giovedì 19 novembre 2020

Quori Cuadrati di Alessandro Turati

 

La vita felice della lettrice continua in Quori Cuadrati di Alessandro Turati. 
(Il mondo è la mia rappresentazione) Illustrazioni di Stefania Dordoni. 
E inizia con una pagina di Henri Laborit, quel mio amico francese che ha scritto fra gli altri "Elogio della fuga". 

L'immaginazione permette all'uomo di trasformare e dare forma al mondo che lo circonda, unica fuga possibile per evitare l'alienazione. Così immaginiamo e creiamo, per sfuggire all'angoscia o forse proprio per questa. 

Leggo il libro ridacchiando con la mia risata interlocutoria e sottolineo idealmente "Ho una coccinella sulla punta del naso. Incrocio gli occhi e mi sembra di vederla con il destro. Per vederla con l'occhio sinistro devo chiudere il destro. Il destro è l'occhio che comanda mentre il sinistro è di supporto. Detto questo, detto niente."

Alessandro ci cattura con la sua immaginazione come un ragno sulla tela dei suoi pezzi, della sua ragnatela di fatti raccontati con distorsione, come si ricorda, come vengono. "Si tratta di un momento della mia vita. Io mi frequento tutto il giorno, c'è da capire: è davvero dura per me. E ho solo un paio di scarpe." 

Ci innamoriamo, almeno io lo faccio, del personaggio che vive  con una giraffa e incontra l'autista che "si sente come i vecchi quando il vento porta via il loro cappello: lo guardano allontanarsi sperando in una folata contraria" una giraffa che mangia foglie d'acacia e beve meloni selvatici. Lui, il nostro,  si chiama Uno, e vive in provincia. dove però si demotiva. 

Dovrete leggere questo racconto che ha un personalissimo percorso, ha poi frasi che copierete come sto facendo io e vi ripeterete per il piacere di farle vostre. "Le persone si dividono in due gruppi: quelle che non faranno mai niente per te e quelle che ti faranno del male" Dalla saggezza di Alessandro Turati nasce questo libro che leggerete gustandolo, perché è un gioco mentale di cui abbiamo bisogno per creare altro oltre l'angoscia del quotidiano. 

Ippolita Luzzo  

lunedì 9 novembre 2020

Letizia Dimartino Tutta mia la città ovvero Dalla Marina a Beddio

     

 Mi bussa il postino per consegnarmi un libro di Letizia Dimartino. Ho già letto in pdf i ricordi di Letizia in “Tutta mia la città” e ne ho seguito gli anni, i mesi, i giorni e gli attimi. 

Racconta il passato, Letizia, con cura, come una ricamatrice, mi sono ritrovata a scriverle io, emozionata dalla sua scrittura. 

Leggere lei è una operazione di raccolta, come se in un campo stessimo a raccogliere i fiori da portare a casa per abbellire le nostre stanze. 

Leggere lei ci aiuta ad abbellire quel passato che molti di noi non conserviamo più come invece fa lei. Davvero è stato così come lei ci racconta? Noi non lo ricordiamo ma Letizia Dimartino lo racconta per noi in maniera dolcissima: Il passato con lei diventa una favola bella.

"Un diario lungo tante vite. La famiglia, con oggetti pensieri malattie luoghi persone genitori ricordi, Sicilia. E città. Un tempo che sembra non finire e che finirà invece nella malinconica constatazione che è un mondo in parte già scomparso"

Letizia ci culla in una nenia di paese, di città, ci culla come ci cullavano le nostre zie, le nostre mamme. con i dolci ed i merletti, i profumi i balocchi e le processioni da guardare dal balcone dopo aver messo il copriletto damascato ad abbellirlo.

" Con la nostalgia e pure con la crudeltà del presente. Una prosa poetica, suddivisa per temi e quadri, come affreschi di scrittura" dice lei. Io ne vedo proprio il cerchio dove imbastire il punto a croce, il punto a erba, il punto catenella, in un ricamo del tempo, dei passaggi, dei momenti di un dettaglio.

 "Una città che diventa persona" Ragusa, bella e amata, Ragusa struggente, "una città nella nostra vita" scrive Letizia con la sua grande sensibilità di pittrice e ricamatrice insieme, "una città ci verrà dietro", a dirla con Kavafis, da lei citato subito dopo o "nella città fatta dalla mia stessa vita" con Buzzati.

Letizia Dimartino torna in città e sorride alla mail, sorride al nuovo che arriva, alla città che cambia pur conservando intatti i ricordi. Come faccia non so. Ammirata la sto a guardare. mentre lei scrive "Sorvolando la città"

Ippolita Luzzo  


mercoledì 7 ottobre 2020

Una libertà vertiginosa: Filippo La Porta al Fare Critica Festival

Incontro con Filippo La Porta sul fare il critico, sul fare critica, e lui inizia con "I dolori del giovane critico", su ciò che affligge chi si appresta a fare il critico. 

