lunedì 15 marzo 2021

Il calendario



10) Il calendario

Il calendario appeso in cucina

 è sottile oramai.

 Solo tre fogli.

 Il vento leggero dal balcone entra

 e fa cadere

 ogni giorno

 il calendario a terra.


 Ogni giorno raccolgo

 quel che resta dell’anno

 e lo riappendo

 al chiodo fisso della buona sorte 

(Ippolita Luzzo) 


sabato 13 marzo 2021

Martino Ciano Oltrepassare


 "Noi esistiamo in una vita che va oltre la vita stessa"

La copertina: Sulla copertina vorrei soffermarmi. Felice Casorati dipinge queste maschere nel 1921 e vediamo uno stralcio della Gazzetta del popolo. Di li a poco l’Italia piomba nella dittatura. Con sgomento io ho letto nel libro visionario di Martino Ciano quel terrore di essere sul baratro. Un libro che è quindi una scommessa sull’urgenza del dire, di fermarsi a riflettere


  “Un senso d’intimità ben descritto dallo scrittore Carlo Levi (1902-1975), che un giorno si trovò a passare nello studio del pittore Casorati, in cui erano sparsi un po’ ovunque i suoi quadri:

Ebbi appena un momento per guardarli, come un ladro, e mi parvero meravigliosi. È difficile dire che cosa sentissi… in quel momento rubato. Ma certo fu attraverso quei quadri che improvvisa mi venne la rivelazione della pittura come incanto libero di spazi, come manifestazione di quel tempo, interno alle cose e al profondo del cuore, che non è nell’oggetto immobile e morto, ma nella sua forma reale, nel suo numero. Il numero che è chiuso, implicito come l’esistenza nella realtà, nel tempio greco: il rapporto, il silenzio: il classico, pieno della dolente malinconia di essere nel nostro tempo.” Ho letto Oltrepassare come se fosse un quadro, e ricordando il libro precedente, Zeig.

In Zeig "Invochi la morte, ma in fondo vuoi esistere ancora per un po' e, mentre la luce del giorno è ancora forte, tu già sai che la morte porterà scompiglio. Che farai?"  Così scrive Martino Ciano in Zeig e mi ricorda "Che fare?" scritto da Lenin all'inizio del secolo scorso, un trattato sui temi della politica, dell'economia, del lavoro, della sottomissione.

Oltrepassare

Il coraggioso libro di Martino Ciano ci ricorda una Calabria ancora decorosa e poi stuprata dall’edilizia rampante e dai veleni verso la fine degli anni sessanta, nei primi anni settanta. L’orrore. Nelle pagine di Oltrepassare tutto lo sfacelo perpetuato per una falsa idea di arricchimento. Palazzoni senza nessun gusto estetico, appartamenti con lunghi e bui corridoi, finestre senza luce. Senza luce i nostri bei paesi sciupati. Da pagina 26 in poi io leggo in lacrime, forse perché vivo male questo orrendo sciupio, forse perché troppo attenta a ciò che leggo. Un libro coraggioso che invito a leggere per riflettere come ancora ora ancora ora lo sciupio non sia terminato.

" Scrivo per renderti testimonianza. Compongo parole nelle quali mi uccido per risorgere, nelle quali mi condanno, mi assolvo, mi amo, mi odio" Leggiamo il Post Scriptum per Emma, la ragazza scomparsa nel nulla, che conosciamo dalle parole di un narratore disperso. " Scomparsa nel nulla. Si cerca nella Capitale. Ansia e preoccupazione per la studentessa calabrese Emma Lanuara. Una lettera scritta dalla ragazza prima di sparire fa pensare al peggio" 

"Noi esistiamo in una vita che va oltre la vita stessa" così inizia la lettera d'addio, ma io non credo ad un addio.

 Nel luogo dell'immaginazione per eccellenza, nel Regno della Litweb, arrivano libri che daranno la carica, l'energia, per stare a guardare e fare. Che fare? fare ciò che sarà possibile, intanto leggere il libro di Martino Ciano e ospitarlo fra i libri buoni e veri ringraziando Martino. 

