Di noi che doniamo una parola
in versi, in prosa, su qualche foglio scritto,
resta il piacere di avervi porto un giorno,
un tempo ed un pensiero, quel pensiero.
Ignari di tutto il vostro mondo
vogliamo regalarvi sempre il nostro,
convinti, certissimi, che sia il nostro
quello e non altri, il mondo ed il modo
in cui dovreste stare per pensarci un po'.
Regalo a Marcello Comitini questi miei versi scherzosi dopo lettura dei suoi versi che ho sottolineato
Nel bosco.
" Abbiamo sempre bisogno di credere che siamo sul punto di uscire da un bosco" io poi ho cambiato, accanto, la fauna, e da corvi e gabbiani che vedrei meglio, gli uni volteggiare su burroni aperti, gli altri in riva al mare, ho abitato il bosco di cervi e cinghiali, magari sbagliando, dove stanno i cervi non stanno i cinghiali.
" Sempre speriamo che una luce ci attragga...
senza quiete cerchiamo
con le parole nuovi sentieri
mentre inciampiamo nelle sperdute
in mezzo alla polvere"
Faccio cerchi con cui avvolgere in un abbraccio " Allontanarmi" ed infatti io gli chiedo l'ironia dei versi, lui lo sa che leggo deformando a mio uso, affinché la lettura mi sollievi, lenisca la mia impotenza e mi allontani da un vivere che non mi piace.
Faccio un cerchio su Orfeo@mail.org e ridendo mi ritrovo al tempo in cui vivevo di mail, bellissime mail sconosciute, non ho visto mai il mittente, non potevo voltarmi come Orfeo, pena la sua scomparsa.
Ma io non sono Euridice ed ho preso a far mail, a scrivere su blog e dappertutto, a parlare a parlare come se lo avessi sempre fatto.
Potenza di mille mail " Nell'ora incerta"
" Scrivo che non ti aspetto
su questi tasti neri dove batto
con la malinconia rabbiosa di un errore."
" Il Nuovo inizio"
" Alla luce tagliente ciascun uomo ha cercato
uno spazio un luogo un campo una casa"
nell'eleganza e nei versi raffinati di Marcello la cura e l'attenzione verso un esistere che ci riguarda tutti ma che filtrato da un singolo uomo diviene altro, un sasso.
Le sue poesie hanno una parvenza di sorriso, nel " Capodanno delle api" senza miele perché vuoti sono i favi eppure poi ci raccomandano
" Finite ciò che ho cominciato
di questo lungo giorno che svanisce."
" Fermi nell'attesa del commensale sconosciuto"
ed anche se sappiamo chi sia il commensale
" Gli occhi adesso vedono con pupille intense la cecità del sole"
Il fiato del mondo di Marcello Comitini.
La vita e l'amore, al contrario.
martedì 22 settembre 2015
lunedì 21 settembre 2015
L'Attesa di Piero Messina- a Giuseppe
"Il mio augurio non è di trovare te stesso, ma di trovare tanti altri come te. Perché senza il confronto con chi è animato dallo stesso fuoco che brucia dentro di te non potrai mai crescere"
GIUSEPPE PETITTO (1969-2015)
Giuseppe Petitto, regista, va via in una notte di settembre 2015.
Era nato l'11 Luglio 1969 a Stalettì. Uscirà a giorni Occhi chiusi,
sua ultimo lavoro cinematografico. Che lui non vedrà.
Dove sei
Giuseppe? Per tutto il film, L’Attesa di Piero Messina, la domanda va, esce dal
cellulare di Giuseppe stesso, come un testimone lasciato da lui a dire agli altri dove si trovi.
Il
protagonista è il cellulare tenuto in carica dalla madre, il cellulare che
grida e chiede dove sei? Dove sei?
Lo chiedono
la madre, la ragazza, lo chiedono gli affetti che guardano alla scomparsa
increduli.
