lunedì 16 novembre 2015

Matilde come Pallade dalla testa di Daniela


Matilde come Pallade dalla testa di Zeus

"Dialoghi degli dei" di  Luciano di Samosata  
Data di nascita: 125 d.C., Samosata, Turchia
Luciano di Samosata è stato uno scrittore e retore greco antico di origine siriana, celebre per la natura arguta e irriverente dei suoi scritti satirici. Fu esponente della seconda sofistica, e simpatizzante dell'epicureismo Una gustosa e umoristica interpretazione del mito della nascita di Pallade Atena ci è offerta da Luciano in questo dialogo in cui Zeus viene rappresentato in preda ai dolori di un parto cerebrale.  Atena che sta per nascere, dopo che Zeus, unitosi con Meti, avendo saputo che il figlio che ne sarebbe nato lo avrebbe detronizzato, inghiotte Meti incinta, che dal ventre continua a dargli preziosi consigli. A tempo debito Zeus é colto da terribili dolori al capo ai quali deve porre rimedio Efesto, urgentemente chiamato, il quale, da titubante ostetrico, darà con la scure un fendente al cranio di Zeus, da cui nascerà, nella sua bellezza e nel suo splendore, Atena.
Intanto vi dico che Luciano sarei io, oppure io sarei anche Efesto che con la scure immaginaria ho fatto uscire Matilde dalla testa di Daniela. 
Era infatti l'estate del 2014, vero? forse un po' prima, e Matilde cominciò ad apparire nella testa di Daniela, una Matilde  irrequieta, viaggiatrice. Da quel momento non c'era incontro in cui Daniela non mi dicesse dove era stata Matilde, senza però osare farla nascere. Mille scrupoli si frapponevano a questo desiderio. E se poi a Matilde il mondo non piacerà? E se Matilde non piacerà al mondo? e chissà se faccio bene e chissà se faccio male... lei mi diceva mentre continuava a presentare libri e a scrivere articoli su altri avvenimenti per Soveratiamo.com.
Un bel giorno di questa estate io prendo carta e penna, non l'ascia di Efesto e la costringo a mandarmi il file e poi l'ostetrica letteraria  la deposita in fasce fra le braccia di Pasquale Allegro, che farà da tramite con Casa Editrice e voilà, Matilde nasce il giorno degli angeli il due ottobre ed è subito un successo, va a scuola, al liceo Campanella e  sarà quel giorno una studentessa modello, con Libriamoci.
Libriamoci nel volo e ora, secondo Daniela,  ridivento un Virgilio nell'accompagnare Matilde a scuola ed in libreria, cosa che faccio volentieri e poi  anche io vorrei  spesso un  Virgilio che ci riaccompagni a riveder le stelle. Un Virgilio che ci sussurri le parole" Non ti curar di loro, ma guarda e passa" nel giusto senso di seguire il proprio momento senza farsi legare da pastoie inesistenti. Nel Canto III dell'Inferno, al verso 51, Virgilio, guida di Dante, sta descrivendo i cosiddetti "ignavi" (un'attribuzione – in realtà – mai usata da Dante ma nata in seno alla critica), cioè i vili, "coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo":

« Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa. »
E con questo consiglio sempre attuale seguiamo Daniela nella strada della scrittura che si chiamerà futura... come la canzone di  Lucio Dalla.