"Noi esistiamo in una vita che va oltre la vita stessa"

Ippolita Luzzo 

mercoledì 10 marzo 2021

Emanuele Trevi due Vite



Due Vite: Rocco Carbone e Pia Pera 

" C'è un tipo di saggezza che consiste nell'aspettare la verità come un eremita nel deserto, murato tra le proprie abitudini, insensibile alla mutevole varietà del mondo" La saggezza la accompagnerà, mi disse in un pomeriggio di giugno, dopo molto aspettare in fila a tantissimi, un missionario che leggeva le persone facendo aprire loro la Bibbia. Era la settimana della tredicina di Sant'Antonio e sul sagrato della Chiesa moltissimi pellegrini aspettavano il responso. Io fui fiera di ciò che mi disse, me lo ripeto anche ora e non ho questo tipo di saggezza, bensì  vorrei quella di Pia Pera, "di considerare ogni cosa come un passaggio e fare tesoro di ogni esperienza"

Con un libro in mano. 

Nella rosa dei 12 finalisti del Premio Strega con il suo Figli dello stesso padre, Romana Petri viene intervistata nell'aprile del 2013.

 Lei sta dicendo che avrebbe dovuto esserci Rocco Carbone in finale,  scrittore e suo amico, scomparso da pochi anni. Ricordo che lessi e rimasi legata con affetto a questa scrittrice che parlava del suo amico e me lo faceva conoscere proprio nel momento in cui era lei la protagonista. Non conoscevo affatto lo scrittore, ma trovai poi un altro articolo di Chiara Gamberale del 2008, di luglio 2008, proprio poco dopo la notizia dell'incidente in motorino, e la presenza di Rocco Carbone a casa mia cominciò a diventare fisica, lo vedevo. 

Lo vedevo, ero riuscita a trovare un suo video su internet, in cui parlava della sua esperienza di insegnante nel carcere di Rebibbia, il suo ultimo lavoro, di cui troviamo traccia nel libro "Libera i miei nemici" pubblicato da Mondadori nel 2006. 

 Rocco Carbone era diventato mio amico postumo, come si usa dire, non conoscendo ancora quante e quali siano le strade che ci portano ad un altro. Di Rocco Carbone leggo "Padre americano", pubblicato da Cavallo di Ferro, con prefazione di Romana Petri, e "Per il tuo bene" a cura di Emanuele Trevi. 

Nel 2014 Rocco stava a casa mia nel Regno della Litweb, il luogo inventatomi per sfuggire alla realtà troppo cattiva e insulsa. 

La breve vita felice di Rocco Carbone, scrive Emanuele Trevi nel 2009, nella prefazione a Per il tuo bene, pubblicato postumo, ed  io leggo e rileggo questa testimonianza di amicizia grande, unendola ora al libro Due vite, finalista al Premio Strega nel 2021. 

Il tempo fermo su Rocco Carbone e su Pia Pera, sono loro due gli amici di cui scrive Emanuele Trevi in Due vite.

Erano stati amici da giovani, avevano continuato a crescere in amicizia e si erano incoraggiati man mano continuando a essere presenti anche oltre la realtà ingiusta e crudele. Pia si ammala e muore, Rocco ha un incidente e muore, ma "la scrittura è un mezzo singolarmente buono per evocare i morti, e consiglio a chiunque abbia nostalgia di qualcuno di fare lo stesso: non pensarlo ma scriverne, accorgendosi ben presto che il morto è attirato dalla scrittura, trova sempre un modo inaspettato per affiorare nelle parole che scriviamo di lui, e si manifesta di sua propria volontà, non siamo noi che pensiamo a lui, è proprio lui una buona volta"

Emanuele Trevi porta entrambi gli amici allo Strega, facendo fiorire e rifiorire quel giardino curato da Pia, che conosciamo da lei, dal suo " Al giardino ancora non l'ho detto" in una "Apparizione" di Rocco e insieme tutti noi, che crediamo possibile la Letteratura, li vedremo in finale con il sorriso gioioso dell'amicizia. 

Ippolita Luzzo

ps poi dirò ancora 


martedì 9 marzo 2021

Ioana Pârvulescu La vita comincia venerdì


 Vincitore del Premio dell’Unione Europea per la letteratura, il libro di Ioana Pârvulescu ci porta come se fossimo in "una stupefacente macchina del tempo" a Bucarest nel 1897. La scrittrice romena, ci dice Bruno Mazzoni, nella postfazione, è una saggista e critica letteraria ora giunta al romanzo storico, sì, ma con assoluta novità. L'autrice ci porta in una Bucarest alla fine dell'Ottocento, in un giorno, venerdì, e in altri pochi giorni che vanno dal 19 dicembre al 31 dicembre del 1897.