Liberamente
trattato dalla novella di Pirandello “ La vita che ti diedi” leggo su
Wikipedia, racconta l’attesa di una vita per dover dire no. Come la leggenda di
Olaf
« -Quando
era lontano io dicevo: «Se in questo momento mi pensa, io sono viva per lui».-
E questo mi sosteneva, mi confortava nella mia solitudine. - Come debbo dire io
ora? Debbo dire che io, io, non sono più viva per lui, poiché egli non mi può
più pensare! - E voi invece volete dire che egli non è più vivo per me. Ma sì
che egli è vivo per me, vivo di tutta la vita che io gli ho sempre data: la
mia, la mia; non la sua che io non so! »
(Luigi
Pirandello, La vita che ti diedi)
Cosa
perdiamo quando perdiamo i nostri cari, sia che siano morti oppure in vita, sia che siano
altrove. Persi. Per sempre. Li ricostruiamo a modo nostro, li facciamo vivere
donando ancora a loro quel che vorremmo avergli dato, quel che vorremmo che loro fossero.
Un film che
occupa il nostro posto dal primo momento, dal marmo delle gambe accavallate dal
chiodo, nella statua del Crocifisso, al
filo di ragnatela che pende sotto la poltrona del salotto, nella preparazione
del lutto. I drappi neri sugli specchi con il chiodo battuto nel muro.
Il film finisce, lei tornerà a Parigi, riamerà, com'è giusto che sia, perché la vita lo vuole, perché ogni amore è vivo nell'espansione del tempo. Vive nell'acqua e nell'aria, ora Giuseppe, vive nei suoi film, nel mondo invisibile vivono tutti, le parole e le immagini che contano per tanti. Non tutti ma tanti sentono e sentono suonare fra gli alberi e i clacson la melodia di un'arte pura.
A chi rinasce ogni giorno l'attesa non pesa.
A chi rinasce ogni giorno l'attesa non pesa.
domenica 20 settembre 2015
La punteggiatura del 2011
30 marzo 2011-
La punteggiatura
La virgola è un respiro, il punto la conclusione logica, l’ossigenazione che arriva al cuore, produce energia e ci fa ripartire. Chi scrive ama la punteggiatura, la usa troppo o troppo poco.
Tratti brevi, corti o lunghi, il punto e virgola, i due punti, il discorso diretto, i puntini sospensivi, a volte inconcludenti, pensieri sospesi e ammiccanti il puro niente, le parentesi.
A che servono le parentesi in una frase? segni algebrici per soluzioni matematiche, racchiudono una pensiero composto di parole che non si sommano, né si dividono, ma che possono, così dice la grammatica, essere facilmente eliminate e il senso del discorso rimane tale e quale perché tutto quello sta nelle parentesi è incidentale.
Virgolettiamo? Ma si! Diamo alla parola un altrove. Un punto esclamativo, per esprimere sorpresa, sconcerto, meraviglia. Lo stupore di come sia possibile tutto e il suo contrario.
Il punto interrogativo poi è una clitoride, un orgasmo reale, una domanda, un chiedere, un volere.
Volli volli volli fortissimamente volli -Alfieri- anche tu?
Anche tu dovrai rispondere, tutti risponderemo almeno una volta nella vita.
Ma no, ma perché, basta mettere un puntino sospensivo!
I puntini sono il vuoto con cui Il seduttore-uomo o donna- riempie la testa del’altro già in gabbia. L’uccello becchetta e ribecchetta ogni puntino, lo divora, felice di cibarsi ma lo stomaco rimane vuoto, il corpo rimane fiacco, il cervello si ottunde, si appesantisce. Tutti quei puntini sono una nebbia sempre più spessa, si espandono, diventano molti, moltissimi, e tutto quel nulla, tutto quel niente avvelena chi se ne ciba. Meglio un tratto, mettiamo un tratto come Emily Dickinson. Un asterisco. Una freccia che indichi la via di fuga. Sottolineiamo. Evidenziamo con pennarelli il foglio
Chi scrive ama il foglio, pezzi di carta bianca, anonimi, da percorrere con penne colorate, fucsia, rosse, verdi.
Chi scrive ama il lessico, la forma, la struttura di una frase e adora i segni di interpunzione.
