sabato 19 settembre 2015

Soli eravamo. Fabrizio Coscia

Dal Postino di Dara al Postino delle bambole.
Dall'arte di scomparire di Pierre Zaoui alla scomparsa delle lucciole di Pasolini. Scritti corsari che abbiamo sul comodino.
Vivere con discrezione.
Da quando Francesca Tuscano ha postato il postino delle bambole, da quando Domenico Dara ha scritto chi fosse l'autore che riportava un episodio raccontato dalla compagna  di Kafka, io ho preso ad aspettare Fabrizio Coscia. Vedo intanto su You tube un filmato dove   viene intervistato e nel mentre aspetto suo libro leggo Nati due volte di Giuseppe Pontiggia. Incredibilmente il protagonista, un professore narrante, forse in qualche modo anche Pontiggia stesso, essendo la storia una sua storia, il protagonista, dicevo, prende il viso ed i gesti di Fabrizio Coscia, professore anche lui, e molto rassomigliante al narrante. 
Così leggo Soli eravamo con una folla in testa, la bella folla di coloro che scegliamo per amici e compagni in giorni caldissimi eppure smorti di una estate italiana senza balli.
Solo letture.
E con le letture mai soli si è, scrive Fabrizio Coscia, ricordando quel verso di Dante con cui Francesca da Rimini bacia Paolo, senza alcun sospetto. Senza sospettare che la letteratura possieda un potere ipnotico che avvolge e sconvolge, che arricchisce la vita di ognuno di noi colorandola e colorando i baci di passione.
Amare leggere è piacere, io lo penso da sempre ed ora lo leggo qui a pag 208, sul perché lo scrittore scriva, come atto d'amore, per essere letto. Si legge, si scrive e si vuole essere letti e per provare il piacere quasi orgasmico di esser riusciti ad interessare su un argomento, un poeta, un quadro, una musica, un film, colei o colui vogliamo sedurre. I lettori tutti, gli alunni, un figlio.  Una figlia, nel caso di Fabrizio. Una figlia a cui lui regala un libro e poi lo toglie. Lei piange e lui si ricorda la bambola persa e l'incontro con Kafka.
Incontriamo sempre noi stessi incontrando gli altri, non tutti però, gli altri che ci somigliano, gli altri che ci scegliamo. Don Giovanni di Mozart, e Robert Walser, del quale qualcuno di voi mi ha fatto leggere La passeggiata, e Flaubert che non disse mai di essere Madame Bovary.
Si sorride leggendo, una ironia lieve, quando lui, da giornalista, va a fare intervista per il ritrovamento di  Majorana ed invece deve guardare manoscritto suppongo di nessun interesse, si sorride alla camera foderata di sughero, che da bambino avrebbe voluto per poter scrivere anche lui la Recherche, si sorride dei tanti episodi con cui lui traccia una sua autobiografia a conclusione di ogni paragrafo di biografia di suoi amati. Arte amata.
Un libro che fa amare altri libri come solo gli autori che amano leggere riescono a fare, un libro che ama i dipinti di Vermeer, Un libro che è il tramite di un credo.
Il credo di Fabrizio Coscia 
Dove si potrebbe andare per essere lontani? Con Tolstoj, sicuramente. Vero?  

giovedì 17 settembre 2015

Cuori bianchi per te

Sul vestito nero, tagliato in vita e con gonna a palloncino, i piccoli cuori bianchi lasciano poco spazio ad altro pensiero che non sia il cuore che batte in quel corpo. L'anello al dito ha la forma di cuore e tutto ricorda quel lontano momento in cui l'infanzia lasciò all'adolescenza il compito di battere forte il cuore per uno.
Sulla spianata del tempio moderno, le pizzerie, si aspetta di festeggiare, come un tempo, con sacrifici umani agli dei, per avere lo sguardo benevolo, l'attenzione, l'affetto, nell'indistinto. 
Si festeggia un compleanno, oppure una consapevolezza. 
Nei riti delle compagnie vi sta questo uso della festa organizzata  senza sapere se il festeggiato o festeggiata gradiscano mai.  
Così aspettiamo, per una ora abbondante. Arriverà? Se non arriverà vado via, pensa una solitaria che ha lasciato a metà un libro sul letto, un film The Committent, e non uscendo la sera ha sonno di già.
Poi arriva lui  in compagnia di abito nero, corto,  fasciato stretto su un corpo giovane e bianco, su gambe infilate in calze snellenti per renderle affusolate. 
Sui cuori in attesa scende la sera.
Nel dubbio lui beve, poco ma beve, lei regge la sfida e l'altra sorride. 
Dalla periferia intanto la retroguardia osserva il brindisi, i gesti che dicono tutto, la superficialità con cui vogliamo un po' tutti liberarci dell'altro se questo diventa un peso per noi.
Nelle compagnie, le individualità continuano a fremere, a vivere ognuno di vita propria, ad amare ed a dispiacersi a non essere uno  la scelta dell'altro. 


