lunedì 17 febbraio 2014

Sottovoce. Riassunto fatto da me- Fabio Mollo



Fabio Mollo in trasmissione televisiva Sottovoce, riassunto da me.

Una catena degli affetti- questa è la famiglia

Una forte voglia di raccontare storie, lui dice, ed io ti dissi Antonioni e tu dicesti Antonioni, citando uno dei registi che avevi visto

Volevo fare il giornalista, continui a raccontare, ma poi una ragazza faceva cose bellissime  andava al cinema, ai circoli e io andavo dietro lei, vedendo la sua nuca imparai ad amare il cinema.

Per caso mi trovai a Londra, una mia amica andava e voleva compagnia, abbiam fatto la domanda e ci presero entrambi.

Ho fatto i primi due anni il liceo scientifico dopo ho capito che avrei voluto fare il classico,  ho fatto esame di greco e gli ultimi tre anni al liceo classico

. Mia madre ha sempre creduto in me, mia nonna mi ha sempre raccontato molte storie, mia sorella molto più intelligente di me mi ha insegnato tanto:-Creare un legame forte che prescinde ogni altro legame-mi diceva

 Tre donne importantissime, l’amore.



-Fabio sei un grande- mia esclamazione.



E continuare ad amare sia con la voglia di andare via sia nel restare. La casa è qualsiasi momento, anche un attimo.

La mia famiglia, i miei vivono separati, sono però rispettosi, non mi hanno mai fatto mancare l’idea di casa. Mi hanno supportato, mia madre credeva nello studio, ha insistito che io continuassi, c’è sempre stata intelligenza e armonia in casa,  ora mia madre vive in una casa vicina a quella di mio padre ma con un suo compagno.

La famiglia deve essere considerata da persone che fanno parte della stessa catena affettiva, composta da persone che si vogliono bene, mia madre è sempre stata il riscatto, la volontà.

E venne chiamato due cuori- famoso romanzo tuo e di Marlo Morgan,

Anche da noi si dice avere due cuori

Ora si può continuare ad avere un legame forte anche restando nella solitudine, che fa parte di una voglia di concentrarsi

Bisogna andare per soddisfare la curiosità, andare via e ritornare.

E poi racconti tua vita con fotografie, ti adoro, dal momento che stavi in pancia di mamma. Continuano le carrellate sulle tue foto ed una tua foto in divisa, eri molto orgoglioso. Nel giorno della laurea la foto con la tua famiglia.

- Mia madre, il suo compagno, mio padre, mia zia, mia sorella, mia nonna. la famiglia è dove sono gli affetti.
Un grande senso di responsabilità, io ho verso il mio paese. Reggio Calabria è una madre, puoi rimproverarla ma continuerai sempre ad amarla-




La riscoperta del dialetto




La riscoperta del dialetto- agosto 2010


Termini dialettali desueti, scherzosi, dispregiativi, coloriti.
Quanti anni sono passati ed ormai non li sentivo più.
Le mie conversazioni procedevano calme con un italiano corretto da un dialettale minimo, non essendo le mie amiche lametine doc, ma con origini diverse, poi questa estate il breve tuffo nel locale.

- Pijja, pijja- l’intercalare volgarotto di un marito laureato alla moglie a bordo piscina di un luogo in. 
Non ricordo più cosa significa quel dire e domando ai miei genitori. Mia mamma ricorda che nel vico quando le donne litigavano veniva usata questa espressione per disprezzo,- prendi questo, ti meriti questo, sei degno di questo- ovviamente prendi il niente, così le liti sfociavano in un razzolare da pollaio in un mondo di subumani. Invito la gentile signora alla quale sono rivolte queste colorite espressioni a non rispondere, a non farsi trascinare in una lite su cosa succederà fra dieci anni. Le previsioni del dicentesi marito sono fosche, la signora è più ottimista – e pijja, pijja! –

