venerdì 21 luglio 2017

Vertigine

Vertigine di Julien Green
Direttamente da CabaretBisanzio il mio pezzo su Vertigine http://www.cabaretbisanzio.com/2017/07/18/vertigine-julien-green/

“A differenza dei romanzieri cui siamo abituati, Julien Green non descrive i suoi personaggi: li materializza“.
Walter Benjamin




A cura di Giuseppe Girimonti Greco e di Ezio Sinigaglia questo raffinato lavoro di traduzione vede fra gli altri Lorenza Di Lella, Francesca Scala e Filippo Tuena. Due narratori  e tre traduttori eccellenti. Venti racconti di un autore nato agli inizi del  novecento, venti racconti composti dal 1920 al 1956 in inglese e pubblicati una prima volta nel 1984  tradotti in francese. Inediti in Italia vengono proposti ora dalla casa editrice Nutrimenti nella collana “Greenwich”, andando ad arricchire ancor di più uno splendido catalogo.
Il momento “Folle” della propria esistenza di vertigine in cui si può mettere tutto in discussione e cambiare la propria vita, leggo così sfogliando la presentazione della casa editrice.
Dal primo racconto, in assoluto, scritto nel 1920, il tema della follia viene quasi avvicinato alle atmosfere dei racconti di Poe. Julien Green in L’apprendista psichiatra attraversa la mente del suo assistito con la lama della curiosità e dell’esperimento. Osserva, sperimenta e impara. Viviseziona. Un po’ questo fa lo scrittore in ogni suo racconto, tagliando come una millefoglie un momento, una situazione, un personaggio. Ce lo offre così nel sadismo, nell’atteggiamento verso bambini e adulti; in una millefoglie di sadismo nella Lezione e in Paura. Una paura non solo di relazione con l’altro, una paura di osservare il proprio io: in Fabien, nel Ritratto di donna, nelle Scale.
Mi sono fermata a lungo a rileggere Una vita qualunque, cesellata in una solitudine interrotta dalla visita di un ragazzino, dalla presenza della governante, una solitudine femminile fatta di nulla, incentrata su quel momento di orgoglio in cui la protagonista compie un suo ulteriore capriccio.
Ossessioni, fisime, capricci, incredibili momenti colti senza indulgenza, analizzati, e siamo nell’inferno del quotidiano, delle case sbreccate come le tazze, della rovina economica dei possidenti, del tramonto di un modo di vivere fatto di schiavi, e di abbuffate. L’inferno si consuma in grandi mangiate, si mangia fino a scoppiare e a me ricorda il film La Grande Abbuffata.
“Vertigine” di Julien Green è un libro di riconciliazione con la letteratura vera, un libro di ambienti, di specchi, di gesti e di luminosi e taglienti raggi di sole.
Alla fine ci lascia il sorriso su una firma imitata, in una lettera mandata a Eveline, una lettera in effetti come pretesto per scrivere al mondo alla maniera in cui gli scrittori parlano a noi.
Ippolita Luzzo 

giovedì 20 luglio 2017

Leggere rane

Ospite del blog di Gianluigi Bodi http://senzaudio.it/ippolita-luzzo-le-rane-e-facebook/ Il mio pezzo sulle Rane a Siracusa

