Aria e mare... contando i passi.
Come un granello di sabbia
Giuseppe Gulotta, Storia di un innocente.
Al TIP Teatro di Lamezia Terme, nell'ambito di FARE/PUBBLICO, tre giorni di seminari con studenti e artisti, operatori e pubblico, assistiamo al monologo di Salvatore Arena, Mana Chuma Teatro finalista in Box 2016. Salvatore Arena e Massimo Barilla testo e regia. Non vi racconterò la storia tratta da una vicenda vera, raccontata in un libro da Giuseppe Gulotta con Nicola Biondo: ALKAMAR la mia vita in carcere da innocente.
Vi dirò invece cosa io ho preso nei miei appunti.
Appunti al buio intanto, quindi aggiunti a caso.
Come si conta l'aria, quanti respiri facciamo svegli, quanti ne facciamo la notte, quanti ne facciamo in 18 anni, di quanti respiri è fatta una vita? E contiamo respiri e passi fino agli auguri dei 18 anni, della canzoncina che "Tanti auguri a te" ci cantano ai brindisi. Contiamo e cantiamo insieme quella canzone dei 18 anni "Andava a piedi nudi per la strada mi vide e come un'ombra mi seguì Col viso in alto di chi il mondo sfida e tiene ai piedi un uomo con un sì. Anima mia dei Cugini di campagna" per segnare gli anni 1976
"La strage avvenne il 27 gennaio 1976 ad Alcamo Marina in provincia di Trapani, all'interno di una stazione dei Carabinieri, quando nella notte due carabinieri vennero assassinati a colpi di arma da fuoco." Fu accusato e condannato Giuseppe Gulotta, innocente.
Altri appunti nell'inferno dei giorni in caserma. Lui firmerà. Firma Firma firma... La firma che segnerà un destino, una confessione. La firma che ci ferma ad una morte in vita. Contiamo anche noi e il bastone sbatte e fa un cerchio sul legno della scena. La verità è come un diamante, duro. L'isolamento continua. La parola che lava è la stessa che ha lordato e qui ormai Giuseppe sono io e passano e spassano i due testimoni del processo, e passano e spassano, e non ricordano.
Negli anni perduti, sulla scena, il respiro si conta, l'attore dona i gesti, il suo viso, le sue palpebre gonfie di una sconfinata tristezza, il suono di una voce che cambia, il rumore di una motocicletta che corre verso il mare.
Quanti aspettano senza avere una voce, quanti? Contiamoli, fuori e dentro il carcere. Quanti aspettano che il loro destino sciupato venga restituito nelle mani di chi lo sconta vivendo?
Forse non tutti i momenti avevano uno stesso pathos ma io ho sempre sentito sulla pelle il brivido freddo dell'ingiustizia, del gesto che condanna e disprezza, che impone e fa scontare ad altri la malvagità in questo atomo opaco del male.
Respiriamo se possiamo, contando i respiri.
Ippolita Luzzo
sabato 29 aprile 2017
Antonio Pujia Veneziano presenta Lit art con Litweb al Maggio Dei Libri
Per Ippolita nata post/uma di Antonio Pujia Veneziano
Con questo appuntamento del 26 aprile, inserito nel fitto programma de “Il Maggio dei Libri” 2017, ci accingiamo a varcare la soglia del regno della LITWEB, un blog di cui Ippolita Luzzo ne è, come delle Amazzoni, la regina, e lo facciamo presentando una nuova raccolta dei suoi post, raggruppata sotto l’articolato titolo "LIT ART con LITWEB dalla POP ART alla POST ART - leggere l’arte con letteratura nel regno della Litweb".
Questi ultimi pezzi o post sono stati anticipati da una precedente raccolta che risale al 2014 dal titolo “Venti POST/UMI Per Voi, che rimandavano al titolo di una poesia della nostra autrice:"Io pubblicherò postuma"
È come se Ippolita, consapevole del suo modo di agire, voglia preannunciare la possibilità e il rischio di rimanere postuma, richiamando alla mente la celebre frase di Nietzsche, il quale mettendo le mani avanti avvisava che i suoi testi erano rivolti ai "pochissimi", cioè per quelli che erano in grado di comprenderlo, ammettendo che il suo messaggio era destinato a rimanere inascoltato per molto tempo.
Da qui vorrei avviare la mia riflessione, ritenendo necessario soffermarmi su questa ipotetica probabilità che i post possano rimanere POST/UMI, in quanto la Litweb, sovverte la maniera di leggere e fruire l’arte.
Ma in cosa consiste questa sua personale modalità di indagare e leggere "ogni momento letterario ed artistico, interpretando in modo originale il senso del testo"?
La prima risposta può venire direttamente guardando la sua formazione culturale di natura filosofica-letteraria che le consente di leggere l’arte o meglio il mondo delle immagini attraverso gli studi di estetica e semiologia, tutto filtrato attraverso la parola scritta in forma poetica.
La seconda componente di questa nuova modalità, penso sia strettamente connessa alla sua capacità di utilizzare e padroneggiare i nuovi media, caratterizzati dalla velocità e dalla sintesi, a vantaggio "del contenuto e del significato" come lei stessa sottolinea nel primo pezzo di questa ultima raccolta. Questi elementi costitutivi si trasformano in un continuo divenire e attraversamento dei linguaggi con rimandi e associazioni ad "altro", in un pulsare spazio-tempo che paradossalmente vuole asserire un "Hic et Nunc" della nostra contemporaneità.
Un "qui e ora", nel nostro caso, che diviene anche sinestesia del linguaggio, facendoci assaporare i colori delle opere come si fa con i dolci, attraverso il giallo solare dei limoni di Amalfi, il trionfo dei mandarini di Sicilia, le arance, fino a farci vivere le esperienze tattili attraverso un tessuto Missoni e al leggerissimo verde delle foglie appena nate.
Penso che la sua modalità, più esattamente metodo, per descrivere queste esperienze artistiche consiste in questo flusso incessante di collegamenti. Ippolita, in questi suoi rapidi Attraversamenti, crea sobbalzi emotivi, evocando i Rolling Stones, la Pop Art e infine Alan Jones dal quale coglie al volo la frase provocatoria "l’arte bisogna cercarla nelle osterie perché nei musei si fa ideologia".
