mercoledì 29 maggio 2013

il pollaio di Maria


17 febbraio 2011

Il pollaio di Maria

Maria ha un pollaio tradizionale, in un grande giardino. In un
recinto ci sono le galline libere perciò di razzolare. Ogni volta
che una gallina nuova sostituisce una vecchia si scatenano zuffe
epocali, le galline si coalizzano contro di lei e con beccate, 
spintoni, aggressioni, fanno la festa alla mal capitata.
E un rito di ben venuto che  spesso  uccide.
Maria sa che non può inserire nel pollaio una sola gallina, ma deve mettere le altre in un numero proporzionale  affinché le nuove, alleandosi,  possano difendersi. Infatti la lotta dura finché le nuove arrivate, persa la pazienza, non si lanciano verso le stabili  con strepiti e battiti di ala facendo chiaramente intendere che sanno difendersi. Dopo questi scambi di convenevoli la pace torna nel pollaio e tutto si placa.

Nel mio povero paese di periferia, le persone che lo abitano da
più tempo hanno assunto aspetti similari, molto simili, e nel
mio svagato stupore di trovarmi tra loro noto come queste
caratteristiche si sommano e poi si dividono formando due gruppi di individui. Due squadre. Quasi una partita di calcio. 
E’ la mia prima volta che  mi muovo fra loro – -Presento un 
libro di C. giorno 15 mi farebbe piacere se tu venissi – dico ad 
un’amica, ad un amico, un conoscente.
Risposte varie: - Pure questo scrive, e chi è? – Tutti scrivono
adesso! – E tu parli?- E che èèè?! – Libri? – Tutti che vogliono 
mettersi in mostra – E chi è questo? Bleeeeah!-
Uno a zero e palla in centro.
Altra squadra altre risposte: - Certo mi farà piacere.  Perché 
no? 

Logicamente del gruppo di queste risposte se ne presentano
meno della metà, hanno impegni, si presentano alla fine, ma 
almeno hanno tentato, hanno risposto educatamente o fintamente.
Uno a uno e palla in centro.

Non mi interessa e non mi ha mai interessato conoscere i pettegolezzi, minutaglie sulla vita privata di singoli individui, lo trovo impudico, ma la curiosità viva verso i miei simili, quella, sì, mi piace. E osservo.
Questo povero paese abitato da personcine con la critica pronta, il disprezzo subitaneo, il fango a manciate, la perfidia sulle loro bocche, l’aria fetida che lasciano dopo aver parlato, dà cittadinanza ad una squadra che non mi piace, che non lo fa vivere, ammorbandolo e vedo l’altra squadra che quasi giocando di rimessa prende la palla e tenta il tiro in porta.
Brave persone con i difetti di tutti gli esseri umani ma capaci, consapevoli che basta un nonnulla e saranno additati per sempre.
Ho detto in altri luoghi che la maleducazione è diffusa molto da queste parti, tanto da smorzare quel tanto o poco di entusiasmo che ci vuole per far vivere un paese.
Ma voglio augurarmi che lo spazio per respirare,  almeno un pertugio,  ci sia sempre per le persone di buone volontà.

Questo scrivevo allora,
oggi 3-04-12
Qualche tempo fa riandai da Maria col pane per le galline.
Ero abituata a portarle il pane raffermo e lei in cambio mi regalava le uova fresche di giornata,
ma il pollaio non c’era più.
La volpe era entrata ed aveva sterminato il pollaio
Guardavo basita il luogo ormai vuoto, senza più coccodè, senza più il chicchirichì del gallo ed una infinita tristezza mi attraversava
Anche i pollai finiscono e rimangono solo le galline a fare coccodè nelle scatoline pronte col buco per l’uovo



