21
aprile 2011 Habemus papam
Una favola, una bella favola il film di Nanni Moretti
Habemus papam
Lo stupore.
Tutti guardano con occhi candidi, buoni, tutti sono
buoni. Affettuosi, solleciti. Nessuna cattiveria, nessuna parolaccia, nessuna
impazienza. I cardinali visti nei momenti meno paludati, più intimi, visti con
occhi materni,
sono stati bambini anche loro!
Le gerarchie pazienti, i giornalisti
educati, il popolo plaudente, attento.
Un papa, che sente di non poter fare il papa, vaga per una città, Roma, accolto con garbo, con cortesia. Eppure è solo un anziano, presumo senza soldi, che vaga per la città.
La commessa di un centro commerciale gli offre un bicchiere d’acqua e non si spazientisce quando l’uomo si irrita e rifiuta le sue profferte di aiuto, la ragazza al bar gli da il suo cellulare per fare una chiamata, gli attori di una compagnia teatrale lo fanno assistere alle prove del Gabbiano di Cechov, com’era nei suoi sogni, un mondo buono, nessun spintone, nessuna richiesta di danaro, nessuno scherno.
Una favola.
Un papa, che sente di non poter fare il papa, vaga per una città, Roma, accolto con garbo, con cortesia. Eppure è solo un anziano, presumo senza soldi, che vaga per la città.
La commessa di un centro commerciale gli offre un bicchiere d’acqua e non si spazientisce quando l’uomo si irrita e rifiuta le sue profferte di aiuto, la ragazza al bar gli da il suo cellulare per fare una chiamata, gli attori di una compagnia teatrale lo fanno assistere alle prove del Gabbiano di Cechov, com’era nei suoi sogni, un mondo buono, nessun spintone, nessuna richiesta di danaro, nessuno scherno.
Una favola.
Una colonna
sonora rivelatrice, spiegante e modulante un ritmo eterno e sempre in movimento.
Todo cambia, come si cambia, per non morire, così dicono le canzoni, cambiano i
denti, le stagioni, i presidenti, - dice Battiato- tutto cambia, semplicemente un
divenire. Se non cambiasse non sarebbe vita e morte nello stesso tempo.
Su tutto aleggiano non viste le virtù teologali, la fede, la speranza, la carità,
su tutto aleggia l’inadeguatezza dell’uomo, della psicoanalisi, scherzosamente presa in giro, affettuosamente se ne mostrano i limiti, su tutto l’inadeguatezza di un uomo che sa quanto il potere ci spersonalizzi, ci privi.
Su tutto aleggiano non viste le virtù teologali, la fede, la speranza, la carità,
su tutto aleggia l’inadeguatezza dell’uomo, della psicoanalisi, scherzosamente presa in giro, affettuosamente se ne mostrano i limiti, su tutto l’inadeguatezza di un uomo che sa quanto il potere ci spersonalizzi, ci privi.
Un potere che vuole
troppo, prende troppo, un ruolo assoluto.
C’è una riconsiderazione importante sulla fragilità, sulla difficoltà, sulla non sempre lineare accettazione di un incarico.- Ne sarò capace? Lo voglio?-
Chi non si pone domande simili veleggia felice nei mari della supponenza, della prosopopea, dell’assolutismo, della prevaricazione, non vedendo affatto la linea dell’orizzonte davanti a sé.
Habemus papam, un papa che non vuole condurre, che vuole essere condotto, come noi, come tutti, per mano, da una mano che vogliamo non ci lasci mai.
La nostra fede
Ippolita Luzzo C’è una riconsiderazione importante sulla fragilità, sulla difficoltà, sulla non sempre lineare accettazione di un incarico.- Ne sarò capace? Lo voglio?-
Chi non si pone domande simili veleggia felice nei mari della supponenza, della prosopopea, dell’assolutismo, della prevaricazione, non vedendo affatto la linea dell’orizzonte davanti a sé.
Habemus papam, un papa che non vuole condurre, che vuole essere condotto, come noi, come tutti, per mano, da una mano che vogliamo non ci lasci mai.
La nostra fede