Matilde letta da me
Matilde, il racconto di una parabola ascendente e discendente, come la vita di tutti noi.
Quarant'anni allo scoccar della mezzanotte di Agosto ed è tempo di bilanci.
 Per tutti i compleanni sono giorni fastidiosi, ci costringono a guardare la sinossi di giorni e giorni, ci invitano a non perder tempo, visto che il tempo va via per i fatti suoi.
Solidarizzo subito con Matilde e la seguo nel suo decidere di trascorrere quel giorno in viaggio, accompagnata da una scrittura che segue i pensieri di una giovane donna su sé stessa ed intanto attraversa i paesi di una Calabria che ama.
 Intimista e descrittiva la prosa dell’autrice, infatti si alternano i momenti, fra pensieri e viaggio, a Placanica giunge di primo mattino per una preghiera alla Madonna.
Intanto la conosco, fra le righe, conosco la stranezza dell’essere speciale, della sensibilità, del vivere fuori del consueto e “lei di messaggi sociali era convinta di darne tanti e a tutti. Quei tutti che si incontrano per caso nel proprio cammino. Il caso; ma non esiste il caso, Matilde lo sapeva bene dentro di sé, esiste una mano invisibile che lega i puntini, esiste la provvidenza o il destino ma non il caso cieco, ambedue ci vedono benissimo invece. Siamo noi esseri umani miopi, ipermetropi, orbi e con le pupille offuscate che non riusciamo a vedere, che guardiamo in trasparenza, che focalizziamo più ombre che luci, siamo noi che perdiamo di vista l’orizzonte.”
Seguendo e “leggendo Democrito “il clinàmen”, il cambiamento immediato delle circostanze senza che l’uomo abbia partecipazione volitiva alcuna, una sorta di sliding doors; ella scopriva così semplicemente ogni giorno su di sé l’attuazione di una verità filosofica studiata nel passato. “
Si ritrova a Maida, davanti la Chiesa di San Francesco, la fontana a forma di scoglio le ricorda una sua caratteristica “e fu l’acqua ad andarle incontro sugli occhi, sulle labbra, in gola. Proprio al centro della gola dove Matilde si era convinta da un po’ di tempo si fosse ubicata la sua anima.”
Sant’ Andrea, Nardodipace, scorrono i paesi della Calabria, come i pensieri di Matilde che, ribellandosi a vivere come le altre, decide di leggere, di scrivere, di scegliere la branda al posto di una confortevole stanza da letto, decide se vuole curare o no i capelli, cosa mangiare e quando mangiare in una rivendicazione di libertà che sfiora l’assoluto. 
Precari. “  Ilde aveva immortalato il suo tempo in un certo qual modo, lei si sentiva vivere nello scorrere degli avvenimenti ma al contempo li attraversava restando immobile. Le capitava di vivere quel concetto fisico dello stare su un treno come passeggero immobile rispetto al treno ma in quiete rispetto alla terra. Una quiete assolutamente errabonda.”
Stalettì, Pietragrande, Montepaone… la bellezza di luoghi azzurri di mare e di cielo, Tiriolo, Torre Ruggero e poi la musica. Musica.
Fra noi ed universo un animismo, questo sente Matilde.
“Nardodipace era essenzialmente paesaggi e i megaliti, queste pietre che Ilde toccò, baciò, assaporò con le mani credendo di tenere in lei la sensazione rocciosa oltre il tatto. Le sensazioni la invasero, la pervasero. I colori, i profumi, un’aria innaturale, un senso di non appartenenza in quel momento a nessuna parte del mondo, un sentirsi ella stessa pietra con una massiccia consistenza. “Ma poi anche le pietre sono animate”
Nel ritornare si ferma spesso al Parco della biodiversità,  si ferma e attratta dalle opere d’arte non si accorge di scendere con la sua auto i gradini. Love difference del Pistoletto, differente modo di guidare…
Un atto d’amore verso i luoghi e gli abitanti, un omaggio alla bellezza e alla commozione, a Cropani, ai gradini che portano al Duomo, alle mille foto fatte davanti quella splendida facciata luogo di moltissimi matrimoni.
  Fra l’infanzia che ritorna e gli affetti che scompaiono per riapparire in altra sembianza, fra il giro degli anni che chiedono scelte lavorative sta la canzone di un amico. “L’astronomo” dell’amico Carmine, il cantautore, che dicevano “L’astronomo sempre con il pallino fisso delle stelle”
E come il postino di Domenico Dara trova a San Floro lo svelamento delle sue origini, del suo significante stare al mondo, così Matilde, da San Floro a Cortale, cercherà e troverà nella lettera, scoperta per caso, una guida. Le tante coincidenze che non avvengono per caso se vengono cuciti quei puntini che sembrano distanti.
Un bellissimo racconto di formazione, scritto con stile leggero e veloce, quasi trascritto direttamente dal pensiero sui tasti neri di un computer  per esser regalati come un fiore, come un papavero rosso nei campi ondeggianti le spighe del sapere. 


sabato 14 novembre 2015

Come il bue di Rembrandt Pino Fabiano

E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto, erano i versi di Nazim Hikmet, poeta turco, anche lui spesso in carcere per le sue idee. 

