Dalla
foresta pietrificata di impossibili incontri reali ora noi ci incontriamo sul
web. Per necessità e ragione Leucippo V secolo A.C.
Ci
incontriamo su facebook io e te. Io posto una fotografia di poetessa mia amica, tu probabilmente con un contatto incrociato la commenti e scopriamo via via
che Pina Majone Mauro, autrice di “Frontiera” cinquanta canzoni alla Calabria,
è anche amica tua.
Ci leggiamo,
Fausta, io e te, tu leggerai il mio blog,” Ippolita la regina della Litweb”,
post sgrammaticati, imperfetti, scritti d’impulso, per voglia di comunicare.
Io
leggo te, la tua rivista “Kenavò” bimestrale che dirigi con passione.
Oggi mi
arriva il tuo libro e leggo te. “Incontri con Medusa”
Me lo porto
dietro all’Uniter, dove una brava professoressa ci parlerà degli
impressionisti, di Monet, di Degas, di Toulouse Lautrec
I rifiutati
dell’accademia delle arti francese.
Così ascolto
che loro usavano colori puri, non mescolati prima, li avvicinavano sulla tela e…
arancione nasceva.
Impressione
di un attimo è tutto un attimo.
Guardo i tuoi
collage. Mi piacciono moltissimo, li adoro e ripenso a quando un
sedicente critico, dopo aver mandato miei post, mi domandò:- Ma tu che fai, sinotti?-
Risposi:-
Veramente faccio collage.-
Assemblo infatti, canzoni, titoli, letteratura
e filosofia, disordinatamente, come loro appaiono alla mattina nella mia testa.
Un galleggiamento, che io compongo, per dire il mio personalissimo stupore di
esserci ancora.
Pezzi,
chiamavo e chiamo i miei post, frammenti, post-it, mi dice una amica recente.
Come i tuoi deliziosi strappi, composti e ricomposti, “li strappo e li rimetto
a posto, anzi no, io li assemblerei sempre a dir la verità nella stessa identica
forma da dove siam partiti.”
Cara Fausta, io strappai e buttai tutto, fogli,
quaderni, diari, agende, e a chi mi aveva chiesto di non farlo risposi:- Tanto
posso riscriverli uguali, tali e quali!-
I tuoi
collage: Dov’è l’estro del mio vivere? bevi con me la vita
I tuoi
collage: Le tue parole urtano il muro del mio bisogno di te
I tuoi
collage: Energia al femminile. Cara Audrey Hepburn, così ci dici a me e a Fausta che insieme ti
amiamo.
” Sono i dettagli che fanno la differenza. Non conta chi dice di volerti
bene, conta chi te lo dimostra”
Abbiamo
entrambe fiducia nel rapporto biunivoco, per chiudere il cerchio magico intorno
a noi. Raccontavo sempre questa fiaba di Susanna Tamaro a mio figlio.
“Fausta del
caffè
Fausta dei
bar
Appartieni alla
città”
Ti seguo
lasciandomi guidare per decifrare il messaggio che è il nostro comunicare, sono
parole tue, potrebbero essere mie. Perché noi siamo gli altri.
Tu scrivi “per
liberare il cuore dal ghiaccio che l’avvolge”
Io non lo so
più perché scrivo… per digerire, dissi nella mia "Io Pubblicherò postuma", che ti
manderò, ora ho digerito e scrivo per il piacere di incontrarmi con persone
fantastiche come te, con la tua poesia,con la tua arte, per incontrarmi su una
srealtà, la chiamo io, che mi dia il senso dell’esistere, che mi permetta un
dialogo mentale di rimandi e di assonanze, di consonanze e di empatia, un dialogo anche con
Patrick Blandin che ti racconta e ti racconta, “seduti a quel caffè io non
pensavo a te, guardavo il mondo che girava intorno a me, poi d’improvviso lei
sorrise” ad un caffè che prenderemo.