sabato 28 giugno 2014

Vita da bonobi



Vita da bonobi     11settembre2011

I bonobi vivono sulla rive gauche  del fiume Congo, sulla destra vivono gli scimpanzé.

Gli scimpanzé sono aggressivi, conservatori, prepotenti, sono di destra.

I bonobi sono liberi, anticonvenzionali, anticonformisti, emancipati, sono di sinistra.

I bonobi hanno coniato la frase- facciamo l’amore non la guerra- e passano il tempo a trastullarsi, beati loro, senza  frustrazioni, senza digiuni, in pace, hanno sconfitto l’aggressività con la  sessualità.

Sono molto simili  e dissimili da noi. Noi non riusciamo ancora a trovare il filo conduttore dei nostri istinti, malgrado tanta filosofia, tanta cultura. Gli uomini proprio non riescono, i bonobi sì. Mai sentito di  un bonobi chiamare lei troia, puttana, zoccola, mai. Mai sentito una lei bonobi chiamare lui cornuto, vigliacco, stronzo, mai. Hanno sconfitto l’aggressività. Noi,invece, continuiamo ad ondeggiare fra il vecchio e il nuovo, fra peccato e perversione,  fra istinto e repressione,  insulto e desiderio, sporcando irrimediabilmente una esigenza naturale. La donna che fa è una grande troia, chi non fa una sessuofoba, una che se la tira. Mah! Alcune imitano le bonobi  ed ondeggiano sugli alberi della comunicazione discinte, scomposte, offrendo il prodotto già pronto. Saranno felici, in pace? Chissà! Altre tentano una mediazione,  uno status da moglie, un prodotto da salvaguardare. La terza via è più  complessa, prescinde dal prodotto  e vorrebbe  veramente l’armonia fra sessi  bisognevoli uno dell’altro senza zoccole e cornuti. Ma noi, che non siamo fra i bonobi, noi siamo complicati, noi dobbiamo sedurre e poi dobbiamo abbandonare, noi non ci divertiamo se non facciamo un pò soffrire, noi che conosciamo il bene e il male. Noi siamo e non siamo, non sappiamo neppure chi siamo, vogliamo e non vogliamo, però se lei ci sta è una puttana. Non so da che parte andare! Guardo solo da lontano! Guardo un mondo sofferente che si uccide per un gioco, che uccide per passione ,per vendetta, per amore. Guardo un mondo senza pace, senza educazione, un mondo che non piace, guardo tutto impoverito, guardo e sogno  un altro giorno sulla nostra rive gauche, sulla riva del rispetto della nostra umanità.

PS mi vergogno un po’ma le parolacce erano necessarie – Scusatemi, di solito non le uso

Però mi piace proprio la storia dei bonobi. Chissà come mi è venuta in mente.  Non lo so neppure io! E comunque è proprio vera

Io mi sono molto divertita a scriverla e mentre scrivevo  ridevo,  perché tutto fa ridere  visto da fuori!

                                                                                                                   