17 febbraio 2011









domenica 26 maggio 2013

Ma io non sono a Cannes- La grande bellezza -

La grande bellezza  è La dolce vita.
Insieme.
Un film straordinariamente bello che prende il testimone in mano e continua la staffetta dei grandi registi, di Fellini, delLa Dolce vita .
Un film che è tutti i  film, sul mistero e la magia dello spettacolo che con l'arte ci trasportano altrove.
Altrove nel ricordo, nella fantasia, nel fantastico mondo di un tuffo dove l'acqua é più blu, niente di più.
Un trucco per allontanare il fastidio e il fastidioso ronzio del tempo che inesorabilmente scende sui volti, con rughe malamente curate da filler, da botulino, maschere orrende su volti irriconoscibili.
Solo un trucco che fermare non puoi, nemmeno se ogni giorno, ogni momento, tu lo fotografi e conservi il tuo volto che cambia e ricambia.
Lui, Jep, si ferma piangente, davanti ai mille visi appiccicati al muro, un inquietante poster di come il tempo spietato trasformi e modelli il viso di un uomo.
Jep é uno scrittore, un solo romanzo di successo, fermo, che vorrebbe far fallire la giostra degli incontri dove lui é protagonista, vorrebbe rompere la tela del ragno che immobilizza i personaggi, vorrebbe creare e non vorrebbe far nulla.
Una umanità festante gestualizza una tragedia antica, il coro si agita e di volta in volta avverte l'arrivo del dramma
Il ragazzo che si schianterà con la sua folle corsa e se ne andrà senza un amico che porti in spalla la sua bara, la donna spogliarellista che, trovato un affetto, muore,
e il marito che brucia, strappa distrugge i diari di una donna dopo aver scoperto di non essere stato mai amato.
Questo a me è sembrato il gesto più efferato, cancellare l'amore, il sogno, il testimone del foglio.
Un dramma rutilante di colori, di splendori, di canzoni, di immagini.
La grande bellezza é Roma, i suoi palazzi, i suoi paesaggi, i suoi tramonti, il fiume, i ponti, le statue, le strade
La grande bellezza eterna di una città grande, immensa, con la Scala Santa che Suor Maria, secolare figura del tempo, ascende con mani nodose e col corpo poggiato per giungere su.
Un film da applausi
Ippolita Luzzo 

venerdì 24 maggio 2013

Dettagli- Da Frontiera di Pina Majone



23 MAGGIO 2013 Biblioteca comunale - Palazzo Nicotera
Maggio dei libri

Dettagli- da Frontiera di Pina Majone

Una volta ad un alunno di ritorno da una gita scolastica a Segesta, domandai cosa avesse visto
Pietre- rispose- tante pietre
Un altro di ritorno da Vienna alla stessa domanda rispose- Case, tante case e strade, tante strade.-
Luoghi che non erano stati visti perché non c’era l’idea, il riferimento di quei luoghi nella loro testa.
Francesco Bevilacqua ci racconta spesso questo scambio di battute con un indigeno calabrese che gli domandò il motivo del suo essere lì.
Cerco la bellezza che è qui…rispose Francesco, indicando il cielo, gli alberi…-
-La bellezza qui?- quello di rimando:- Non è che per caso la bellezza è un tramonto?-
Certamente-
Ma guarda! Non ci avevo mai pensato!
Lo stupore e la meraviglia di accorgersi di un tramonto…


Durante la partecipata manifestazione per il premio Costabile è stata letta una poesia di Mastroianni scritta alla notizia della morte del poeta a Roma. Un dialogo fra i due, quasi
Una interazione un parlarsi … il filo conduttore delle  poesie.
Ci parleremo e vi parleremo con i versi di poeti che si parlano, che si dicono…


 Solo quello che ci interessa non ci da noia
Solo  quello che ci interessa tratteremo bene
E ricorderemo, porteremo al nostro cuore
E riconosceremo quando, con gli occhi , lo guarderemo


La realtà interessante se…  illuminata dai versi







Cercando un altro Egitto- le suggestioni della lettura…
I riferimenti che ci fanno vivere
Cercando una società più giusta

Nell’asfittico spazio del destino…



… Il poeta trova sempre il varco della poesia
Il canto laterale che illumina le cose e le fa vivere.
La Frontiera dell’anima



Nella storia di ognuno, nella storia dei libri, c’è sempre stato un altro che si è fatto carico del dovere quasi di parlare di quell’uomo, di quel libro.
Così è successo a Tabucchi con Pessoa
Così accade a tanti e così a me che porto questo libro nelle scuole, felice di farlo conoscere ai ragazzi.