Ogni persona che scrive ha i suoi preferiti. Tomasi di Lampedusa usava le virgole. Amava la letteratura dava lezioni senza richiedere oboli,una prestazione volontaria e suppongo felice.
Felice l’uomo che possiede un modo, uno solo che lo appassioni, che lo nutra di piacevolezza.
La letteratura, la musica le arti pittoriche -i modi alti, emozionanti. Nutrono occhi, orecchie, pensiero.
Cibo e nello stesso tempo segnali di noi stessi, mentre passiamo fra gli altri.
Felice l’uomo che conosce la punteggiatura dell’anima!
La comunicazione. Un quadro, un libro, una musica. Il film di una vita fra gli altri. Punteggiata con i segni di interpunzione.
Settembre 2015
Ho ripreso questo mio pezzo del 2011 correggendo tutti gli errori. Le spaziature tutte errate. Se ci sono altri errori ditemelo.
La punteggiatura
La virgola è un respiro, il punto la conclusione logica, l’ossigenazione che arriva al cuore, produce energia e ci fa ripartire. Chi scrive ama la punteggiatura, la usa troppo o troppo poco.
Tratti brevi, corti o lunghi, il punto e virgola, i due punti, il discorso diretto, i puntini sospensivi, a volte inconcludenti, pensieri sospesi e ammiccanti il puro niente, le parentesi.
A che servono le parentesi in una frase? segni algebrici per soluzioni matematiche, racchiudono una pensiero composto di parole che non si sommano, né si dividono, ma che possono, così dice la grammatica, essere facilmente eliminate e il senso del discorso rimane tale e quale perché tutto quello sta nelle parentesi è incidentale.
Virgolettiamo? Ma si! Diamo alla parola un altrove. Un punto esclamativo, per esprimere sorpresa, sconcerto, meraviglia. Lo stupore di come sia possibile tutto e il suo contrario.
Il punto interrogativo poi è una clitoride, un orgasmo reale, una domanda, un chiedere, un volere.
Volli volli volli fortissimamente volli -Alfieri- anche tu?
Anche tu dovrai rispondere, tutti risponderemo almeno una volta nella vita.
Ma no, ma perché, basta mettere un puntino sospensivo!
I puntini sono il vuoto con cui Il seduttore-uomo o donna- riempie la testa del’altro già in gabbia. L’uccello becchetta e ribecchetta ogni puntino, lo divora, felice di cibarsi ma lo stomaco rimane vuoto, il corpo rimane fiacco, il cervello si ottunde, si appesantisce. Tutti quei puntini sono una nebbia sempre più spessa, si espandono, diventano molti, moltissimi, e tutto quel nulla, tutto quel niente avvelena chi se ne ciba. Meglio un tratto, mettiamo un tratto come Emily Dickinson. Un asterisco. Una freccia che indichi la via di fuga. Sottolineiamo. Evidenziamo con pennarelli il foglio
Chi scrive ama il foglio, pezzi di carta bianca, anonimi, da percorrere con penne colorate, fucsia, rosse, verdi.
Chi scrive ama il lessico, la forma, la struttura di una frase e adora i segni di interpunzione.
Ogni persona che scrive ha i suoi preferiti. Tomasi di Lampedusa usava le virgole. Amava la letteratura dava lezioni senza richiedere oboli,una prestazione volontaria e suppongo felice.
Felice l’uomo che possiede un modo, uno solo che lo appassioni, che lo nutra di piacevolezza.
La letteratura, la musica le arti pittoriche -i modi alti, emozionanti. Nutrono occhi, orecchie, pensiero.
Cibo e nello stesso tempo segnali di noi stessi, mentre passiamo fra gli altri.
Felice l’uomo che conosce la punteggiatura dell’anima!
La comunicazione. Un quadro, un libro, una musica. Il film di una vita fra gli altri. Punteggiata con i segni di interpunzione.
