giovedì 26 novembre 2015

UNITER 27 novembre 2015 ore 17 Leggere per vivere. Digesto di Massimo Sannelli




Divertirsi e divergere…
Inizia così la sera  con uno stralcio di una lettera che io ho fatto a Dalia Pelaggi, scomparsa da pochi giorni,  nel novembre del 2011
Cara Dalia        15 novembre 2011
Saprò io scriverti una lettera?
Non credo, sicuramente non la lettera  che vorresti, perché io non so  che cosa tu vorresti sentire.
Posso provare a scriverti quello che io vorrei poter dire di te e di  me, di questa conoscenza recente ma sfalsata nel tempo, nello spazio, nelle sensazioni. Tu, nel tuo libro,” Fuga dal castello” racconti così:- Ci sono, per fortuna sulla terra giovinetti o fanciulline che vivono una vita del tutto normale, casa- scuola - amici - svaghi.
Eppure a volte appaiono assorti in sogni strani … vagano per la casa un po’ trasognati … e se… gli fate una domanda vi accorgerete che non seguono per nulla la vostra conversazione -sognano… fantasie… In questi sogni è riposta la speranza delle fate, poiché grazie a loro le fate non sono ancora scomparse dalla terra.
 E se poi- ma questo non succede quasi mai ma può succedere, i loro pensieri strani non si perdono per via, ma trovano una pur lontana realizzazione nella loro vita, le Fate riacquistano un po’, di vigore… 

Leggere per vivere. Come un raggio di sole
Leggere per vivere
Fra le funzioni fisiologiche necessarie al vivere Leggere non viene citata.
Grave dimenticanza. Mangiare, dormire, respirare, eliminare le scorie, e bere, bere acqua, l’acqua fa bene,  e… leggere no?
E a che ci servono quelle funzioni se non per leggere? Mi sono spesso fatta questa domanda, facendo del leggere una delle funzioni piacevoli per il  mio organismo.
Voi mi direte che leggere è stata una conquista recente nella storia, e rimane  una conquista da fare. Leggevano pochissimi fino al secolo scorso, era una nobile attività un tempo, leggevano nel circolo di Mecenate, i Romani, e leggevano i greci nella Stoà di Zenone, dagli  stoici ricordata e da banale  chiamarlo reading, leggono pochissimi e male oggi in questa  epoca bombardata di immagini senza riflessioni, al tempo degli analfabeti funzionali
“L’ analfabetismo funzionale  designa l'incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Quanti si facevano leggere le lettere, una volta! In contrasto, chi è funzionalmente analfabeta ha una padronanza di  base ma con un grado variabile di correttezza grammaticale e di stile e quando sono posti di fronte a materiali stampati, costoro non sanno  come riempire una domanda d'impiego, capire un contratto vincolante, seguire istruzioni scritte, leggere un articolo di giornale, leggere i segnali stradali, consultare un dizionario o comprendere l'orario di un autobus. E non dovrebbero votare!” e nemmeno comprare libri di Vespa!

Quindi Leggere è ancora una azione di lusso, in dote a pochi che sanno cosa leggono, che comprendono il testo scritto, che sia una lettera oppure un divieto, una ordinanza oppure un bugiardino sulla scatola di un medicinale. E questo nelle azioni del quotidiano.

Leggere vuole attesa e tempo, come pausa dal giornaliero scorrere degli eventi. Una azione visiva ed immaginativa. Vediamo  sotto i nostri occhi parole legate in frasi, in periodi, in costrutti lessicali e intanto costruiamo con quella lettura immagini, situazioni e paesaggi come registi.
Ognuno di noi è il regista del testo che sta leggendo.  Sappiamo così bene dirigere e dare le parti ad attori che, spesso, il nostro film è sempre più bello di quello che vediamo al cinema, quando il romanzo letto viene portato sullo schermo.
Viviamo poi il testo. Leggiamo un fumetto, Superman e siamo noi, Superman, immedesimazione, altra splendida attività della lettura e trasposizione.
Regia, sceneggiatura e interpretazione. Chi di noi non è stato Tex, oppure Elizabeth di Orgoglio e pregiudizio?
Nella storia infinita, romanzo per ragazzi  di Michael Ende,  il protagonista è  un bambino del mondo reale, che, leggendo un libro sul Regno di Fantasia, si ritrova  coinvolto negli eventi del racconto.
Stiamo infatti tutti nei romanzi che ci rapiscono. Non tutti i romanzi posseggono questa magia. Solo i libri magici come Il libro selvaggio di Juan Villoro…
Un mondo che non avremmo conosciuto mai se non lo avessimo letto! Sia nella forma narrativa che in testi Geografici, l’atlante, sfogliato e risfogliato, Testi scientifici, la cellula, Testi naturalistici, i Fiori, La fauna. Libri e giornali, Fumetti e settimana enigmistica. Testi di ogni formato. Il grande libro della matematica, dei numeri, dei triangoli, dell’architettura. E sopra tutti  il Dizionario. Non si può fare a meno di leggere il dizionario
Come sarebbe stata povera, piatta ed inutile la nostra vita se non fosse stata sollevata dal quotidiano e trasportata nel mondo della conoscenza e della lettura! Quale noia sovrumana ci avrebbe afflitto per giorni e giorni se non avessimo avuto in mano “I ragazzi della via Paal” nella nostra infanzia? “Piccole donne” “Incompreso” “ L’isola del tesoro” Con quale libro avremmo lenito i nostri mugugni, le incomprensioni e le ingiustizie subite nell'adolescenza? Come avremmo immaginato il nostro amore se prima non lo avevamo letto? E come avremmo vinto la pigrizia di metterci in gioco se Oblomov non ci avesse ammonito che avremmo perso tutto restando immobili a fantasticare?