lunedì 23 giugno 2014

Il rapporto con te-Chat Uno Nessuno Centomila

Te lo scrivo in messaggio privato, più intimo è. Ahah
Intimo e biunivoco in messaggio che tu, che noi, che voi, in plurimo facciamo, si disperde nei rivoli di un messaggio per tutti.
Chat Chiacchiera é.
Il professore di teoretica Valenti, nei lontani anni settanta, ci diede un tomo, sulla chiacchiera interumana, da studiare.
  Non era questo il libro che studiai, questo che scopiazzo da internet ha  il senso  simile. Da sempre si sa che Chiacchiera non è conversazione, che falso è il conversare se manca alterità. Rispetto che l'altro sia anche te.
la comunicazione in se stessa – il «dire pur di dire», si potrebbe affermare parafrasando Heidegger – ha assunto maggiore importanza rispetto ai contenuti e al destinatario a cui la comunicazione medesima si rivolge – deve fare i conti con gli spettri dell’isolamento che in essa si generano. Il problema che a questo punto si pone è se sia possibile parlare di «pubblico» (dimensione pubblica) a prescindere dall’«altro» (alterità). entativo buberiano di pensare il fondamento dei rapporti col mondo non nei termini di «egoità», ma nei termini di «relazione» posta dalle due parole fondamentali, trova un’affinità col tentativo di Levinas di pensare la soggettività come «passività», pensare cioè una soggettività capace di ospitare l’altro come volto che apra l’infinito, l’al di là della totalità ontologica imposta dalla metafisica occidentale. . Come dimostra il seguente passo tratto da «Essere e tempo», anche Heidegger ritiene che nella pubblicità del «Si» – ovvero nella quotidianità pubblica in cui primeggia la «chiacchiera» – l’altro sia annullato da una moltitudine indistinta che nell’anonimato smarrisce ogni possibilità di esistenza autentica. Heidegger sottolinea infatti che nell’inautenticità pubblica «l’Esserci non ha trovato, o ha perduto, il proprio Esserci e l’autenticità degli Altri». In ciò si ravvisa indubbiamente un punto di contatto tra Buber e Heidegger, poiché per entrambi la moltitudine comporta il rischio del velamento dell’altro ente strumento della falsità: «Se, anziché dire quel che ho da dire, mi accingo a dar voce a un io che vuol farsi valere, ho irreparabilmente fallito ciò che avrei avuto da dire; la mia parola entra nella conversazione in modo falso e la conversazione diventa falsa».

venerdì 20 giugno 2014

Quelli come noi


Quelli come noi, ben pochi sai, ce n’erano e dicevano quelli vengono dal non mangiante.

Quelli che non si spintonano ai tavoli di un buffet, non si riempiono i piatti fin al soffitto, non si infilano i dolcetti nelle borsette, ma si allontanano con in mano un bicchier d’acqua.

Quelli che pagano il pranzo e anche la cena e poi dicono al cameriere :- No, questo no. Sa, io non mangio pasta, non mangio carne, patate e insaccati, sottaceti e peperoncino, manco ‘nduia per carità, mi porti soltanto una caprese, un po’ di riso, una insalata.

Quelli che non approfittano di:- tanto paga il gruppo, il partito, la società-
e si rifiutano di essere solo delle pance piene da dover poi metabolizzare

Quelli come noi, ben pochi sai, noi siamo.  Ci cibiamo e selezioniamo, scegliamo il meglio. Se per noi va bene il pane, deve essere pane vero, se va bene l’orto, non deve essere avvelenato.  Mangiamo frutta, bacche ahah, uova di galline libere, se non sono libere non compriamo uova, verdure e legumi… siamo onnivori a modo nostro.

Quelli come noi si riconoscono e stupiti guardiamo insieme quanto spreco per nutrire tutti gli altri che non sono come noi!

Noi, leggeri, ci nutriamo proprio di tanto, mirtilli, gelso, ciliegie, e muzzunate, insieme alla voglia di vivere a modo nostro.

Come mangi sei. Un eretico

martedì 17 giugno 2014

OndaCalabra. Il parto cesareo di Voltarelli



 
In Caciocavallo di bronzo, Peppe Voltarelli, ormai tagliato cordone ombelicale  dalle Nuvole pesanti, scrive della realtà del suo paese. Materiale narrativo di base che la musica  ha trasformato.

 Qui qualche perla che ci ha regalato,  appunti con in corsivo il mio rimuginare

Parla e racconta questa sera, presso libreria, dei suoi studi.
 Dopo il tecnico per geometri, formativo perché si faceva altro e  all'università a livello di...

 Se sento un altro livello, siamo negli anni settanta.

Ha scritto un libro.

 L'uso sperimentale del dialetto, forse perché non riusciva mai ad andare oltre. Ha scritto senza punteggiatura e la casa editrice ha accettato.

 Voltarelli dice che a 19 anni si è accorto che era calabrese e che aveva un valore parlare dialetto, allora  bastavano due calabresi per fare un gruppo,  si dava per scontato che una mandria di bufali occupasse Bologna. Nel bene e nel male. Forme spontanee aggregative intorno al dialetto. Cominciano a suonare.

