lunedì 7 settembre 2015

Francesco Muzzopappa. L'occhio verde del rapinatore

Rido, quando ti leggo rido. Letteratura umoristica. Olè
Questo sarebbe l'occhio verde del rapinatore e non sveliamo altro per non sciupare effetto risata. 
Felice di aver letto "Affari di Famiglia" ed aspettando " Una posizione scomoda" trovo i personaggi del racconto molto simpatici e quel tanto che basti loro per saltare dalla pagina scritta, prendere vita, sedersi al mio tavolo e aver vita propria in un inseguirsi di colpi di scena e di cambi di situazioni. Sono pur sempre Affari Di Famiglia quegli intrecci e Francesco Muzzopappa li intreccia con ironia. Lettura quindi che vi farà sorridere. Unico neo, forse, che nel rutilante susseguirsi degli intrecci e dei colpi di scena a volte vi siano dispersioni e ci si allontana un po' dal tema conduttore, ma l'autore poi facilmente riacciuffa la scena e bacchetta i personaggi riportandoli a casa. A casa, A casa, dove tutte le famiglie felici si somigliano, a casa , a casa, si torna sempre a casa, dice Novalis e con lui, ridendo anche Muzzopappa riconcilia gli affetti sperduti alla ricerca della pietra verde, che qui è un diamante.
Per far assaggiare il testo metto due passaggi:
Affari di famiglia              simpaticissimi sono i dialoghi della Contessa con il maggiordomo poeta. Lei cerca di dissuaderlo dal poetare.


“Orlando, detto tra noi, ma perché non cerchi un
altro svago? Non ti piacciono i cruciverba? Le sciarade?
Guarda che in giro ci sono dei rebus fenomenali.
Mi spiace la prenda così.
Non potrei prenderla diversamente.
Posso assicurarle, signora, che rispetto all'ultima
volta il mio stile è nettamente migliorato.
Mi spiace ricordartelo, ma l’ultima volta lo stile
non c’era.
Non amerebbe ascoltarne anche solo un breve accenno?
Credo proprio non sia il caso.
Nemmeno un assaggio?
Quale termine della frase «credo proprio non sia
il caso» ti è sfuggito?
Ho capito, signora. Non insisto. Mi ritirerò in camera.
Intendo partecipare a un concorso di poesia indetto
dall’ANAS.
Quella delle strade?
Associazione Nazionale Amanti della Scrittura.
Lo guardo, alzo il bicchiere alla sua e trangugio
l’ultimo sorso di vermouth.”

Questo è invece il divertente ritratto che sempre la contessa fa delle aspirazioni universitarie del suo unico figlio.

Seguì un fugace interesse per le Scienze Biologiche,
una breve parentesi in cui si convinse di essere
un ottimo scultore, per poi tornare sui suoi passi e
scegliere di iscriversi ad Architettura.
C’è da dire che io ho sempre avuto stima degli architetti,
lavoratori instancabili che cercano continuamente
di sfidare leggi della fisica o, nel caso di qualcuno,
del buongusto.
All'inizio, quando volle parlarmi di questa nuova
passione, rimasi scettica e lo fissai con occhio sospetto,
ma riflettendoci un paio di giorni mi resi conto
che l’idea non era poi così insensata.
Da piccolo infatti Emanuele aveva una grande familiarità
con i mattoncini Lego. Certo, c’è anche da
dire che per quanto ci si mettesse, mio figlio è sempre
stato uno di quei bambini incapaci di costruire qualcosa
e al contempo infallibili nel distruggerla.
Considerata però la fortuna che un architetto come
Frank O. Gehry ha costruito progettando”


sabato 5 settembre 2015

Lamezia brucia. Olè. Serata spagnola al Chiostro di San Domenico.