Da tutto ciò traspare la contemporaneità dei post di Ippolita che sono l’opposto della staticità e lontani dalla monumentalità. Non pretendono di occupare uno scaffale impolverato, ma aspirano a percorrere gli spazi infiniti della Litweb, comunicando emozioni reali ed esperienze vissute.
Così lei ci conduce al Premio Internazionale Limen nello splendido Palazzo Gagliardi a Vibo Valentia e nell’andare possiamo raccontarci di Antonio Presti e di Fiumara Arte con in mano un libro. Ogni post è tanti luoghi, infinite sensazioni e innumerevoli incontri: Il MAON di Rende, la galleria Because, Studio Gallery, l’Associazione P-Art, il MARCA, il MAM a Cosenza per Tornare a Itaca e poi Aurelio Amendola, Andy Warhol, Mimmo Rotella e Philippe Daverio, con tanto di stacco pubblicitario del PUNT e MES e annunciare il viaggio verso Corigliano per visitare la mostra personale del sottoscritto nel monumentale Castello Ducale, parlando di beni culturali, di Pietro Bernini, del Teatro settecentesco di Terranova di Sibari.
Questi e altri, gli argomenti di cui abbiamo parlato con Ippolita, temi importanti che animano il dibattito pubblico italiano intorno al sistema dell’arte e al patrimonio culturale e paesaggistico, che sono "il fulcro della nostra identità nazionale e della nostra memoria storica", come afferma Salvatore Settis, dall'alto della sua competenza.
Lo studioso asserisce che il nostro patrimonio culturale non è solo la somma dei suoi monumenti, musei e bellezze naturali, "Al contrario, la forza del «modello Italia» è tutta nella presenza diffusa, capillare, viva di un patrimonio solo in piccola parte conservato nei musei, e che incontriamo invece, anche senza volerlo e anche senza pensarci, nelle strade delle nostre città, nei palazzi in cui hanno sedi abitazioni, scuole e uffici, nelle chiese aperte al culto; che fa tutt'uno con la nostra lingua la nostra musica e letteratura, la nostra cultura."
Con la stessa casualità, Ippolita Luzzo, senza alcun preconcetto e con semplicità, ci prende per mano e ci conduce nel territorio dell’arte.
Antonio Pujia Veneziano
Nella Foto Giacinto Gaetano direttore del Sistema Bibliotecario inaugura alla presenza dell'assessore alla cultura Graziella Astorino il Maggio dei libri 2017 con Lit Art in Litweb di Ippolita Luzzo presentata da Antonio Pujia Veneziano. Foto di Daniele Rizzuti
Con questo appuntamento del 26 aprile, inserito nel fitto programma de “Il Maggio dei Libri” 2017, ci accingiamo a varcare la soglia del regno della LITWEB, un blog di cui Ippolita Luzzo ne è, come delle Amazzoni, la regina, e lo facciamo presentando una nuova raccolta dei suoi post, raggruppata sotto l’articolato titolo "LIT ART con LITWEB dalla POP ART alla POST ART - leggere l’arte con letteratura nel regno della Litweb".
Questi ultimi pezzi o post sono stati anticipati da una precedente raccolta che risale al 2014 dal titolo “Venti POST/UMI Per Voi, che rimandavano al titolo di una poesia della nostra autrice:"Io pubblicherò postuma"
È come se Ippolita, consapevole del suo modo di agire, voglia preannunciare la possibilità e il rischio di rimanere postuma, richiamando alla mente la celebre frase di Nietzsche, il quale mettendo le mani avanti avvisava che i suoi testi erano rivolti ai "pochissimi", cioè per quelli che erano in grado di comprenderlo, ammettendo che il suo messaggio era destinato a rimanere inascoltato per molto tempo.
Da qui vorrei avviare la mia riflessione, ritenendo necessario soffermarmi su questa ipotetica probabilità che i post possano rimanere POST/UMI, in quanto la Litweb, sovverte la maniera di leggere e fruire l’arte.
Ma in cosa consiste questa sua personale modalità di indagare e leggere "ogni momento letterario ed artistico, interpretando in modo originale il senso del testo"?
La prima risposta può venire direttamente guardando la sua formazione culturale di natura filosofica-letteraria che le consente di leggere l’arte o meglio il mondo delle immagini attraverso gli studi di estetica e semiologia, tutto filtrato attraverso la parola scritta in forma poetica.
La seconda componente di questa nuova modalità, penso sia strettamente connessa alla sua capacità di utilizzare e padroneggiare i nuovi media, caratterizzati dalla velocità e dalla sintesi, a vantaggio "del contenuto e del significato" come lei stessa sottolinea nel primo pezzo di questa ultima raccolta. Questi elementi costitutivi si trasformano in un continuo divenire e attraversamento dei linguaggi con rimandi e associazioni ad "altro", in un pulsare spazio-tempo che paradossalmente vuole asserire un "Hic et Nunc" della nostra contemporaneità.
Un "qui e ora", nel nostro caso, che diviene anche sinestesia del linguaggio, facendoci assaporare i colori delle opere come si fa con i dolci, attraverso il giallo solare dei limoni di Amalfi, il trionfo dei mandarini di Sicilia, le arance, fino a farci vivere le esperienze tattili attraverso un tessuto Missoni e al leggerissimo verde delle foglie appena nate.
Penso che la sua modalità, più esattamente metodo, per descrivere queste esperienze artistiche consiste in questo flusso incessante di collegamenti. Ippolita, in questi suoi rapidi Attraversamenti, crea sobbalzi emotivi, evocando i Rolling Stones, la Pop Art e infine Alan Jones dal quale coglie al volo la frase provocatoria "l’arte bisogna cercarla nelle osterie perché nei musei si fa ideologia".
Da tutto ciò traspare la contemporaneità dei post di Ippolita che sono l’opposto della staticità e lontani dalla monumentalità. Non pretendono di occupare uno scaffale impolverato, ma aspirano a percorrere gli spazi infiniti della Litweb, comunicando emozioni reali ed esperienze vissute.