Leggere sempre.L'ossessione della lettura. Leggere: Un testo da studiare, un bugiardino dei medicinali, una composizione della marmellata, un'opera teatrale. Leggere un gesto, un fatto, un non fatto, un commento, un post. Stiamo qui a leggere sempre. Oziosi e curiosi. Vivi e decisi a far vivere, far provare anche a chi non legge il piacere della lettura.
Vado a teatro, al Teatro Greco di Siracusa, danno Le rane di Aristofane, una commedia politica ateniese del V secolo avanti Cristo. 
Ascolto, seguo frizzi e lazzi dei protagonisti, pregusto il momento in cui, col testo in mano, io continuerò a leggere quel che viene rappresentato. 
Una commedia didascalica, la potrei chiamare, con Dioniso e il suo servo alla ricerca della porta dell'inferno per andare a prendere e portare in vita Euripide, affinché lanci un messaggio di coesione ad una città, Atene, dilaniata da una schermaglia politica senza fine.
Ci trasferiamo all'inferno per meglio leggere i giorni del reale, dicono insieme con tragedie e commedie i classici di un tempo. 
Le Rane sono una parte del coro, insieme agli Iniziati.
Gli Iniziati sono il popolo scontento e deluso e le Rane sono i troll di facebookkiana memoria. Le rane infastidiscono e sfottono Dioniso, il quale, con addosso una pelle di leone, travestito da Eracle, tenta il traghettamento verso l'Ade bussando alla porta di Plutone. 
Nella prima parte della commedia Dioniso e il suo servo si scambiano la pelle, a seconda la convenienza di Dioniso, a seconda la convenienza di tutti i padroni, lesti a lasciare ai servi il momento del ricevere insulti e bastonate che spetterebbero a loro.
Si ride quindi con sgradevole sensazione di aver riso. Nella seconda parte siamo in pieno facebook. 
La commedia segue il certamen fra Euripide ed Eschilo, una giuria deciderà, un solo uomo decide, come in tutte le giurie, bisogna stabilire chi abbia diritto al trono, chi sarà in grado di unire il popolo.
Una noia profonda.
Mi riprendo in mano il libro con il testo, a casa, dopo giorni di rimuginare, pensando a come scrivere sull'ossessione di voler leggere e sul piede della metrica, nella domanda di Euripide a Dioniso:
Lo vedi questo piede? mi sembra di rileggere gli infiniti commenti sul compito della letteratura, su cosa sia il messaggio, se sia o non sia, che vuoi che sia, e con Eschilo potremmo dire anche noi ad Euripide: Ma davvero, figlio della dea... delle ortolane? Tu dici questo a me? Tu che vai raccattando chiacchiere inutili, che metti in scena pezzenti, che rattoppi stracci? ti farò vedere io!
Ed a questo punto nella nostra era Eschilo avrebbe bannato Euripide!
E con Caronte nel traghettare: C'è qualcuno qui, in partenza per il nulla eterno- eterno riposo dei mali e degli affanni? prossime fermate: Piana dell'Oblio, porto delle Nebbie, Stato dei Cerberi. Vaf'fà fottere-e-và mmorì ammazzato.
Le Rane di Aristofane, nella seconda parte, sulla disputa fra Eschilo e Euripide, sembravano precise intifiche dei post di oggi. Chi avrebbe vinto Lo Strega? Eschilo conservatore oppure Euripide innovatore? Pesiamo i loro versi, dissero nell'Ade.
Ora a me Le Rane piacquero a metà. Mi piacque la prima parte, il gioco fra servo e padrone, il travestimento da Eracle compiuto da Dioniso e la beffa alla porta di Plutone. Mi piacque un gioco antico degli equivoci
Lo straniamento non avviene in realtà sulla scena, avviene con il testo sulle gambe, nel sottolineare ed imparare le battute, nel godere di dove si ripeteranno, nel riderne insieme sui blog di amici e sodali nel piacere ossessivo di  rilanciarci letture. 
Dalle rane con la regina della Litweb
Ippolita Luzzo
  