La serata inizia alle 21 ma io salgo in centro già alle 18,30. Grandi nuvoloni si alzano dal campo zingari, via Aldo Moro e via Salvatore Miceli sono avvolti da un puzzo irrespirabile. Ritorno ora a casa, dopo aver trascorso ore in Spagna, suonata magnificamente da due chitarristi e recitata dai gesti da mimo francese della poetessa  Annalisa Insardà, e casa mia è avvelenata dai fumi tossici ed ancora tutta via Salvatore Miceli e via dei Bizantini, a scendere, rimangono  stordite dal meraviglioso fumo che, ogni giorno, da più di venti anni, si innalza placido nel cielo.
I tumori nel lametino sono molto pochi, nessuno si è mai ammalato, quindi il fumo, ben tollerato, è solo questione di gusto. 
Nel chiostro però il puzzo non c'era. Aleggiava una leggerissima brezza che mitigava il caldo afoso di una giornata con molta umidità, ed il pubblico accorreva festoso, come in tutte le altre iniziative,  che da più di dieci anni, Raffaele Gaetano organizza. 
Ogni sedia veniva occupata e moltissimi gli spettatori in piedi ed ancora moltissimi altri fuori, assiepati, desiderosi di partecipare.  Ai primi posti seggono le autorità. Inizia la serata con il saluto del sindaco che,  come me, è un fervente sostenitore del Sabato del Villaggio.  Io addirittura, in anni passati, diedi poteri taumaturgici a lezioni di grandi filosofi venuti al teatro Umberto, allora.  Quindi capisco il sindaco. Battiamo le mani. Raffaele impeccabile inizia:    " Cartellone che esula... impregnato di cultura. Qui, nel Chiostro,  la meditazione di Tommaso Campanella sulla Metafisica di Aristotele, e spulciando testi storici qui lo stesso Campanella ordì una congiura verso gli spagnoli." Continua presentando il duo, veramente molto bravo,  che non ho annotato ma farò e poi la serata inizia con testi amorosi. Siamo tutti con gli amorosi sensi. La Spagna è una rosa rossa fra i capelli. La Spagna sono le ragazze vestite di rose, la Spagna è il famoso Ciclone, film di Pieraccioni, nella mia testa. Così, davanti al potere di Raffaele che ci regala la Spagna stasera, io è a lui che chiedo, "con tutto l'amore che posso" altro stupendo verso poetico, di rendersi promotore della cessazione dei fumi che avvelenandoci ci distraggono dalla bellezza. L'amore è anche respirare, poter respirare. Muoio così, moriamo così, senza respiro e cosa può fare l'amore? Può tutto.
   Dal giornale il tema della serata  "l’amore per un popolo passionale e ricco di tradizioni… Ora declinato attraverso la voce intensa e vi-brante dell’attrice Annalisa Insardà alle prese con gli immortali versi di Federico García Lor-ca, Pedro Salinas e Juan Ramón Jiménez, ora dai magici virtuosismi chitarristici del duo  di Nunzio Cambareri, ora dall'elegante danza dei ballerini del Dream Ballet"
                                                            Ippolita Luzzo

Il sale di Salgado sala poco, lo sai

"Il sale della terra" 4 settembre  a Lamezia Terme per  Lamezia Summertime 2015 Cinema e cinema. Rassegna che, nel cortile dell'Edificio Scolastico " Maggiore Perri", presenterà, come ciclo conclusivo all'aperto, "Birdman", grande film, premio Oscar al miglior film 2015. Io avevo già scritto i miei applausi e poi   entusiastica adesione ai giurati. Ottima la scelta  della  rassegna che  continuerà ad ottobre nel Teatro Grandinetti.  

Il sale della terra è un film su Salgado, con regia  e sceneggiatura comune  di Wenders e del figlio di Salgado. 
Salgado che racconta Salgado e troppo sale non si può assaggiare.
Il film vale per quello che è, una raccolta di fotografie, esteticamente perfette e fin troppo perfette, di una carriera lunga e ricca di viaggi e suggestioni. Immagini in bianco e nero che testimoniano visita del fotografo in luoghi di dolore. Lui c'era, dunque. Infatti nel film il testo recita pressapoco così. Io c'ero nella più grande miniera a cielo aperto del mondo, io c'ero quando bruciavano i pozzi del Kuwait, io c'ero nel Ruanda e c'ero in Thailandia. Lui c'era e fotografava perfette e composte donne con polso piegato e scialle stirato. Lui c'era. Sorretto da un testo fasullo e agiografico,  nel film scorrono le immagini che dovrebbero emozionarvi. Non vi emozionate con Sarajevo?  Non sentite che siamo tutti cattivi come gli Hutu e i Tutsi? Com'è cattivo l'uomo! eppure il mondo è bello, bellissimo e via dunque nel finale rutilante una natura bellissima, le pose plastiche del mare, dei pinguini che si tuffano dall'iceberg e dei trichechi che ballano in gruppo uscendo dal mare come fotomodelle. 
Non vi basta? Allora vi regalo la nuova foresta vergine amazzonica, piantata da casa, piantina per piantina, milioni di piantine e quando loro cresceranno, sono già cresciute! l'acqua tornerà, perché la vita è ciclica e si ritorna sempre all'infanzia. L'infanzia dell'umanità. Unico pensiero condivisibile davanti a tutto un testo che mi ha fatto girare e rigirare sulla sedia per l'enorme vuoto di una rappresentazione finta. Il viso di Salgado come novello guru appariva dentro lo schermo nero a darci la buona novella del suo pensiero, quale che sia io non l'ho capito, infatti nessuno lo ha trucidato sui luoghi di guerra come Rémi Ochlik, morto in Siria nel 2012 per documentare, lui sì, gli orrori in corso. 