La città raccontata ci sembra un luogo delizioso e garbato, mi sembrano i racconti di mia madre, che nata nel 1924 in Calabria ricorda gli stessi stupori all'arrivo della luce. 

Siamo alla fine del secolo e a Bucarest sta arrivando l'illuminazione elettrica, il telefono, la città è percorsa da carrozze trainate da cavalli, i giornali escono due volte al giorno, e soprattutto si fanno ancora le visite nelle case. Nei salotti della buona società. 

C'era fiducia nel futuro. Iulia, la figlia del dottore Margulis, legge Vanity Fair in lingua originale, tiene un diario e attraverso il suo diario, in cui annota i preparativi per Natale e Capodanno troviamo l'elemento sorpresa. 

In una foresta nei pressi della città vengono rinvenuti due giovani, uno, ferito, morirà dopo qualche giorno, l'altro si riprende, ma non si sa chi sia e l'inchiesta viene affidata al poliziotto Costache. 

Nella lettura di Mircea Cărtărescu lo scrittore chiama il romanzo " a thing of beauty" un libro di una nostalgia affettuosa verso un modo di vivere pacato e disteso. Sembra un libro per l'infanzia, dice lo scrittore, eppure rimane pur sempre un ottimo libro per adulti, un libro di grande realismo e costruito con infinita pazienza nei dettagli precisi. 

Sono tredici i capitoli del libro e in ogni capitolo svariati personaggi raccontano gli stessi eventi con differente interpretazione, come se ci trovassimo davanti a un giallo di Agatha Christie. Ci troviamo a domandarci, leggendo, chi sia questo straniero, vestito in modo improbabile per il periodo storico, e con l'impressione che provenga da un altro mondo. Sembra che lo straniero sia nello stesso tempo del nostro, abbia vissuto come noi, e interdetto ora si chieda come sia possibile che si trovi in quegli anni come se avesse usato una macchina del tempo e fosse tornato indietro. 

Nel prologo troviamo proprio il ritorno al tempo di mia madre " Pochi anni prima del 1900 le giornate erano capienti. La gente vibrava come i fili del telegrafo, era ottimista e credeva, mai come prima e mai come dopo, nella forza della scienza, nel progresso e nel futuro. Capodanno, perciò, era diventato il momento più importante: l'inizio, continuamente rinnovato, del futuro" La Romania era in Europa, a Bucarest, la sua capitale, non c'era tempo per annoiarsi mai. "Prima del 1900 l'uomo credeva che Dio lo volesse immortale, nel senso più concreto della parola. Nulla sembrava impossibile .. Per il resto le persone assomigliavano molto e sotto ogni punto di vista a quelle che le avevano precedute e a quelle che sarebbero venute dopo." Pochi anni prima del 1900 le giornate erano capienti e la gente sognava il nostro mondo. Sognava noi. 

Vi piacerà moltissimo leggere questo racconto, tradotto da Mauro Barindi con perfetta adesione allo spirito e al tempo della scrittrice, pubblicato da Voland, nella collana Amazzoni, nel novembre 2020, in un tempo, il nostro, così sgualcito, in questi anni in cui dobbiamo volgerci indietro per trovare il tempo capiente che ora non è più. 

Nel Regno della Litweb noi andiamo a spasso nel tempo come lo straniero e sembriamo anche noi dei mutanti nel nostro tempo. Mutiamo per resistere nella bella letteratura che ci sostiene.

Ippolita Luzzo 


Ioana Pârvulescu

Scrittrice e saggista, è docente alla facoltà di Lettere di Bucarest. Già redattrice della rivista “România literară” e responsabile editoriale per Humanitas, è autrice di saggi sulla vita quotidiana romena del XIX e XX secolo e di romanzi tradotti in più di 10 lingue. La vita comincia venerdì ha vinto nel 2013 il Premio dell’Unione Europea per la letteratura.

venerdì 5 marzo 2021

Claudio Giunta Le alternative non esistono

 


La vita e le opere di Tommaso Labranca. 