mercoledì 19 luglio 2017

Heidi di Francesco Polopoli

Heidi ti sorridono i monti...
Heidi le caprette ti fanno ciao...
Heidi, Peter, Clara...
"Sono trascorsi più di 40 anni da quando è apparso in televisione per la prima volta in Italia Heidi, il cartone animato per bambini di molte generazioni. E' basato sul romanzo per ragazzi dell'autrice svizzera Johanna Spyri, che ha trascorso la sua vita sulle Alpi e a Francoforte, in Germania."
dalla storia famosa, ci sembra di sentire la sigla, ve la metterò, alle immagini saltellanti delle caprette e al sorriso contagioso di Heidi. 
Francesco Polopoli ora mi sta donando la sua Heidi. Siamo in montagna a Corazzo, nell'abbazia dove abitò per un periodo Gioacchino da Fiore, nel comune di Carlopoli.
Ci appartiamo un po', estrae furtivo dal suo zaino un sacchettino e dal sacchetto appare lei, Heidi, in latino.
La prima volta che esce. La prima copia ad esser regalata.
La prima la prima.
Saltello giuliva come Heidi, batto le mani e sorrido su noi gioiosi di immagini, canti e ricordi ora tramutati in lingua latina. 
Carmen Adelhaidis 
Oh Adhelaidis, montes te rident, capellae te salutant...
Francesco Polopoli ha curato il libro pictografico insieme agli alunni del liceo classico della III E e III F nell'anno a.D. 2017
Studiare in questo modo mi sembra felice, quella felicità dello spirito utopia dei Gioacchino da fiore, mi sembra veder la giocondità nello scegliere immagini, nel trovare i termini fedeli al testo: 
Passer, deliciae pullae,
quicum ludere, quem in sinu tenere,
cui primum digitum dare appetenti
et acris solet incitare  morsus... 
insieme ad Heidi Catullo nel Carmen II
e Lucrezio nel De rerum Natura
Inde ferae pecudes persultant pabula laeta
et rapidos tranant amnis
e poi Virgilio nelle Georgiche 
Propter hoc silvatica es! Rustica progenies semper villana est!
La bellezza dei puri vittoriosa sarà.
ed il nonno, di cui non conosciamo il nome nel fumetto, qui si chiama Gioacchino. Sarà un caso? 
Nel piacere di parlarne ancora "sui monti di pietra può nascere un fiore" nella palingenesi del passato e nel presente del linguaggio, con Heidi, da caprette, facciamo Ciao Ciao a Francesco Polopoli e ai suoi alunni nel piacere dello studio.
Ippolita Luzzo 

martedì 18 luglio 2017

E mentre le persone colte della mia città... Trallallà

E mentre le persone colte della mia città si fotografano in splendide residenze e resort, in costume da bagno, languidamente stese su chaise longue di Le corbusier, mentre mangiano cultura a tavoli di bellezza e pietanze ornati, mentre porgono onorificenze e premi a uomini e donne colti come loro, e mentre con loro la cultura impazza da spiagge e da monti sempre firmati, le stesse persone colte disdegnano leggere la solitudine vera, disdegnano offrire un passaggio, disdegnano una lettura che non sia colta e mangiata. 
Appurato ciò anche io andai in vacanza, mi sdraiai perciò non languidamente su blog e riviste, mandai i pezzi, al posto mio, a Senzaudio Di GianLuigi Bodi, a Cabaret Bisanzio di Enzo Paolo Baranelli, sul blog di Giacomo Verri, Su Liberi di Scrivere di Giulietta Iannone.
Non li conoscete vero? Li conoscerete, forse, chissà, quando tornerete dalle vostre spiagge, abbronzate di cultura, stanche di vernissage, annoiate di premi. 
Vi fermerete a leggere... 
Lo so, lo so, per la cultura firmata frittura, sutura e sicura, questo mio viaggiare non fa gulp, non fa rumore, non porta quattrini, non ha le luci televisive, il richiamo del nome.
E con le parole di Francesca Tuscano direi:
"Chi ci ignora volutamente esalta il nostro valore assai più di chi ci loda." leggerete Francesca.
Lo so, lo so, cultura sarà quando Fazio poi inviterà tutti loro... ed allora io penso sempre, con grande sberleffo, che a quel punto cultura non è più.
E per dire, oggi mi arrivarono Le indomabili, il libro di Davide Steccanella, Paginauno Edizioni. Storie di donne rivoluzionarie. Lo conoscete? No,vero? Per me invece cultura è tutto questo: accorgersi dei fermenti, accorgersi del momento nascente... trallallà 