Gennaro Montuoro, che presenta stasera il libro di Pino Fabiano, preferisce il taglio storico politico e quindi la dissertazione è sui fatti che avvennero fra la fine del 67 e gli otto mesi successivi, sul socialismo dal volto umano e su come la Cecoslovacchia sia stata lasciata sola ad affrontare una invasione che minerà il fisico e la mente dei suoi abitanti e come Hertha Muller raccontava nel Paese delle prugne verdi: Il silenzio ci imbarazza, parlare ci rende ridicoli 
E con in testa la voglia di far vivere il protagonista del racconto io torno a casa. Intanto Pino Fabiano racconta.
Quello che non potremo scrivere sui giornali, lo scriveremo sui muri. Quello che non potremo scrivere sui muri non smetteremo di pensarlo. Praga 1968 agosto tra il 20 e 21 un esercito formato da 700.000 uomini e 6000 carri armati invade la città


Il famoso podista Emil Zàtopek faceva la staffetta per portare messaggi che ora vanno velocissimi su messenger
Alle quattro del mattino del 21 agosto il partito comunista condannava l'intervento militare di Mosca
Dubček fu arrestato
Il 16 gennaio del 1969 Jan Palach in piazza Venceslao si diede fuoco rivendicando una libertà di tutto un popolo, umiliato sotto la tirannide
Il desiderio di scrivere di Janos prende Pino appena lo conosce e lo segue  da  quando  inizia a peregrinare per l'Europa quasi prigioniero dei fantasmi vissuti.
Intanto si  sono incontrati a Cotronei, vengono raccolte prime confidenze al tavolo di un bar e passa il tempo... Un giorno Pino legge, viene a sapere che ogni cosa tristemente finisce e decide di riprendere in mano la vita di Janos che Come il bue di Rembrandt finì.
Ed ecco Janos nato nel 1952 a Karlovy Vary Città termale a pochi chilometri da Praga, con mamma insegnante e padre capo muratore perfettamente integrato nel socialismo reale.
Avviene la primavera di Praga,  il carcere e la rivoluzione di velluto e  la vita ci cambia e ognuno viene stritolato da congegni più grandi oppure no.
C'è chi  scrive e si salva. Come Pino Fabiano che della scrittura ha fatto un suo bellissimo interesse per far vivere sul foglio protagonisti sfortunati. 

venerdì 13 novembre 2015

Nicola Fiorita all' Uniter

 L'Islam in Italia: diritti, pratiche e questioni problematiche. 

Questo il tema della lezione che Nicola Fiorita, docente di diritto islamico all'UNICAL,  ha tenuto oggi nella sede dell'università della terza età a Lamezia terme.
Direttamente da Cosenza da dove tiene i suoi corsi su "Globalizzazione, immigrazione, circolazione dei diritti,  fenomeni che sollevano, al di là di ogni strumentalizzazione, problemi di diversa natura e di difficile risoluzione. Il bisogno di comprendere il contenuto dei principi e delle regole che governano l'Islam è destinato a crescere e a transitare dalla ristretta cerchia degli specialisti alla più ampia platea degli operatori giuridici, sociali e culturali. Nozioni indispensabili per comprendere le regole che guidano la vita dei musulmani e le risposte che esse trovano nei diversi ordinamenti giuridici" leggo dalla piattaforma universitaria. 
Quindi un esperto.
Nicola è però prima di tutto un amico dai molteplici interessi.
Presidente Slow Food Calabria, fa parte del collettivo Lou Palanca e con loro ha scritto "Blocco 52"  e "Ti ho vista che ridevi", libro questo sulla storia delle calabrotte che dalla Calabria risalirono lo stivale per sposare dei piemontesi, nelle Langhe, allora povere e desolate ed ora regno dei Ferrero e di Carlo Petrini, del tartufo e dei vini pregiati, lo Slow Food nazionale. 
Ed ecco Costanza e Nicola alla cattedra. Un sorso d'acqua ogni tanto e un vero sorso d'acqua sarà per noi la lezione lineare e chiara, con la grande semplicità espositiva che Nicola possiede.
Nato nel giorno del narratore convincente, mi confida sorridendo Nicola alla fine, nel vedere tutti felici complimentarsi ed io oltremodo contenta di averlo ascoltato. 
Da giurista saranno i temi che lui tratta, senza pregiudizi e stereotipi, per arginare le crisi di rigetto che ogni comunità poi cova verso l'immigrazione. 
C'è verso i popoli islamici una diversità che sembra incolmabile così come sembrava incolmabile quella fra cattolici e protestanti in America. Uno scontro di civiltà. Uno scontro religioso. Le zone di faglia dove avverranno gli scontri.
Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale. Il futuro geopolitico del pianeta è un libro di Huntington Samuel P. che quasi profetico ha azzeccato buona parte dei conflitti. 
Uno scontro all'interno del mondo islamico fra radicali e integralisti e moderati e ragionevoli. Altro libro che citerà Nicola ed io non ho preso appunti e vado a memoria. 
Una Islam estremamente variegata fra sunniti, sciiti e sufismo e poi tutte le scuole ufficiali dei sunniti, almeno quattro.
 l'Islam poi non ha un vertice, una guida ufficiale, è organizzata in maniera orizzontale ed è l'Imam che guida la preghiera del Venerdì a mezzogiorno, è l'Imam  a cui viene affidato dai fedeli il compito di interpretare i testi sacri con l'autorevolezza basata sulla fiducia.
Quindi sono i vari Imam, a capo di Moschee che sono sia luoghi religiosi che luoghi di concessioni di servizi, a indirizzare gli altri musulmani.
Dai loro testi sacri Il Corano e la Sura, e poi la fatwa passando per la storia dei Fratelli Musulmani e la difficoltà del nostro governo di aprire un tavolo di concertazione dovendo prima stabilire ed individuare con chi parlare per dirimere le controversie fra leggi  di uno stato laico e individui provenienti da stati teocratici, Nicola arriva al conflitto, la parola ora in auge per indicare la necessità di conoscere e percepire le difficoltà che  solo allora possono essere affrontate. 
Nel momento in cui tutti sappiamo che più  va verso la sconfitta più un fenomeno diventa pericoloso sappiamo anche che è la paura a confondere e a far perdere ogni civiltà. 
Un applauso a Nicola, a cui chiedo di correggere qualche conclusione frettolosa e qualche inesattezza, ma i tempi in cui ero Pico della Mirandola sono passati e mi scordai il secondo libro che ha citato. Vuol dire che invece di trenta e lode mi darà un ventisette! al 27 Novembre appunto, quando io parlerò di Leggere per vivere.