E di cosa potremmo parlare con gli altri se non delle letture fatte? Siamo tutti ignoranti delle letture che ha fatto un altro! Ed ogni volta,  che una persona mi parla di un libro che io non ho letto, sento una mancanza, una terribile povertà, e mi ripropongo che dovrò conoscere quel libro, quell'autore. Impresa sovrumana perché non si può esaurire la conoscenza degli innumerevoli romanzi.
Comunque una conversazione sempre viva rimane…
Beh certo, alcuni parlano di pettegolezzi, magari così per distrarsi, ma a me annoia sapere le corna, oppure le malattie, oppure se ha cambiato auto tizia o caio, invece voglio sapere cosa legge, se le è piaciuto e perché, fosse anche un semplice giornale oppure un trafiletto. Che poi io adoro le cartoline di Barbato, La Stanza di Montanelli, La bustina di Minerva…
 Una volta ho scritto che  non saprei immaginare la mia vita senza leggere. Senza scrivere invece posso. Senza leggere impossibile.
 Mi ha risposto Martin Angioni: Tutti lo dicono. Me lo disse la prima volta Saverio Vertone nel 1985. Poi l'ho sentito ripetere non so quante volte... è così per tanti
Io ribattei: Per tanti che abbiamo trascorso i nostri giorni leggendo, questo sì. Diciamo di aver casa invasa di libri, letto invaso, comodini con cataste di libri.   
Ho una concezione animistica della lettura, come azione vivente. Quindi per me i libri vivono, parlano, si muovono e si spostano per incontrarsi tra di loro. Non parliamo poi dei personaggi! Escono dal libro e si siedono al tavolo affollato senza commissione nelle commissioni per gli affari zoppi del senato. Un tavolo molto chiacchierato
Leggere è vivere perché è una  relazione . Scrissi due versi per dirlo
Ti presto un libro/La lettura musicale della relazione con tutti voi, con tutti loro, con i miei simili.Ti presto un libro... me lo restituirai?/A volte no, a volte sì./Lo ricomprerò./Uno spartito musicale che sarà suonato da me e da tanti su tasti di pianoforti/ di pianole/di pc/uno spartito suonato suonato suonato/stonato o meno/che melodicamente intreccia e intesse cori antichi a moderni lai/scrivendo scrivendo piccine invidie e desueti languori./C'è chi si relaziona  agli altri con un portafoglio, chi si relaziona con un palazzo, con un gelato/io con un libro/tramite e passaporto verso il tuo mondo, il vostro mondo/il mondo delle frasi fatte e rifatte con il Perlana... sempre nuove!


Dopo tante letture una volta tentai di scrivere la biografia di uno scrittore. Avevo letto tanti suoi racconti inediti e nella parte conclusiva io stessa argomentavo quello che dicono tanti e cioè che leggere è vivere, scrivere vien dopo, dopo la lettura. Chi non legge come fa a scrivere?
“Una biografia di un scrittore, un tentativo di tracciare  le suggestioni che lo hanno spinto a scrivere - l’amato Baudelaire il canto eterno del viaggio, dell’andare per vedere, il canto di Ulisse, il canto errante  di tutti noi  sperduti  con gli occhi nell'immensità. Baudelaire - Goethe, il mio doppio, lo stesso cielo, immodesta ma dico  da immodesta lo stesso sentire-la ricerca dell’assoluto nella molteplicità dei rapporti - Pirandello –Uno, nessuno e centomila -a ciascuno il  suo. Sciascia
Montagne, scaffali, tavoli di libri, sfogliati, amati, prestati, perduti.
Libri che faranno altri libri, che si moltiplicheranno, perché  sono cresciuti  in noi e vorranno vivere  prepotentemente. Come il soffio vitale  si fa largo anche nella costrizione.
Come un raggio di sole .


E poi continua così  con altri libri che  mi giungono a casa per posta come questo di Massimo Sannelli, di cui oggi è il compleanno ed il suo onomastico essendo nato il 27  novembre del “73, come Bruce Lee dice lui. Sessanta copie, un libro che non potrete comprare e che si può leggere se si sta nello stesso regno, che non è più quello delle librerie, molto spesso. Lui è un poeta, un attore, un giocoliere della parola. Mentre noi siamo qui lui  a Roma a recitare il monologo di Palinuro alla Camera verde, in una tre giorni dedicata al film
C’è un modo di essere poeti che esula il banale gioco dei salotti e delle corti, dei premi e delle conventicole ed è il modo del riconoscersi. Se  riconosciamo l’altro e  chi siamo capaci di riconoscere fa la poesia del nostro vissuto.


