lunedì 2 dicembre 2013

Silvia Avallone.





 


15 novembre 2013


Le nebbie di Avalon
Che te ne fai del successo in un paese saccheggiato? Si domanda Marina Bellezza- ci dice Silvia Avallone, stasera. Ci dice anche che ha captato la grande delusione e l'abbandono, il territorio sterile e personaggi affamati, una reazione, una occasione. Tradimenti da accettare.
Ora io ti chiedo, cara Silvia Avallone, che te ne fai del successo di un libro che tradisce il senso letterario e che te ne fai del successo con una editoria che saccheggia il romanzo romantico e sdolcinato della coppia che si ama tanto, del papà che va via? 

 Romanzi cattedrale, romanzi gotici- dice lei, architetta del romanzo.
 Poveri noi.
 Zerlina, sul Sole 24 ore, era stata fin troppo buona!
 Amore Amore amore maturo, nel suo romanzo, maturo.  
 Poi cita Elsa Morante, che si rivolterà nella tomba, come sua maestra
Cita Truman Capote- A sangue freddo- e lei leggendo questo libro meraviglioso ha guardato in faccia le persone ed è diventata adulta, ha imparato a raccontare la traccia. Sotto copiatura e dettatura
Ci consiglia - La deriva dei continenti- e lei ha capito sulla sua pelle quelle violenze. Ip ip urrà
Alla mia infastidita asserzione che, in una platea di insegnanti di lettere, lei stesse dicendo delle ovvietà e che tutti noi ci aspettavamo di sapere qualcosa di più personale, di originale, anche sul suo esordio nel mondo degli scrittori…
E che ci vuole poi cari scrittori- dice sempre lei- mandate il vostro romanzo alla Rizzoli e voilà.- certo che scrive bene e parla bene, infatti tutti con il lei ci rivolgiamo alla Sacra scrittrice che fa i conti con la storia
Sono stata più cattiva di Zerlina del Sole 24 ore?
meglio il mio calendario nudo...  scherzo eh!
Sto leggendo Carta vetrata... Cara Paola, guarda che, se non ti ispiri ai fotoromanzi, non vinci al botteghino, come Silvia. Così si parla fra uomini e donne? Senza un amore grande che cova da anni e sta sempre lì? Beh, ancora sono a pagina 100.
Parlare per slogan- con frasi costruite. Parlare senza mettere niente. Quando io ho domandato alla esimia scrittrice un suo racconto personale, lei ha risposto che si sarebbe annoiata oppure ci avrebbe annoiato.
 Ma cosa aveva fatto fino a quel momento? Io dissi a lei, a Silvia Avallone, cosa ci aveva raccontato Gangemi, la sua verità personale. 
Lei, che saprà scrivere, ma non pensare, mi ha guardato vuota e ha ripreso gli slogan generazionalisti senza rispondere.
Non ho letto Acciaio, ho invece letto, per metà, Marina Bellezza, poi ho ascoltato Lei, la Scrittrice, in tour calabro, venire a dirci solo ovvietà. L'ho trovato offensivo il suo dire, scontato e banale. Se fosse stata vera, magari, le avrei perdonato il suo romanzetto d'amore.
Sono molto romantica ma non tollero che mi si voglia imbrogliare e non mi piacciono i supponenti. Comunque lei, le nebbie di Avalon, Avallone, ha già pronto il terzo libro.
Venderà un milione di copie.
Ippolita Luzzo 



domenica 1 dicembre 2013

Sgravo-Lo sguardo di Diego



Sgravo- Lo sguardo di Diego




Ieri Be Cause Art Space ha inaugurato la mostra  di Diegokoi

unica in tutta Italia, poi l’artista esporrà a New York, in Messico e nel Principato di Monaco… nel regno della litweb espone da anni!

Non potevo non esserci

In anticipo sull’apertura mi aggiro fra i disegni, assaporandomeli.  
 - Durante la serata di inaugurazione il 30 novembre eseguirò un action painting di un'opera inedita!- dice Diego.