lunedì 14 settembre 2015

PER AMY- ventisette anni il 14 settembre. 24 luglio 2011


G io non ti conosco, io non so chi sei, ma ora sei la persona  di riferimento, di chiacchiere, di domande, di risposte. Mi consigli, mi rimproveri, mi porti fortuna. Così mi hai detto. Perché non crederti?Non  ho mai parlato tanto di me con un uomo, non ho mai provato questo gusto di farlo, conserva tu quello che io strapperei, conserva, se vuoi, quello che scrivo anch'io perché ora molte riflessioni  nascono dalla nostra corrispondenza.
Per Amy Winehouse ho una tristezza infinita. Il successo non dà serenità- pace-non è niente.
Credimi.  In piccolo, molto piccolo,  ti racconterò gli ultimi due anni. Nel dissolvimento del mio mondo ho pensato che dire la mia sofferenza  mi avrebbe permesso di essere capita dai miei cari. Così nelle televisioni private, in qualche associazione, elegiacamente  ho intonato il canto dell’amore perduto, commentando poesie di altri poeti, parlando di Emily Dickinson, parlando parlando convinta che i miei cari avrebbero capito le mie ragioni. Sono anche venuti a sentirmi, hanno visto i giornalisti, locali eh, che mi intervistavano, le persone che mi porgevano i fiori, si congratulavano, si erano commossi  gli spettatori e loro:-Adesso ti sei specializzata, adesso puoi fare solo questo!-Capisci! Ed io che parlavo per loro! 
Ho iniziato a parlare per me ed è successo di tutto. L’invidia profonda di chi si sentiva scavalcata, le persone semplici che mi dicevano di avermi visto in televisione, che mi domandavano quando avrei fatto il libro. Ma io non voglio scrivere nessun libro, la mia casa è invasa di libri, di fogli, di agende, scrivo dappertutto. Esco e penso quello che scriverò a casa. Ti credo, quindi, perché penso che ti sia successa la stessa cosa. E’ la fase creativa. Mia sorella quando mi vede con un foglio in mano scappa, ho smesso di leggere alle amiche. Non possono capire il turbinio che abbiamo in testa, le voci, i personaggi, le storie che vogliono essere scritte. A volte scrivo come se fossi in trance! Non so neppure io  cosa racconterò. Poi ovviamente ci diamo una regolata.
Qui pubblicano tutti. A che pro? Una volta lessi un libricino piccolo piccolo, della Sperling forse, la storia di una donna di una piccola città   che faceva conferenze, veniva premiata con qualche premio letterario. Pensai:- Che squallore una vita così!-
Ho cercato a lungo quel libricino, scritto da un ragazzo molto bravo ma non l’ho trovato, giù dove deposito riviste, libri, quaderni.
 Ho cercato - Frammenti di un discorso amoroso- lo sapevo a memoria- dove lo avrò messo?
Amy, già a sedici anni scriveva le sue canzoni, Amy le ha cantate al mondo intero, Amy era infelice, nonostante tutto  non aveva niente.
Hai ragione, abbiamo creato dei mostri, ma non sono gli oggetti  i responsabili, siamo noi  con il nostro uso distorto a creare infelicità e malessere.
 Povera Amy, poveri pazzi, in un momento storico che ha tutto tranne il rispetto  dei sentimenti.

 Amy è nata il 14, io il 13  settembre
Cosa vuoi che mi interessi   quando la corrispondenza finirà e tu potresti diventare famoso?
Certo ti auguro di veder realizzato il tuo sogno, ma per me  il momento più importante è questo, quello del creare. Dopo, vedrai, dirai-Tutto Qui?- 
Dopo la soddisfazione di avercela fatta sentirai come me, come  Amy, la profonda sensazione di essere estraneo a quel che ti circonda.