Così lei ci conduce al Premio Internazionale Limen nello splendido Palazzo Gagliardi a Vibo Valentia e nell’andare possiamo raccontarci di Antonio Presti e di Fiumara Arte con in mano un libro. Ogni post è tanti luoghi, infinite sensazioni e innumerevoli incontri: Il MAON di Rende, la galleria Because, Studio Gallery, l’Associazione P-Art, il MARCA, il MAM a Cosenza per Tornare a Itaca e poi Aurelio Amendola, Andy Warhol, Mimmo Rotella e Philippe Daverio, con tanto di stacco pubblicitario del PUNT e MES e annunciare il viaggio verso Corigliano per visitare la mostra personale del sottoscritto nel monumentale Castello Ducale, parlando di beni culturali, di Pietro Bernini, del Teatro settecentesco di Terranova di Sibari.
Questi e altri, gli argomenti di cui abbiamo parlato con Ippolita, temi importanti che animano il dibattito pubblico italiano intorno al sistema dell’arte e al patrimonio culturale e paesaggistico, che sono "il fulcro della nostra identità nazionale e della nostra memoria storica", come afferma Salvatore Settis, dall'alto della sua competenza.
Lo studioso asserisce che il nostro patrimonio culturale non è solo la somma dei suoi monumenti, musei e bellezze naturali, "Al contrario, la forza del «modello Italia» è tutta nella presenza diffusa, capillare, viva di un patrimonio solo in piccola parte conservato nei musei, e che incontriamo invece, anche senza volerlo e anche senza pensarci, nelle strade delle nostre città, nei palazzi in cui hanno sedi abitazioni, scuole e uffici, nelle chiese aperte al culto; che fa tutt'uno con la nostra lingua la nostra musica e letteratura, la nostra cultura."
Con la stessa casualità, Ippolita Luzzo, senza alcun preconcetto e con semplicità, ci prende per mano e ci conduce nel territorio dell’arte.
Antonio Pujia Veneziano
Nella Foto Giacinto Gaetano direttore del Sistema Bibliotecario inaugura alla presenza dell'assessore alla cultura Graziella Astorino il Maggio dei libri 2017 con Lit Art in Litweb di Ippolita Luzzo presentata da Antonio Pujia Veneziano. Foto di Daniele Rizzuti
venerdì 28 aprile 2017
Albano, Pisano, Toppi. La formazione che vogliamo
Sono le 16,00 ed ancora elaboro una mattinata di seminario al Tip di Lamezia Terme con Albano, Pisano e Toppi. Gli appunti presi cominciano con le parole di Dario Natale: Esigenza del presente.
Questi due giorni di seminari sono una esigenza del presente. E ci troviamo in una sede piccola, in una realtà nata da poco dopo che i teatri a Lamezia furono vinti per bando da una associazione di tecnici. Con noi alcuni alunni del liceo Campanella che frequenteranno i corsi sul teatro.
Albano, Pisano,Toppi, come Zoff, Burgnich e Facchetti. La difesa del nostro teatro declinata come i mitici tre di una nazionale di calcio
Ho segnato con un solo lemma a volte tutto un lungo raccontare di Settimio Pisani su Primavera dei Teatri a Castrovillari, realtà che compie 18 anni, nata nel '99, dal nulla.
Verginità di un territorio, teatro diverso e alto, qualità e poi quella prima volta con l'Orlando Furioso. Una scommessa difficile in un territorio lontano dalle vie di comunicazioni più accessibili e con un teatro cittadino chiuso da tempo. Ora invece le compagnie debuttano per la loro prima messa in scena proprio a Castrovillari davanti ad un pubblico eterogeneo fatto di persone che si fidano delle proposte. Un teatro legato al testo scritto, un teatro che deve parlare delle contraddizioni e dare un motivo a chi viene di sopportare il disagio del viaggio ed ai residenti l'orgoglio di parteciparvi.
Albano organizza a Salerno altra splendida realtà e stagione teatrale. E di lui mi piace ricordare le sue parole: "Siamo abituati a pensare in piccolo. Noi dobbiamo cambiare linguaggio e metodo per convincere i privati a sponsorizzare le nostre iniziative." Partendo dal dato di fatto che la manna dei contributi pubblici vada nel mare della nullità, chiunque voglia far teatro dovrà rivolgersi altrove con numeri alla mano e lavorare sulla visibilità e convenienza di quella iniziativa. Conferma Toppi che i soldi pubblici vanno a Napoli, per esempio, ad un certo Alfredo Balsamo presidente di circuiti teatrali che dovrebbe circuitare e circuitizza un bel nulla.
Toppi ci racconta la sua formazione di critico partendo da Roberto De Monticelli, suoi pezzi di critica raccoliti nel Le mille notti di un critico, e da Franco Quadri fino a Giulio Baffi che rappresenta gli anni ottanta novanta della critica. Una critica fatta senza slanci, anzi la prima frase che baffi disse a Toppi fu: "La critica è morta." Per Toppi come pure per me in altri campi, la funzione della critica è testimonianza. Veniamo da anni di sciupio incredibile, il ventennio berlusconiano ha dissolto troppo e tanto ma le radici di un territorio sopravvivono anche al fuoco e al gelo. Là dove non c'era una prima ora c'è una splendida realtà e il vincolo della fiducia fra noi si riforma nel riportare tutto ad un senso.
Dalla novella di Cechov " La legge del fucile" Toppi racconta con Cechov di quel fucile appeso ad un muro e descritto dal narratore all'inizio e conclude con l'esigenza che il fucile alla fine spari. Ogni cosa si riunisce al suo inizio in una circolarità che forma l'idea del tempo: esserci. L'esigenza del presente.
Ippolita Luzzo
Questi due giorni di seminari sono una esigenza del presente. E ci troviamo in una sede piccola, in una realtà nata da poco dopo che i teatri a Lamezia furono vinti per bando da una associazione di tecnici. Con noi alcuni alunni del liceo Campanella che frequenteranno i corsi sul teatro.
Albano, Pisano,Toppi, come Zoff, Burgnich e Facchetti. La difesa del nostro teatro declinata come i mitici tre di una nazionale di calcio
Ho segnato con un solo lemma a volte tutto un lungo raccontare di Settimio Pisani su Primavera dei Teatri a Castrovillari, realtà che compie 18 anni, nata nel '99, dal nulla.