Guardo alcuni dei suoi quadri avvolti da acqua che scivola, da impalpabile nebbia, da trasparente cellophane e ricordo Il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, altra opera suggestiva, uguale,  quasi che la pietosa copertura renda ancor più nude ed esposte le povere membra.

Un chirurgo tra noi... Bisturi, prego.
 Attendo pazientemente che Diego inizi un suo intervento con matita e gomma. Aspetto ora accucciata vicino la scatola di Graphite by Caran d'Ache, custode del segreto di un'arte che prende vita. La sedia e il cavalletto sono pronti. Il cartalegno aspetta la sua mano. Iperrealista è stata chiamata la sua arte. I suoi disegni viventi e inquietanti, sereni e domandanti, sono oltre. Sbandano dalle strade usuali, e trovano nuovo offrire di una realtà banale se non trasfigurata dall'arte. Grazie d'esistere, scriverei, se non mi rendessi conto di ricordare una canzone. Una bella canzone. Quello che mi piace di tutto questo, della vita che ci sorprende, è il sorriso stupefatto di Diego, il suo essere semplice, sempre incommensurabile ma umile, tra noi, lo sguardo leggero e deliziato come se in lui abitasse un visitatore dei luoghi dell'immaginazione che riproduce con abilità le sfumature dei visi.
 Sotto il ragno una scritta: Tanto nessuno mi accetterà.
 Così il titolo dell'opera. Forse si riferisce al ragno, un ragno terribile, non come i ragni grandi e materni di Louise Bourgeois. -Noi che veniamo dal surrealismo noi che andiamo oltre la percezione del piatto e banale, noi capiamo con la fotografia una realtà che parla urlante il particolare che svolge, noi non viviamo sul sentiero tracciato.- Potrebbero dire entrambi e io insieme a loro.
 Questo è un lavoro fatto solo con matita e gomma, un lavoro di sfumature, a settori, mi dice una donna, accanto a me, a pezzetti, poi da quei pezzetti uscirà il viso intero come se sorgesse dalla tela. Sorge un quadro e chi lo sorge sei tu.

Sgravo, alleggerisco, libero, allevio- mi dici dal quadro- ed ogni mattina, guardandoti io alleggerisco, libero e allevio, Sgravo  i miei pensieri consegnandoli all’arte che ci fa volare.

Grazie al genio universale che ogni tanto scende a visitare l’umanità…che si occupa di altro.


sabato 30 novembre 2013

La Biblioteca che non c'é



La biblioteca che non c’era

Credo che il reato sia andato in prescrizione, eravamo al sud negli anni ottanta.
Fu bandito un concorso per un posto di bibliotecario a Falerna, un paese del versante tirrenico catanzarese.
Vennero fatte le regolamentari prove scritte e orali ed io partecipai.
Suppongo che fossi l’unica laureata.
Non vinsi. Mi dissero che ero arrivata ex aequo con un altro concorrente dotato però di titoli e preferenze.
Era costui, seppi dopo, il vincitore designato, il concorso era stato fatto su misura perché lui rientrasse da una sede disagevole al suo paese.
Non me ne dolsi più di tanto perché seppi che la biblioteca, allora, non esisteva, che quindi non avrei mai potuto fare come Borges, la bibliotecaria cieca.
Nel sud si procede così, poi certo ognuno ha il suo destino, e diventano giornalisti rampanti uomini senza passione del giornalismo, diventano politici uomini senza passione per la politica, come il bibliotecario di Falerna, che magari sarà bravissimo, ma desiderava soltanto ritornare a casa.
Analisi su analisi si fanno per non dire che i soldi si suddividono fra compari, fra amici e purtroppo nemmeno fra amici preparati.
Certo noi pubblico plaudente di tanto sciupio dovremmo dire, indignarci e additare, ma noi siamo vili, deboli, confusi e ricattabili.
Ecco l’importanza del regno della litweb, che, essendo un regno che non c’è, può dire quello che non c’è.
Come la biblioteca di Falerna che magari adesso c’è, bellissima, luminosissima, frequentatissima, faro di cultura nel paese delle prugne verdi.