Perché siamo fatti così, siamo in tanti così, ma va bene così.

domenica 13 settembre 2015

Il centro del mondo è Catanzaro. Mostra di Amendola al Marca


Piero Mascitti, curatore della mostra e  che precedentemente  ha lavorato con Mimmo Rotella, così presenta al Marca ieri sera l’esposizione di 22 ritratti fotografici fatti da Aurelio Amendola ad Andy Warhol nella sua Factory a New York in  periodi diversi, nel 1977 e nel 1986.
 Dal Marca di Catanzaro la Mostra andrà a Torino, a Londra, ad Hong Kong  
Veramente orgogliosa io di esserci e poter prendere appunti dal Ponte verso il mondo.
Dalla terrazza dove ci troviamo, una terrazza sul mondo, campeggia il ponte di Catanzaro e davanti a me gli intellettuali in semicerchio, offrono lo sguardo propositivo sull’arte e sulla bellezza che attraverserà il mondo partendo da qui.
Chiara Busso, storica del costume e per la prima volta a Catanzaro, viene chiamata a fare un intervento e racconta come riuscì a convincere Andy ad esporre suoi reperti…lei usa propria la parola reperto,  nel museo, luogo delle muse, dell’arte, e non immobile contenitore di applaudite bellezze.
Alan Jones, che ha curato i testi del catalogo edito da Silvana, ci parla del curioso legame di De Chirico e Amendola, tra De Chirico ed Andy Warhol dell’enigma e della metafisica, del volto umano nella fotografia,  un enigma in esplorazione.
Avrò perso altri fogli ed altri appunti nel tragitto dal ponte al taglio del nastro ed infatti Silvia mi restituisce qualche foglio, ma resta con me la felicità di entrare nelle sale e vedere Andy.
Nella sala d’ingresso vi  sono gli scatti del 1986 gli ultimi, mentre  nelle sale in fondo gli scatti del ‘77 e noi iniziamo da lì da Andy giovane e guardo il pubblico. 
Rifletto molto su cosa sia  riconoscere e conoscere, su cosa sia la parola e l’azione “ accorgersi”.
Una volta un medico, in ospedale, ebbe un infarto davanti a me a mia cugina  e alle infermiere, e mentre io blateravo che lui stava male e di soccorrerlo, mia cugina insisteva a voler sapere come stesse sua madre e le infermiere badavano a guardare le cartelle. Logicamente poi si accorsero perché il medico scivolò a terra.
Così guardo tutta questa bella gente e mi domando se si accorge oppure no, se si accorge di quanto si possa soffrire, di quanto sia sofferente Andy negli scatti della sala del 1987 e di quanto sia diverso e quasi divertito negli scatti del “77, quasi come recitasse, anzi sicuramente recitava.
Ci accorgiamo delle cose? Ecco che in un altro luogo del Marca viene proiettato un documentario sulla vita di Aurelio Amendola. Prendo appunti sulla cartella bianca e lucida e spariscono gli scritti.
Quello che mi rimane è l’allegria della serata, i molti amici incontrati, l’umanità e la simpatia di Aurelio Amendola che mi fa una fotografia vicino ad Andy, mi dà sua mail e vedo Diego Dolcini che chiede anche lui una foto al Maestro Amendola.
Aurelio Amendola ha fotografato Burri mentre nel fuoco modella il futuro, ha fotografato De Chirico in gondola metafisica e reale, ha fotografato Michelangelo e la sua Aurora, ha fotografato il Davide e me. ahah.
 “Lui sa quello che sta facendo perché è quello che fa anche lui” da una frase del documentario. Lui, Aurelio, sa cosa ha fatto Michelangelo e conosce  ogni sfumatura dell’Aurora e carezza l’Aurora con la stessa stupita delicatezza e purezza con cui iniziò da bambino a carezzare le pellicole  da lavare nello studio di un fotografo del suo paese.
Ogni paese può diventare il centro del mondo se ci si  accorge di vivere. 

venerdì 11 settembre 2015

Alla Ubik c'è Carmine Torchia che suona

-Finisci di sputacchiare. Per le 18,10 passo dal cancello. Si va da Carmine.- Più o meno questo mi scrive ieri pomeriggio  Salvo ed io obbedisco. C'è Carmine alla Ubik. Faccio in tempo a tornare da Catanzaro Lido e riparto per Catanzaro Lido per due volte oggi. C'è Carmine Torchia che presenta il suo terzo album alla Ubik.
-Sai cosa vuol dire Ubik?- sempre Salvo, ed io, certo, una catena di librerie,  ubik deriva dal latino ubique che significa “ovunque”.
No, mi fa lui, Ubik è  « Io sono Ubik. Prima che l'universo fosse, io ero. Ho creato i soli. Ho creato i mondi. Ho creato le forme di vita e i luoghi che esse abitano; io le muovo nel luogo che più mi aggrada. Vanno dove dico io, fanno ciò che io comando. Io sono il verbo e il mio nome non è mai pronunciato, il nome che nessuno conosce. Mi chiamo Ubik, ma non è il mio nome. Io sono e sarò in eterno »
(Philip Dick, Ubik) Ah ecco! Ora tutto chiaro è. Merci Beaucoup.