- Si 'na 'mpacchiata- questo termine da una dottoressa alla sua amica che, poco agile mentalmente, secondo lei, non vuole fare una strada nuova. Si sa che chi lascia la strada vecchia per una nuova sa quel che lascia ma non quel che trova. Giusto ognuno è com’è, ,'mpacchiata, cosa vorrà dire? Incollata, lenta, oppure non so. Difficile risalire a volte ad un significato che può essere duplice, triplice, con un sapore leggero o stantio a seconda della bocca dalla quale il suono esce.
Non ho mai amato alcuni miei concittadini. Li trovo arroganti, ignoranti, superficiali, pettegoli.
– Sugnu nu bellu gigliu di carduni – diceva di sé stessa una signora, e sua cognata invece:- pi mmia tuttu fa brodu- un’altra signora!
Per me no ed ho sempre preferito amicizie non del luogo. 
Pensavo di essere però esagerata e poco disponibile, quando ho letto diversi resoconti di viaggi di vari scrittori nella Piana di Sant’Eufemia. 
Loro francesi, inglesi, tedeschi, riportavano lo stesso smarrimento di fronte ad un modo di parlare e di rapportarsi villano e maleducato.
E così imparo da loro, da Norman Douglas, che qui il grazie non esiste, tutto è dovuto, ecco la risposta a tutti i miei interrogativi. L’altro, che ci fa il favore è solo un intermediario tra la fortuna e la nostra bella persona. Quindi perché ringraziare di un invito, di una commissione svolta, di una disponibilità. 
L’inveterato egoismo del carattere greco, solo scostumatezza, dico io, inveterata, un abito normale di una arroganza senza limiti.   
Ippolita Luzzo 

domenica 16 febbraio 2014

uno scritto di anni fa- Le connessioni



Le connessioni
Ci sono delle connessioni che non possiamo cancellare mai. Fanno parte di noi, se li eliminiamo, eliminiamo noi stessi.
Anche a me, come a tutti, non piace mio padre, anche io ho desiderato cancellarlo, anche io ho detto basta mille e mille volte, ma ora che ha ottantasei anni mi è totalmente indifferente il  passato ed il suo carattere  e lo vezzeggio come fosse un bambino  con grande felicità di entrambi. Non potrei  più eliminarlo. E’ l’uomo che ha costruito per metà il mio patrimonio genetico. Non mi piace ma ho i suoi cromosomi. Cosa faccio?
Mia madre è una donna speciale, una santa, nel senso vero, una fata, completamente dedita a marito, figli, cognati, troppo dedita al sacrificio, alla pazienza. Mai un atto di ribellione. Intelligente, capace, ha tenuto e tiene tutti noi con dolcezza, ma a me non piace la troppo bontà. Le voglio bene, mi è preziosa ,ma- quanto sarò stata scorbutica con lei?-
Siamo così connessi che ripetiamo atteggiamenti, parole, idiosincrasie di altri, di zii sconosciuti, di cugine, di nonni. Siamo intrecciati e forse ci farebbe bene guardarci un po’, nelle nostre famiglie, per trovare quel che di simile abbiamo ed il perché. Potremmo cancellare il fastidio di essere anche noi così, antipatici, stronzi, insopportabili anche a noi stessi.
Una volta nelle famiglie si raccontavano episodi dei tempi andati, fatti curiosi accaduti a sorelle, a fratelli, pezzi illuminanti sul carattere di ognuno, su come si era strani, su come aveva reagito uno di loro ad una situazione, si raccontava e  noi potevamo sentirci dire:- Tu se tutta la nonna Angelina, oppure, Hai  fatto come faceva zio Carlo! ed ancora, lo ricordi il nonno? non faceva mai la fila! bussava e apriva qualsiasi ufficio, qualsiasi luogo e tutti lo ricevevano perché aveva una grande personalità. Tu fai proprio come lui!-
Una volta, prima che forbici taglienti recidessero le connessioni, avevamo questa rete che sosteneva le nostre stranezze, che rimandava a somiglianze e suggeriva soluzioni. Ora l’individuo solo coltiva la sua follia, ingigantendo il suo ego, sconvolgendo disciplina e rispetto e sporcando il pudore su sentimenti ineliminabili. Se togliamo e tagliamo tutto non resta niente e noi affamati ringhieremo furiosi del troppo che abbiamo, del soffocante affetto, del poco che abbiamo, ringhieremo rabbiosi senza pace dimenticando l’anima di cui tanto parliamo.
E’ un esercizio duro stare con gli altri, più duro proprio con chi ci conosce dalla nascita, durissimo, ma è un esercizio che ci impedisce di sprofondare in un solipsismo senza limiti.
 Possiamo scegliere tanti altri, sicuramente, sarà possibile anche questo, sicuramente senza ormeggi sarà bello andare, perché no? senza dover assistere la mamma anziana, il fratello debole, il papà rincoglionito. E che ci vuole? Via via via da questo mare, nel mare dell’altrove, della fantasia.
Ma anche lì nuovi mostri ci attendono che ci condizionano, che ci vogliono convincere, altri mostri che vogliono un saluto, un ricordo, una attenzione.
E che cazzo! Li ammazziamo? Li mettiamo online? Li deridiamo? E il mostro che sta dentro di noi dove lo mettiamo?
Io credo che sia meglio non nutrirlo di fantasie malate. Io credo che sia meglio la realtà, io credo che sia meglio la famiglia pur cattiva che essa sia. Io credo che sia meglio volersi bene e voler bene.  Ma io sono una  puritana. Io sono una cretina! Vero?

