mercoledì 27 aprile 2016

Mario Borghi Le Cose dell'Orologio

Ed eccomi. Ringrazio l'autore che mi permette di leggere questo scritto quasi "demenziale" e "delirante" in senso cinematografico.
Uno scritto disarticolato e mescolato con tanti suggestioni.
Siamo in un poliziesco, in un noir, in un giallo, in un saggio filosofico o in un racconto scritto per divertimento?
Non sciogliamo quasi mai la domanda.
Ci sono alcuni passaggi in cui ti chiedi se l'autore scrivendo abbia proprio detto:"valutate bene se e come fidarvi delle apparenze, anche se tutto questo potrebbe essere, più o meno, successo. Più più che meno" ed ancora 
"Gli errori/riemergono sempre/minacciosi ed imponenti/come iceberg di cobalto/dall'oceano del passato/pericolosi se scaldati dal sole vagano/cozzano quando meno ci si aspetta/contro i vascelli
ove viaggiamo ingenui/credendoci al sicuro/in un attimo possono rovinarti/o salvarti la vita."
La scomparsa dell'orologio dalla stazione centrale, rubato per essere portato in un loft, la mansarda dello strano ladro di oggetti ormai dismessi e già considerati inutili, sta sullo sfondo di un racconto con le lancette anch'esse all'incontrario. Troppi generi si avvicendano ed anche se io prendo il filo e lo conservo, mi ritrovo lo stesso un po' disorientata. “Gli artigiani d’un tempo erano degli artisti”
 Amerigo Erthel, orologiaio per sempre, ed infatti  ritrovo il filo ed:eccoti- faccio soddisfatta, leggendo la poesia nel racconto. 
“Allo scoccar dell’imprevista ora
le parole diventan giuste,
l’idea divien superiora
e il fato adopra le fruste

ché gli oggetti decidan detentori
e non viceversa accada
a nulla servan né forza da tori
né intelligenza di sciarada.

“Tutti guardavano smarriti e attoniti la staffa sulla quale fino a poco tempo prima c’era l’orologio. Anch'essa rischiava la rimozione, perché – si vociferava – quello nuovo avrebbe necessitato di altri sostegni. Ma nessuno lo voleva, quello nuovo. La gente rivoleva quello di prima, quello che aveva segnato gran parte dei momenti della loro vita: ritardi e anticipi, arrivi e partenze, corse e pianti.

L'idea senz'altro originale e simpatica che dovrebbe essere rimontata, dopo essere stata fatta a pezzi come l'orologio, da un attento e certosino lavoro che riesca a mettere a posto la lancetta che va indietro, nei rimandi letterari che piacquero all'autore. Quella stazione si può riprendere con ben altri esiti, e riportare l'orologio funzionante al tempo che fu
 "La stazione, il mondo, tutte le situazioni e tutte le circostanze rimasero in sospeso davanti a loro, prima dell’accelerazione naturale del compimento. Nell'esatto punto in cui la radice diventa tronco e il tronco diventa ramo"

Ed è questo l'augurio che faccio all'autore, che sappia collegare gli ingranaggi come l'orologio fa andare i treni nella stazione delle nostre letture. Con il saluto della Litweb 


6 commenti:

Luciana ha detto...

Scusa, ma lo hai letto il libro oppure lo hai sfogliato velocemente, giusto il tempo di inserire tutti quei copiaincolla?

Luciana ha detto...

Ah, scusa, vedo solo ora che sei la REGINA della litweb, scusa se mi sono permessa di mettere in dubbio la tua egal parola!!!!

Sempre io Melis ha detto...

?? Cancelli i commenti??

Ippolita Litweb ha detto...

Io lascio proprio i commenti, più sono come questi più li lascio. Solo che, non avendo aperto il blog, mi sono accorta ora di aver suscitato la discussione. Ok. Un caro saluto per sempre tante letture. Ogni mio pezzo, pezzo, non recensione, è una lettura sul testo.

Luciana ha detto...

Secondo me non li leggi bene, dovresti sforzarti un po' di più, se non altro per esprimerti TU in maniera chiara, visto che non si capisce nulla di ciò che hai scritto.

Vincenzo Orta ha detto...

Io di questa recensione non ci ho capito un'acca secca. Ma sono frasi estrapolate a caso dal libro?