martedì 5 settembre 2023

Profughi Dieci storie vere raccontate da Piergiorgio Paterlini


 Mi ricordo di aver richiesto io questo libro fuori commercio, non si acquista in libreria ma si fa richiesta su mail e lo manderanno a chi vuole conoscere storie di migranti accolti nel Comune di Reggio Emilia.

Il libro nasce all'interno del progetto Siproimi ex Sprar del Comune di Reggio Emilia gestito dalla cooperativa Dimora d'Abramo a dieci anni dalla nascita del progetto.

Luigi Codeluppi, presidente di Dimora d'Abramo cura la premessa al libro, spiegando la nascita di questa raccolta di testimonianze tra il 2019 e il 2020, e poi alla pubblicazione con Refugees Stories. Si sono creati video e interviste che hanno coinvolto i rifugiati ospiti del progetto. 

Siproimi significa Sistema per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati  e in Italia è stato istituito per legge nel luglio 2002 come Sprar e poi Siproimi dal 2018,

La legge ha purtroppo modificato alcuni aspetti come l'abolizione della protezione umanitaria e ha ridimensionato le potenzialità di inserimento sociale dei migranti non solo dei rifugiati ma anche dei richiedenti asilo. 

Nella provincia di Reggio Emilia sono attivi quattro progetti.

Nella introduzione Piergiorgio Paterlini ci racconta come sia stato coinvolto dal progetto essendo già lui col suo primo libro uno scrittore che vuole dare voce agli invisibili. Essere raccontati, lui ci dice, essere raccontati correttamente e diventare correttamente visibili equivale al diritto di vivere. 

Un libro testimonianza, dove parlano i protagonisti, un libro parlante e le storie sono tutte a lieto fine, come le fiabe, o almeno quasi come le fiabe. Sono dieci storie per la maggior parte di minorenni che scappano, scappano per sopravvivere.

Dal Mali B.S. comincia a scappare a 11 anni, vuole studiare ma la scuola non esiste nel suo piccolo villaggio vicino al fiume. Deve andare in città da solo, lo prende in consegna un uomo su un carretto e dopo cinque ore di cammino al buio il bambino viene lasciato dove passa l'autobus. Il bambino finalmente dopo altre sette ore di viaggio giunge in città e non trova nessuno ad attenderlo. Non può nemmeno ritornare indietro perché non ha la somma necessaria e comincia a camminare a camminare finché non verrà ospitato e sfruttato altri quattro anni. Quando ha 15 anni scopre che la sua mamma non è la sua mamma, e che suo padre era uno famoso ma era morto, era morta la madre e lui non aveva nessuno più al Mali. Parte per la Libia, poi scappa dall'inferno della Libia e sbarca a Lampedusa. Infine giunge a Reggio Emilia. Ha studiato, è diventato metalmeccanico, vorrebbe continuare gli studi ma aspetta di avere i documenti a posto e si augura di poter studiare. 

Vorrei raccontarvi le dieci storie come quella di Shakawat Hossain dal Bangladesh anche lui già a nove anni si trova capofamiglia, essendo morto il padre. Anche lui scappa e la madre paga per farlo scappare, per farlo scappare in Libia dove c'è l'inferno in terra. Ho l'incubo della Libia io e leggendo le testimonianze ancor di più mi atterrisco. Adesso lui è scappato dalla Libia e gli piace molto l'Italia, un paese tranquillo, dice. Ora ha 18 anni ed è rinato in Italia. 

Sarebbe bellissimo che conosceste la storia dei tuareg, la storia di Saman, dal deserto del Tuareg, o le storie dal Congo, dalla Gambia, la storia di Aliou Toure dal Mali, a lui hanno bombardato la casa, uccisi i genitori nel 2012. 

Lui quasi non vedente  è riuscito a scappare. Lui è un musicista ed è in Italia da quattro anni, ha 25 anni, è fuggito ed ha attraversato il Niger e poi la Libia. Ha visto morire di sete un suo compagno e poi resta quattro anni nell'orrore della Libia. Come sia possibile che esistano atrocità legali come in Libia mi sembra assurdo ma magari anche se di meno le atrocità stanno dappertutto!