martedì 26 novembre 2013

Vito Teti- Il senso dei luoghi




Vito Teti- Il senso dei luoghi
Il senso dei luoghi. I luoghi del nostro studio. Chiostro di San Domenico, vi si faceva educazione fisica. Lanciai la palla di ferro fra i piedi della mia prof di allora, nel lancio del peso. Sempre una schiappa in educazione fisica! Mi esonerai, addirittura, un anno! Questa sera non mi esonero
Maledetto sud
“Teti, ordinario di Etnologia dell'Unical, si occupa da sempre dell'uomo e del suo rapporto con i luoghi, di borghi a rischio abbandono e di usanze alimentari
Ne “La razza maledetta. Origini del pregiudizio antimeridonale” (manifesto libri 1993),anticipava  il dibattito politico-culturale generato dall'affacciarsi di un soggetto atipico e non ancora inglobato negli orizzonti governativi quale nel ventennio berlusconiano si mostrò la Lega Nord.” Da un articolo di Eugenio Furia sul Corriere di Calabria, unico giornale che leggo ogni tanto.
Ho conosciuto Vito Teti leggendo la prefazione che lui ha fatto al libro Frontiera di Pina Majone Mauro, ho poi seguito il suo discorso alla presentazione, presso la libreria Tavella, del libro Il patriota e la maestra, con il quale ha vinto il premio Tropea 2013 e ieri sera sono rimasta seduta al mio posto, nella Biblioteca Comunale, per aspettare le sue parole sul nuovo lavoro Maledetto Sud edito nella collana Passaggi da Einaudi, uno dei più prestigiosi gruppi italiani, e tra i più importanti a livello internazionale.
Ascolto e riporto 
 Noi siamo lagnosi- dice Antonio Bagnato- nella sua dissertazione sul libro,venduto in tutta Italia e in ristampa, presentato davanti al solito gruppo di insegnanti di storia, di lettere, giornalisti di varie testate televisive e webbiche. E fin qui abbiamo seguito la  stringata e attenta analisi. 
  Don Giacomo Panizza, altro relatore, si chiede cosa ci sia dietro. Dietro a cosa?- mi verrebbe da dire e con un sortilegio trasformare la sala in un musical.
Posso dire che sono noiosi? Posso dire che non seguo la traccia troppo conosciuta, fin troppo analizzata, fin troppo sezionata di un cadavere ucciso da avventori distratti. Morto il sud- Gli zombi del teatro di Daniele Timpano ed Elvira Frosini sono più vivi.
Maledetto sud... Aspetto pazientemente che parli l'autore del libro, Vito Teti. Vorrei fare una raccolta firme per avere libri presentati dagli stessi autori, per chiedere relatori muti, oppure stringati, non oltre le dieci frasi, di senso compiuto, e vorrei assistere ad un parlare come quello che ha Vito Teti. Lui racconta con semplicità com'è nato il libro, racconta di sé, com'è giusto che sia, racconta delle sue letture, dei suoi incontri. Mi ha sempre rapita il suo dire, condivido quasi tutto e sono persuasa che  sarebbe un nostro uomo, politico. Ma lui rifugge la politica, siamo tutti ex di qualcosa,  rifugge il maneggio e ci invita a scegliere in che mani ci mettiamo. Questo il punto di dissenso... secondo me scelta non c'è-
Vorrei inviare un mio blog sul pulviscolo storico che mi si ripresenta ogni qualvolta assisto a simili rappresentazioni, assisto da invisibile, e mi chiedo sempre se davvero esistiamo storicamente… senza alleanze che ci uniscano. Con la stima verso un comune sentire, non malediciamo, proviamo a dire bene e già cambia, benedire, maledire e benedire sono sempre due concetti che al sacro ci riportano, dal male al bene. senza soluzione di continuità, infatti non si incontrano mai. 
Contano solo le alleanze.