 "Prima o poi, inizi a riconoscerti in una strana disperata felicità, che si getta su tutto, filologia cinema teatro prosa traduzioni viaggi insegnamento editing pianoforte" cosi dice Massimo Sannelli e questa felicità si chiama arte, aggiungo io.
Leggere per vivere, per leggere noi stessi raccontandoci.
Come si racconta la voglia di raccontare sé stessi? Alcuni non si fanno problemi e raccontano fatti che gli sono successi e parenti lontani e nipoti da accudire e case, da spolverare e tenere in perfetto ordine per 50 anni, altri invece fanno letteratura di sé stessi ed è come leggere la vita di tutti noi con le nostre stesse faglie. 
Per parlare di Massimo Sannelli e di Digesto da giorni sposto il libro dalla camera da letto in cucina, poi sul tavolo del soggiorno, e continuo a raccogliere e a leggere interviste di Massimo su riviste letterarie e programmi televisivi. Sono convinta che non posso, che non sarò in grado di dare un sapere che non conosco, ma sono altresì convinta che l'elettricità del testo possa percepirsi solo leggendo. Così nella mia impreparazione ed incoscienza inizio questa lettura di Digesto. Un diario a giorni musicali con inizio  Allegro maestoso e finale Allegro moderato ma rubato.
 Può essere che siamo tutti a confessarci. Una confessione scritta fra il 2000 ed il 2014 da cui io estrapolo un filo tenue, quel filo unico che potremmo scrivere tutti noi con il desiderio di avere una guida, un Virgilio, di avere uno stile personale ed una coscienza per affrontare quel che è la nostra storia, il nostro libro, quello che leggeremo solo noi. "Qui devo essere il tuo duca, sì, voglio dire: la tua guida.  " Oggi abbiamo cinque anni e non abbiamo la gloria: siamo nell'imperfetto e non abbiamo stile-tu ce l'hai? "

"Che cosa sei, senza coscienza, che cosa sei? Come una ruota persa, un ciondolo...(una memoria molto lunga, che lega tutto, tutto a tutto.)"
"La via maestra è la storia. La storia sei tu. Rileggi."
"c'è un impero privato. c'è il muro della confidenza, la sua fine, c'è la confidenza bloccata, la sua fine, quasi con tutte e tutti."
"Esiste anche la solitudine e non c'è niente di male. Infine ci sono altre paternità, segrete e delicatissime."
"L'emozione è proprio come questo inizio, e i libri non sono miseri, ma celesti"
"La salamandra-dicevano-sopravvive al fuoco. resiste. Forse fu così. Ma resistere non è amare. Per questo gli amori finiscono: perché resistere non è amare e resistere è un esercizio. capisci questo? Resistere è un lavoro."
"La solitudine diventa fortuna e prima fu la diversità"
"Il cervello accumula dati. gli uomini fanno così. Quante arie ha quell'opera? Tante. Quante? voglio il numero. Ecco, l'uomo fa così: misura tutto."
scrive di padri che non sono mai esistiti, se non per convenzione, scrive di diversità e di apparenza, di segni e scrive che "tre cose verranno meno: la parola senza santità, la speranza che si gonfia, la necessità di dimostrare. A poco a poco saranno deviate in un altro campo, tempo, mondo; quindi scompariranno.
"Nella  parafrasi  appariranno tre cose buone; la parola santa, la speranza senza orgoglio, la semplicità dei discorsi   
leggo Isaia versetto 44 " Dio dice al suo popolo Tu sei degno di stima", la sapienza era solo istinto. E la violenza subita, e " Una collana di appunti-gioielli-lunga come tutto il tempo da vivere: non è un sogno."
Nella veggenza del poeta ci sta un morirò a Parigi, come Vallejo, e poi" tu, tutto, il doppio di tutto un mondo si riduce ad una biglia, una palla che salta che fa pim pum: tutto si vede, tutto si paga, tutto si dà; e tutto si organizza, ma poi si perderà. Chi lo sa si prepara." E non posso finire se non vi dico insieme a Sannelli cosa sia un libro, il nostro da leggere
Si chiama Digesto: il libro c'est moi e mangia, contiene, consuma(conserva un po') ride pure e si osserva. e la memoria vuole rigore...
"riscrivere è il piacere, rifare tutto è bello. Uscire dalla porta è buono. Non farsi più insultare, non perdere dignità" Sono cose importanti. Digesto per noi sarà  leggere per vivere. Per divertirsi un po' 


Ippolita Luzzo


Oggi Apparizione di Maria in rue du Bac a Parigi 

lunedì 23 novembre 2015

Real Doll di Rialzo


Edizione EpiKa

"Rialzo, con tanta ironia e, a volte, con brutalità ci fa  incontrare personaggi, nostri vicini ossessionati dal sesso e dal vino bianco ghiacciato, dall'estetica e dalla propria affermazione intesa semplicemente come possesso di corpi o pezzi di corpi.
E allora Real Doll può diventare una piccola, brutale, boccata d’ossigeno, perché ci può aiutare a uscire dal cicaleggio quotidiano, dominato da ignoranza e superficialità, costringendoci ad aprire gli occhi o, forse, più umanamente, ma consapevolmente, a chiuderli" Così Alberto Ronchi nella prefazione.

