La vita e le opere di Tommaso Labranca. Cinque anni fa, come oggi, Tommaso Labranca mi dà l'amicizia su Facebook. Io lo aggiungo al gruppo Litweb e lui mi toglie l'amicizia. A nulla valse il fatto che io mi scusassi su Messenger spiegando che Litweb ero sempre io. Lui, io credo, non è proprio andato a vedere le mie spiegazioni, ed io ho saputo della sua morte dal cordoglio di chi l'aveva conosciuto sempre sui social. Non lo avevo mai letto e non vedendo la televisione non sapevo neppure delle sue collaborazioni anche con Fabio Fazio.
Ho letto però con grande commozione il libro, che a cinque anni dalla scomparsa, ha scritto Claudio Giunta su di lui. Un accuratissimo saggio.
Ho conosciuto nel 2019 Claudio Giunta a Lamezia nel corso di una serata. Lui presentava con brio e intelligenza il suo libro "Come non scrivere. Consigli ed esempi da seguire, trappole e scemenze da evitare quando si scrive in italiano" (Utet) ed io ero estasiata di incontrare chi condivideva con me gli stessi pensieri riuscendo però ad esprimerli con tanta chiarezza e amabilità.
Il saggio dedicato a Tommaso Labranca è dotato delle stesse caratteristiche: Chiarezza e Amabilità.
Non conoscendo Tommaso Labranca ci affezioniamo a lui come ce lo propone Claudio e ripercorriamo i luoghi frequentati e le abitudini di Labranca come fosse un amico perso troppo presto.
Ne seguiamo i suoi inizi, gli amici, gli amici che restano e quelli che vengono abbandonati senza una ragione, le sue passioni, una fra tutte quella fanciullesca per Orietta Berti, le sue stranissime feste a tema, e quando lui incontra in Svizzera sul lago i due coniugi Miler che chiama Eva Kent e Diabolik, così per celia.
Guardo i video con Luca Rossi, ora rimasto a curare gli inediti, a pubblicare con la casa editrice che avevano messo insieme libri di nicchia. Nel 2013, assieme a Luca Rossi, avevano creato la casa editrice 20090, dal codice di avviamento postale del paese. "Tra i primi volumi pubblicati dalla neonata casa editrice figura Progetto Elvira. Dissezionando Il vedovo, un saggio sul film Il vedovo del 1959, diretto da Dino Risi. Nel 2015 la casa editrice 20090 e la Casa d'Arte Miller di Capolago, in Canton Ticino danno vita unitamente alla rivista Tipografia Helvetica. La rivista, guidata da Labranca e composta utilizzando il carattere Helvetica, si propone di raccontare "di arte, autori, libri, musiche, immagini, eventi e oggetti posti fuori dal mainstream editoriale, obliati, mai esplosi, felici di essere di nicchia".
Nel maggio del 2016, sempre per 20090, Labranca pubblica il saggio Vraghinaròda. Viaggio allucinante fra creatori, mediatori e fruitori dell'arte, incentrato sull'analisi del mondo dell'arte contemporanea. Nello stesso anno Labranca avrebbe dovuto iniziare una collaborazione con la rivista Linus, interrotta però dalla morte dello scrittore. Il primo articolo previsto per la rivista, Impressioni di settembre, esce postumo nel numero di settembre dello stesso anno. "
Fra le canzoni della sua vita Labranca mette una che io conosco e amo, "L'immensità2, qui cantata da Dorelli, ma era la canzone di Don Backy altro genio dalla carriera difficile e contrastata.
"Rendere difficile un percorso semplice" con queste parole di Labranca termina il saggio di Claudio Giunta, termina con il sogno di una "esistenza depistata, una esistenza così ben spesa e così buttata via"
Resta in tutti noi il languore, il senso di vuoto, il desiderio di conoscerlo ancora, ed io comincio ad associare Labranca a Stirner, il filosofo anarchico dell'Unico, dell'Unicità.
A Pantigliate, Garage della Maison Labranca il 18 febbraio del 2004 inaugura una decade di povertà, il 3 G sarà per gli anni zero quello che il muro di Berlino è stato per gli anni novante, scrive sull'invito. Una sensibilità aderente ai tempi lo portava a vedere i tempi scarnificati e gli orpelli veri orpelli, inutili a volte, troppe volte.
La dispersione, Dagli anni zero al 2016 Labranca si disperde in un po' di tutto, ed ora ci sembra altro, ci sembra quello sciupio che tante volte abbiamo osservato in esistenze segnate da "Una vita Difficile"
So che Labranca adorava Il vedovo di Alberto Sordi, io invece so a memoria Una Vita difficile e mi sembra sia questo il film che si srotola davanti a noi leggendo "Le alternative non esistono" lo stupendo libro di Claudio Giunta.
Ippolita Luzzo