Settembre 2015
Ho ripreso questo mio pezzo del 2011 correggendo tutti gli errori. Le spaziature tutte errate. Se ci sono altri errori ditemelo.
sabato 19 settembre 2015
SosCalabria. In loop andammo
Che cos'è un loop?Nel linguaggio informatico per loop infinito si intende un algoritmo o un frammento di codice sorgente formulato per mezzo della ripetizione di sé stesso un numero infinito di volte
come in musica "il campionamento di una performance che è stato mixato in modo da ripetersi senza interruzione quando la traccia è suonata dall'inizio alla fine.
Abbiamo un loop, geghegeghe geghegè e sai cos'è? il mio saluto al geghegè.
Mostra itinerante con una petizione per salvare il patrimonio storico.artistico della Calabria, così leggiamo da Silvio Gatto, organizzatore, e che ci ha invitato su Facebook ed ancora
In mostra i luoghi, i video interventi di Massimo Bray, Diego Fusaro, Tomaso Montanari e una petizione per ridare dignità alla Calabria.
17:30, Piazzetta San Domenico, Lamezia Terme (CZ)
Immaginiamo in tanti la stessa cosa. Interventi video, e arriviamo fiduciosi all'appuntamento. Non siamo andati a mare, C'era Massimo Bray, non siamo andati al Parco Habitat, c'era Tomaso Montanari, non siamo andati da nessuna parte pregustando serata in difesa patrimonio.
Io arrivo addirittura in anticipo e trovo sul luogo adibito un funerale: riconosco i familiari del morto e saluto, ok, ma la mostra dov'è?
La mostra sono delle poche fotografie incollate su qualche stela e poi dove sono Massimo e Tommaso?
Sono in loop, mi dice Silvio Gatto e io mi guardo smarrita e lui mi indica un quadratino minuscolo da cui, nel grigio della caligine, appare Diego Fusaro, ahimè!
Intanto Domenico mi rassicura che Silvio farà strada, intanto noi ci facciamo due passi, turlupinati da un loop, intanto che il nulla invade un sabato italiano e lametino nell'aria del sabato sera
" L'aria del sabato sera"
l'aria del sabato sera
ritorna leggera da me
un'aria un po' disonesta
mi riempie la testa di te
avevo chiuso pero'
non saprò' dirti di no
quella follia passeggera
e un po' di maniera per te
e finirà' che tra noi
tutto ritorna com'era
aria ruffiana e leggera
del sabato sera
In loop
come in musica "il campionamento di una performance che è stato mixato in modo da ripetersi senza interruzione quando la traccia è suonata dall'inizio alla fine.
Abbiamo un loop, geghegeghe geghegè e sai cos'è? il mio saluto al geghegè.
Mostra itinerante con una petizione per salvare il patrimonio storico.artistico della Calabria, così leggiamo da Silvio Gatto, organizzatore, e che ci ha invitato su Facebook ed ancora
In mostra i luoghi, i video interventi di Massimo Bray, Diego Fusaro, Tomaso Montanari e una petizione per ridare dignità alla Calabria.
17:30, Piazzetta San Domenico, Lamezia Terme (CZ)
Immaginiamo in tanti la stessa cosa. Interventi video, e arriviamo fiduciosi all'appuntamento. Non siamo andati a mare, C'era Massimo Bray, non siamo andati al Parco Habitat, c'era Tomaso Montanari, non siamo andati da nessuna parte pregustando serata in difesa patrimonio.
Io arrivo addirittura in anticipo e trovo sul luogo adibito un funerale: riconosco i familiari del morto e saluto, ok, ma la mostra dov'è?
La mostra sono delle poche fotografie incollate su qualche stela e poi dove sono Massimo e Tommaso?
Sono in loop, mi dice Silvio Gatto e io mi guardo smarrita e lui mi indica un quadratino minuscolo da cui, nel grigio della caligine, appare Diego Fusaro, ahimè!