Evviva, scrittura godibile e scorrevole, un piacere tattile seguire più che i fatti, non ci sono fatti ma sfatti, seguire questo modo di raccontare e farsi trascinare in un taxi letterario per un piacere di lettura
Leggo di una cena fra amici
I dialoghi erano inutili. Le poliedriche malattie infantili, gli anacronistici aneddoti di quando si era giovani, i costanti problemi sul lavoro, il clima del cazzo che è cambiato, le prevedibili conoscenze comuni, le mete delle prossime vacanze, sempre insignificanti, le infinite frasi di circostanza. E tante battute d’astio tra i coniugi, corredate da altrettanti sguardi di un’intesa perduta per sempre.
Poi di un uomo che ha tutto, donne soldi e motori eppure non ha 
L’ossessione di non essere desiderato e apprezzato e voluto e cercato per quel che era veramente in fondo al suo cuore assunse sembianze così grottesche che un giorno decise di cambiare aspetto. Si tagliò i capelli, se li tinse, via i soliti abiti, via tutto. E si trasferì dove nessuno, in teoria, lo conosceva. Frequentò bar e localini, dove conobbe donne di ogni razza e religione. Fece di tutto per essere se stesso e mostrare le sue doti, le sue qualità, il bello che era certo vivesse in lui.
Poi un uomo che vorrebbe nessuna complicazione con donne e paga, eppure 
Era stato classificato, identificato, bocciato come cliente sentimentale. Uno sfigato spaziale. Irrecuperabile e inguaribile. Pareva proprio essere vittima solo di se stesso e del suo inguaribile cuore. Che, senza quell’amore da cui voleva scappare perché troppo travolgente e risucchiante, non riusciva a combinare nulla, con le donne. Neanche con quelle a pagamento
Poi
Non avevo amici, vivevo nella più profonda solitudine. Nessuna relazione sociale, niente cene, feste, strette di mano, pacche sulle spalle, baci e abbracci. Quelle cose le lasciavo ai sentimentali, ai romantici, alle femminucce, agli smidollati, a quelli di buon cuore, a tutti coloro che credono in qualcosa. Io, le mie insicurezze, le avevo annientate con la chimica. Risolte tutte, una riga sopra, una nuova vita.
La mia violenza, l’unica violenza che esercitavo, se di violenza s’intende parlare, era l’abbandono che ne seguiva. Che loro non riuscivano mai a gestire e accettare, e che le annientava, perché falliva il loro progetto da crocerossine, mentre imperava il mio gelo e la mia inafferrabilità. Quella era l’unica vera violenza. (L’indifferenza?)
Scrivevo e leggevo. Mangiavo leggero e bevevo acqua frizzante. Nessuno mi cercò, né mi venne mai a trovare. Con mia grande gioia e felicità. Quando giunse la mia ora, neanche me ne accorsi. Mi addormentai come la sera prima, sereno. E non mi svegliai più. E così anche la morte passò, inosservata e indolore. Come tutto, alla fine.
Ed infatti dicevo io, leggendo, ora ci arriviamo all’indifferenza. Perché non ha senso fare tutta questa attività…
Sì, perché il problema, per quanto possa apparire paradossale, non era solo dovuto al fatto che fisicamente ero distrutto. Era soprattutto legato a una sorta di indifferenza, che non mi sarei mai aspettato, indotta da questa intensa e tanto desiderata attività sessuale che però, alla lunga, mi stava stancando, in tutti i sensi
Poi la finzione 
Continuiamo a fingere di credere a un mondo fasullo, fatto di rivoltante ipocrisia e artefatta tolleranza, dove le coppie che non parlano più, non comunicano più niente, non si guardano ormai neanche negli occhi, non condividono neppure un respiro uno sguardo una cazzo di carezza perseverano nell'eterna recita dell’indifferenza mascherata a nozze. E quindi tollero
Beh, Mica tanto! cosa tolleri?
Resurrezione, il racconto cruciale ed ora leggo dalla fine e finalmente rido…Una  Real doll? A pranzo o a colazione? Ahah

Fra violenza e abitudine, atti ripetitivi e ginnici, nella totale inconcludenza del rapporto che slegato non sarà mai dalla nostra umanità, certo animale ma non troppo, leggo i racconti di Rialzo su un mondo che non conosco ma che presumo possa esistere e che sia ben frequentato. Una volta una mia amica mi portò alla cena sociale della sua scuola di ballo aggiungendo:- A te non piacerà-
Ed in effetti lei ad un tavolo affollato mi mostrava coppie con accanto i relativi amanti di cui tutta la compagnia sapeva. Mi fece tristezza la cosa, per la gratuità e lo squallore della rappresentazione non tanto per una remora o un giudizio, quanto proprio per la cosa in sé.
Una grande tristezza sullo squallore che il  corpo possa dare dopo le abbuffate di qualsiasi genere, da abbuffate di cibo, di alcool, di droghe o di sessi, di qualunque misura e colore e genere… in triplice fila. Ahah la risata sardonica del nulla che abbraccia un altro nulla.
Poi tutto questo genera depressione, violenza, disprezzo, nausea, per dirlo alla Sartre, oppure alla sarta.
Ridendo come una matta credo che questi racconti generino ilarità, che siano quindi un antidoto al prendere troppo sul serio quel terribile circo sul sesso che vende tutto in tv e sul web.
Poi continuo e Due per la strada è il film