Nunzio Belcaro, animatore ed ideatore della Ubik di Catanzaro ora presenta Carmine. "Un Mattoncino di complessità in più, questo fa Carmine, dandoci dei dettami che sono evocativi e poetici, con dimensione universale, inseriti in un percorso musicale, una alchimia di musica suoni e parole. Alchimia che dà la gioia."
Affetti- con note a margine
Questo il titolo del nuovo Cd di Carmine Torchia

Daniela Rabia inizia il suo canto pro Carmine, felice e luminosa, di un amore limpido. " Carmine è un pittore e sulle tracce di De Chirico fa un viaggio per le piazze d'Italia, Sotto Questo Cielo, e poi Bene, ed ora Affetti- con note a margine.
Canzoni d'autore, lettere a destinatari mai spedite."
 Il filo conduttore di Carmine  è il cielo, sta dicendo Daniela,  dall'Astronomo al cielo di Sersale a quello di Milano, dalla Sfera, progetto dedicato a Lorenzo Calogero che scrisse:

Lettere d’amore

Mandai lettere d’amore
ai cieli, ai venti, ai mari,
a tutte le dilagate
forme dell’universo.
Essi mi risposero
in una rugiadosa
lentezza d’amore
per cui riposai
su le arse cime frastagliate loro
come su una selva di vento.
-
Mi nacque un figlio dell’oceano


Carmine, quasi intimidito da tanta passione risponde a Daniela  di essere sempre un boscaiolo di Sersale!

Un boscaiolo con una legge morale in cui crede, e un mondo governato dalla poesia come fede. L'amore è un atto politico, ci canta. L'amore è libertà, e la libertà è il sorriso con cui la sera si addormenta. 
Col garofano e la spada, lui si sente un Don Chisciotte, alla maniera di Rafael Alberti. Carmine combatte con la chitarra.
Daniela ora ricorda Giuseppe Petitto, suo amico, andato nel cielo, da pochi giorni, a girare quel film che uscirà  su schermi immensi, sulle nuvole, nella galassia e nel piccolo nostro mondo degli affetti.  Affetti per noi che crediamo Giuseppe presente ieri sera alla Ubik come lo era al Marina Blu l'altra sera.
Suonano le note di Carmine Torchia, Daniela porge i testi, li intreccia e legge oltre i titoli dei singoli brani, 14, di cui è composto il CD." Dire le cose nostre e le cose altrui con timida luce e poi tornare indietro per ridircele.
Il salmo che viene per te.
La Luce di Ubik


giovedì 10 settembre 2015

Finiva così

Il romanzo  non scritto
Un nuovo commento sulle pagine della Recherche 
Alla ricerca di Proust

Già mi manca  2 novembre 2011         

Mi mancherà moltissimo questo gioco del lento svelare, mi mancherà moltissimo questo tuo leggere quel che io ti scrivevo, mi mancherà moltissimo non poter più sedermi  davanti ad uno schermo e parlare convinta che un altro non solo mi legge ma capisce anche e che mi risponde.
E’ stata questa la vera magia che tu hai inventato ed io ho realizzato, è stato questo il vero confronto fra due anime inquiete, fra due anime stanche del quotidiano, dell’usuale.
Non c’è stato altro, non avrebbe senso, quello che noi abbiamo creato va aldilà del gioco di tutti, banale, scontato e ripetitivo  fra un uomo e una donna,  fra due persone normali.
I rimandi  e le citazioni non erano a caso ma frutto solo di un nostro sentire, quel desiderio ancora non spento di vincere il mondo con la fantasia.
In un mondo alienato, in un mondo che va, abbiamo tentato una rotta diversa, quella dei libri, dei film, della filosofia, convinti che noi ce la faremo, potremo salvarci, forse chissà, quale sarà il nostro domani?
Il compito è arduo, tu l’hai preso d’impegno, d'altronde, mi hai detto, hai risolto casi più gravi!
Anche il mio di compito era molto arduo ma io sono insistente e troppo curiosa.
Ed adesso che andiamo felici in un mare che sembra calmo, che ci lascia nuotare, tentiamo convinti di parlare ancora, col grande languore del momento felice della prima mail  del primo contatto.

