alcuni versi per restar ancora ad ascoltarlo dalle pagine del suo Le prime volte non c'era stanchezza.
La memoria, il salto, il sasso, il dubbio, termini amati.
Leggo questa sera le delicate liriche di Luigi, un sussurro, mi dicono nella prefazione, io ne sento il canto, sarà per il titolo, immagino questa chitarra e un fiume, un raccontare che mi sembra amico, da sempre.
La fiducia, la consuetudine ed I sensi si sono riposati, ed io, ferita amica, chiedo gioia a questi sogni di carta. Se non ci fosse il balsamo non supererei quel tradimento di chi credevi cara, quell'abbandono da amica che prima era vicina. Sogni di carta e le gioie ricorderanno un dolore che da solo non sopporterei"
Imparo a memoria qualche verso come se Luigi Finucci fosse qui a leggerle al tavolo dei tasti neri che mi fanno compagnia.
Me li metto in tasca, questo versi, come Wilcock.
"Ci si stanca spesso
o forse ci si dimentica
del dolore e delle carezze,
si perde lentamente
il diritto
di essere deboli."
"Memorie
Come si può morire due volte?
il perseverare distrugge il cuore,
lo rende di vetro"
"Si può ascoltare ciò
che il tempo ha perso sulla strada?"
"Il mentre che s’accartoccia
in una nostalgia non avuta"
Leggo a mia sorella questi versi, sembrano fatti apposta per la conversazione appena avuta con lei, e lei, sorpresa di ritrovarsi in quella poesia che ora diventa sua, mi chiede la poesia, la imparerà a memoria, in un lascito di sorellanza che cammina.
Nei versi semplici, trait d'union, i sentimenti complessi, che vorremmo fossero e non sono, trovano la parola per esserci con quel che siamo. Siamo finché parliamo, siamo finché regge il bello dell'unione con un verso. E se non è possibile con te, dicono in tanti, in troppi, allora io posso scrivere due parole dall'odore di solitudine.
"Poi nella stanchezza
ho scritto due parole
dall'odore di solitudine"
e non sarò più solo finché avrò un libro di poesie in mano.