Espressione di civiltà contadina mai finita, affermazione di una identità.

A Firenze intanto lui  scopre  mutuo soccorso e solidarietà

Dice che Loiero è un uomo di cultura, trovo questo appunto subito dopo,  nnvestimento mediatico di riconoscimento della Calabresità.

 Nel bene e nel male...  lui un simbolo, con un  vestito caratteristico che tutte le comunità calabresi ed emigranti nel mondo riconoscevano a prima vista.

 Racconta come è stato usato in una colonna sonora nel film Qualunquemente senza essere  stato interpellato

Per smentire ha scelto di fare lettera sui giornali

Quando ci racconta  di Pino Nano  è simpatico

Dice dell'arroganza di Pino Nano che diede sette esami in un giorno perché erano facili e lui ha fatto canzone su Pino Nano

Trovo che abbia anche molto ragione su

Comunità calabrese che esiste dappertutto tranne che a casa tua, comunità di calabresi nel mondo che ...

Contro la commiserazione ok, contro la cultura del poariullo

Il presentatore che non ha letto il libro, finora, dice che il livello della scrittura è alto

E sente Peppe non un calabrese ma un anarchico senza padrone. Peppe è un aedo ionico, chi parla è professore di latino e greco

 Sono Surrealisti i calabresi? Lui dice lamentanti, ha ragione.

Solo due parole sul gruppo che ha costruito e lasciato e che dai suoi parenti veniva considerato un posto fisso.

Sono d’accordo sul fatto che al sud se vali nessuno è disposto ad accettarlo e che tutti cercheranno di annegarti, di seppellirti, di affossarti, sono d’accordo sul lamento che è un ritornello,



comunque quando sarò famosa, caro Voltarelli, io che, tu dici, presidio il sud, dove tu non vivresti mai, perché ne hai paura, ne saresti impoverito, così ci hai detto... Sappi che io ordinerò ai miei investigatori indagine a tappeto su questo assurdo contrattempo che ti è favorevole. Auguri

Ho scoperto da sola perché non mi sei piaciuto.

Non certo per il lessico, oppure per la punteggiatura, non per la lettura poco suggestiva ma perché non hai dato merito a chi ha collaborato negli anni ad Onda Calabra



Salvatore De Siena e Il parto delle nuvole pesanti

Onda Calabra

Caro Voltarelli che hai detto :- Ho fatto un gruppo. poi me ne sono andato-

mi sa che hai esagerato un po'

Non credi che senza De Siena e le altre Nuvole tu non saresti volato nel blu dipinto di blu?

Post da perfetta ignorante di cose tue ma ora so cosa non mi piace di te

venerdì 13 giugno 2014

Se Io dico bravo a te poi tu dici bravo a me- Nel lametame



Se Io dico bravo a te poi tu dici bravo a me-
Il plauso di scambio nel lametame
Il conformismo in stampa.

Nella fiaba "I vestiti nuovi dell’imperatore" nessuno poteva dire che il re era nudo perché si era dato a intendere che solo gli sciocchi non avrebbero visto quei tessuti pregiati di cui erano fatti i vestiti.

Solo un bimbo, vedendo passare il re nudo, per strada, gridò:"Il re è nudo"

Tutti poi dissero che il bimbo aveva ragione, nella favola.

Ora, invece, prenderebbero il bimbo e lo farebbero seguire da un’equipe psico-pedagogica per il recupero dei disadattati

Tutti sanno benissimo che il re è nudo, che in quell'esposizione non esiste eleganza e bravura, che troppi non sanno tagliare vestiti, che i soldi vengono elargiti a buffoni e ciarlatani, ma vige il sacro accordo… Se parlo bene di te tu parlerai bene di me.

Quindi non ne vale proprio la pena andare a vedere quello che fanno, che dicono, che recitano, se tanto bisogna stare tutti zitti ad applaudire-Cantava Dario Fo. 
Libertà che si cara va cercando...