Ci racconta come lui sia diventato critico per caso, in effetti all'università studiava storia, poi per caso ha iniziato a scrivere recensioni e non ha più smesso. 

"Mio padre fa il critico" diceva ai compagni il figlio alla scuola elementare. Il critico che non critica, cioè non la persona che trova su ogni cosa da ridire, non chi sta a criticare, a volte disprezzare ogni cosa, no, spiega, a noi e al figlio, Filippo questa sera, la parola critica deriva dal greco e vuol dire valutazione, saper discernere, fare un ritratto. 

Il critico è in effetti un ritrattista, fa un ritratto verosimile e immaginativo dell'autore e nello stesso tempo fa un autoritratto, scoprendo tratti della sua stessa personalità messa in relazione con quella dello scrittore o regista o artista di cui sta scrivendo. 

Il critico può parlare di tutto, avere una libertà vertiginosa durante la trattazione di un romanzo o di un film, un critico può parlare di amore, di pace, di famiglia, dire le sue idee sul mondo e sulle cose, raccontare, di sfuggita quasi, dettagli della sua vita. Si instaura un rapporto di fiducia fra chi scrive e ciò che è stato scritto, fra il critico e l'autore, fra il critico e i lettori. 

"La critica mi ha regalato un pubblico" ci racconta Filippo La Porta, evidenziando lo spirito di servizio che un critico deve ottemperare: dare informazioni sul testo, sulla trama, scegliere un passo evocativo dello stile dell'autore, e fare un giudizio argomentato. 

"Un giudizio è come un epigramma", ci regala Filippo questa bella bellissima immagine del giudizio che mi riporta a Kant, alla sua Critica del Giudizio.

Ora sul web tutti pensano di poter dare giudizi, in realtà sono solo opinioni, il web è come una pagella cosmica priva però molto spesso di giudizi argomentativi. "Perché questa cosa non mi piace?" non si può rispondere solo "Perché lo dico io" ma saper  fare come un buon avvocato. Preparare un'arringa con gli argomenti a favore o contro la tesi che si sta dibattendo in aula. 

Con Kafka "Un libro deve essere un'ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi" Filippo La Porta ci riporta al compito della letteratura,  sorprenderci, darci la meraviglia, di cui parla Aristotele, nel libro Primo della Metafisica ed il terreno del critico è quello della persuasione


Ci presenta il suo nuovo saggio, uscito a marzo nel 2020, "Alla mia patria ovunque essa sia" raccomandandoci di avere affetto per la patria, benché qui in Italia la parola era purtroppo stata per troppo tempo patrimonio di una ideologia di violenza e sopraffazione. 

La patria non può essere un arroccamento sui confini, un muro contro le altre patrie, ma patria è soprattutto una lingua comune che unisce.

 La nostra lingua è caratterizzata, come dice un poeta russo, dalla rima, una lingua musicale dove tutto rima con tutto, e la patria è di chi ne ascolta il suono, di chi si lascia cullare dalla melodia. Siamo unici e diversi, nella riflessione che questi tempi globalizzati ed esclusivi ci impongono bisogna ritrovare e rispettare lingua e patrimonio, arte e letteratura, nuovo e antico, il diverso e il simile. 

Riflessioni di un critico, ma sono riflessioni di noi tutti, se vogliamo con Socrate e Trasimaco avere opportunità di dialogo sulla verità e sulla giustizia. 

In un mondo disordinato la scrittura forse può dare un ordine, una forma, almeno è ciò che ci spinge sui tasti a scriverne ancora, quella bella opportunità di poter dire "Ho ascoltato, io c'ero, e ora ve lo racconto" 

Un grande ringraziamento a Filippo La Porta al Fare Critica Festival e nel Regno della Litweb