14 novembre 
post scriptum: dopo le notizie di Parigi le parole di Nicola sul necessario conoscere e non emarginare chi musulmano è ma non integralista mi sembrano le uniche da cui sempre ripartire per leggere gli  eventi  

La Teoria del tutto


“C’è sempre qualcosa che si può fare con successo”

La teoria del tutto è quella penna rossa che cade per terra in una affollata assemblea di studiosi ed universitari. 
Lui è sul palco ed ascolta la domanda dal pubblico. Fra la domanda e la risposta passano attimi di riflessione e attimi di azione.
I suoi movimenti diventano più sciolti.  Si alza dalla sua sedia a rotelle, prende la penna e la riconsegna ad una bionda e fresca studentessa che lo guarda estasiata. Lui ha un gesto affettuoso e poi lo ritroviamo seduto sul palco con in mano tutti gli aggeggi che gli permettono di vivere e parlare. 
La teoria del tutto è in quel ritorno  nella dimensione temporale della manchevolezza, del limite umano da oltrepassare se impareremo ad andare e raccogliere quella penna che è caduta a terra. 
Scrivere sulla lavagna nera del tempo formule algebriche oppure sintagmi, scrivere il suono della  parola anagrammando il continuo fluire del nostro discorso, la voce il logos il sentimento, scrivere per non arrendersi e per capire che spazio c'è nell'universo per chi possa guardare i buchi neri collassare dalle magli larghe di un maglione che difficilmente da solo si riuscirà ad indossare. 
e questa è la  risposta dalla sua postazione stellare

"Professor Hawking, lei ha detto di non credere in Dio… Ha una filosofia di vita che la aiuta?

È chiaro che noi siamo solo una razza evoluta di primati su un pianeta minore, che orbita intorno ad una stella di medie dimensioni nell’estrema periferia di una fra cento miliardi di galassie… Ma, fin dall’alba della civiltà, l’uomo si è sempre sforzato di arrivare alla comprensione dell’ordine che regola il mondo. Dovrebbe esserci qualcosa di molto speciale nelle condizioni ai confini dell’universo. E cosa può essere più speciale dell’assenza di confini? Non dovrebbero esserci confini agli sforzi umani. Noi siamo tutti diversi, per quanto brutta possa sembrarci la vita, c’è sempre qualcosa che uno può fare e con successo. Perché finché c’è vita… c’è Speranza!