Verginità di un territorio, teatro diverso e alto, qualità e poi quella prima volta con l'Orlando Furioso. Una scommessa difficile in un territorio lontano dalle vie di comunicazioni più accessibili e con un teatro cittadino chiuso da tempo. Ora invece le compagnie debuttano per la loro prima messa in scena proprio a Castrovillari davanti ad un pubblico eterogeneo fatto di persone che si fidano delle proposte. Un teatro legato al testo scritto, un teatro che deve parlare delle contraddizioni e dare un motivo a chi viene di sopportare il disagio del viaggio ed ai residenti l'orgoglio di parteciparvi.
Albano organizza a Salerno altra splendida realtà e stagione teatrale. E di lui mi piace ricordare le sue parole: "Siamo abituati a pensare in piccolo. Noi dobbiamo cambiare linguaggio e metodo per convincere i privati a sponsorizzare le nostre iniziative." Partendo dal dato di fatto che la manna dei contributi pubblici vada nel mare della nullità, chiunque voglia far teatro dovrà rivolgersi altrove con numeri alla mano e lavorare sulla visibilità e convenienza di quella iniziativa. Conferma Toppi che i soldi pubblici vanno a Napoli, per esempio, ad un certo Alfredo Balsamo presidente di circuiti teatrali che dovrebbe circuitare e circuitizza un bel nulla.
Toppi ci racconta la sua formazione di critico partendo da Roberto De Monticelli, suoi pezzi di critica raccoliti nel Le mille notti di un critico, e da Franco Quadri fino a Giulio Baffi che rappresenta gli anni ottanta novanta della critica. Una critica fatta senza slanci, anzi la prima frase che baffi disse a Toppi fu: "La critica è morta." Per Toppi come pure per me in altri campi, la funzione della critica è testimonianza. Veniamo da anni di sciupio incredibile, il ventennio berlusconiano ha dissolto troppo e tanto ma le radici di un territorio sopravvivono anche al fuoco e al gelo. Là dove non c'era una prima ora c'è una splendida realtà e il vincolo della fiducia fra noi si riforma nel riportare tutto ad un senso.
Dalla novella di Cechov " La legge del fucile" Toppi racconta con Cechov di quel fucile appeso ad un muro e descritto dal narratore all'inizio e conclude con l'esigenza che il fucile alla fine spari. Ogni cosa si riunisce al suo inizio in una circolarità che forma l'idea del tempo: esserci. L'esigenza del presente.
Ippolita Luzzo
martedì 25 aprile 2017
Dal Limen al Limen Oltre la soglia. Lit Art domani
"Soglie" si chiamava l'installazione di Silvia Pujia, opera con la quale vinse il Premio Limen quell'anno e fu allora che nel sentir parlarne ho avuto modo di conoscere Silvia e di partecipare ad ogni evento da lei creato. Opera unica. Quel che mi piace è quell'unicità che lei sceglie come unitarietà e contenuto.
Così nel presentare domani a Palazzo Nicotera i pezzi su Lit Art con Litweb scelgo anche io l'unicità e il discorso unitario su un contenuto lungo un anno. Dal Limen al Limen con un solo artista nell'attraversare quella soglia che Silvia ha preparato per noi.
Una amicizia da Limen, da confine e sul confine dell'arte. Sul modo e sul fare e come guardare oltre la soglia.
Dicembre 2014 a Palazzo Gagliardi sede del Limen quella sera Antonio Pujia Veneziano espone e mi invita ad andare. Ed eccoci all'incontro con Daverio che ci dice quanto l'arte sia " Una vera commistione di elementi, forse maggiore di oggi in cui tutto sembra commisto e non lo è e quanto siano Italia e Calabria insieme il paese dell’immaginazione.
Così lo ascoltiamo e lo seguiamo per stanze e dipinti fermandoci insieme a dire bravo, interessante, molto carino oppure niente, sentendolo dire che per esser veri bisogna dire una bufala grande, dirla con forza e crederci davvero, convincere gli altri che questa sia vera, come fu con Capalbio, luogo di residenza di intellettuali, ma quali? Sorride lui, eravamo solo quattro amici che volevano divertirsi, eppure Capalbio diventò quello che per scherzo lui aveva detto.
Ed a questa sua asserzione io esclamo:"Come il regno della Litweb!"
Seguiamo le opere di Antonio Pujia Veneziano sempre in viaggio e nel febbraio 2015 Ex Stasis Est Ovest la mostra al MAM a Cosenza Tornare ad Itaca, nel maggio 2015 una mostra al Castello ducale di Corigliano: Segni_Tempo_Spazio.
E siamo di nuovo a Dicembre, di nuovo al Limen. In macchina parliamo, su suggestioni di un libro che ho in mano, con Antonio, Silvia e Saverio, mentre andiamo al Limen, di Antonio Presti, imprenditore che costruisce un albergo sul mare, decide di realizzare un museo all'aria aperta, dà vita al parco di sculture monumentali Fiumara d'arte, nella valle dei monti Nebrodi in Sicilia, un museo all'aperto, un parco di sculture il più grande d’Europa. Nel suo albergo Atelier sul mare (1991-2013) a Castel di Tusa, in provincia di Messina, decine di artisti sono stati coinvolti per la decorazione di camere d’arte.
Dalla Piramide a noi. Antonio Pujia Veneziano racconta e racconta di come Antonio Presti subì alcune condanne prima di essere riconosciuto e mentre racconta siamo già arrivati a Vibo al Limen Premio Internazionale alla VII edizione promosso dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia. Un castello reale sembra la sede del Limen questo anno. Felici e felici ascoltammo i relatori, noi seduti ai primi posti riservati a non ben definiti notabili. Ed essendo della stessa stirpe nobiliare dell'arte ci venne concesso l'onore.
Così nel mentre parlava Domenico Piraina, Responsabile del Polo museale e dei Musei scientifici di Milano, io presi appunti mentali. Ricordo che lui, citando Federico Zeri, suo amico, ci raccontò che il genio non vive e produce da solo, ma ha bisogno di avere intorno quel crogiolo di bravi artigiani che lo sostengano e raccontava di quanti bravi scalpellini abbiano partecipato alla creazione di opere sotto la direzione di Michelangelo.