Ippolita Luzzo    

mercoledì 5 agosto 2020

I poeti del sogno Piccola antologia di Antonio Fiori

"Chi ha fatto o farà quel sogno può ambire ad essere un giorno antologizzato, così che l'antologia sarebbe a numero aperto di autori, un libro infinitamente aggiornabile, perennemente incompiuto, che sarebbe piaciuto a Borges. Purché, beninteso, che oltre che sognatori si sia stati poeti" 
Così mi scrive Antonio Fiori sul commento al mio post dove io parlo di loro, dei I poeti del sogno Piccola Antologia, libro pubblicato nel giugno 2020 per Inschibboleth Edizioni nella collana Margini diretta da Filippo La Porta. 
I poeti del sogno già li amerete moltissimo come se anche noi o anche voi abbiate fatto lo stesso sogno. Nella piccola antologia troveremo le delizie poetiche del tempo di Augusto e via via fino ad arrivare al 2014 l’ultimo sogno, lo stesso sogno,  raccontato su Facebook. Nei versi e con i versi la vita, la biografia di dodici apostoli della poesia. Sembra una bellissima tavola rinascimentale con le prospettive amate da Raffaello nella scuola di Atene, sembra una allegoria, un gioco umanistico di giostre e di giochi. 
Nel sunto dei secoli conosciamo i poeti di Antonio Fiori amandoli e sentendoli vicini nel sogno. Siamo anche noi i poeti mancanti?  
E poi vi incanterete sulle note a piè pagina. Ah che note! 
Il distico di Marziale è uguale al distico di Lucio Falerno Magno. Ah saperlo! E qui mi incanto. 
Piccola antologia fantastica: Sarà coincidenza o Marziale era venuto a conoscenza dell’epigramma di Lucio? e trovo un'altra appropriazione indebita, avvenuta nel primo ottocento da parte di un illustre autore partenopeo a pagina 40, una nota relativa ad un sonetto attribuito a Domenico Piccinni ed invece di recente attribuito a Coviello. 
Le note sono un piccolo capolavoro di precisione insieme alle biografie di questi deliziosi poeti nostri amici perché ci somigliano tanto e ci vengono incontro dalla poesia amata da Antonio Fiori. 
Leggendo e rileggendo le biografie vorrei farveli conoscere tutti ma metto lui Gherardo Finzio, l'ultimo in ordine temporale, l'ultimo che come noi scrive il suo sogno su Facebook, che come noi scrive sui blog letterari. 
"Scopriremo di essere spariti nella rete/ che nessuno risponde alle chamate" e ciò non sarà vero perché qualcuno risponderà sempre se abiteremo il fatato mondo letterario per davvero. 
Con ammirazione autentica porgo ad Antonio Fiori lo scettro della poesia nel Regno della Litweb
Ippolita Luzzo 

 Antonio Fiori è’ nato a Sassari nel 1955. Si occupa attivamente di poesia da molti anni ed ha ottenuto riconoscimenti in numerosi premi nazionali. Nel 2004 è stato annunciato tra i sette poeti vincitori per la silloge inedita al Premio Montale Europa; per l’edito, è stato nella prima rosa dei finalisti al Premio Camaiore 2003 con la raccolta ‘Sotto mentite spoglie’ (Manni,2002). Suoi testi sono apparsi su ‘L’immaginazione’, ‘Gemellae’, ‘Arte-Incontro’, ‘Sonos & Contos’. Collabora in diversi blog e siti letterari. E’ incluso in diverse antologie tematiche: ‘Verso i bit. Poesia e computer’ (Lietocolle, 2005), ‘Antologia della poesia erotica contemporanea’ (Atì Editore, 2006), ‘Il corpo segreto – Corpo ed eros nella poesia maschile’ (Lietocolle, 2008), ‘Vicino alle nubi sulla montagna crollata’ (Campanotto, 2008).
Ha pubblicato: Almeno ogni tanto (L’Officina delle Lettere, a cura di Crocetti ed. 1998-1999), Sotto mentite spoglie (Manni, Lecce, 2002), La quotidiana dose (Lietocolle, 2006).

lunedì 3 agosto 2020

Domenico Conoscenti legge Pezzi dal Regno Della Litweb

"Le donne non fanno revisione auto? 
Revisione auto in poesia, fra Ungaretti e Marinetti.
E poi, cioè prima, tutte e solo donne nel malinconico e duro e bello
« Tutte le cose » 
Tu mi turbi, cara turba… pezzo pop, che alleggerisce  e colora in parte l’angoscia per la rabbia palpabile e prensile che ci assedia, con gli accenni alle pubblicità d’antan che non so immaginare quanti lettori (più) gggiovani possano gustare… con mio (perfido) dispiacere per la brutalità dell’anagrafe… 
Amiche del cactus, la pianta grassa, naturalmente... Le amiche care, croce delizia, solitudine e isolamento.
Un Altro Sud in testa, la percezione della propria diversità, e ancora isolamento
Ho cominciato a leggere e sfogliare a ritroso i tuoi Pezzi, e ho avuto la conferma che la felice nonchalance, la leggera (e solo) apparente svagatezza che ti permette affondi acuti e fughe e svolazzi iridescenti, hanno il loro corrispettivo nel senso di solitudine e/o di isolamento che viene fuori (più nudamente) da alcuni Pezzi più antichi. 
Tempi e luoghi e generazioni precedenti fanno di noi quello che poi siamo diventati con in più il senso di una estraneità che forse in altre zone d’Italia (penso al Centro-Nord) è più ovattata attutita da altre socialità durature, al di fuori di quella familiare. 
Che possiamo farci ? Se mai volessimo farci qualcosa… (forse qui ci starebbe meglio un « volessimo farci DI qualcosa »).
Leggiamo, scriviamo, pensiamo nel dormiveglia, ci teniamo quel poco (o molto) di caro che abbiamo e che, terronescamente, lasciamo in ombra, sullo sfondo. E ci godiamo (croce e delizia, again) il Sud che ci abita dentro.
Buon agosto Ippolita"