In ricordo commosso dei tanti fotografi di guerra che si sono spesi a denunziare davvero gli orrori,  io ho invece visto Salgado, il fotografo buono per buoni e cattivi, anzi buono per fotografare belle stampe da salotti internazionali, per la buona coscienza di Wim Wenders e compagnia. 
Con  troppo sale il cibo immangiabile è

venerdì 4 settembre 2015

Lametame forever

www.IlLametame.it è il mio foglio inventato. Da anni. 
Io sono l'inventore del termine, il direttore responsabile, l'editorialista e mi occupo anche di cronaca rosa, verde, gialla e bluette. Un grande giornale che si distinse in tempi passati con un server che non serviva e con un link che non si apriva. Ognuno poteva immaginare cosa ci fosse nel Lametame.
 Invettivi, sorrisi e stupore, lo sguardo meravigliato sul nostro intimo e sul nostro sociale, su giovani e vecchi intergenerazionale, il chiacchierare inutile e vano di gente che gracida nel Lametame. 
Senza però voler alcun male, tutti i servizi furono scritti con la benevolenza come crema reale, pronta ed unguento da accarezzare su mani e penne intente al ticchettare di tasti irreali.
Evviva evviva Il Lametame che piacque subito ai giornalisti, ai radio e tele cronisti, questi  accolsero tutti con simpatia un foglio che proprio non c'era ma si poteva permettere il vero.
Poi Il Lametame fu trascinato nel buio oblio della bannata, sparì Lo Stile della Litweb,  e con il profilo che fu oscurato scomparve anche la sua testata.
Ora ritorna nell'etere oscuro del nuovo stile, nella nuova veste tipografica e con nuovi articoli sempre reali. Negli anni tristi dei nostri bavagli, sotto i bavagli noi sorridiamo e con Massimiliano Lo Russo, nostro artista, abbiamo di nuovo ripreso a cantare. Intanto   noi  facciamo auguri a tutti i nativi del settembrino,  siano essi Bilance o verginelle, noi  siamo i saggi ed  i maturi del calendario prossimo venturo. Dalla redazione di questo giornale 
Evviva evviva Il Lametame 

lunedì 31 agosto 2015

Basta poco per sentirsi soli. Grazia Cerchi, il libro che non trovo

Basta poco per sentirsi soli è un libro di Grazia Cerchi, giornalista e fondatrice dei Quaderni Piacentini, curatrice editoriale e scrittrice di Scompartimento per lettori taciturni, e Fatiche d'amore perdute.
Non ho letto questi libri, forse non si trovano più, ma conosco lei tramite Luca Pantarotto, blogger e uomo di molte letture, sensibile e attento.
Basta poco per sentirsi soli
Non l'ho letto, non si trova più,  ne ho sentito parlare e per come ne  intuisco sembra la mia piccola e lunga odissea nel trascorrere dei giorni.

Come un film francese. Roberto Saporito

Come un film  Francese  di  Roberto Saporito

Comincia così con i consigli alla lettura
"Marc Augé, La madre di Arthur 
John Barth,L’opera galleggiante 
Luigi Bernardi, Senza luce
Thomas Bernhard, Ja 
Philippe Besson, E le altre sere verrai?
Nicholas Blincoe, Tacchi alti 
Michel Butor, La modificazione
Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile
Kate Christensen, Il lamento di Epicuro
Diego De Silva, Non avevo capito niente 
Don DeLillo, Mao ii Philippe Djian, Imperdonabili 
Bret Easton Ellis, Imperial Bedrooms 
Wilhelm Genazino, La stupidità dell’amore 
Jonathan Lethem, Chronic City
Cees Nooteboom, Perduto il Paradiso, 
Antonio Paolacci Salto d’ottava, 
Lorenzo Pavolini, Essere pronto, 
Francesco Piccolo La separazione del maschio,
Alessandro Piperno, Con le peggiori intenzioni"