Dunque se intorno non vi è abilità non sorge nulla. Intorno a me avevo due artisti, Silvia Pujia, già vincitrice del Limen 2013 con una installazione "Soglie" e Antonio Puija Veneziano. Insomma il genio della lampada non poteva che aver più terreno fertile di quello. Insieme abbiamo percorso le opere con la grande meraviglia di stare nel paese dell'immaginazione e quando siamo giunti ai due palazzi in aria con il verde in cielo abbiamo trovato la sede del regno della Litweb." Sulla soglia in alto
Così nel presentare domani a Palazzo Nicotera i pezzi su Lit Art con Litweb scelgo anche io l'unicità e il discorso unitario su un contenuto lungo un anno. Dal Limen al Limen con un solo artista nell'attraversare quella soglia che Silvia ha preparato per noi.
Una amicizia da Limen, da confine e sul confine dell'arte. Sul modo e sul fare e come guardare oltre la soglia.
Dicembre 2014 a Palazzo Gagliardi sede del Limen quella sera Antonio Pujia Veneziano espone e mi invita ad andare. Ed eccoci all'incontro con Daverio che ci dice quanto l'arte sia " Una vera commistione di elementi, forse maggiore di oggi in cui tutto sembra commisto e non lo è e quanto siano Italia e Calabria insieme il paese dell’immaginazione.
Così lo ascoltiamo e lo seguiamo per stanze e dipinti fermandoci insieme a dire bravo, interessante, molto carino oppure niente, sentendolo dire che per esser veri bisogna dire una bufala grande, dirla con forza e crederci davvero, convincere gli altri che questa sia vera, come fu con Capalbio, luogo di residenza di intellettuali, ma quali? Sorride lui, eravamo solo quattro amici che volevano divertirsi, eppure Capalbio diventò quello che per scherzo lui aveva detto.
Ed a questa sua asserzione io esclamo:"Come il regno della Litweb!"
Seguiamo le opere di Antonio Pujia Veneziano sempre in viaggio e nel febbraio 2015 Ex Stasis Est Ovest la mostra al MAM a Cosenza Tornare ad Itaca, nel maggio 2015 una mostra al Castello ducale di Corigliano: Segni_Tempo_Spazio.
E siamo di nuovo a Dicembre, di nuovo al Limen. In macchina parliamo, su suggestioni di un libro che ho in mano, con Antonio, Silvia e Saverio, mentre andiamo al Limen, di Antonio Presti, imprenditore che costruisce un albergo sul mare, decide di realizzare un museo all'aria aperta, dà vita al parco di sculture monumentali Fiumara d'arte, nella valle dei monti Nebrodi in Sicilia, un museo all'aperto, un parco di sculture il più grande d’Europa. Nel suo albergo Atelier sul mare (1991-2013) a Castel di Tusa, in provincia di Messina, decine di artisti sono stati coinvolti per la decorazione di camere d’arte.
Dalla Piramide a noi. Antonio Pujia Veneziano racconta e racconta di come Antonio Presti subì alcune condanne prima di essere riconosciuto e mentre racconta siamo già arrivati a Vibo al Limen Premio Internazionale alla VII edizione promosso dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia. Un castello reale sembra la sede del Limen questo anno. Felici e felici ascoltammo i relatori, noi seduti ai primi posti riservati a non ben definiti notabili. Ed essendo della stessa stirpe nobiliare dell'arte ci venne concesso l'onore.
Così nel mentre parlava Domenico Piraina, Responsabile del Polo museale e dei Musei scientifici di Milano, io presi appunti mentali. Ricordo che lui, citando Federico Zeri, suo amico, ci raccontò che il genio non vive e produce da solo, ma ha bisogno di avere intorno quel crogiolo di bravi artigiani che lo sostengano e raccontava di quanti bravi scalpellini abbiano partecipato alla creazione di opere sotto la direzione di Michelangelo.
Dunque se intorno non vi è abilità non sorge nulla. Intorno a me avevo due artisti, Silvia Pujia, già vincitrice del Limen 2013 con una installazione "Soglie" e Antonio Puija Veneziano. Insomma il genio della lampada non poteva che aver più terreno fertile di quello. Insieme abbiamo percorso le opere con la grande meraviglia di stare nel paese dell'immaginazione e quando siamo giunti ai due palazzi in aria con il verde in cielo abbiamo trovato la sede del regno della Litweb." Sulla soglia in alto
sabato 22 aprile 2017
Paolo Aita: un amico in più. Con Gianluca Covelli
Al tavolo fra i relatori stava allora Gianluca Covelli, curatore e critico d'arte, eravamo al Complesso Monumentale San Giovanni a Catanzaro. Come allora stasera a Cosenza, al MAM, museo delle arti e dei mestieri, Gianluca Covelli cura la mostra su Paolo Aita. Lui mi porge il suo intervento, noi siamo arrivati molto tardi e proprio ai saluti, però rimaniamo oltre la chiusura a chiacchierare. Hic et nunc il titolo del suo parlare di Paolo Aita. Esserci, non solo come localizzazione nello spazio ma qualcosa che ha a che fare con il modo in cui l'Essere si dà nella storia, nell'esistenza dell'uomo. Una stretta emotiva lega gli uomini tra loro vicini ad una dottrina cognitiva che crea soddisfazione. Tutti i movimenti storici e artistici, tutto ogni ogni nostro fare, secondo Vico, nasce da impulso emotivo e solo dopo interviene la conoscenza e lo studio a spiegare, a costruire. Con il senso alto del piacere.
Ho conosciuto Paolo Aita attraverso le parole dei suoi amici, dei curatori di questa mostra in suo ricordo. Mi è rimasto amico, come mi sono rimasti amici Alessandro Bozzo e Rocco Carbone, entrambi conosciuti attraverso le parole degli amici. Mi succede così con frequentazioni atemporali oltre il sensibile. Si può vivere dopo la morte nei racconti di amici cari e diventare amici di chi si appropria di quei racconti.
Avevo già scritto su Paolo Aita, stasera incontro le sue poesie, nelle mani del responsabile della Vertigoarte, la galleria di Cosenza, promotrice di questa mostra insieme ad artisti e ad altre associazioni. Leggo e fotografo le sue poesie, grata a Salvatore Anelli che me le dona in fogli sparsi. Torno a casa ricchissima. Fogli e fogli con me. Parole e opere. Intanto che si conversa raccolgo una gratificazione assoluta, sciolta da qualsiasi legame: ciò che vedo in anteprima di un qualcosa che avverrà e di cui taccio, un segreto che tutti poi applaudiremo e la parola di Ghislain Mayaud, amico di Paolo Aita, docente e critico d'arte, nonché artista e poeta, dire del mio pezzo su Paolo Aita È una carezza.