Stephen"
La teoria del tutto "Nessuno sa mai da dove il prossimo grande salto arriverà, né da chi…
Prof. Sciama"

Mia  teoria del tutto: se il corpo diventa gabbia hai sempre una mente per volare, anzi una penna.

martedì 10 novembre 2015

Le coltellate

Le coltellate non sono  ferite






Leggerissime quasi una scorciata di pelle, una passata e via. Presenti tizia a tizio, raccomandando le abilità di entrambi per un lavoro comune, e sei bypassato come se non ci fossi stata mai per quel contatto. Incontri e frequenti alcune pregevoli persone che ti invitano uno o due volte e poi non lo fanno più benché ti abbiano detto quanto tu sia deliziosa tanto da non far parte più di quel consesso. Non sono neppure coltellate, punture che avverto nel momento in cui poi  trovo il gruppo al cinema oppure al parco oppure in ogni dove con accordi fatti a posteriori. Giusto, mi dico, giustissimo. Io mai farei parte di una comitiva. A me piacciono gli incontri fra pochi, per stare molto attenta, per essere partecipe. Eppure malgrado ciò   avverto come una coltellata veloce e senza sangue sul mio difficile essere accettata da chi mi dimostra stima e cortesia 

domenica 8 novembre 2015

Il vento ci porterà lontano. Paolo Collo


Il vento degli incontri porta stamani Paolo Collo a Lamezia  e  il mare del continuo andare permette il trascorrere di queste ore domenicali nel modo più inusuale per me. In compagnia di Roberta Morosini e Paolo Collo.
Di Roberta ho parlato e scritto ieri sul mio blog.
Paolo Collo, leggo ora da wikipedia, e quindi vi rimando su sua pagina.
Paolo, dicevo, ha lavorato per  35 anni presso l’Einaudi e continua a lavorare con i libri amati, a scriverne di suoi, a leggerne tanti altri ancora.
Noi, io e Roberta, ogni tanto prendiamo penna e foglio e  annotiamo quel che lui ci sta donando, quel momento con Saramago, quella quotidianità con Calvino, quel libro di Consolo. 
Addirittura Roberta ha una stranissima agendina con penna incorporata, fatta, dice ridendo, quasi esclusivamente  per lei!
Dal castello di San Teodoro, il castello di Federico II, chiuso con i lucchetti, ci spostiamo al Bastione di Malta e a mare, mentre Roberta ci racconta le donne che andarono per mare e le madonne nere, le tante statue che portavano nel colore l’esser di un altro popolo.
Il mare ed il caffè alla Pantera Rosa, dove, seduti in quel caffè, alla maniera della formula tre, io segno sul  giornale "Domenico Dara  Il Breve Trattato sulle coincidenze"  e poi il sole, il golfo, il kite, il vento che ci regala la frase  di  Carlos Castaneda “ Tutte le donne che amano il vento  sono delle streghe” e nel mentre felici dal vento lieve e dolce del mezzogiorno ci facciamo portare scegliamo di andare a mangiare al Marechiaro.
Dal cibo,  che è solo un pretesto per sederci e coccolarci ancora, attraversiamo il mare della vita, delle scelte, dei momenti che viviamo, del passato che diventerà il  film che rivedremo e rivediamo ogni qual volta ci sediamo.
A parlarne poi la nostra vita diventa brevissima, un attimo, quell'attimo, dei numeri, quei numeri, insieme ai numeri degli anni e, nel mentre  al telefono  la mamma di Roberta le chiede cosa abbia mangiato, siamo di nuovo al caffè, al viaggio di ritorno, al volo che attende Paolo, al treno che prenderà Roberta, ed alla mia Panda viola che bravissima stamani ci portò, Roberta al volante.
Misticanza Di Beccaria, etimologia delle parole, delirare e desiderio, Dante e Virgilio, quell’andar fuori dal solco per leggere ancora meglio l’etimologia dei nostri atti.
Da dove siamo giunti noi qui, a Gizzeria, parola araba…
Intanto che dal vento della comunicazione ci facciamo portare, il tempo inesorabile ci lascia sulla doccia del B&B che caldissima diventò per noi.
La magia  è veder nell’altro tutto il mondo che si porta appresso senza che te lo abbia sciorinato.
Una felicità senza raffronti nella circolarità delle letture. E come nelle migliori fiabe Cenerentola di Romeo Vernazza  troverà la sua zucca trasformata in una carrozza
Ippolita Luzzo

sabato 7 novembre 2015

Alla corte del re Roberto D’Angiò. Roberta Morosini all’Uniter



Siamo  nel 1309 e Roberto d'Angiò, detto il Saggio, nato a Santa Maria Capua Vetere, 1277 e morto  Napoli, 16 gennaio 1343, era re di Napoli dal 1309 al 1343, re di Sicilia, re titolare di Gerusalemme, duca di Calabria (1296 - 1309) e Conte di Provenza e Forcalquier (1309 - 1343).
Giovanni Boccaccio, nato all'inizio dell’estate del 1313 a Certaldo, già da adolescente andrà a vivere alla corte del re e ritornerà a Firenze  nel 1340 rimpiangendo il mondo rutilante della reggia di Napoli, gli stimoli culturali e le chanson  de geste.