Cinque anni fa, come oggi, Tommaso Labranca mi dà l'amicizia su Facebook. Io lo aggiungo al gruppo Litweb e lui mi toglie l'amicizia. A nulla valse il fatto che io mi scusassi su Messenger spiegando che Litweb ero sempre io. Lui, io credo, non è proprio andato a vedere le mie spiegazioni, ed io ho saputo della sua morte dal cordoglio di chi l'aveva conosciuto sempre sui social. Non lo avevo mai letto e non vedendo la televisione non sapevo neppure delle sue collaborazioni anche con Fabio Fazio. 

Ho letto però con grande commozione il libro, che a cinque anni dalla scomparsa, ha scritto Claudio Giunta su di lui. Un accuratissimo saggio. 

Ho conosciuto nel 2019 Claudio Giunta a Lamezia nel corso di una serata. Lui presentava con brio e intelligenza il suo libro "Come non scrivere. Consigli ed esempi da seguire, trappole e scemenze da evitare quando si scrive in italiano" (Utet) ed io ero estasiata di incontrare chi condivideva con me gli stessi pensieri riuscendo però ad esprimerli con tanta chiarezza e amabilità. 

Il saggio dedicato a Tommaso Labranca è dotato delle stesse caratteristiche: Chiarezza e Amabilità. 

Non conoscendo Tommaso Labranca ci affezioniamo a lui come ce lo propone Claudio e ripercorriamo i luoghi frequentati e le abitudini di Labranca come fosse un amico perso troppo presto. 

Ne seguiamo i suoi inizi, gli amici, gli amici che restano e quelli che vengono abbandonati senza una ragione, le sue passioni, una fra tutte quella fanciullesca per Orietta Berti, le sue stranissime feste a tema, e quando lui  incontra in Svizzera sul lago i due coniugi Miler che  chiama Eva Kent e Diabolik, così per celia. 

Guardo i video con Luca Rossi, ora rimasto a curare gli inediti, a pubblicare con la casa editrice che avevano messo insieme libri di nicchia. Nel 2013, assieme a Luca Rossi, avevano creato la  casa editrice 20090, dal codice di avviamento postale del paese.  "Tra i primi volumi pubblicati dalla neonata casa editrice figura Progetto Elvira. Dissezionando Il vedovo, un saggio sul film Il vedovo del 1959, diretto da Dino Risi. Nel 2015 la casa editrice 20090 e la Casa d'Arte Miller di Capolago, in Canton Ticino danno vita unitamente alla rivista Tipografia Helvetica. La rivista, guidata da Labranca e composta utilizzando il carattere Helvetica, si propone di raccontare "di arte, autori, libri, musiche, immagini, eventi e oggetti posti fuori dal mainstream editoriale, obliati, mai esplosi, felici di essere di nicchia".

Nel maggio del 2016, sempre per 20090, Labranca pubblica il saggio Vraghinaròda. Viaggio allucinante fra creatori, mediatori e fruitori dell'arte, incentrato sull'analisi del mondo dell'arte contemporanea. Nello stesso anno Labranca avrebbe dovuto iniziare una collaborazione con la rivista Linus, interrotta però dalla morte dello scrittore. Il primo articolo previsto per la rivista, Impressioni di settembre, esce postumo nel numero di settembre dello stesso anno. "

Fra le canzoni della sua vita Labranca mette una che io conosco e amo, "L'immensità2, qui cantata da Dorelli, ma era la canzone di Don Backy altro genio dalla carriera difficile e contrastata. 

"Rendere difficile un percorso semplice"  con queste parole di Labranca termina il saggio di Claudio Giunta, termina con il sogno di una "esistenza depistata, una esistenza così ben spesa e così buttata via" 

Resta in tutti noi il languore, il senso di vuoto, il desiderio di conoscerlo ancora, ed io comincio ad associare Labranca a Stirner, il filosofo anarchico dell'Unico, dell'Unicità. 

A Pantigliate, Garage della Maison Labranca il 18 febbraio del 2004 inaugura una decade di povertà, il 3 G sarà per gli anni zero quello che il muro di Berlino è stato per gli anni novante, scrive sull'invito. Una sensibilità aderente ai tempi lo portava a vedere i tempi scarnificati e gli orpelli veri orpelli, inutili a volte, troppe volte.