Lui neanche mi degna di un sorriso, un’attenzione, un complimento. Sempre preso a fare lo spiritoso con tutte, a bere come una spugna, a tessere tele occulte, costruite sulla menzogna, che una volta non ce ne dicevamo neanche una di bugia, non ci sono mai appartenute, e adesso guarda qua che schifo, porca puttana, a seguire il canovaccio di una vita che non voglio e non ho mai voluto.
E poi ci sono quelle due o tre che ucciderei. Ma non posso. L’ho promesso, l’ultima volta che abbiamo parlato"
Troppo avanti
Stop
In un susseguirsi di terribili situazioni poi la bambola o un bambolo ci sembrerà una liberazione. Testo teatrale sicuramente, ne sono certa.

domenica 22 novembre 2015

L'idea della poesia è la prosa. Massimo Sannelli

Centro Culturale La Camera VerdeDirettore: Giovanni Andrea Semerano via Miani Roma Giovedì 26, Venerdì 27, Sabato 28 novembre 201519.00/20.30

Monologo di Palinuro di Fabio Giovinazzo 2015
Mentre io farò relazione a Lamezia su "Digesto" e dirò più o meno quello  che riporto qui, Massimo Sannelli sarà voce e autore  nel Monologo di Palinuro a Roma.
"Dalle Nuove Prose"
Tutte queste cose non finiscono più e ora si capiscono: perché dopo i 40 anni si capisce meglio l’*uso della diversità*. "Chi gioca non ha bisogno del giocattolo, ma di un atteggiamento. Gioca chi sa giocare, come sempre" dice Massimo Sannelli "
Da un articolo suo su Trentino Libero "Le mani volano qui sopra, sui tasti, come se fosse una cosa seria (divertirsi sì, ma giocare no, perché siamo adulti) (e un artista non gioca mai, veramente) (e io non gioco mai, veramente, neanche quando faccio la scena del prete e delle suore con le allieve, o la scena scema in cui io abito in via Di Sviluppo, e tu? "io abito in via Col Vento", e una vive in piazza Pulita e l'altra in via Vai, e io credo che andrò in via Di Qui). Dunque: ho fatto un corso a Milano, e quando lavoro con le donne lavoro bene.
Capite che io esagero, dico mille per dire cento, e cento per dire uno, e quando dico UNA cosa non dico niente. Così sono qui, non retoricamente, per insegnare. Sono dove sta lo specchio, che aiuta il santo narcisismo; e dove manca lo specchio c'è Narciso – e il Fauno – e Narciso sa guardare perché sa guardarsi, e il Fauno sa come fare.
Poi sto facendo un film nuovo, da attore. Un altro l'ho scritto. Il suo stilema è questo: se hai paura della storia, perché ti fai vedere? Ma io non ho paura della storia. Proprio della storia dovrei aver paura? E per questo mi faccio vedere."

e nell'articolo di Fabio Zinelli in Semicerchio su Massimo Sannelli, Scuola di poesia, Montecassiano (MC), Vydia editore, 2011 

"Spesso invece la chiarezza ricercata è ambigua: «Infatti la chiarezza non è chiara. La chiarezza è un risultato, non uno stato. Per molti di noi la chiarezza è solo una catena volontaria», e vale dunque per Sannelli quanto è detto qui di Pasolini: «La tendenza stilistica di Pasolini è questa: sintassi e lessico comuni e comprensibili, significato allusivo e oscuro».
 «ho scritto abbozzi e appunti per spettacoli che NON VOGLIO né dominare né dirigere». Viene inoltre anche da pensare che la poesia in versi possa essere considerata eccesso di stile, forse anche violenza, e che per questo possa mettersi da parte: «la poesia esiste. la poesia può toccare molti. si vanta e si gonfia [a differenza della carità], e spezza il silenzio»
E la prosa è una prosa vocale, che può scandirsi con le pause ‘respirate’ della poesia: «Ora pensiamo che ci sia un corpo. Immaginiamolo vivo. Poiché è vivo, è attraversato da aria che entra ed esce. Il corpo ha cavità e risuonatori: dunque è uno strumento. La voce è aria intonata, dall’interno – il ventre – del corpo; esce dalla bocca, che mangia il cibo e prega e bacia e fa godere [è sempre la stessa bocca]». Forse vale per la poesia quello che è detto valere del desiderio: «e anche il sesso è morto. / o meglio: il sesso è diventato informe: è ciò di cui si parla – in assenza o per eccesso di desiderio. Intanto il desiderio si spreca». Verrebbe quasi da interpretarsi come affermazione per cui la prosa non possiede il corpo sessuato del testo, è invece lo spazio metrico fecondo di Amelia Rosselli (vero orizzonte tutelare del lavoro di Sannelli), quel terreno fertile in cui le forme poetiche e ritmiche nascono e si sciolgono come in una terra che le nutre, come scriveva Walter Benjamin (Il concetto di critica nel romanticismo tedesco), ad autocommento dell’assioma che potrebbe ben figurare anche ad epigrafe di questo libro di Sannelli: «L’idea della poesia è la prosa»

sabato 21 novembre 2015

La prima cosa che la lettura insegna è come stare soli

Da Jonathan Franzen. Leggo questo post di Pietro che abita a Terlizzi, di più non so, e sotto metto un mio pezzo su Parigi. Lui mi risponde così: Bello.Con i libri anch'io ci sono andato tantissime volte, se pensiamo che noi lettori viaggiamo essendo trasportati dai libri c'è da essere felici, anzi felicissimi, perché essi sono delle locomotive lentissime e bellissime che senz'altro ti conducono in posti stupendi.In questo periodo mi trovo a Zardino con Sebastiano Vassali, ma sono stato anche in Francia- per ritornare al tuo discorso- alla ricerca di Dora con Modiano, in una Parigi sotto assedio dei nazisti.

