mercoledì 6 settembre 2017

Il pezzo magico


Il gatto di Fany, ovvero il maleficio.
Entro a casa e il gatto indonesiano in legno mi guarda innocente. 
Io non c’entro, mi dice. 
Lo prendo e lo butto nella spazzatura. 
Era un regalo, era solo un regalo.
Sono passati due anni circa che stava lì, dono di Fany, scambio di doni in una giornata trascorsa a prendere appunti, ad intervistare negozianti su e giù per Tropea, a camminare e correre nelle ore raccontando i giorni, le paure, il futuro.
Sono passati cinque o sei anni da quel primo incontro in biblioteca, alla presentazione del suo Fiore Rosso, la raccolta di poesia scritta con l’anima in gola, con l’arcobaleno e i trampolieri tutti su un filo. Noi siamo come birilli su un filo, lei stava dicendo, se cade uno cadiamo tutti. 
Brava bravissima ad inanellare parole, magra magrissima e ambiziosa, ambiziosissima. Gli altri per lei trampolini e non trampolieri. 
Cinque anni di saltelli, di telefonate fiume, di ascolto. 
Conta la differenza di età in letteratura? Conta aver per età venti,  trenta, quaranta, e aver amicizia con chi di anni ne ha ottanta, settanta, cinquanta? Nel caso cinque anni fa non contava, ora pesa e la differenza viene scagliata con disprezzo, per offendere.
La giovinezza contro la vecchiaia.  
Ma il gatto che c’entra? Perché buttarlo? 
Uniti dal piacere di scrivere, gli anni inseguivano le tante presentazioni di libri che Fany faceva. 
Presentava e presentava, in biblioteca, in libreria, in saloni damascati e in bar, in cioccolaterie, in qualsiasi posto ci fossero due sedie e un microfono. 
Presentava. 
Un giorno l'altra le suggerì di presentare sé stessa. 
Di scrivere per sé stessa.
E lei fece un diario scorrevole, una prova, e la pubblicò. 
Tutto era ormai bellissimo. Un trionfo. 

Arrivò il diavolo, o almeno così dice Fany. 
Il diavolo si mise tra loro, nelle vesti del gatto,  e nelle moderne vesti di facebook bloccò il contatto, chiuse il cellulare, non rispose alla mail, il gatto venne buttato nella spazzatura. 
Sembra incredibile che nel 2033 si possa credere ancora ai malefici? 




lunedì 4 settembre 2017

Un bimbo molto amato

Francesco Antonio nato il 13 agosto 2012

Un bimbo molto amato
Ad Angelica la sua mamma
A lui che, fragile, insegnerà a lei, la fragilità
A tutti noi che capiamo solo se…
Se ci accorgeremo di esser fragili

Cosa vuol dire nascere e già sistemare un battito
Un muscolo, uno scorrere
Quello che per gli altri è normalità
Diventerà per te una conquista
Avrà un sapore nuovo la vita
Il correre, il saltare
Avrà il sapore della novità

A volte è una ricchezza proprio quel momento
Quella difficoltà
La sensibilità si eleva e si avvicina alla spiritualità
Si vede si vede si vede, in un mondo di fretta
Si vede con pazienza e con attese

Attenderai che i medici intervengano
Attenderà la tua mamma
Il tuo papà
Attenderemo tutti e
Tu sarai un bimbo molto amato
Molto di più, perché ameremo tutti in te
Una fragilità che ci appartiene
                                                          

                                                      Ippolita
Mentre ero dal parrucchiere la sua mamma mi sentiva parlare e mi chiese una poesia per il suo bambino prima di un intervento al cuore. Mi schermii, non so scrivere poesie perciò mi presentai qualche tempo dopo con questi pensieri scusandomi. L'intervento era andato bene e la mamma fece incorniciare la mia poesiola e l'appese in camera del suo bambino che, spero, mi perdonerà. 