Intanto Domenico mi rassicura che Silvio farà strada, intanto noi ci facciamo due passi, turlupinati da un loop, intanto che il nulla invade un sabato italiano e lametino nell'aria del sabato sera
" L'aria del sabato sera"
l'aria del sabato sera
ritorna leggera da me
un'aria un po' disonesta
mi riempie la testa di te
avevo chiuso pero'
non saprò' dirti di no
quella follia passeggera
e un po' di maniera per te
e finirà' che tra noi
tutto ritorna com'era
aria ruffiana e leggera
del sabato sera
In loop
Soli eravamo. Fabrizio Coscia
Dal Postino di Dara al Postino delle bambole.
Dall'arte di scomparire di Pierre Zaoui alla scomparsa delle lucciole di Pasolini. Scritti corsari che abbiamo sul comodino.
Vivere con discrezione.
Da quando Francesca Tuscano ha postato il postino delle bambole, da quando Domenico Dara ha scritto chi fosse l'autore che riportava un episodio raccontato dalla compagna di Kafka, io ho preso ad aspettare Fabrizio Coscia
Dall'arte di scomparire di Pierre Zaoui alla scomparsa delle lucciole di Pasolini. Scritti corsari che abbiamo sul comodino.
Vivere con discrezione.
Da quando Francesca Tuscano ha postato il postino delle bambole, da quando Domenico Dara ha scritto chi fosse l'autore che riportava un episodio raccontato dalla compagna di Kafka, io ho preso ad aspettare Fabrizio Coscia
Vedo intanto su You tube un filmato dove viene intervistato e nel mentre aspetto il suo libro leggo Nati due volte di Giuseppe Pontiggia.
Incredibilmente il protagonista, un professore narrante, forse in qualche modo anche Pontiggia stesso, essendo la storia una sua storia, il protagonista, dicevo, prende il viso ed i gesti di Fabrizio Coscia, professore anche lui, e molto rassomigliante al narrante.
Così leggo Soli eravamo con una folla in testa, la bella folla di coloro che scegliamo per amici e compagni in giorni caldissimi eppure smorti di una estate italiana senza balli.
Solo letture.
E con le letture mai soli si è, scrive Fabrizio Coscia, ricordando quel verso di Dante dove Francesca da Rimini bacia Paolo, senza alcun sospetto. Senza sospettare che la letteratura possieda un potere ipnotico che avvolge e sconvolge, che arricchisce la vita di ognuno di noi colorandola e colorando i baci di passione.
Amare leggere è piacere, io lo penso da sempre ed ora lo leggo qui a pag 208, sul perché lo scrittore scriva, come atto d'amore, per essere letto.
Solo letture.
E con le letture mai soli si è, scrive Fabrizio Coscia, ricordando quel verso di Dante dove Francesca da Rimini bacia Paolo, senza alcun sospetto. Senza sospettare che la letteratura possieda un potere ipnotico che avvolge e sconvolge, che arricchisce la vita di ognuno di noi colorandola e colorando i baci di passione.
Amare leggere è piacere, io lo penso da sempre ed ora lo leggo qui a pag 208, sul perché lo scrittore scriva, come atto d'amore, per essere letto.
Si legge, si scrive e si vuole essere letti e per provare il piacere quasi orgasmico di esser riusciti ad interessare su un argomento, un poeta, un quadro, una musica, un film, colei o colui vogliamo sedurre.
I lettori tutti, gli alunni, un figlio. Una figlia, nel caso di Fabrizio. Una figlia a cui lui regala un libro e poi lo toglie. Lei piange e lui si ricorda la bambola persa e l'incontro con Kafka.
Incontriamo sempre noi stessi incontrando gli altri, non tutti però, gli altri che ci somigliano, gli altri che ci scegliamo. Don Giovanni di Mozart, e Robert Walser, del quale qualcuno di voi mi ha fatto leggere La passeggiata, e Flaubert che non disse mai di essere Madame Bovary.
Si sorride leggendo, una ironia lieve, quando lui, da giornalista, va a fare intervista per il ritrovamento di Majorana ed invece deve guardare un manoscritto suppongo di nessun interesse, si sorride alla camera foderata di sughero, che da bambino avrebbe voluto per poter scrivere anche lui la Recherche, si sorride dei tanti episodi con cui lui traccia una sua autobiografia a conclusione di ogni paragrafo di biografia dei suoi amati. Arte amata.