Ippolita Luzzo    

lunedì 17 luglio 2017

17/07/2017 La notte dei morti viventi

Ancora l'estate è lunga.
Fermi i giorni di luglio stanno immobili nella calura, nei fuochi, nel fumo, nel sole cocente, nelle giornate interminabili e vuote.
Tutto arde, bruciano i piromani, il campo rom, e va in fumo, in cenere ogni pochissimo ossigeno per respirare. 
Nel disprezzo più totale del luogo dove abitiamo, luogo maltrattato, sporco e cattivo, anche i rapporti umani sono incattiviti dal nulla relazionale.
Un sud inferno abitato da zombi, per restare al ricordo di Romero, morto appena oggi, regista del film La notte dei morti viventi
Relazioni umane inesistenti, rapporti amicali zero assoluto, parenti assenti e vicinato altrettanto. 
Parlare col muro? Con la finestra? con un cellulare? Su un social che resta unico e solo momento di chiacchiera, unico e solo momento di stima, unico e solo momento diverso dal nulla invivente che esiste quaggiù.
Nell'inferno del sud.
Ci proviamo in tanti a creare legami, a chi riesce, a chi non riesce, ci proviamo per giorni, per anni, per occasioni, ci proviamo con fogli, con gentilezza, con disponibilità.
Il muro resta invalicabile. 
D'estate quel muro diventa rovente, le giornate sono lunghe e vuote, accecanti e calde, d'estate si muore di più, d'inverno è più facile gestire un silenzio, si studia e si scrive.
"Quando tutto è fermo 
mi muovo piano.
Non voglio disturbare 
la volontà che nasce
dalle cose immobili." scrive Elena Mearini
D'inverno il caldo dei tasti diventa piacevole, riscalda e non irrita facendo sudare.
Lo scrivere d'inverno è compagnia, lo scrivere d'estate ha lo stesso respingente momento del vicino lontano.
Nella disperazione più totale che l'estate sia fatta ancora da tanti altri giorni di luglio, da tutto il mese di agosto, io chiedo quel suono umano della parola che possa alleviare una nostra condizione umana.
Nel fuoco del nulla finisco di nuovo con i versi di Elena Mearini, una poetessa vera 
"Promettimi il niente,
cosi potrò contare 
sulla tua parola." 
Ippolita 

giovedì 13 luglio 2017

Salas è Una parola palindroma

Il cittadino illustre
Il paese dell'infanzia dove lo scrittore torna dopo quaranta anni è solo una parola palindroma. Quelle parole mantengono lo stesso suono e lo stesso significato sia che si leggano normalmente, da sinistra verso destra, sia viceversa, cioè da destra verso sinistra.
La lettura rimane la stessa e si fugge sia a venti che a sessanta.
Mi domando come si possa costruire poi un romanzo dal titolo "Il cittadino onorario" e ritrovare quella creatività sfuggita all'apparir dei premi.
Sarà dunque l'infelicità a voler fuggire via e scelga il foglio per farlo? Ne sono certa.
Dalla costrizione nasce l'arte, almeno un segmento, dal tormento di non essere mai fuggito definitivamente, perché non si può fuggire dal corpo che si abita, dalle abitudini, da convenzioni scelte e mummificate.