Io ignara ho risposto di aver scritto il pezzo su Dora Bruder
e lui mi risponde così: Ippolita Luzzo, dopo aver letto quel pezzo, ordinai il libro.
Una vera felicità per me e la responsabilità che sento sempre quando mi accingo a scrivere di qualcosa, che mi piaccia o no.
Se scrivo per i miei lettori, pochi o molti, sono una garanzia, instauro un rapporto di fiducia e la lettura diventa quel ponte dove sostare con  piacere  e guardare il fiume che passa.

lunedì 16 novembre 2015

Matilde come Pallade dalla testa di Daniela


Matilde come Pallade dalla testa di Zeus

"Dialoghi degli dei" di  Luciano di Samosata  
Data di nascita: 125 d.C., Samosata, Turchia
Luciano di Samosata è stato uno scrittore e retore greco antico di origine siriana, celebre per la natura arguta e irriverente dei suoi scritti satirici. Fu esponente della seconda sofistica, e simpatizzante dell'epicureismo Una gustosa e umoristica interpretazione del mito della nascita di Pallade Atena ci è offerta da Luciano in questo dialogo in cui Zeus viene rappresentato in preda ai dolori di un parto cerebrale.  Atena che sta per nascere, dopo che Zeus, unitosi con Meti, avendo saputo che il figlio che ne sarebbe nato lo avrebbe detronizzato, inghiotte Meti incinta, che dal ventre continua a dargli preziosi consigli. A tempo debito Zeus é colto da terribili dolori al capo ai quali deve porre rimedio Efesto, urgentemente chiamato, il quale, da titubante ostetrico, darà con la scure un fendente al cranio di Zeus, da cui nascerà, nella sua bellezza e nel suo splendore, Atena.
Intanto vi dico che Luciano sarei io, oppure io sarei anche Efesto che con la scure immaginaria ho fatto uscire Matilde dalla testa di Daniela. 
Era infatti l'estate del 2014, vero? forse un po' prima, e Matilde cominciò ad apparire nella testa di Daniela, una Matilde  irrequieta, viaggiatrice. Da quel momento non c'era incontro in cui Daniela non mi dicesse dove era stata Matilde, senza però osare farla nascere. Mille scrupoli si frapponevano a questo desiderio. E se poi a Matilde il mondo non piacerà? E se Matilde non piacerà al mondo? e chissà se faccio bene e chissà se faccio male... lei mi diceva mentre continuava a presentare libri e a scrivere articoli su altri avvenimenti per Soveratiamo.com.
Un bel giorno di questa estate io prendo carta e penna, non l'ascia di Efesto e la costringo a mandarmi il file e poi l'ostetrica letteraria  la deposita in fasce fra le braccia di Pasquale Allegro, che farà da tramite con Casa Editrice e voilà, Matilde nasce il giorno degli angeli il due ottobre ed è subito un successo, va a scuola, al liceo Campanella e  sarà quel giorno una studentessa modello, con Libriamoci.
Libriamoci nel volo e ora, secondo Daniela,  ridivento un Virgilio nell'accompagnare Matilde a scuola ed in libreria, cosa che faccio volentieri e poi  anche io vorrei  spesso un  Virgilio che ci riaccompagni a riveder le stelle. Un Virgilio che ci sussurri le parole" Non ti curar di loro, ma guarda e passa" nel giusto senso di seguire il proprio momento senza farsi legare da pastoie inesistenti. Nel Canto III dell'Inferno, al verso 51, Virgilio, guida di Dante, sta descrivendo i cosiddetti "ignavi" (un'attribuzione – in realtà – mai usata da Dante ma nata in seno alla critica), cioè i vili, "coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo":

« Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa. »
E con questo consiglio sempre attuale seguiamo Daniela nella strada della scrittura che si chiamerà futura... come la canzone di  Lucio Dalla.