"Con le peggiori intenzioni" è l'unico che ho letto

Come al solito salto il pasto, dovevo completare prima la velocissima e piacevole lettura del libro" Come un film Francese" di Saporito, nomen omen, scusami. Rido e poi io so come sono i film francesi e anche conosco Piperno, nelle migliori intenzioni, così come mai e poi mai credo nella scrittura creativa. 
Che cosa è? si chiede, giustamente e d'accordo con me, il protagonista del libro, un professore che tiene un corso di scrittura creativa in virtù di sua fama di scrittore. La scrittura si insegna, certo, la creazione no, il talento è un dono, l'originalità pure e nei dubbi del professore seguiamo la storia che qualche volta, volutamente, scende su immagini scontate e già lette di dietro e davanti. Scusami. Il libro si legge con piacevolezza, i passi più simpatici sono proprio quelli che riguardano il professore e la sua ipocondria, sono quelli che ci rimandano a luoghi letterari ben assimilati, a scene alla Thelma e Louise, al killer di Amelie Nothomb al quale io devo aver fatto post: Diario di rondine, dove si racconta quanto sia facile diventare killer, allo stesso modo che diventare scrittore creativo, aggiungerei io, dissacrando il corso e chi vi insegna. 
 Ho letto qualche recensione su questo libro e odio chi racconta il libro compresa la scena finale che, per fortuna, io non conoscevo e non vi svelo per darvi la curiosità di legger questo racconto, strutturato in tre scansioni, con il diario di tre protagonisti nel divenire astorico di rapporti fermi su una pagina bianca.
Leggete quindi questo piacevolissimo stralcio dal libro di Saporito per gradire.

"Io non so neanche se sia possibile o meno insegnare a scrivere in maniera creativa: ma intanto loro mi pagano e io allora insegno. Insegnerei qualunque cosa per soldi, anche cucina creativa, visti i quattro soldi che ho guadagnato con i miei romanzi. Oh, fama tanta eh, vincitore di importanti premi letterari (e lì qualche soldo nelle mie tasche devo dire che è entrato), ospite fisso in tutti i festival letterari, recensioni entusiastiche dei miei libri su prestigiose riviste letterarie che nessuno legge, forse neanche chi ci scrive, ma guadagni veramente pochi. E quindi se mi pagano sono disposto anche a insegnare assicurazioni creative, o ping pong creativo
E questa è la mia piccola rivincita: insegno qualcosa che nessuno mi ha mai insegnato e che sono sempre più fermamente convinto che non si possa insegnare: sono un sostenitore del talento, e il talento o ce l’hai o non lo si impara da nessuna parte, e in modo particolare non a scuola.
– Finalmente conosciamo il famoso scrittore. Io mi riempio le narici del suo buon profumo, gli occhi della sua generosa scollatura e le decanto un affabulatorio e ispirato e sospiroso: – Già!
Poi pensi che gli altri ti odiano e dici: La verità è che io non sopporto più la gente, non sopporto più nessuno, gli esseri umani mi provocano una sorta di orticaria esistenziale, un prurito all'interno del sangue. È anche possibile che io sia diventato sociopatico (oltre che paranoico), oppure no, non sono io che sono diventato sociopatico ma loro, la gente, tutti quanti loro sono diventati sociopatici nei miei confronti, è possibile.

Forse ha colto, finalmente, un lato del mio carattere, ha compreso che io amo di più i miei scrittori che le persone: forse è perché sono uno scrittore, ma io vivo di persone e cose che non esistono, se non nella mia testa o in quella di quelli come me, o che comunque vivono come me: gli scrittori appunto. O forse è una sorta di tara mentale, una malattia, ma che non si cura, o quanto meno io non sono curabile. E, cosa più importante, a me va benissimo così."

domenica 30 agosto 2015

Digesto di Massimo Sannelli

 In fieri
Ho conosciuto Massimo Sannelli qualche anno fa  tramite mia cara amica di Palermo, Loredana.
Lei, fine ed elegante narratrice in versi e prosa, mi parla di Massimo Sannelli, a teatro, un vero protagonista, un attore, poeta, istrione, un grande, padrone del luogo e dello spazio mentale e fisico. Un incantatore. Mentre  mi racconta lei conclude ogni suo pensiero con:- Ti piacerà.
Così io, non subito, ma da quando l'ho  letto, ho iniziato a dire a tutti quanto sia stata rapita dal suo modo e dal suo mondo, dalle frasi e dalle associazioni  flash che illuminano i suoi articoli sul giornale "Trentino libero" , testata web dove lui scrive.
Ho letto e visto, spulciato quello che trovavo in Rete e ora il nuovo film " L'Arte del Fauno" con la regia di Fabio Giovinazzo.