi dice di un rapporto di crescita e affettuoso fra Alfiero e Michele, il figlio che Alfiero non ha avuto ma che ha scelto. Lui e Luciana non avevano potuto avere figli per un incidente occorso alla moglie, ma Michele è il figlio voluto e incontrato, il testimone di tante letture, di tanti momenti, è colui che deve conservare il segreto di una confessione.
Bello il rapporto di coppia fra Alfiero e Luciana, bello il rapporto amicale filiale fra Alfiero e Michele, fra Michele e Luciana, più di quello di Michele con i suoi familiari, perché sono più belle le famiglie scelte di quelle che a cui si appartiene per nascita, bello trovarsi e ritrovarsi sulle letture insieme, su L'isola del tesoro, su Delitto e castigo. Bello ritrovare nel baule di Alfiero tutti i volumi sull'anarchia, sugli anarchici e in fondo il libro è su di loro, sugli anarchici.
Comincia con un A di Anarchia dipinta su un muro del civico 49 e continua con la storia di anarchia del padre di Alfiero, fino al ritrovamento di Bakunin, Kropotkin, Proudhon, nel baule di Alfiero, l'uomo con gli occhiali di Pertini. Non solo gli occhiali, dire io. e nel baule una firma Jules Bonnot, una frase sulla morte come destino degli anarchici ma se uno sopravvive spiegherà al mondo le ragioni dell'anarchia. E poi il libro di SunTzu L'arte della guerra, un libro di sapienza e di saggezza, un libro sul conflitto, sul conflitto dentro di noi e intorno a noi.
Dario Pontuale ama i libri e ce li fa amare rendendoli vivi nelle storie che racconta, facendoli di nuovo protagonisti di storie a loro volta e io amo i libri che parlano di altri libri raccontando le storie degli uomini, delle donne, alle prese con il flusso incessante del tempo che tutto involve meno i libri, i libri restano senza essere trasformati dal fluire del tempo, sono ricordi e sono letture, sono il presente.
Tutto questo mi fa pensare la lettura del bel libro di Dario Pontuale che raccomando a chi legge nel Regno della Litweb
Ippolita Luzzo