Ancora più unita
sarai di questi segni,
piccoli grani di delizia.
Un fermo, una pausa
che si impunta,
Svirgola e s'arriccia
nei pensieri. (Paolo Aita)
Nelle relazioni che ci fanno vivere raccogliamo i versi di Paolo Aita, le opere degli artisti, il momento sensibile, il fuori nelle musiche e nel ballo, nei gesti e nel presente che già lontano è, lasciandoci l'amicizia che ci rallegrerà. http://trollipp.blogspot.it/2017/03/quella-sera-vertigoarte-ponte-di.html
Ippolita Luzzo
Ho conosciuto Paolo Aita attraverso le parole dei suoi amici, dei curatori di questa mostra in suo ricordo. Mi è rimasto amico, come mi sono rimasti amici Alessandro Bozzo e Rocco Carbone, entrambi conosciuti attraverso le parole degli amici. Mi succede così con frequentazioni atemporali oltre il sensibile. Si può vivere dopo la morte nei racconti di amici cari e diventare amici di chi si appropria di quei racconti.
Avevo già scritto su Paolo Aita, stasera incontro le sue poesie, nelle mani del responsabile della Vertigoarte, la galleria di Cosenza, promotrice di questa mostra insieme ad artisti e ad altre associazioni. Leggo e fotografo le sue poesie, grata a Salvatore Anelli che me le dona in fogli sparsi. Torno a casa ricchissima. Fogli e fogli con me. Parole e opere. Intanto che si conversa raccolgo una gratificazione assoluta, sciolta da qualsiasi legame: ciò che vedo in anteprima di un qualcosa che avverrà e di cui taccio, un segreto che tutti poi applaudiremo e la parola di Ghislain Mayaud, amico di Paolo Aita, docente e critico d'arte, nonché artista e poeta, dire del mio pezzo su Paolo Aita È una carezza.
Ancora più unita
sarai di questi segni,
piccoli grani di delizia.
Un fermo, una pausa
che si impunta,
Svirgola e s'arriccia
nei pensieri. (Paolo Aita)
Nelle relazioni che ci fanno vivere raccogliamo i versi di Paolo Aita, le opere degli artisti, il momento sensibile, il fuori nelle musiche e nel ballo, nei gesti e nel presente che già lontano è, lasciandoci l'amicizia che ci rallegrerà. http://trollipp.blogspot.it/2017/03/quella-sera-vertigoarte-ponte-di.html
Ippolita Luzzo
domenica 16 aprile 2017
Pasquetta fuori porta Aprile 2011
Pasquetta a Tropea Capo Vaticano Aprile 2011
La conversazione cos'è?
Una pasquetta fuori porta, fuori stagione, il tempo incerto, il mare mosso, il vento –levante?
Una pasquetta tradizionale, tranquilla.
Una semplicità affettuosa negli accoglienti padroni di casa, nei modi, nel fare, nel muoversi.
Semplicità anche negli ospiti, solo che fra gli ospiti c'è lei.
La signora so tutto io è una bella signora.
Occhi celesti, capelli grigi, pettinatura e vestiti impeccabili, porge con garbo professionale le sue parole con l’autorità del suo dire.
È tutto perfetto, non c’è una sbavatura, gli argomenti esposti correttamente anche facilmente condivisibili, l'eloquio fluente, un parlare misurato.
Allora perché, ogni tanto, in me che ascolto prende una leggera insofferenza? Voglia di protagonismo la mia?
Me lo domando e mi assolvo, non desidero nessun riflettore stamani, anzi, più la ascolto, più vorrei eclissarmi.
Invidia, forse, verso una bella signora che sembra abbia la quintessenza della saggezza e che sembra le siano capitate nella vita tutte le cose come si deve- marito- figli- suocera- madre – lavoro? Tutto meravigliosamente regolare. Ma no, non riesco ad invidiarla.
Qualcuno cerca e non riesce di esprimere un pensiero, un concetto più dubbioso, un interrogativo su se stesso, è un uomo che si chiede ed esprime un sentire dell’animo, il primo sentire della giornata, ma la conversazione monopolizzata dalla signora so tutto io prosegue come se non avesse sentito. Peccato!
Ed ho capito cosa non mi piaceva- il non ascolto, la chiacchiera garbata, formale, corretta, che impediva qualsiasi messa in discussione.
Eppure sarebbe stata possibile una conversazione diversa e più leggermente aperta, perché ogni tanto affiorava un gesto, uno sguardo d’intesa, un sorriso e fra noi altri c'era un tentativo fanciullesco di piccola disubbidienza alle regole della signora maestra.
Fra quello che noi, suoi alunni, volevamo dalla vita e quello che abbiamo avuto c'era uno scarto, una divaricazione netta, che ci ha stupito ma non ci ha deragliato. Gli scossoni, gli attentati, che nel corso degli avvenimenti avrebbero potuto annullarci hanno fortificato le nostre coscienze di uomini e donne capaci, che ora ascoltiamo la sua bella lezione con affettuosità e disincanto, capendone l’importanza, riconoscendone l’utilità.
La scuola, le regole, il sacrificio, per noi non hanno potuto cambiare il corso delle cose.
Abbiamo creduto sicuramente nelle iniziative, nei progetti, li abbiamo sostenuti, incoraggiati, ma poi il contesto umano intorno a noi era diverso, non ci ha aiutato. Cooperative poco cooperative,figli con desideri e residenze lontani, un corpo che non riconosciamo più nostro, e un domandarsi perplessi su quale sia ora il nostro momento.
Ecco, questo avremmo voluto dire noi a noi stessi, se ne avessimo avuto la possibilità, avremmo voluto parlarne, condividere un disagio, sempre con la leggerezza e la cortesia della buona educazione.
Ma abbiamo parlato molto e ascoltato poco perché abbiamo dimenticato quanto un buon ascolto liberi la nostra mente
Liberi avremmo potuto ascoltare oltre le parole, oltre i gesti, oltre il movimento, il sussurro dell’anima e fare di quel momento vita vera.