La dispersione, Dagli anni zero al 2016 Labranca si disperde in un po' di tutto, ed ora ci sembra altro, ci sembra quello sciupio che tante volte abbiamo osservato in esistenze segnate da "Una vita Difficile"

So che Labranca adorava Il vedovo di Alberto Sordi, io invece so a memoria Una Vita difficile e mi sembra sia questo il film che si srotola davanti a noi leggendo "Le alternative non esistono" lo stupendo libro di Claudio Giunta.

Ippolita Luzzo 

mercoledì 3 marzo 2021

Otto Marzo

 Un 8 marzo che non vi racconterò. 

Anche questo anno sarà 8 marzo. 

Una festa per finta. 

Le donne non sono una categoria e non sono tutte fatte con lo stampino. 

Ci sono donne buone e donne cattive, donne isteriche e donne pazienti, donne approfittanti e donne generose, donne prodighe e donne avare, donne vittime e donne carnefici, donne sceme e donne in gamba. 

Mi accorgo che bastava una sola distinzione: donne buone e donne cattive. 

Sarà questo 8 marzo la festa della distinzione perché io con molte donne non ho nulla in comune e queste nemmeno vogliono avere nulla in comune con donne come me. 

Distinguersi si può. 

Ippolita Luzzo 

lunedì 15 febbraio 2021

Memorie dal sottobosco Tommaso Lisa


Tommaso Lisa ci racconta come "La normalità quotidiana divenne una cornice nella quale inquadrare istantanee di frammenti e di ricordi prelevati dalla selva psichica." In questo "Memorie dal sottobosco" il sottobosco parla a lui, a noi, ne sentiamo il profumo, il profumo dell'insetto studiato da Tommaso, del fungo dove l'insetto abita, ed insieme tutti noi ci sentiamo abitanti di un paese alternativo "il paese delle meraviglie". 

Uno dei miei pezzi di alcuni anni fa si intitolava proprio Il paese delle meraviglie, intendendo, come intende Tommaso, il guardare la normalità quotidiana in frammenti, in dettagli e scoprirne lo sconosciuto, il nascosto, il piccolo e troppo lontano quasi eppure così vicino. 

Lo sguardo di Tommaso si poggia su un insetto dei Coleotteri, famiglia dei Tenebrionidi, uno sguardo lungo e protratto negli anni dall'infanzia fino all'età adulta. Ora ne ha fatto una "storia" che ci affascina, e lo seguiamo nell'appartamento all'ottavo piano della periferia di Firenze dove il suo papà ha proseguito la raccolta degli insetti, ed ora più di cento cassette piene di Coleotteri e Lepidotteri aspettano Tommaso. Lui ne sceglie uno solo, un solo insetto, nella categoria dell'unicità, dico io, amante dell'Unico di Stirner, e ci parla della famiglia a cui appartiene, la famiglia dei Tebrionidi, ben 18.000 specie di coleotteri neri. 

Nel bellissimo racconto ci sono gli scambi di mail con altri studiosi, c'è il filo che unisce il nonno, il padre e il figlio di Tommaso, negli affetti, c'è Google Earth, e quel viaggio, che si può fare con un clic del mouse lungo i boschi del Canada o tra le colline di San Miniato con lo stesso stupore di un viaggio fra i Coleotteri. 

Tommaso ci prende mano e ci racconta del primo allevamento di Tebrionidi fatto da bambino in una scatola di plastica trasparente che aveva contenuto cioccolatini. Noi lo seguiremo felici, ci sentiremo piccoli, piccoli, in un viaggio immaginario eppure reale. Guarderemo nelle scatole ogni forma di vita, separata dal bosco per essere ora sotto la lente dell'osservazione. 

Insieme al racconto tanti disegni, disegni di particolari piccolissimi, e ci spiega poi cos'è l'Entomologia. E io vi rimando alla lettura bellissima di questo libro ricchissimo di spunti di riflessione, di meraviglia e di stupore. C'è poi  la riflessione su questo nostro mondo ora con una economia predatoria "fondata sullo sfruttamento delle risorse" e la consapevolezza di essere intrappolato, lui con noi, da una vita uniforme  senza soluzione di continuità, fra auto, cemento, asfalto. 

Io ho amato moltissimo questo libro, lo accolgo nel grande Regno della Litweb e lo vado a rileggere nella beltà di una prosa limpida, di un raccontare affettuoso e calmo, nella meraviglia che solo può dare la vera letteratura. 

Ippolita Luzzo