.
Quando lei, questo inverno me lo  ha dato in mano
io ho iniziato a leggerlo, disordinatamente.
Aprivo e leggevo.
Ogni tanto sottolineavo
Imparavo a memoria qualche sfraghis   sigillo
Quelli che lei mette di chiusura alle sue canzoni
Più leggevo, più mi sembrava che il suo dire riportasse ad altro.
Più ripetevo i suoi settenari   più mi erano già conosciuti
D’altronde tutto è già scritto, cambia solo la sensibilità originalissima del porgere…
 i concetti del nostro vivere sono tutti  nella Biblioteca del nostro sapere, in tutti i libri che sono stati scritti prima.
Questo è il senso per cui il libro Frontiera, omaggio alla fratellanza con altri poeti, viene presentato qui.
Un libro che ama Borges, Neruda, Montale, Quasimodo e  i lirici Greci,  e poi Argiroffi e le sue Azzurre sorgenti dell’Acheronte che non è citato ma…se ne sente il rumore,  Calogero, Mastroianni, Costabile, Repaci, non poteva che non venire ad incontrarli tutti ed a salutarli.


UNA  FINZIONE POETICA

            Pessoa      
Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

Finzioni                                   Borges
 nel sogno dell’uomo che lo sognava, il sognato si svegliò

E la finzione è così talmente storica da assumere i connotati del vero
Una finzione che ci raccontiamo… da secoli
L’Elaborazione della realtà


Pina Majone  in Frontiera
Troviamoci una sera a riparlare
Dell’antico progetto
Irrisolto per troppa presunzione
…….
Lunga storia di arrivi e partenze
Che inconsapevoli e dannati
Aedi e mercenari noi vivemmo…


Il poeta, il libro, la poesia, la realtà e noi
Fra tanti  di loro io l’ho vista molto vicina a Pessoa, al suo orgoglio di essere… poeta
 Fernando Pessoa e i suoi tanti eteronomi…
Pessoa significa persona e lui, il poeta, ha dato vita a tanti personaggi, autori, inventandone la biografia e mandando loro nel mondo con i suoi versi.

L’orgoglio di essere diversi
Di essere se stessi una  poesia
La frontiera della nostra individualità

Tutti i passi  sono tratti dal libro dell’inquietudine di Soares- Pessoa
Dai giorni di luce perfetta
 Da Et cetera e Frontiera


 una passeggiata sul corso Giovanni Nicotera
Andata e ritorno
Una passeggiata nei boschi narrativi





Pina Majone
Senza cannoni senza bandiere
……..
Contro noi stessi e i fantasmi del passato
Quante presenze in questa solitudine
Quante voci nel nostro silenzio                   pag 220








Nei giorni di luce perfetta            Fernando Pessoa

Sii tutto in ogni cosa. Metti tanto quanto sei
Nel minimo che fai,
Come la luna in ogni lago tutta
Risplende, perché in alto vive.

Dal libro dell’inquietudine, frammento 126
Ho sempre rifiutato di essere compreso. Essere compreso significa prostituirsi. Preferisco essere preso sul serio per quello che non sono, umanamente ignorato, con decenza e naturalezza.
Io non esisto… continua Pessoa altrove…ma drammaticamente il contenuto del sentire mi è estraneo, sento con i sensi altrui quindi e divento poeta nel momento della relazione col mondo.
Nel momento in cui è più forte la perdita di identità… un tramonto e già esisto

Io sono quella che non c’è-          Pina Majone
Ho amato le mie catene
Ho amato la notte e la sua voce
Non mi è mai piaciuta
Quella luce allo Zenith
Della planetaria idiozia
Solo un esiguo raggio mi è bastato
Che mi ha portato dall’altra parte della vita
Ora tu mi vedi in carne e ossa
Parlo rido cammino ti telefono
Ma io sono una che non c’è