La convivialità cos'è?
Ippolita Luzzo
La conversazione cos'è?
Una pasquetta fuori porta, fuori stagione, il tempo incerto, il mare mosso, il vento –levante?
Una pasquetta tradizionale, tranquilla.
Una semplicità affettuosa negli accoglienti padroni di casa, nei modi, nel fare, nel muoversi.
Semplicità anche negli ospiti, solo che fra gli ospiti c'è lei.
La signora so tutto io è una bella signora.
Occhi celesti, capelli grigi, pettinatura e vestiti impeccabili, porge con garbo professionale le sue parole con l’autorità del suo dire.
È tutto perfetto, non c’è una sbavatura, gli argomenti esposti correttamente anche facilmente condivisibili, l'eloquio fluente, un parlare misurato.
Allora perché, ogni tanto, in me che ascolto prende una leggera insofferenza? Voglia di protagonismo la mia?
Me lo domando e mi assolvo, non desidero nessun riflettore stamani, anzi, più la ascolto, più vorrei eclissarmi.
Invidia, forse, verso una bella signora che sembra abbia la quintessenza della saggezza e che sembra le siano capitate nella vita tutte le cose come si deve- marito- figli- suocera- madre – lavoro? Tutto meravigliosamente regolare. Ma no, non riesco ad invidiarla.
Qualcuno cerca e non riesce di esprimere un pensiero, un concetto più dubbioso, un interrogativo su se stesso, è un uomo che si chiede ed esprime un sentire dell’animo, il primo sentire della giornata, ma la conversazione monopolizzata dalla signora so tutto io prosegue come se non avesse sentito. Peccato!
Ed ho capito cosa non mi piaceva- il non ascolto, la chiacchiera garbata, formale, corretta, che impediva qualsiasi messa in discussione.
Eppure sarebbe stata possibile una conversazione diversa e più leggermente aperta, perché ogni tanto affiorava un gesto, uno sguardo d’intesa, un sorriso e fra noi altri c'era un tentativo fanciullesco di piccola disubbidienza alle regole della signora maestra.
Fra quello che noi, suoi alunni, volevamo dalla vita e quello che abbiamo avuto c'era uno scarto, una divaricazione netta, che ci ha stupito ma non ci ha deragliato. Gli scossoni, gli attentati, che nel corso degli avvenimenti avrebbero potuto annullarci hanno fortificato le nostre coscienze di uomini e donne capaci, che ora ascoltiamo la sua bella lezione con affettuosità e disincanto, capendone l’importanza, riconoscendone l’utilità.
La scuola, le regole, il sacrificio, per noi non hanno potuto cambiare il corso delle cose.
Abbiamo creduto sicuramente nelle iniziative, nei progetti, li abbiamo sostenuti, incoraggiati, ma poi il contesto umano intorno a noi era diverso, non ci ha aiutato. Cooperative poco cooperative,figli con desideri e residenze lontani, un corpo che non riconosciamo più nostro, e un domandarsi perplessi su quale sia ora il nostro momento.
Ecco, questo avremmo voluto dire noi a noi stessi, se ne avessimo avuto la possibilità, avremmo voluto parlarne, condividere un disagio, sempre con la leggerezza e la cortesia della buona educazione.
Ma abbiamo parlato molto e ascoltato poco perché abbiamo dimenticato quanto un buon ascolto liberi la nostra mente
Liberi avremmo potuto ascoltare oltre le parole, oltre i gesti, oltre il movimento, il sussurro dell’anima e fare di quel momento vita vera.
La convivialità cos'è?
Ippolita Luzzo
venerdì 14 aprile 2017
La bellezza che resta Fabrizio Coscia Soli Eravamo
Ce li portiamo in giro, in borsa, nelle mani, dappertutto.
Se ci fotografano li mostriamo orgogliosi e, come succede con gli amici, tutto ci rimanda al loro contenuto, al loro dire.
Così dalle Domenica delle Palme, le palme festanti sul Corso Numistrano sfilano seguendo in corteo "Il giorno della conoscenza"in Russia, la prima pagina del libro di Fabrizio Coscia La bellezza che resta ad oggi, Venerdì Santo, con la processione del corpo di Gesù riverso nel grembo della Madonna addolorata.
Mi sembra di vederli quei bambini il primo settembre di ogni anno ringraziare con fiori i loro insegnanti per la dedizione con cui si prenderanno cura di loro. Un ringraziamento anticipato, di riconoscenza, simile alla folla che a Gerusalemme con palme in mano accorrevano a salutare un uomo che donava la buona novella e faceva miracoli.
I momenti festosi di un primo settembre a Beslan furono seguiti da momenti tragici così come nel Vangelo e Fabrizio Coscia, nel cercare un lenimento ma soprattutto una luce in avvenimenti che videro una strage perpetrata dai ceceni in una scuola per combattere contro il governo russo, si imbatte in un articolo sulla Repubblica dal titolo "Il perdono impossibile" e in quell'articolo il poeta russo Evtušenko scrive di come il libro di Tolstoj "Chadzi-Murat" forse, se letto da Putin, avrebbe fatto da deterrente alla guerra contro i ceceni.
Un libro può ergersi contro il Male? e nel male, nel dolore come può esistere la bellezza? Nel tanto che si usa a sproposito questo sostantivo con un potere salvifico appioppato a casaccio qui invece si ricorda altro.
La bellezza è una cosa spaventosa, terribile. La bellezza come svelamento. La bellezza è verità. La bellezza che resta dunque cos'è? questa è la domanda che Fabrizio ci fa e si fa, leggendo il libro di Tolstoj "Chadzi-Murat" pubblicato postumo, scritto negli ultimi anni. "Il miglior racconto del mondo secondo il critico americano Haold Bloom".
Fabrizio Coscia chiede alla letteratura una risposta, chiede alla letteratura quella legge interiore che fu di Tolstoj, di Renoir, di Leopardi, di Simone Weil, di Frida Kalo, di Keats.
Ogni cosa mi riporta al libro, vi dicevo prima, ogni lettura, ogni domanda, e una lettera di Olga Knipper alle lettere di cui parla Domenico Dara, nel Breve Trattato sulle coincidenze, come riparazione dei buchi, lettere che un postino consegna al mondo che a me non rispose mai... con Emily Dickinson.