Un libro che fa amare altri libri come solo gli autori che amano leggere riescono a fare, un libro che ama i dipinti di Vermeer,
Si sorride leggendo, una ironia lieve, quando lui, da giornalista, va a fare intervista per il ritrovamento di Majorana ed invece deve guardare un manoscritto suppongo di nessun interesse, si sorride alla camera foderata di sughero, che da bambino avrebbe voluto per poter scrivere anche lui la Recherche, si sorride dei tanti episodi con cui lui traccia una sua autobiografia a conclusione di ogni paragrafo di biografia dei suoi amati. Arte amata.
Un libro che fa amare altri libri come solo gli autori che amano leggere riescono a fare, un libro che ama i dipinti di Vermeer,
Un libro che è il tramite di un credo.
Il credo di Fabrizio Coscia
Dove si potrebbe andare per essere lontani? Con Tolstoj, sicuramente. Vero?
Il credo di Fabrizio Coscia
Dove si potrebbe andare per essere lontani? Con Tolstoj, sicuramente. Vero?
Ippolita Luzzo
giovedì 17 settembre 2015
Cuori bianchi per te
Sul vestito nero, tagliato in vita e con gonna a palloncino, i piccoli cuori bianchi lasciano poco spazio ad altro pensiero che non sia il cuore che batte in quel corpo. L'anello al dito ha la forma di cuore e tutto ricorda quel lontano momento in cui l'infanzia lasciò all'adolescenza il compito di battere forte il cuore per uno.
Sulla spianata del tempio moderno, le pizzerie, si aspetta di festeggiare, come un tempo, con sacrifici umani agli dei, per avere lo sguardo benevolo, l'attenzione, l'affetto, nell'indistinto.
Si festeggia un compleanno, oppure una consapevolezza.
Nei riti delle compagnie vi sta questo uso della festa organizzata senza sapere se il festeggiato o festeggiata gradiscano mai.
Così aspettiamo, per una ora abbondante. Arriverà? Se non arriverà vado via, pensa una solitaria che ha lasciato a metà un libro sul letto, un film The Committent, e non uscendo la sera ha sonno di già.
Poi arriva lui in compagnia di abito nero, corto, fasciato stretto su un corpo giovane e bianco, su gambe infilate in calze snellenti per renderle affusolate.
Sui cuori in attesa scende la sera.
Nel dubbio lui beve, poco ma beve, lei regge la sfida e l'altra sorride.
Dalla periferia intanto la retroguardia osserva il brindisi, i gesti che dicono tutto, la superficialità con cui vogliamo un po' tutti liberarci dell'altro se questo diventa un peso per noi.
Nelle compagnie, le individualità continuano a fremere, a vivere ognuno di vita propria, ad amare ed a dispiacersi a non essere uno la scelta dell'altro.
Sulla spianata del tempio moderno, le pizzerie, si aspetta di festeggiare, come un tempo, con sacrifici umani agli dei, per avere lo sguardo benevolo, l'attenzione, l'affetto, nell'indistinto.
Si festeggia un compleanno, oppure una consapevolezza.
Nei riti delle compagnie vi sta questo uso della festa organizzata senza sapere se il festeggiato o festeggiata gradiscano mai.
Così aspettiamo, per una ora abbondante. Arriverà? Se non arriverà vado via, pensa una solitaria che ha lasciato a metà un libro sul letto, un film The Committent, e non uscendo la sera ha sonno di già.
Poi arriva lui in compagnia di abito nero, corto, fasciato stretto su un corpo giovane e bianco, su gambe infilate in calze snellenti per renderle affusolate.
Sui cuori in attesa scende la sera.
Nel dubbio lui beve, poco ma beve, lei regge la sfida e l'altra sorride.
Dalla periferia intanto la retroguardia osserva il brindisi, i gesti che dicono tutto, la superficialità con cui vogliamo un po' tutti liberarci dell'altro se questo diventa un peso per noi.