Mai più bel buon agosto ho ricevuto in regalo di oggi, dalla lettura personale e privata di Domenico Conoscenti, un autore da me amatissimo, vi invito a leggere La Stanza dei lumini rossi, per conoscerlo.
"Nato a Palermo nel 1958, insegnante negli istituti superiori, ha pubblicato: Qui nessuno dice niente (Marietti, 1991). Il Palindromo nel 2015 ha ripubblicato La stanza dei lumini rossi (e/o, 1997) con un testo inedito ai margini del romanzo. Nel 2016 escono con Mesogea i racconti di "Quando mi apparve amore"; e nel 2019 pubblica il saggio "I neoplatonici di Luigi Settembrini. Gli amori maschili nel racconto e nelle traduzioni di un patriota risorgimentale" per Mimesis, nella collana LGBT.Studi ident.di genere e orient.sess"

mercoledì 29 luglio 2020

Salvatore Conaci presenta Evie Benson

Il libro di Salvatore H Conaci sceglie una campagna di preordini per aver poi la pubblicazione su bookabook, una realtà editoriale nuova e con prospettive più ampie sulla distribuzione.
Augurando a Salvatore esperienze positive accogliamo nel Regno della Litweb il suo thriller intrigante e ben costruito.
La protagonista viene sedotta da uno sconosciuto, apparso sul web con un nickname, e si innamora.
Decide di riuscire a vederlo e va proprio a trovarlo. 
Da subito siamo tutti coinvolti in questa storia che molti di voi conosceranno. Molti sono stati sedotti o hanno sedotto senza mai incontrare la persona che stava al di là dello schermo.
Saremo tutti con Evie a trepidare ed insieme a tutti i suoi amici saremo preoccupati. 
La storia poi diventa corale nel momento in cui tutti gli amici si troveranno insieme e mostreranno ognuno di loro inganni e piccinerie, tradimenti e sotterfugi.
Salvatore costruisce la storia con talento e ormai sa come spaventare e poi rasserenare i lettori con uno stile incalzante ma sempre chiaro e piacevole. 
Conosce gli incastri da attuare per creare suspense e insieme la capacità per descrivere la riflessione sugli avvenimenti. 
Vi piacerà molto e sono sicura che avrà un buon seguito
Ippolita Luzzo 

mercoledì 22 luglio 2020

Salvatore Stefanelli La Testa Mozzata

Il Thriller nell'estate 2020. Sembra destino che arrivino thriller nel Regno della Litweb, insieme infatti sono giunti questo di Salvatore Stefanelli, La Testa Mozzata e quello in bozze di Salvatore Conaci "Cosa accadde davvero ad Evie Benson". Nel fare gli auguri ad entrambi  vi parlerò ora delLa Testa Mozzata, un lungo racconto di Salvatore Stefanelli.  
Un poliziotto a Napoli, un commissario di polizia è Antonio Negri con  origini e  amicizie sbagliate, e la testa mozzata intravista tatuata sul braccio di un cadavere sarà un incubo per tutta la sua vita.
Subito il thriller entra nel suo ambiente, ospedale, cadavere, commissario, stranezze, e siamo già curiosissimi di sapere. 
Il lungo racconto si legge con facilità, lo stile è scorrevole e la trama è plausibile, l'autore dimostra la sua esperienza nel genere.
Molto interessante dunque seguire il percorso  
 Salvatore Stefanelli infatti è  autore di thriller e non solo, 6 ebook e circa 90 tra racconti  e poesie inseriti in antologie di autori diversi.
In “La testa mozzata” un thriller edito da Delos Digital (marzo 2020), l’autore ci presenta il commissario Antonio Negri, Napoli, ma anche le doppie realtà e scritto il mio pezzo stasera all'indomani di ciò che si è scoperto in una caserma di carabinieri trasformati in aguzzini e torturatori, in illegalità pura, il libro di Salvatore sembra ancora più inquietante.
Se il thriller deve impaurirci divertendoci allora credo sia meglio immaginare che ciò che si legge sia pura immaginazione e non realtà. Poi certo lo diventa o lo può diventare ma il thriller avrà già esorcizzato la paura e avrà permesso ai lettori di interpretare i fatti con lucidità. 
Leggiamo dunque thriller questa estate e saremo pronti ad affrontare qualsiasi paura. 
Con Salvatore Stefanelli, La testa mozzata (Delos digital, 2020)
Ippolita Luzzo