La cerimonia di Svezia aveva la fissità marmorea di Salas e lo scrittore mi ha ricordato Thomas Bernhard, drammaturgo, poeta e giornalista austriaco, tra i massimi autori della letteratura del Novecento. "I miei premi" il libro. 
Mi sembrava quasi di vederlo e sentire da lui quelle lezioni su come la letteratura serva allo scrittore per crearsi un mondo, appurato che quello in cui si sta è piatto e banale, crudele e buono a secondo delle situazioni. 
La letteratura dunque crea il mondo, i personaggi, le scene d'amore e le scene di odio, poi chi legge deve crederle vere, verissime, altrimenti odierà, a sua volta, lo scrittore. 
Sarà in questo gioco di vero e falso che si snoda la vita dei personaggi, dello scrittore e di tutti noi, in un gioco di specchi dove guardiamo senza vederci vedendo l'altro. 
vedendo nulla perché non c'è un bel nulla, Il resto di niente direbbe Enzo Striani, dal suo caparbio romanzo di lotta per ideali perduti. 
Cinismo, viene spesso ripetuto nel film, cinico, quel fare di chi non crede in niente se non nei personaggi, nello scrivere e nel regalare quella ferita di arma da fuoco da cui partirà la trama.
C'è un passaggio interessante più volte ripreso nel film quando si afferma lo svuotamento delle parole troppo vanamente ripetute. Si parla troppo di libertà quando non esiste proprio la libertà, si parla a vanvera di cultura sulle bocche degli sciocchi e degli ignoranti. se una parola è troppo usata quella parola svanisce, diventa ridicola, perché usata da ridicoli. Lo stesso si potrebbe affermare della parola scrittura, alla quale si attribuisce il compito di inventare un mondo possibile dove abitare, di guarire sofferenze e ferite dell'anima, di donarci la libertà. Mi sembra ce ne sia abbastanza anche per dichiarare inflazionata la parola scrittura. 
Parole inflazionate.  

Dal gioco difficilissimo dello stare al mondo il film mette al primo posto lo straniamento, l'impossibile dialogo, se non in ruoli stabiliti, scrittore segretaria, premiato e giurati, sindaco e compaesani. Assurdi ruoli di teatro umano per un fuga dal nulla.  Ci faranno una statua e qualcuno la sporcherà, (penso con orrore al busto di Falcone staccato e lanciato,guardando il busto del cittadino onorario insozzato). Dal popolo passare dall'elogio allo sputo il passo è breve.
Mancando rispetto e sacralità tutto diventa finzione e successo. Una rilettura macabra dell'essere scrittore.     
Nella desolazione più totale di un cittadino onorario si può diventare il cittadino illustre scrivendo. A Roberto, in quel bellissimo momento umano chiamato dialogo. 
Ippolita Luzzo  
Ieri sera al Lissania Garden  

Se la lettura non ci aiuta. Da Criaco. L'agenda ritrovata

Si legge non solo un testo, si leggono i gesti, i fatti, i manifesti, manifesti e non.
Ieri sera Gioacchino Criaco incontra i suoi lettori con un racconto facente parte dell'Agenda ritrovata. Il libro è composto da una serie di racconti con un tema: Paolo Borsellino. Paolo Borsellino e il suo sacrificio, il suo credere nella verità, nella libertà di scelta.
Gioacchino Criaco, "La memoria del Lupo" Vanni Santoni, "La solitudine della verità"
Ieri sera con L'agenda ritrovata, a parlare della memoria del lupo. A parlare di libertà.
Gioacchino Criaco è un uomo affettuoso, nel senso più bello del termine, nel porgere una umanità disponibile all'incontro, all'amicizia sincera. Un uomo che vuol bene e lo dimostra con le sue scelte, affettuose. Le sue parole e la sua scrittura amano e vivono con noi. 
Sta parlando di libertà, stasera. " Il nostro mondo è nostro se lo si conosce e siamo liberi se lo scopriamo. Se scopriamo il nostro mondo. L'anabasi, il ritorno. Mentre parla di Anabasi io penso alle versioni di greco, al liceo, alL'Anabasis Alexandri (La spedizione di Alessandro), un testo redatto in lingua greca dallo storico Arriano nel II secolo, la più grande fonte di informazioni su Alessandro Magno.
I concetti di libertà ritornano più volte questa sera ricordando il fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, uomo libero, testimone di un grande dolore, di una grande perdita affettiva, uomo capace di parlare fuori dal tavolo delle formalità.
Gioacchino Criaco stasera parlando a noi del suo racconto, presente nell'agenda ritrovata, usa le parole Attesa, culto del racconto, mondo fatato e profumi. Una messianica attesa avvolge il sud, una extratemporalità, un vivere di littorine a un solo binario, con dentro il profumo di zagare e oleandri, gelsomini e more, profumi e veleni. Un non finito calabro quasi promessa di eternità.
Con la vista della mente Gioacchino ha visto una stirpe di uomini che senza verità non sa vivere, benché la verità porti al sacrificio. 
Con la vista della mente lo sguardo andrà oltre i difetti di un campo visivo limitato mentre il ragionamento si interroga e pone domande e dubbi. Di tutto questo avremmo volentieri chiacchierato ancora se ci fosse stato permesso fermarci, avremmo continuato a interrogarci sul potere della scrittura che ci rende liberi e della libertà di scrivere come momento terapeutico, come salvezza. come salute e come saluto. 
Nell'immedesimazione fra personaggio e autore, fra autore e lettore, fra lettore e personaggio, nel voler vivere di affetti, di libertà, di attese, porgo il mio momento libero verso una agenda che vive in noi. Agendo 
Ippolita Luzzo    