Mogol- Ci allontaniamo e poi



ci allontaniamo e poi ci ritroviamo più vicini

Mogol Battisti 1973

Se segui la mia mente abbandoni facilmente le antiche gelosie

Le anime non hanno sesso né sono mie

E più in alto e più in là

Ora figli dell’immensità



Se il 1973 sentivamo te, giorni e giorni, mesi e mesi, quel vinile girava e girava, si consumavano puntine sul giradischi, pomeriggi e pomeriggi traducendo insieme versioni di greco e latino, parlando e parlando di come eravamo, di come saremo, di cosa volevamo, dell’amore che era, ora uguale è.

Fuori dalla finestra c’era sempre un giardino, un albero di limoni, un altro albero e le rose che a maggio erano tutte spappolate, corolle di rose profumatissime e noi volevamo tutto. Ora lo abbiamo avuto, abbiamo avuto tutto.



Nella vita solo colline



Bellissime, in fiore, colline dei ciliegi.

Quanti ostacoli e sofferenze poi, convinti  che indivisibili ma irraggiungibili.

Nella nostra testa  Mogol sta come un piercing, come un tatuaggio non cancellabile

Siamo tutti Mogol

Che anno è, che giorno è, questo è il tempo di vivere con te

Si, viaggiare, evitando le brutte figure

Dolcemente viaggiare rallentando e poi accelerare

Ecco le colline

Andare e venire, salire e scendere, silenzio e parole

Insomma è tutto un movimento

Potresti ripartire

Ed allora tornare a viaggiare

Perché

Ho scelto te una donna per amico

In un mondo che non ci vuole più il mio canto libero sei tu e l’immensità si apre intorno a noi al di là del limite degli occhi tuoi.

Mogol 
con  i colori si può cancellare
il più avvilente e desolante squallore


l'arcobaleno

venerdì 14 febbraio 2014

Adoro Francesco Stella- Ippi

Il WEB per davvero - delirio di un pomeriggio raffreddato

ritratto di Francesco Stella
Dalla lettura del blog http://www.neteditor.it/content/193436/il-web-davvero mi è venuto in mente di scrivere questo delirio.. lo pubblico per promessa, fatta a Ippi.
Buona lettura.. 