Finalmente arriva a Reggio Emilia e non ha più paura. 

Leggo e rileggo e se vi metterò mail affinché le loro parole vi giungano. Ringrazio Piergiorgio Paterlini, sensibile scrittore che sa come sia vero che la scrittura può diventare un grimaldello per scardinare pregiudizi, una bellissima opportunità per conoscere, una consolazione e un riscatto. 

Il libro si può richiedere a  segreteria@dimoradabramo.it.

Dal mio post su facebook "Mar Rosso - 2  collana ideata da Piergiorgio Paterlini.

Dare voce agli invisibili. Piergiorgio Paterlini intervista e poi trasforma il tutto in un dialogo fra chi viene intervistato e noi. Noi così siamo l’altro, l’altro che ascolta la storia dal raccontata dal protagonista. Alcuni ragazzi giovanissimi che sono scappati dall’Africa e sono giunti in Italia, perché per loro l’Italia è il bel paese. Storie terribili di miserie e di guerra, il bel popolo dei tuareg che viene decimato, storie che finiscono bene per fortuna, almeno queste, storie che amerete conoscere se ne farete richiesta. L’edizione è fuori commercio, una lettura utilissima per dissipare ogni razzismo, ogni pregiudizio. Siamo tutti fratelli."

Ippolita Luzzo 

lunedì 7 agosto 2023

Francesco Permuniam Tutti Chiedono Compassione


S-Confini è una collana di attraversamenti e smarrimenti diretta da Fabrizio Coscia per Editoriale Scientifica. Sei i titoli precedenti: da Andrea Di Consoli Tutte queste voci che mi premono dentro, a Luca Doninelli Panico, passando per Francesco Borrasso Isula, Fabrizio Coscia Nella notte il cane, Renzo Paris Il picchio rosso, Rossella Pretto La vita incauta.

Mi piace ripetere i titoli per evidenziare le scelte tra un diario di viaggio e  un taccuino di appunti, andando oltre i generi letterari, sconfinando proprio. 

Sconfinando Permuniam  trova il suo modo per ritrovare frammenti pubblicati trent'anni fa e appunti di un reportage fotografico in Polesine con Mario Dondero avvenuto tra il 2012 e il 2013. 

Trova posto infine l'intervista che Antonio Gnoli fa a Permuniam uscita sulla Repubblica il 24 gennaio 2013 proprio per testimoniare l'incontro con Mario Dondero. 

La seconda parte di questo libro si chiama L'angelo di Dondero e racconta come Francesco Permuniam abbia chiesto a Mario Giacomelli prima e poi ad altri fotografi di ritrarre i luoghi che furono teatro della Resistenza polesana, Giacomelli non se la sentiva, non voleva aggiungere i suoi fantasmi a quelli di Permuniam ed anche altri fotografi rifiutarono.

"La memoria e l'oblio si sa trovano il loro punto di equilibrio nell'immagine fotografica" ma proprio quando Francesco Permuniam aveva perso le speranze ecco arrivare Mario Dondero con la sua Leica. Così Francesco può realizzare la promessa che un 25 aprile di molti anni prima, da liceale, aveva fatto ai morti della Resistenza. 

Vengono ritrovati i 42 cittadini fucilati davanti la casetta di un barbiere del polesine perché i fascisti non riuscivano a debellare i partigiani di quella zona. Ma bisogna leggere le pagine che scrive Permuniam per sapere la crudeltà, l'incredibile inanità di ciò che è avvenuto. 

