Questo sarebbe l'occhio verde del rapinatore e non sveliamo altro per non sciupare effetto risata.
Felice di aver letto "Affari di Famiglia" ed aspettando " Una posizione scomoda" trovo i personaggi del racconto molto simpatici e quel tanto che basti loro per saltare dalla pagina scritta, prendere vita, sedersi al mio tavolo e aver vita propria in un inseguirsi di colpi di scena e di cambi di situazioni. Sono pur sempre Affari Di Famiglia quegli intrecci e Francesco Muzzopappa li intreccia con ironia. Lettura quindi che vi farà sorridere. Unico neo, forse, che nel rutilante susseguirsi degli intrecci e dei colpi di scena a volte vi siano dispersioni e ci si allontana un po' dal tema conduttore, ma l'autore poi facilmente riacciuffa la scena e bacchetta i personaggi riportandoli a casa. A casa, A casa, dove tutte le famiglie felici si somigliano, a casa , a casa, si torna sempre a casa, dice Novalis e con lui, ridendo anche Muzzopappa riconcilia gli affetti sperduti alla ricerca della pietra verde, che qui è un diamante.
Per far assaggiare il testo metto due passaggi:
Affari di famiglia simpaticissimi sono i dialoghi della Contessa con il maggiordomo poeta. Lei cerca di dissuaderlo dal poetare.
“Orlando,
detto tra noi, ma perché non cerchi un
altro
svago? Non ti piacciono i cruciverba? Le sciarade?
Guarda
che in giro ci sono dei rebus fenomenali.
Mi
spiace la prenda così.
Non
potrei prenderla diversamente.
Posso
assicurarle, signora, che rispetto all'ultima
volta
il mio stile è nettamente migliorato.
Mi
spiace ricordartelo, ma l’ultima volta lo stile
non c’era.
Non
amerebbe ascoltarne anche solo un breve accenno?
Credo
proprio non sia il caso.
Nemmeno
un assaggio?
Quale
termine della frase «credo proprio non sia
il
caso» ti è sfuggito?
Ho
capito, signora. Non insisto. Mi ritirerò in camera.
Intendo
partecipare a un concorso di poesia indetto
dall’ANAS.
Quella
delle strade?
Associazione
Nazionale Amanti della Scrittura.
Lo
guardo, alzo il bicchiere alla sua e trangugio
l’ultimo
sorso di vermouth.”
Questo è invece il divertente ritratto che sempre la contessa fa delle aspirazioni universitarie del suo unico figlio.
“Seguì
un fugace interesse per le Scienze Biologiche,
una
breve parentesi in cui si convinse di essere
un
ottimo scultore, per poi tornare sui suoi passi e
scegliere
di iscriversi ad Architettura.
C’è
da dire che io ho sempre avuto stima degli architetti,
lavoratori
instancabili che cercano continuamente
di
sfidare leggi della fisica o, nel caso di qualcuno,
del
buongusto.
All'inizio,
quando volle parlarmi di questa nuova
passione,
rimasi scettica e lo fissai con occhio sospetto,
ma
riflettendoci un paio di giorni mi resi conto
che
l’idea non era poi così insensata.
Da
piccolo infatti Emanuele aveva una grande familiarità
con
i mattoncini Lego. Certo, c’è anche da
dire
che per quanto ci si mettesse, mio figlio è sempre
stato
uno di quei bambini incapaci di costruire qualcosa
e
al contempo infallibili nel distruggerla.
Considerata
però la fortuna che un architetto come
Frank
O. Gehry ha costruito progettando”