E continua Pessoa…Ci sono supplizi dell’intelligenza come ve ne sono del corpo e del desiderio. E questi supplizi, come gli altri, procurano una certa voluttà.
Figurati che…
Nel 1915 fondai con alcuni amici e Mario de Sa- Carneiro- Orpheu-  una rivista che uscirà per soli due numeri, scatenando un maremoto.
Troveranno spazio in questa rivista il cubismo, il futurismo e lì pubblicherò  Oppiario
Ti riporto
Solo due versi in cui dico…
Il fatto è che questa vita è una villa
Dove un’anima sensibile si annoia

La reazione dell’intellettualità conservatrice sarà feroce e denigratoria
Mia cara …. Scrivo per lapsus di stanchezza        Lisbona revisited

Ognuno ha il suo tempo e la sua storia pg 33 lo consola Pina

Ma ancora fermi a questo capolinea pag 217
Non ci sappiamo decidere
Se è meglio restare dove siamo
E stringere la cinghia barattando
La vita alla catena o ritrovare
La regalità d’essere uomini

E racconta Pina a lui   una identità smarrita di un luogo senza anima… anima che non sa dove cercarsi
E noi seguiamo  tutti i viaggi che hanno desolato la Calabria, lasciando paesi senza uomini, lasciando paesi senza giovani.
Solo vecchi e bambini, sempre troppo pochi, ad aspettare le feste oppure l’estate il ritorno dei privilegiati che si erano impiegati.
Tutti i viaggi dei nuovi disperati che alle prime luci dell’alba sbarcano sulle nostre coste… chissà cosa pensano di trovare?
Con lei siamo in viaggio e siamo fermi, siamo con la cartelletta in mano, siamo pronti a non partire mai

E con Pessoa 369
La vita è un viaggio sperimentale, fatto involontariamente. E’ un viaggio dello spirito attraverso la materia, e siccome è lo spirito che viaggia, è in esso che si vive.

Solo negandola può essere vissuta nella sua sostanza… continua Pessoa.

Una spirale senza fine

Pessoa-  frammento114
La spirale è un cerchio che sale senza riuscire mai a  finire.
Qui non sono d’accordo i due poeti

Per lui la spirale è tensione, un elastico

 per lei il cerchio è vita

Tutte le forme tonde creano la vita.
La poetessa è donna, mamma, e ama
Pessoa è uomo, solitario e non conosce amore

La letteratura per entrambi consiste nel trasmettere la realtà le impressioni tutte intrasmissibile se  non le rendiamo letterarie.

In comune hanno la cura
La cura che salverà chi scrive e chi legge dalla desolazione del quotidiano
Una cura che tutte le donne hanno perpetuato con gesti e con carezze, nenie e tovagliati, per salvare i piccoli dalla paura, l’uomo dal selvatico e avviarlo sui sentieri della bellezza e dell’affetto.

E il loro essere nulla, essere quella che non c’è  non è una vera negazione, è la negazione del poeta, dei poeti che
dicono insieme
Dove non posso con la volontà sicuramente potrò con la classicità, con la musa, con il verso, con lo scritto.

Il furore di chi scrive e poi nasconde i suoi scritti in grossi bauli come Pessoa o come quel poeta contadino Vincenzo Rabito che scrisse il suo diario Terramatta in sette  febbrili anni e poi morì senza sapere che il figlio lo avrebbe ritrovato. Pessoa uguale tale e quale
ed  in Pina Majone si percepisce il suo appartarsi, il non farsi vedere, e nello stesso tempo la spinta involontaria di un canto, di un messaggio, di passare un testimone a chi lo prenderà dal suo baule.


Lasciamoli litigare un po’, lasciamoli al bar
Pessoa prenderà un brandy, Agua Real, lei un caffè quel bar sarà per lui il Cafè brasileira nel Chiado di Lisbona e per lei suppongo Il bar sotto casa

.

Io ho letto così.
Leggendo, come riporto da  Pessoa, il lettore dopo un po’ va per i fatti suoi, costruisce immagini e riferimenti e riscrive quello che legge con ogni altro libro precedentemente letto e amato.
Una lettura personalissima sul testo poetico che porge in quel momento il testimone universale di frasi e versi al lettore affinché lui, il testo,  continui a correre.