E’ vero è tutto così difficile, ci sono sicuro delle difficoltà, ma il mondo che noi abbiamo visto era lo stesso, solo che tu lo hai frequentato ed io l’ho solo letto.

mercoledì 9 settembre 2015

Immaginare è sopravvivere


Il romanzo che non ho scritto

Sei andato via                               16 ottobre 2011
Mi volto e guardo il posto accanto a me, in macchina, perfettamente vuoto.
Comincio a raccontarti un  pensiero, un fatto e tu non ci sei.
Ti faccio la linguaccia nella speranza che tu mi spinga, mi sorrida, ma sento che sei andato via.
Meglio così, diresti tu, meglio così, dico anche io.
Era solo suggestione, pericolosa, mi dici tu, parlare con te come se tu fossi accanto, parlarti, scherzare, chiederti consiglio su ogni cosa, e mentre parlavo con uomini e donne, girarmi e vederti seduto di lato, nel mentre sorridi oppure fai segno di stare zitta, di non parlare, di aspettare.
Ma cosa è stato non so definirlo, tu dici il virtuale, mi dici che a tutti succede così, prendono per vero un sogno, un legame.
Ma io, lo sai, non ho mai sognato, io vivo di già  al di là del reale, non ho mai pensato se c’eri o non c’eri, per me  eri solo la possibilità di un vero reale parlare e parlare con un essere umano, vivente, non letterario, un uomo  diverso dai tanti avvocati, ingegneri, architetti che vedo ogni giorno  per necessità.
Avrei mai parlato ad un collega quaggiù?
Io penso di no, non l’ho fatto mai, per me gli uomini, i miei colleghi, alcuni erano  squallidi, senza  spessore, altri erano uomini grigi e spenti oppure boriosi e prepotenti.
Ad uno di questi io feci una nota, sul registro di classe, proprio come un alunno.
Lui urlò per un po’, disse che ero una pazza, che mai nessuno si era permesso, che io non potevo, ma poi i colleghi  ne furono felici, l’avevo  punito per tutti  e lui capì ed ora, dopo tanti anni, quando mi incontra mi saluta quasi con un inchino, è diventato un racconto, una leggenda, nella sua storia, nella mia storia.
Ad un altro scrissi una lettera di rimprovero, non ne potevo più, i ragazzi mi venivano dalla palestra sudati, bagnati, lo scrissi, dopo aver tanto parlato.
Ma poi sono buona, sono affettuosa e gli stessi colleghi, ai quali a volte urlavo gli orrori che loro facevano, che facevo anch'io, capivano e stavano zitti.
Mi apprezzavano, io ero diversa, arrivavo la prima, prima degli stessi bidelli, con libri, quaderni, fogli, giornali, cadevano i fogli e loro, mentre salivo in  classe, mi raggiungevano, mi porgevano  frasi, parole, pensieri che avevo lasciato  volare sulle scale.
Poi questo anno sei arrivato tu, uno scrittore, un uomo velato, un uomo fissato, peggio di me.
Ho sempre pensato, ma guarda che scrive! ed ho preso a scrivere, a scrivere, senza strappare, su  Paolo e Diana, i tuoi personaggi,  e sul loro viaggio a  Taormina.
E quando  a maggio ho ripreso a scrivere, volevo sapere se avevi finito un racconto iniziato, e quando a maggio  ho detto vediamo chi c’è aldilà del muro, dello schermo piatto, non mi sono delusa, perché lo sapevo, io lo sapevo che quel che era strano  non era il virtuale ma l’essere umano che pian piano svelavo.
Ho fatto di tutto, ho pensato di tutto, di tutto di più, ho trascorso un’estate in un romanzo, in tanti romanzi, ed ora, lo vedi? vado ad un convegno, proprio sul romanzo. Lo vedi?
Tutto ha un senso, niente si perde se tocca il nostro sentire più vero, tutto si perde se non ci interessa.
Ed anche se ora sei andato via, e per casa non posso più offrirti un caffè, posso però completare un romanzo, curare le bozze, leggere gli scritti che mi manderai, curare davvero una biografia, che per quanto riguarda noi soli, inevitabilmente riguarda noi tutti, prodotti di un 'epoca inquieta, indecente, di un'epoca stanca e in disfacimento.
Ma  quel che ci dà il rispetto e l’orgoglio del nostro  vissuto  è quel sentirsi diversi, diversi davvero, da un semplice atto  di sopravvivenza.