"Per molto tempo dopo la morte di Čechov, nel suo diario Olga Knipper continuò a scrivere lettere al marito, in una ostinata, imperterrita negazione della realtà. "E mentre ti scrivo - si legge in una di queste - sento che sei vivo, da qualche parte, mentre aspetti la mia lettera" La bellezza che resta
Intrecciando la propria vita e quella di suo padre in rianimazione con gli artisti che alla fine della loro vita diedero esempi fulgidi di bellezza fa dire a Renoir in risposta a Matisse stranito dal vederlo dipingere con le mani fasciate e sofferenti per l'artrite "Il dolore passa la bellezza resta"
La bellezza di Renoir, di Simone Weil, negli occhi, nella luce, nella voglia di guardare. "Non siate ingrate verso le cose belle" è l'esortazione di Simone Weil ai suoi genitori mentre si spegneva nel sanatorio di Ashford.
Mi lascio prendere dall'urgenza di dirvi altro, di parlarvi di questo libro: non è un romanzo, non è un saggio, non è un genere letterario, è la testimonianza di un grande amore verso la letteratura, di una grande passione verso gli scrittori e della consapevolezza di un compito alto e bello affidato alla lettura.
La bellezza che resta segue Soli eravamo mentre ci allontaniamo dalle brutture.
"Vivere richiede di allontanarci da ciò che vivo non è più: congedarsi con terribile urgenza da chi ha smesso di esserci, chiudere gli occhi a chi non resta."
C'è un periodo necessario in cui l'uomo affronta grandi lutti, sciagure, terremoti, guerre, malattie, cattiverie, è il periodo della elaborazione.
La bellezza che resta, nonostante cotanto male, è l'inesorabile lontananza, un miraggio, il sentimento di verità.
Ippolita Luzzo
Se ci fotografano li mostriamo orgogliosi e, come succede con gli amici, tutto ci rimanda al loro contenuto, al loro dire.
Così dalle Domenica delle Palme, le palme festanti sul Corso Numistrano sfilano seguendo in corteo "Il giorno della conoscenza"in Russia, la prima pagina del libro di Fabrizio Coscia La bellezza che resta ad oggi, Venerdì Santo, con la processione del corpo di Gesù riverso nel grembo della Madonna addolorata.
Mi sembra di vederli quei bambini il primo settembre di ogni anno ringraziare con fiori i loro insegnanti per la dedizione con cui si prenderanno cura di loro. Un ringraziamento anticipato, di riconoscenza, simile alla folla che a Gerusalemme con palme in mano accorrevano a salutare un uomo che donava la buona novella e faceva miracoli.
I momenti festosi di un primo settembre a Beslan furono seguiti da momenti tragici così come nel Vangelo e Fabrizio Coscia, nel cercare un lenimento ma soprattutto una luce in avvenimenti che videro una strage perpetrata dai ceceni in una scuola per combattere contro il governo russo, si imbatte in un articolo sulla Repubblica dal titolo "Il perdono impossibile" e in quell'articolo il poeta russo Evtušenko scrive di come il libro di Tolstoj "Chadzi-Murat" forse, se letto da Putin, avrebbe fatto da deterrente alla guerra contro i ceceni.
Un libro può ergersi contro il Male? e nel male, nel dolore come può esistere la bellezza? Nel tanto che si usa a sproposito questo sostantivo con un potere salvifico appioppato a casaccio qui invece si ricorda altro.
La bellezza è una cosa spaventosa, terribile. La bellezza come svelamento. La bellezza è verità. La bellezza che resta dunque cos'è? questa è la domanda che Fabrizio ci fa e si fa, leggendo il libro di Tolstoj "Chadzi-Murat" pubblicato postumo, scritto negli ultimi anni. "Il miglior racconto del mondo secondo il critico americano Haold Bloom".
Fabrizio Coscia chiede alla letteratura una risposta, chiede alla letteratura quella legge interiore che fu di Tolstoj, di Renoir, di Leopardi, di Simone Weil, di Frida Kalo, di Keats.
Ogni cosa mi riporta al libro, vi dicevo prima, ogni lettura, ogni domanda, e una lettera di Olga Knipper alle lettere di cui parla Domenico Dara, nel Breve Trattato sulle coincidenze, come riparazione dei buchi, lettere che un postino consegna al mondo che a me non rispose mai... con Emily Dickinson.
"Per molto tempo dopo la morte di Čechov, nel suo diario Olga Knipper continuò a scrivere lettere al marito, in una ostinata, imperterrita negazione della realtà. "E mentre ti scrivo - si legge in una di queste - sento che sei vivo, da qualche parte, mentre aspetti la mia lettera" La bellezza che resta
Intrecciando la propria vita e quella di suo padre in rianimazione con gli artisti che alla fine della loro vita diedero esempi fulgidi di bellezza fa dire a Renoir in risposta a Matisse stranito dal vederlo dipingere con le mani fasciate e sofferenti per l'artrite "Il dolore passa la bellezza resta"
La bellezza di Renoir, di Simone Weil, negli occhi, nella luce, nella voglia di guardare. "Non siate ingrate verso le cose belle" è l'esortazione di Simone Weil ai suoi genitori mentre si spegneva nel sanatorio di Ashford.
Mi lascio prendere dall'urgenza di dirvi altro, di parlarvi di questo libro: non è un romanzo, non è un saggio, non è un genere letterario, è la testimonianza di un grande amore verso la letteratura, di una grande passione verso gli scrittori e della consapevolezza di un compito alto e bello affidato alla lettura.
La bellezza che resta segue Soli eravamo mentre ci allontaniamo dalle brutture.
"Vivere richiede di allontanarci da ciò che vivo non è più: congedarsi con terribile urgenza da chi ha smesso di esserci, chiudere gli occhi a chi non resta."
C'è un periodo necessario in cui l'uomo affronta grandi lutti, sciagure, terremoti, guerre, malattie, cattiverie, è il periodo della elaborazione.
La bellezza che resta, nonostante cotanto male, è l'inesorabile lontananza, un miraggio, il sentimento di verità.
Ippolita Luzzo
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