Così succede a me, leggendo Frontiera, riaprendo ogni volta il libro a caso.
 da tempo, sfoglio e leggo con un disordine che mi appartiene e che solleva il testo nel continuum dell’interesse perché è solo l’interesse che non ci fa pesare il mondo intorno a noi… infatti


ad ogni uomo non pesano le proprie membra, né il capo sovraccarica il collo, né avvertiamo che il peso del corpo poggia interamente sui piedi; mentre ogni peso che venga imposto dall’esterno ci arreca molestia anche se sovente è minore.
Così ha grande rilievo il diverso potere delle cose.
Così non vedi quanto potere abbia una tenue forza, se unita ad un corpo pesante, come l’aria è unita alla terra e la forza dell’anima a noi?
Così Dice Lucrezio nel libro V del De rerum natura
Così dice Frontiera e così dice Pessoa
Nel ricomporre quell’indiviso che lacerato tanta noia ci da
Nell’appropriarci di terra, mare, sole e aria
Nel bere alla fonte di acqua pura del paese che portiamo sul nostro capo, la frontiera  della nostra appartenenza.

Solo se un luogo è unito allo spirito diventa il nostro luogo, ci interessa,
Per i riferimenti che ci portiamo dietro


Lisbon story              Wim Wenders
Sostiene Pereira     Antonio Tabucchi
Cercando un altro Egitto  Francesco De Gregori
Cercando un altro luogo
Un viaggio fantastico

La nostra Frontiera fatta di cinema musica e libri
Il nostro paese inventato che dimenticare…
Tu c’hai provato …io non ho potuto
Io non ho potuto
                                                                    Ippolita luzzo



                                                                 





mercoledì 22 maggio 2013

Le associazioni associano?



Le Associazioni

Le associazioni associano una società socialmente inutile oppure una socialità utile?

Dilemma simile al famosissimo essere o non essere.

Sono o non sono luoghi di associazionismo dove solitudini stratificate, egoismi ancestrali, desiderio di riempire ore e giorni con conversazioni a livelli di…
dove, dicevo, tutto questo viene esaudito?

A cosa ci associamo convinti quando accettiamo di associarci?

Ci associamo all'idea, allo scopo, alla condivisione, alla alta società civile fatta di valori condivisi, sicuramente, vero?

Sicuramente.

Partecipiamo a convegni, a relazioni, a presentazioni, a gite fuori porta, a pranzi di fine anno, paghiamo la retta, e ci contiamo.

Ci guardiamo, ci salutiamo, ci sorridiamo convinti di essere riconosciuti, senza conoscerci.

Releghiamo al capo dell’associazione il compito di prenderci per mano, di guidarci, come bambini mai cresciuti, releghiamo all'organizzatrice l’itinerario della gita, del film, del concerto musicale, dell’ultimo ritrovamento archeologico, del dipinto da andare a vedere assolutamente.

Annotiamo gli appuntamenti da non perdere, ci prepariamo, e abbiniamo ai nostri vestiti il compagno, il marito, l’amica insieme alla borsa, al foulard e al rossetto.

Abbiamo un ruolo.

Questo è forse il vero motivo per cui nascono le associazioni, tutte lodevoli e meritorie, tutte valevoli di essere al mondo

Nascono per dare agli iscritti un tesserino di riconoscimento, un …tu sei come noi, una rassicurazione, una alleanza, un nido, una casa sociale.

E forse fin qui ci possiamo fermare…

Voler andare oltre significa poi precipitare nel burrone, scivolare dal  cerchio scuro della civiltà, della storia degli uomini che si associarono per non sbranarsi, per non rubarsi il pezzo di carne, per non calunniarsi e sporcarsi a vicenda nel gioco antico dei rapporti umani.

Guardiamo dunque con bonomia a saloni stuccati e tende broccate, guardiamo sempre con vera stima a chi si associa in cantine, in chiese, in palestre e in colline,

Associamo per sempre un vivere soli all'umanità che vuol vivere insieme… malgrado tutto.
Associamo dunque le associazioni, associamole insieme nel gioco antico del girotondo, solo un giro di giostra di riti sociali