Tutti chiedono comprensione, oramai e i fatti storici vengono ridisegnati per farli accettare,  o meglio Tutti chiedono compassione:  è questa una frase di Augusto Monterroso in Opere complete. " Tutti raccontano interminabilmente la loro storia, tutti chiedono compassione" 

Nella prima parte Permuniam riflette su il circo delle nevi, sulla neve artificiale sparata per consentire agli sciatori di divertirsi, su Una cosa ovvia e Nell'immane vocio della sera. Sono pezzi intimi e non, e soprattutto nei pezzi intimi  ci stiamo tutti, tutti noi ci sentiamo dimenticati. Io scrivo proprio per non essere dimenticata da me stessa, per avere una traccia. E nella noncuranza del tempo forse gli amici confondono chi noi siamo stati.

 Vi riporto ciò che Francesco scrive universalizzando il nostro rammarico "Più di un amico ha dimenticato il mio numero di telefono. E qualcuno perfino il mio nome... Messo in disparte dalla noncuranza del tempo, forse mi confondono con un altro che io fui, tanti anni fa." 

Vi invito a leggere e troverete In memoriam quanto richieda apprendistato lo scrivere, quanto non sia stata una passeggiata arrivare a scrivere e a riscrivere per ristrutturare un testo. Un apprendistato grazie all'incontro con Andrea Zanzotto e Maria Corti. 

Amatissimo Francesco Permunian in Tutti chiedono compassione. Microstorie, direi pezzi. Stupendamente in linea con tutti noi che leggiamo lui nel Il Regno della Litweb. 

Ippolita Luzzo 

lunedì 17 luglio 2023

Sognare l'architettura di Sacha Fornaciari


Dedicato a suo nonno architetto: "Gli scritti che compongono questa raccolta presuppongono alcune idee che avrebbero con ogni probabilità reso perplesso il nonno Pelloni, uomo dei Lumi, scienziato, costruttore di ponti e fortezze. Presuppongono innanzitutto che l’architettura possieda una valenza metafsica e che sia per questo connaturata al sogno. Presuppongono che la millenaria storia dell’architettura, delle arti e delle tradizioni del costruire costituisca un luminoso «non-dove», un mundus imaginalis all’interno del quale i moderni architetti possono (debbono?) dialogare con infinite schiere di opere, progetti, architetti e artefici di ogni tempo. Presuppongono di conseguenza che, oggi come in passato, il fare architettura possa (debba?) divenire un’avventura spirituale oltre che intellettuale."

Leggiamo questo delizioso libro sulla storia dell'architettura come sogno, come incanto, seguendo il mondo come volontà e  rappresentazione, seguendo le mani sottili degli architetti chini sul loro tavolo di disegno a segnare linee, a immaginare città, quartieri, ospedali, scuole, ordine e armonia e leggendo io conservo "Álvaro Siza Vieira, portoghese e fra i più importanti architetti contemporanei,  nell’introduzione ai suoi Scritti di architettura: «Per me l’esempio, nel pensare all’architettura, è sempre venuto dagli scrittori, e tra di loro i Poeti, artefici competentissimi del regesto e del sogno, abitanti della solitudine» Il fare architettura, come il fare poesia, è innanzitutto attività dello spirito, e perciò ineluttabilmente connaturato alla solitudine e al sogno. È per questo, credo, che molti architetti e molti poeti sono insonni" 

Scrivo sempre che la degenerazione del nostro vivere decentrato sia anche colpa di progetti che hanno distrutto e desertificato i centri storici di paesi e città dislocando in orribili periferie senza piazze e senza servizi, in orribili periferie senza armonia una popolazione infelice e senza identità e mi ritrovo nelle parole di Renzo Piano "Scrive Renzo Piano in Giornale di bordo (Passigli, Firenze 1997) che l’architettura è un’arte socialmente pericolosa, perché è un’arte che si impone alla comunità. Un brutto libro si può non leggere, una brutta musica si può non ascoltare, ma il brutto condominio davanti a casa lo vediamo per forza. La cattiva architettura, prosegue Piano, «impone l’immersione totale nella bruttezza, non dà scelta all’utente, e questa è una responsabilità grave, anche nei confronti delle generazioni future»."