Dal 41bis lametino

Hanno tutti famiglia a Lamezia, hanno tutti impegni e da fare.
La bella famiglia calabra composta da genitori, consuoceri, marito o moglie, figli, fidanzati delle figlie, fidanzate dei figli, nipoti, cugini, fratelli e sorelle.
Famiglie del sud.
Famiglie pronte ad accogliere nel grembo felice della tavolata festeggiante i vari momenti di una evoluzione.
Nascite, battesimo, crescita, comunione, cresima, saggio di fine anno, premi in qualche competizione sportiva, anniversari, compleanni, matrimoni, qualche viaggio, molti viaggi, promozioni, successi, la bella famiglia si incontra. 
Hanno tutti famiglia a Lamezia, si allarga la cerchia, aggiungi un posto a tavola che c'è un amico in più. 
Dal mio osservatorio ne sento l'eco flebile di tutto ciò, ne vedo la lontananza e l'irraggiungibilità di simile modello. 
Però questo modello esiste e condanna chi non ha saputo cucirselo addosso ad un 41bis senza sconti di pena. 
Guardo sconsolata la solitudine immensa di mia madre, lenita, per quel pochissimo, dalla mia presenza, da quella di mia sorella e poi lasciata nel desolato mondo del niente da una parentela disattenta. 
Pochissime le eccezioni, rarissime le visite. 
La dolcezza e saggezza di mia madre stemperano la voglia di sputare a quel rimasuglio di sembianza parentale attorniato da consuoceri, figli e nipoti, che  noi non abbiamo saputo creare attorno a lei, nella desolazione inaudita di vivere in un luogo senza rapporti.
Davanti casa una scalinata porta alla Chiesa.
Guardiamo dal balcone ogni domenica salire e scendere matrimoni, battesimi e funerali, unico diversivo al 41bis lametino. 
    

mercoledì 30 agosto 2017

Il potere dell'oro rosso - Lamezia Summertime


I Corti nel Cortile dell' Istituto Maggiore Perri Lamezia Terme per Lamezia Summertime. 
Prima della proiezione dei film in cartellone, il direttore responsabile della rassegna Ivan FalvoD'Urso, fa precedere la visione di corti, scelti per le loro indubbie caratteristiche di messaggi sociali ed individuali sensati. Scrivo "sensati" perché il messaggio più difficile da dare in questo periodo mi sembra proprio il senso. Dare un significato, veicolare un messaggio di comprensione. A metà luce, Bellissima, Il potere dell'oro rosso, Giro di giostra, A casa mia, sono i titoli dei cortometraggi in programma. 
Ieri sera un tema drammatico svolto con levità e sorrisi. Il potere dell'oro rosso. Un contadino pugliese, colpito da sciatalgia e senza Voltaren, sorrido per l'escamotage, viene costretto a chiedere aiuto per coltivare il suo campo di pomodori. Il medico gli manda un giovane africano e lui deve abbozzare anche se non lo vorrebbe in casa. Lo avevamo infatti visto nelle prime inquadrature commentare gli sbarchi con il ritornello: Dovreste tornare a casa vostra.
Mentre lui sta a letto il giovane, ingegnere ambientale rivela di essere, coltiva i pomodori da giugno ad agosto ed il corto si chiude sul pomodoro offerto da lui al contadino, ormai guarito, nel campo dell'amore. In abbraccio finale. 
Ho molto sorriso per la scelta del regista e sceneggiatore, Davide Minnella, apprezzando la scelta di mostrarci una realtà terribile, fatta di schiavitù e soprusi, di capolarato e sfregi, con una favola onirica di un incontro umano, facendolo credere possibile. 
Nella bontà del pomodoro un grazie sempre a chi riesce a farci ridere donandoci un pensiero di affetto, senza disprezzo verso gli uni altri.
Da Lamezia Summertime al prossimo corto. 
Ippolita Luzzo    




Regia
Davide Minnella è regista, sceneggiatore e autore televisivo. Dopo essersi laureato in Relazioni Pubbliche presso lo Iulm di Milano, ha frequentato la Scuola Fiction Mediatrade e il Laboratorio Fandango di Regia e Produzione Cinematografica. Nel 2014 ha debuttato alla regia con il lungometraggio “Ci Vorrebbe un Miracolo” con Elena Di Cioccio e Gianluca Sportelli, una commedia semiseria sui mali che affliggono il nostro mare. Ha scritto e diretto numerose campagne pubblicitarie, programmi televisivi e cinque cortometraggi: “Bar”, “La Porta”, “Mai dove dovremmo essere” con Sergio Rubini e Nino D’Agata, “Come si Deve” con Piera Degli Esposti e Diane Fleri presentato in anteprima assoluta al 60° Festival di Berlino e Menzione Speciale per la Sceneggiatura ai Nastri D'Argento 2011 e “Il Potere dell’Oro Rosso” con Paolo Sassanelli, evento speciale al Festival del Cinema di Roma 2015.