Roberta Morosini, nata a Sarno, in provincia di Salerno, nei pressi di  Santa Maria di Capua, più o meno, insomma, campana come il re Roberto, di cui porta il nome, Roberta è professore ordinario di Lingua e letteratura italiana presso la Wake Forest University in North Carolina. Si occupa, fra altro, delle relazioni tra  cristiani e musulmani   nell'opera di Dante  e Boccaccio nel contesto di studi del medioevo mediterraneo. E’ co-curatrice di un volume su Sindbad mediterraneo. Questa sera ci parla di  “Penelopi in viaggio ‘fuori rotta’ nel Decameron e altrove. ‘Metamorfosi’ e scambi nel Mediterraneo medievale” Questo il sito dove trovare la relazione, una parte. http://escholarship.org/uc/item/3nd68932#page-31
L’altra relazione, quella umana, è con noi questa sera, in una sala affollatissima ed attenta, che partecipa con Roberta ad un viaggio per un mare periglioso, oggi come allora, dall'altra parte del cancello, oltre le mura della città, un viaggio da un altro punto vista sull'opera più raccontata del medioevo, Il Decameron.
Roberta parla con il corpo, con i gesti, con le mani che le tremano, ci confida, scuotendo e arruffando i suoi bellissimi ricci capelli, da araba perfetta, che è maggiore stasera la sua emozione di quando è in conferenze internazionali, come Abu Dhabi, forse per la caratteristica stessa dell'Uniter, associazione che ha per motto: Dare vita agli anni. 
Ci rapisce lei, come i pirati rapivano le donne, senza in lei nessuna violenza se non la cura e la preparazione, e ci trasporta per un mare letterario raccontato attraverso miniature  raccolte a Parigi, a Firenze e nei musei di oltre oceano. Ci fa vedere quello che non avremmo mai visto. Il dettaglio.
Da una scena in  una fiera di mercato, gioiosa, un assassinio si sta consumando più lontano…
Ci mostra donne strattonate che volgono il capo versa la terraferma, Elena, e con il corpo debbono però salire sulla barca, affrontare il mare della separazione…
Ci mostra come sia il carattere e la decisione a salvar la vita nella scelta di chi decide di non parlare per non svelar le  sue origini ai cristiani
Nella storia sanguinosa fra saraceni e cristiani, tanto sangue, troppo sangue, ed interessi, scambi, truffe e un mercato globale, diremmo noi oggi, di schiavi.
Una lezione sul dovere civile che un autore come Boccaccio sente, e civiltà sarà vivere entro le mura perché fuori ci sarà la rapina, la violenza, lo stupro, e civiltà è saper travestirsi, imparare e poi ritornare.
Ed il ritorno in un mare che ci vide noi, da Procida Ischia e Capri, andare verso la Tunisia ed  ancora con Braudel tutti i popoli  che lo attraversano morendo. Dalle donne agli uomini, una denuncia di tipo sociale su un mare che spazio di dispersione e divisione è, in una storia che è un fiume e ci trascina con i nostri detriti.
Noi poi questi detriti li facemmo diventare studi. e questi studi a loro volta sedimenteranno altro, nella circolarità della trasmissione. 

nell'abbracciare e ringraziare Roberta del viaggio che ci ha regalato, voglio raccontare quel treno, stavolta e non una barca, dove Roberta stava seduta davanti a Peppino ed a Costanza, coppia di sconosciuti con un libro in mano.

Costanza mi ha raccontato spesso quel momento in cui il libro si mise a parlare, quasi,  con Roberta e da lì poi la bella e proficua amicizia che ha reso possibile a Lamezia un viaggio nelle immagini e nel Decameron da sponda a sponda. E ritorno. 
La letteratura legge e racconta la storia, così  Roberta Morosini ci illustra le miniature medioevali sul Decameron di Boccaccio, con un libro in mano. il suo.