Nelle compagnie, le individualità continuano a fremere, a vivere ognuno di vita propria, ad amare ed a dispiacersi a non essere uno la scelta dell'altro.
lunedì 14 settembre 2015
PER AMY- ventisette anni il 14 settembre. 24 luglio 2011
G io non ti conosco, io non so chi sei, ma ora sei la persona di riferimento, di chiacchiere, di domande, di risposte. Mi consigli, mi rimproveri, mi porti fortuna. Così mi
hai detto. Perché non crederti?Non ho
mai parlato tanto di me con un uomo, non ho mai provato questo gusto di farlo, conserva
tu quello che io strapperei, conserva, se vuoi, quello che scrivo anch'io perché
ora molte riflessioni nascono dalla
nostra corrispondenza.
Per Amy Winehouse ho una tristezza infinita. Il successo non
dà serenità- pace-non è niente.
Credimi. In
piccolo, molto piccolo, ti racconterò gli
ultimi due anni. Nel dissolvimento del mio mondo ho pensato che dire la mia
sofferenza mi avrebbe permesso di essere
capita dai miei cari. Così nelle televisioni private, in qualche
associazione, elegiacamente ho intonato
il canto dell’amore perduto, commentando poesie di altri poeti, parlando di
Emily Dickinson, parlando parlando convinta che i miei cari avrebbero capito le mie
ragioni. Sono anche venuti a sentirmi, hanno visto i giornalisti, locali eh, che
mi intervistavano, le persone che mi porgevano i fiori, si congratulavano, si
erano commossi gli spettatori e
loro:-Adesso ti sei specializzata, adesso puoi fare solo questo!-Capisci! Ed io
che parlavo per loro!
Ho iniziato a parlare per me ed è successo di tutto.
L’invidia profonda di chi si sentiva scavalcata, le persone semplici che mi
dicevano di avermi visto in televisione, che mi domandavano quando avrei fatto
il libro. Ma io non voglio scrivere nessun libro, la mia casa è invasa di
libri, di fogli, di agende, scrivo dappertutto. Esco e penso quello che scriverò
a casa. Ti credo, quindi, perché penso che ti sia successa la stessa cosa. E’ la
fase creativa. Mia sorella quando mi vede con un foglio in mano scappa, ho
smesso di leggere alle amiche. Non possono capire il turbinio che abbiamo in
testa, le voci, i personaggi, le storie che vogliono essere scritte. A volte
scrivo come se fossi in trance! Non so neppure io cosa racconterò. Poi ovviamente ci diamo una
regolata.
Qui pubblicano tutti. A che pro? Una volta lessi un
libricino piccolo piccolo, della Sperling forse, la storia di una donna di una
piccola città che faceva conferenze, veniva premiata con
qualche premio letterario. Pensai:- Che squallore una vita così!-
Ho cercato a lungo quel libricino, scritto da un ragazzo
molto bravo ma non l’ho trovato, giù dove deposito riviste, libri, quaderni.
Ho cercato - Frammenti di un discorso
amoroso- lo sapevo a memoria- dove lo avrò messo?
Amy, già a sedici anni scriveva le sue canzoni, Amy le ha
cantate al mondo intero, Amy era infelice, nonostante tutto non aveva niente.
Hai ragione, abbiamo creato
dei mostri, ma non sono gli oggetti i
responsabili, siamo noi con il nostro
uso distorto a creare infelicità e malessere.
Povera Amy, poveri
pazzi, in un momento storico che ha
tutto tranne il rispetto dei sentimenti.
Amy è nata il 14, io
il 13 settembre
Cosa vuoi che mi interessi
quando la corrispondenza finirà e tu potresti diventare famoso?
Certo ti auguro di veder realizzato il tuo sogno, ma per
me il momento più importante è
questo, quello del creare. Dopo, vedrai, dirai-Tutto Qui?-
Dopo la soddisfazione
di avercela fatta sentirai come me, come
Amy, la profonda sensazione di essere estraneo a quel che ti circonda.
Perché siamo fatti così, siamo in tanti così, ma va bene così.
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