13 storia di oggi

Mi arriva col corriere, il numero 13 sul plico, un libro di racconti. Paradisi minori Edito della NN Editore. Sarà il regalo di compleanno che questa splendida casa editrice mi manda. Ricordo l'anno scorso l'arrivo di Faber il 13 settembre ed ora Paradisi minori. Malgrado il resto di niente mi circondi e abiti le strade inutili del mio paese c'è un consesso umano diverso fatto di stima e di attenzione.

domenica 20 agosto 2017

Con i versi di Francesca e Fausta

Attraverserò questo silenzio domenicale con i versi di Fausta Genziana Le Piane e di Francesca Fiorentin, nel far poesia delle ore, leggendole. 
Leggiamo i loro versi
10 Aprile 2017
Leggevo, la testa appoggiata
allo schienale dei pensieri, il libro
cadde dalla mia mano, seminando
i fogli a terra, e cadde l'orologio,
la sua lancetta segnava "preistoria" (Francesca Fiorentin)

Ho di Francesca il ricordo della sua amicizia con Francesca Tuscano, ricordo la nascita del Don Giovanni, scritto da loro due per il sito Necrologika.it. Gli alfabeti intatti è la sua prima raccolta e mi piacerebbe vedere insieme le tre effe, le due Francesca, e Fausta, in una serata in versi. 

Sfoglio i loro libri e vedo le autrici sedute qui con me, nel silenzio. 
Torneranno le parole
Torneranno le parole
E saranno come biglie colorate
spinte
dalle agili dita
di bimbi concentrati 
sul gioco dell'estate
...
e regaleranno una collana
scintillante alla regina. (Fausta 
Genziana Le Piane)
Grazie Fausta, lo prendo come un augurio, di parole rotolanti verso me come biglie colorate. 
Prefazione di Paolo Lago per Francesca, prefazione di Plinio Perilli per Fausta, due presentazioni di grande qualità, "La poesia. Quella che medita sul male vissuto stancandosi gli occhi a contemplare le rose"scrive Plinio Perilli e Paolo Lago "Le poesie diventano tante "note"da tenere nascoste nella "fodera interna del cappotto" il magico canto che si eleva sul grigiore del quotidiano. 
Ippolita Luzzo 


martedì 15 agosto 2017

Vita e morte delle aragoste a ferragosto

Mattina di ferragosto spremo l'arancia che  ha consigliato Antonio, la voce narrante, al suo amico Vincenzo a pagina 66 del libro Vita e morte delle aragoste.
Seguo l'altro consiglio: Perché non scrivi? E scrivi ancora. Sei bravo.
Guarderò Antonio anche io come i labrador neri.
"Non sentirsi niente di speciale e pretendere di esserlo,ogni tanto: questo per lui doveva avere un sapore amaro, o del sangue ferroso degli sforzi"
Mi sento già speciale stamattina, come tutte le mattine di una lunga esistenza di specialità, a pigiare i tasti neri di un pc e scrivere di Nicola H. Cosentino, del suo libro edito Voland, nella primavera del 2017, e letto ieri pomeriggio diventando amica dei due protagonisti con immedesimazione immediata in Vincenzo, l'amico di cui Antonio racconta.
Dieci anni di amicizia a quadri, ad episodi, dal 2005 al 2016, ogni capitolo ha l'anno di riferimento e il fatto successo. Dieci anni di crescita dal liceo alla vita adulta, al tran tran della sconoscenza. 
Raccontato con tecnica e opportuni rimandi scenici, come un film, con sequenze, "Teapot leggeva, poi si annoiava, poi leggeva ancora" a pagina 45 l'autore ci invita sullo stesso treno con in regalo un gatto dal pelo blu di Russia al quale si augura noi terremo cura.
Teapot sarebbe la teiera che in mille pezzi si infrange contro lo sportello di un taxi a Shoreditch High Street e Vincenzo raccoglie "una scheggia bianca con un fiorellino stilizzato, del tutto simile alla corona di un caricatore, rosso vermiglio." Un frammento di porcellana nella tracolla e lui, per gli amici, diventerà Teapot.
Un personaggio è un personaggio quando i lettori dialogano con lui ed io da ieri sto a parlare con Antonio e Vincenzo, scambiandomi le parti e sentendo la loro compagnia.
" Quando siamo soli facciamo delle cose assurde, per fortuna non lo sa nessuno" le parole di Vincenzo a pagina 118.
Io faccio una spremuta di arancia, vi consiglio questo libro, e mentre stamattina rientravo a casa dal mio giro usuale, mamma, edicola, casa, "pensai alle infinite di cose che faceva senza dirlo a nessuno e senza che io lo vedessi. Mi domandai dove andassero a finire tutti quei momenti in cui era solo testimone di sé stesso. Che porzione di Teapot conoscevo?"  Che porzione conosciamo dei nostri amici  e quale conoscono della nostra gli amici? La porzione del Tè. Quel frammento scheggiato della teiera.
Con un abbraccio ad Antonio e Vincenzo nell'aranciata solare di un giorno speciale
Ippolita Luzzo