Per chi proprio si sente preso in giro da tanta imprecisione, da tanta vacuità, da tanta irrisoria pochezza, allora il rimedio è solo non uscire più, non andarsi a cercare una lite che denigrerà per primo chi si dissocia dal canto osannante il piattume dei poeti, scrittori, pittori e attori che tanto impreziosiscono i vestiti nuovi dell’imperatore.

Un vero plauso di scambio fa felice il popolo del lametame

Si spelleranno le mani e inneggeranno l’ombra lunga dell’ignoranza.
Litweb nella libertà di stampa e non nella libertà di stampare di tutto nel plauso di scambio. Bravi, bravi. 
Ippolita luzzo 


mercoledì 11 giugno 2014

su richiesta- Salvatore è un uomo del sud?



Salvatore è un uomo del sud?

Se non va al campo la domenica,

non passeggia con gli amici

non va a donne straniere, prendendo un bel Viagra

è un uomo del sud?

Se non siede a tavoli  con solo uomini,

non beve birra  non rutta,

non ha la pancia e non mangia carne e olive
grosse e grasse cose saporite che

piacciono tanto qui,
dove le pistole dettano l’onore

Se non piacciono le armi, il tiro al piattello, il colpo in canna

è un uomo del sud?

Se non parla in usual parlare di formula uno, di motoraduno, di mondiali appena iniziati

 Se non sparla di chi non c’è

Se non disprezza il debole

Se non ride quando qualcuno cade e non irride chi ha bisogno
non è un uomo del sud
se si commuove, se vuole bene, se ha sentimenti

Irrimediabilmente è un uomo che ama andare contro

Contro l’usuale e fare solo quello che piace a lui

Il non suddista


martedì 10 giugno 2014

La plebaglia indistinta- pro situ. Diceva Debord

La plebaglia indistinta e plaudente
Venne Sgarbi qualche anno fa al teatro Grandinetti e davanti una platea rigonfia e ricolma di plaudenti esordì con un- Sono venuto perchè Tizio mi ha dato una bella somma, se Caio mi avesse offerto di più avrei optato per lui- Continuò infarcendo il suo eloquio di tre parolacce ogni concetto di senso compiuto che conteneva offese e calunnie contro i giudici, la magistratura tutta e il meridione. Nessuno si ribellava, tranne me che mi rigiravo insofferente e dopo dieci minuti, avendone abbastanza, decido di andarmene, guardata in modo incuriosita dal mio vicino. Ma come? Abbandonavo uno dei posti più comodi, quasi in prima fila? E perché non andavo io a dire che stava dicendo solo sconcezze? Mi chiese lui.
Io non me lo potevo permettere, non mi posso permettere di gridare al vento che non possono trattarci da perfetti burattini, visto che la plebe restò seduta al posto, applaudì le offese e- tanto per fare qualcosa- così dicono, trascorse una bella serata.
Mi dicono che sia stato uguale da Gian Antonio Stella, qualche sera fa, certo con un giornalista più educato, ma sempre sferzante e giudicante.
Nessuno si è alzato,  perchè nessuno si alza e va via da nessuna parte, dalla parte dove bisogna stare.
Vado sempre a teatro da sola, se non mi piace lo spettacolo vado via e una sera davanti ad una vera stupidaggine in scena borbotto- Alla fine del primo tempo vado via-
 Il mio vicino accompagnato da legittima consorte mi fa- Come la invidio! vorrei fare anche io come lei, ma mia moglie me lo impedirebbe-
Quindi dissentire  non si può, su opere teatrali inconcludenti e noiose, su offese e minacce, su cazzate autentiche spacciate per musical.
Il popolo plaudente segue immobile e fermo, anche se non capisce una parola, e Debord, irritato, scappò via, quando vide che anche il situazionismo veniva seguito da chi lui chiamava La plebaglia indistinta- Pro situ.
La plebaglia indistinta che avalla dittature ed esegue sterminii- Tanto per ubbidire al capo- perché tutto fa brodo, mi disse una signora dell'intellighenzia locale. Una vera schifezza.
Ippolita Luzzo