Matilde letta da me
Matilde, il racconto di una parabola ascendente e discendente, come la vita di tutti noi.
Quarant'anni allo scoccar della mezzanotte di Agosto ed è tempo di bilanci.
 Per tutti i compleanni sono giorni fastidiosi, ci costringono a guardare la sinossi di giorni e giorni, ci invitano a non perder tempo, visto che il tempo va via per i fatti suoi.
Solidarizzo subito con Matilde e la seguo nel suo decidere di trascorrere quel giorno in viaggio, accompagnata da una scrittura che segue i pensieri di una giovane donna su sé stessa ed intanto attraversa i paesi di una Calabria che ama.
 Intimista e descrittiva la prosa dell’autrice, infatti si alternano i momenti, fra pensieri e viaggio, a Placanica giunge di primo mattino per una preghiera alla Madonna.
Intanto la conosco, fra le righe, conosco la stranezza dell’essere speciale, della sensibilità, del vivere fuori del consueto e “lei di messaggi sociali era convinta di darne tanti e a tutti. Quei tutti che si incontrano per caso nel proprio cammino. Il caso; ma non esiste il caso, Matilde lo sapeva bene dentro di sé, esiste una mano invisibile che lega i puntini, esiste la provvidenza o il destino ma non il caso cieco, ambedue ci vedono benissimo invece. Siamo noi esseri umani miopi, ipermetropi, orbi e con le pupille offuscate che non riusciamo a vedere, che guardiamo in trasparenza, che focalizziamo più ombre che luci, siamo noi che perdiamo di vista l’orizzonte.”
Seguendo e “leggendo Democrito “il clinàmen”, il cambiamento immediato delle circostanze senza che l’uomo abbia partecipazione volitiva alcuna, una sorta di sliding doors; ella scopriva così semplicemente ogni giorno su di sé l’attuazione di una verità filosofica studiata nel passato. “
Si ritrova a Maida, davanti la Chiesa di San Francesco, la fontana a forma di scoglio le ricorda una sua caratteristica “e fu l’acqua ad andarle incontro sugli occhi, sulle labbra, in gola. Proprio al centro della gola dove Matilde si era convinta da un po’ di tempo si fosse ubicata la sua anima.”
Sant’ Andrea, Nardodipace, scorrono i paesi della Calabria, come i pensieri di Matilde che, ribellandosi a vivere come le altre, decide di leggere, di scrivere, di scegliere la branda al posto di una confortevole stanza da letto, decide se vuole curare o no i capelli, cosa mangiare e quando mangiare in una rivendicazione di libertà che sfiora l’assoluto. 
Precari. “  Ilde aveva immortalato il suo tempo in un certo qual modo, lei si sentiva vivere nello scorrere degli avvenimenti ma al contempo li attraversava restando immobile. Le capitava di vivere quel concetto fisico dello stare su un treno come passeggero immobile rispetto al treno ma in quiete rispetto alla terra. Una quiete assolutamente errabonda.”
Stalettì, Pietragrande, Montepaone… la bellezza di luoghi azzurri di mare e di cielo, Tiriolo, Torre Ruggero e poi la musica. Musica.
Fra noi ed universo un animismo, questo sente Matilde.
“Nardodipace era essenzialmente paesaggi e i megaliti, queste pietre che Ilde toccò, baciò, assaporò con le mani credendo di tenere in lei la sensazione rocciosa oltre il tatto. Le sensazioni la invasero, la pervasero. I colori, i profumi, un’aria innaturale, un senso di non appartenenza in quel momento a nessuna parte del mondo, un sentirsi ella stessa pietra con una massiccia consistenza. “Ma poi anche le pietre sono animate”
Nel ritornare si ferma spesso al Parco della biodiversità,  si ferma e attratta dalle opere d’arte non si accorge di scendere con la sua auto i gradini. Love difference del Pistoletto, differente modo di guidare…
Un atto d’amore verso i luoghi e gli abitanti, un omaggio alla bellezza e alla commozione, a Cropani, ai gradini che portano al Duomo, alle mille foto fatte davanti quella splendida facciata luogo di moltissimi matrimoni.
  Fra l’infanzia che ritorna e gli affetti che scompaiono per riapparire in altra sembianza, fra il giro degli anni che chiedono scelte lavorative sta la canzone di un amico. “L’astronomo” dell’amico Carmine, il cantautore, che dicevano “L’astronomo sempre con il pallino fisso delle stelle”
E come il postino di Domenico Dara trova a San Floro lo svelamento delle sue origini, del suo significante stare al mondo, così Matilde, da San Floro a Cortale, cercherà e troverà nella lettera, scoperta per caso, una guida. Le tante coincidenze che non avvengono per caso se vengono cuciti quei puntini che sembrano distanti.
Un bellissimo racconto di formazione, scritto con stile leggero e veloce, quasi trascritto direttamente dal pensiero sui tasti neri di un computer  per esser regalati come un fiore, come un papavero rosso nei campi ondeggianti le spighe del sapere. 


sabato 14 novembre 2015

Come il bue di Rembrandt Pino Fabiano

E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto, erano i versi di Nazim Hikmet, poeta turco, anche lui spesso in carcere per le sue idee. 

Gennaro Montuoro, che presenta stasera il libro di Pino Fabiano, preferisce il taglio storico politico e quindi la dissertazione è sui fatti che avvennero fra la fine del 67 e gli otto mesi successivi, sul socialismo dal volto umano e su come la Cecoslovacchia sia stata lasciata sola ad affrontare una invasione che minerà il fisico e la mente dei suoi abitanti e come Hertha Muller raccontava nel Paese delle prugne verdi: Il silenzio ci imbarazza, parlare ci rende ridicoli 
E con in testa la voglia di far vivere il protagonista del racconto io torno a casa. Intanto Pino Fabiano racconta.
Quello che non potremo scrivere sui giornali, lo scriveremo sui muri. Quello che non potremo scrivere sui muri non smetteremo di pensarlo. Praga 1968 agosto tra il 20 e 21 un esercito formato da 700.000 uomini e 6000 carri armati invade la città