Cerco arditamente di non cadere da questa lastra di silicio sulla quale incertamente cavalco quest'onda digitale.
Quando filo non vedo che la schiuma e il rotolare dei bit di fronte a me, cerco di controllare il movimento, l'inclinazione del busto proteso a portare il peso avanti per aumentare l'effetto planata, cerco coraggiosamente di compiere una curva spingendo sul tallone, mi vedo in armonia con la scia che lascio e nutro il senso estetico del mio gesto fino a che l'onda non ha la meglio su di me e mi perdo in un turbinio di numeri e bolle trascinato in superficie dalla salvifica tavola arpionata alla mia caviglia.
Solo allora mi accorgo di non esse solo. Circondato da sguazzanti intavolatori di forme e onde anomale.
Mi fermo ed osservo.. Sembra incredibile ma anche in questa arte di cavalcare l'occhio ricerca negli altri immagine di sé stesso, non pregno della propria esperienza, dimentico del messaggio di Epitteto: ricerca in ciò che non è in suo potere la fonte della propria realizzazione imprigionandosi in turbini di polemica, parto incestuoso di una avvizzita aspettativa.
Commenti, sguardi, ammicchi che piegano la schiena di coloro che ingenui lanciano nelle onde digitali le proprie incerte nature. Giudici di qualcosa che rappresenta la loro unica codifica, ma estranei al conoscere profondo..
Chi sa non giudica.
In my younger and more vulnerable years my father gave me some advice that I've been turning over my mind ever since.
"Whenever you feel like criticizing any one," he told me, "just remember that all the people in this world haven't had the advantages that you've had."
Questa frase mi torna in mente ascoltando le interazioni digitali che sfrecciavano tra gli atleti delle onde.
Qualcuno sapeva la sua storia, alcuni la cercavano, altri la rubavano, altri la vivevano con gli occhi di chi rumorosamente faceva il suo ingresso mostrando il proprio modo inusuale di raccontarsi. Un buon assist lo fornisce sempre qualcuno che degli schemi fa coriandoli per il carnevale.. Una meravigliosa guida: le frustate, a chi esce dalla carovana per imparare ad accodarsi.
Ma poi finito di sguazzare nell'acqua si arriva alla spiaggia, il fuoco, luogo di ritrovo e commento della giornata; e li che espando le mie percezioni ebbro del turbinare delle diversità..
Un mistico... La voglia..
Uno stato compassione e desiderio che la invita a scoprire città di cui immagini ammiccano a non so cosa.
Schegge della sofferenza che ignoro si spendono nei dialoghi di coloro che si conoscono... Ed io osservo incuriosito rapito dalle immagini che sono quello che posseggo e che mi fa muovere veloce le dita al punto da non sapere da dove vengono le parole..
Sento il desiderio mutevole di questa realtà digitale, di questa spiaggia privata ma non troppo.
Un irlandese stonata intona un canto celtico che non capisco..
Parole di follia? Chissà o forse giochi nella sabbia di bambini che sperano di trovare le conchiglie più colorate.
Qualcuno si alza a disagio, la discussione sembra prendere toni divergenti, nella confusione qualcuno perde il filo.. Io per primo.
Lei diventa il centro di questo cerchio.. Nel bene e nel male, lucida nel suo sguardo e nelle sue movenze salamandrine.
Nella sua danza intorno a fuoco, circondata da una ridda, di sguardi danza sola.. Chi vorrebbe accompagnarla chi si alza e se ne va..
Questo per adesso è il suo territorio, la sua arena, dove ride, impreca alla norma e cerca di accontentare chi vuole di più e accompagna con strofe ripetitive chi si tappa le orecchie e le chiede di smettere.
"Ma più in la c'è solo la pazzia.. Per tutti.." esclama.
Il suo straripare convulso apre rivoli di incertezza nelle dighe rigide dei principi che ostacolano il fluire della diversità.. Chissà che importanza e risultato potrebbe avere mescolare i nostri fluidi digitali.. Quale mai sarà il pagamento per l'apertura del canale? Chissà se esiste un traghettatore che vuole un obolo per portarci oltre il nostro senso comune o se quel viaggio è compreso nel prezzo di quanto ci lasceremo alle spalle..
Non a caso siamo appiccicati alla ragnatela, tanto più ci muoviamo tanto più esitiamo invischiati nella sua trama.
Siamo persi tra bisogni di sussistenza o in verità siamo persi da noi stessi?
Esiste un buon samaritano in questo convivio che mi sappia dare una risposta sensata?
Ma poi passerà, e uso questo tempo osservando il raggrinzirsi dell'ennesimo velo di cipolla che si secca ai miei piedi.. Avanti il prossimo..
Un samurai danzerino che si accuccia nei ricordi e lancia il suo riso alla volta della nostra turbinante follia.
Cosa nasconde la sua danza, domande? richieste? cancellazioni?
Forse qualcosa che non è tutto quello che sembra.. Non sento di nessun valore dare una risposta.. Mi allieto del divenire costante degli stimoli, del rimbalzo degli animi, toccati nella loro unicità da qualcuno che si muove vorticosamente, talvolta alla rinfusa.. Embhe?
Oca reale che spicca il volo tutt'altro che silenziosa.. Si appresta a lasciarmi..
Ripetendo i movimenti della manfrina spicca un volo di cui non conosco nulla.. Mi sono solo divertito nel meraviglioso teatrino delle diversità.
Grazie.. Chiunque tu sia..
 


Meraviglioso-persino il tuo dolore

potrà sembrarti  un giorno meraviglioso...
Ma guarda intorno a te... e tu hai guardato benissimo ...meraviglioso
è la lettura più più che io abbia letto...ma la rileggeròòò tante volte e la porterò nelle strade del reale..Contaci..

torno dopo...ora vadooo a mare

Franci, io non irrido eh!

sei molto bravo,e ti rileggo..
ma rispondo qui sul tuo commento al blog
Ho riflettuto sulle tue parole e ti ringrazio...la corda la lasciamo....eh..hai ragione..


Franci chiamo mio figlio..lui si infastidisce..spero che tu ne sorrida...è solo per amicizia..
ritratto di Francesco Stella

Chiamami come preferisci

 Ciao Ippi, mi puoi chiamare come preferisci non mi disturba. Mi fa piacere che tu abbia letto la positività del mio commento.. La bellezza del tuo lavoro per me è quella di smuovere certe acqua, ma con la dovuta attenzione ad osservare il risultato e prenderlo per quello che e non per quello che dovrebbe essere.
A presto, un abbraccio,
Francesco