"L’attentato in cui morirono Paolo Borsellino e la sua scorta compie 25 anni. La sua agenda rossa non è mai stata ritrovata. C’è un Paese che non ha dimenticato e vuole raccontare, ricordare e riflettere su quello che è successo. Il 25 giugno 2017 una ciclostaffetta partirà da Milano portando con sé un’agenda rossa che attraverserà l’Italia, si riempirà di testimonianze, storie e persone. Raggiungerà Palermo il 19 luglio 2017 e verrà consegnata a Salvatore Borsellino che, in tutti questi anni, non ha mai smesso di lottare.
L'agenda ritrovata, per commemorare il venticinquesimo della morte di Paolo Borsellino e della sua scorta, si propone di dar vita ad un libro rosso che viaggerà di regione in regione, testimoniando che c’è un’Italia che non ha dimenticato e che vuole ricordare e raccontare quel che è successo. Partecipano gli scrittori: Helena Janeczek (Lombardia), Carlo Lucarelli (Emilia–Romagna), Vanni Santoni (Toscana), Alessandro Leogrande (Lazio), Diego De Silva (Campania), Gioacchino Criaco (Calabria) ed Evelina Santangelo (Sicilia).

Partecipano al progetto

Le agende rosse
Il Movimento delle Agende Rosse, nato per volere di Salvatore Borsellino nel 2007, è costituito da cittadini che agiscono perché sia fatta luce sulla strage di via D’Amelio.
Il movimento e Salvatore parteciperanno al progetto L’agenda ritrovata mettendo a disposizione, per eventi e/o ospitalità dei partecipanti alla staffetta ciclistica, le numerose sedi presenti sul territorio italiano e intitolate a personaggi che sono morti per nobili ideali: Verità e Giustizia.

Radio Popolare
Radio Popolare di Milano partecipa all’iniziativa come media partner: ci aiuterà a definire le associazioni o coloro che organizzeranno gli eventi  lungo il percorso a tappe dell’agenda, lancerà una campagna di adesione all’iniziativa per tutti quei cicloamatori che volessero unirsi alla staffetta ciclistica insieme ai ciclisti, commenterà in diretta la tappa iniziale e quella finale, seguirà il viaggio con trasmissioni ad hoc e/o collegamenti quotidiani.

FIAB
La FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, con sedi in tutta Italia, si occuperà di attivare le sedi territoriali per supportare la ciclostaffetta.



Contatti

Contatti
agendaritrovata@orablu.com

La casa editrice Feltrinelli