Il famoso podista Emil Zàtopek faceva la staffetta per portare messaggi che ora vanno velocissimi su messenger
Alle quattro del mattino del 21 agosto il partito comunista condannava l'intervento militare di Mosca
Dubček fu arrestato
Il 16 gennaio del 1969 Jan Palach in piazza Venceslao si diede fuoco rivendicando una libertà di tutto un popolo, umiliato sotto la tirannide
Il desiderio di scrivere di Janos prende Pino appena lo conosce e lo segue  da  quando  inizia a peregrinare per l'Europa quasi prigioniero dei fantasmi vissuti.
Intanto si  sono incontrati a Cotronei, vengono raccolte prime confidenze al tavolo di un bar e passa il tempo... Un giorno Pino legge, viene a sapere che ogni cosa tristemente finisce e decide di riprendere in mano la vita di Janos che Come il bue di Rembrandt finì.
Ed ecco Janos nato nel 1952 a Karlovy Vary Città termale a pochi chilometri da Praga, con mamma insegnante e padre capo muratore perfettamente integrato nel socialismo reale.
Avviene la primavera di Praga,  il carcere e la rivoluzione di velluto e  la vita ci cambia e ognuno viene stritolato da congegni più grandi oppure no.
C'è chi  scrive e si salva. Come Pino Fabiano che della scrittura ha fatto un suo bellissimo interesse per far vivere sul foglio protagonisti sfortunati. 

venerdì 13 novembre 2015

Nicola Fiorita all' Uniter

 L'Islam in Italia: diritti, pratiche e questioni problematiche. 

Questo il tema della lezione che Nicola Fiorita, docente di diritto islamico all'UNICAL,  ha tenuto oggi nella sede dell'università della terza età a Lamezia terme.
Direttamente da Cosenza da dove tiene i suoi corsi su "Globalizzazione, immigrazione, circolazione dei diritti,  fenomeni che sollevano, al di là di ogni strumentalizzazione, problemi di diversa natura e di difficile risoluzione. Il bisogno di comprendere il contenuto dei principi e delle regole che governano l'Islam è destinato a crescere e a transitare dalla ristretta cerchia degli specialisti alla più ampia platea degli operatori giuridici, sociali e culturali. Nozioni indispensabili per comprendere le regole che guidano la vita dei musulmani e le risposte che esse trovano nei diversi ordinamenti giuridici" leggo dalla piattaforma universitaria. 
Quindi un esperto.
Nicola è però prima di tutto un amico dai molteplici interessi.
Presidente Slow Food Calabria, fa parte del collettivo Lou Palanca e con loro ha scritto "Blocco 52"  e "Ti ho vista che ridevi", libro questo sulla storia delle calabrotte che dalla Calabria risalirono lo stivale per sposare dei piemontesi, nelle Langhe, allora povere e desolate ed ora regno dei Ferrero e di Carlo Petrini, del tartufo e dei vini pregiati, lo Slow Food nazionale. 
Ed ecco Costanza e Nicola alla cattedra. Un sorso d'acqua ogni tanto e un vero sorso d'acqua sarà per noi la lezione lineare e chiara, con la grande semplicità espositiva che Nicola possiede.
Nato nel giorno del narratore convincente, mi confida sorridendo Nicola alla fine, nel vedere tutti felici complimentarsi ed io oltremodo contenta di averlo ascoltato. 
Da giurista saranno i temi che lui tratta, senza pregiudizi e stereotipi, per arginare le crisi di rigetto che ogni comunità poi cova verso l'immigrazione. 
C'è verso i popoli islamici una diversità che sembra incolmabile così come sembrava incolmabile quella fra cattolici e protestanti in America. Uno scontro di civiltà. Uno scontro religioso. Le zone di faglia dove avverranno gli scontri.
Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale. Il futuro geopolitico del pianeta è un libro di Huntington Samuel P. che quasi profetico ha azzeccato buona parte dei conflitti. 
Uno scontro all'interno del mondo islamico fra radicali e integralisti e moderati e ragionevoli. Altro libro che citerà Nicola ed io non ho preso appunti e vado a memoria. 
Una Islam estremamente variegata fra sunniti, sciiti e sufismo e poi tutte le scuole ufficiali dei sunniti, almeno quattro.
 l'Islam poi non ha un vertice, una guida ufficiale, è organizzata in maniera orizzontale ed è l'Imam che guida la preghiera del Venerdì a mezzogiorno, è l'Imam  a cui viene affidato dai fedeli il compito di interpretare i testi sacri con l'autorevolezza basata sulla fiducia.
Quindi sono i vari Imam, a capo di Moschee che sono sia luoghi religiosi che luoghi di concessioni di servizi, a indirizzare gli altri musulmani.
Dai loro testi sacri Il Corano e la Sura, e poi la fatwa passando per la storia dei Fratelli Musulmani e la difficoltà del nostro governo di aprire un tavolo di concertazione dovendo prima stabilire ed individuare con chi parlare per dirimere le controversie fra leggi  di uno stato laico e individui provenienti da stati teocratici, Nicola arriva al conflitto, la parola ora in auge per indicare la necessità di conoscere e percepire le difficoltà che  solo allora possono essere affrontate. 
Nel momento in cui tutti sappiamo che più  va verso la sconfitta più un fenomeno diventa pericoloso sappiamo anche che è la paura a confondere e a far perdere ogni civiltà. 
Un applauso a Nicola, a cui chiedo di correggere qualche conclusione frettolosa e qualche inesattezza, ma i tempi in cui ero Pico della Mirandola sono passati e mi scordai il secondo libro che ha citato. Vuol dire che invece di trenta e lode mi darà un ventisette! al 27 Novembre appunto, quando io parlerò di Leggere per vivere.

14 novembre 
post scriptum: dopo le notizie di Parigi le parole di Nicola sul necessario conoscere e non emarginare chi musulmano è ma non integralista mi sembrano le uniche da cui sempre ripartire per leggere gli  eventi