Con nelle mani Le città invisibili di Italo Calvino, libro da me amatissimo e a volte imposto come libro di testo ai miei alunni, con negli occhi la città di Giovanbattista Alberti seguiamo il cambiamento nel tempo dell'uso dei materiali per costruire e il cambiamento di ciò che vuol dire oramai città: rifiuti, traffico, rumore, quasi un incubo. 

Ho seguito anch'io cantieri, sceglievo le mattonelle delle case in cooperativa, vedevo nascere nuclei abitati dove prima c'era campagna, ascoltavo le strane richieste dei committenti. Mio marito aveva un'impresa edile e prima lui aveva trascorso anni a disegnare in uno studio di architetti essendo geometra.

 So quindi di cosa parla Sacha Fornaciari in queste pagine ricchi di rimandi storici e filosofici, so cosa vuol dire il costruire con la calce e con la pietra e colgo la differenza fra le piccole chiese campestri di una volta e le asettiche chiese in costruzione nei nostri tempi senza fantasia "Esistono, in Italia e in Europa, migliaia e migliaia di piccole bellissime chiese campestri che, immerse nel verde, attendono con impazienza la festa del loro santo titolare, sovente l’unica occasione dell’anno in cui fra le loro mura ben costruite si sentono risuonare i canti delle liturgie." e nel ricordare i lavori di restauro Sacha ci racconta del restauro della casa di Pierluigi Cappello, poeta amatissimo, paraplegico per un incidente d'auto, e nel chiudere questi miei veloci appunti su un libro che vi consiglio e che amerete mi piace chiudere con i versi di Rilke "Ma in sogno a volte percorro con lo sguardo dalle fondamenta al culmine d’oro del tetto tutto il tuo spazio E vedo i miei sensi creare e plasmare gli ultimi fregi." I versi di Rilke metafora della ricerca di Dio da parte dell’uomo, nella costruzione che accomuna l'opera del creato alla attività dell'uomo.

Ippolita Luzzo 

Christiano Sacha Fornaciari, architetto, è nato a São Paulo del Brasile nel 1962. Si è laureato all’Istituto universitario di architettura di Venezia, dove è stato allievo di Massimo Cacciari per gli studi di estetica e di Franco Rella per gli studi di letteratura artistica. Componente della Consulta per l’arte sacra dell’arcidiocesi di Udine, si è perfezionato in Architettura e arte per la liturgia presso la Facoltà di sacra liturgia del Pontificio ateneo Sant’Anselmo in Roma.

venerdì 7 luglio 2023

Giuseppe Semeraro Apocalisse Apocrifa


Giuseppe Semeraro Apocalisse apocrifa. 

Dagli Affreschi di Galatina, qui sono suddivisi nei seguenti cicli pittorici, prendendo come guida la loro collocazione, topica, partendo dall’ingresso centrale e procedendo verso l’abside il ciclo dell’Apocalisse, sulle pareti e sulla volta della prima campata; Lungo le pareti della prima campata e in controfacciata sono affrescate le Scene dell'Apocalisse, che costituiscono il ciclo più vasto di tutta la chiesa. Esse introducono la narrazione nelle vele della prima campata, evocando i temi più importanti e le principali allegorie dell'Apocalisse di Giovanni. 

Secondo l'esegeta francese Paul Beauchamp "la letteratura apocalittica nasce per aiutare a sopportare l'insopportabile".

Seguendo la numerazione nella Bibbia il 7 indica completezza, per cui l'enumerazione di 7 esempi rappresenta la totalità. 

 In Apocalisse apocrifa sette sigilli, versi sul dramma e la tragedia, versi di pensosa adesione alla apocalisse come rivelazione, versi simbolici. 

Nel Prologo "Ho avuto fame, ho avuto sete, "eppure " questo è il canto di chi spera, di chi conosce la giustizia dell'attesa, il canto dell'eterna pazienza, di chi aspetta l'inizio nella fine.

I Sigillo - Babilonia "i suoi giardini muoiono d'inedia, urlano le sue prigioni, chiude i suoi porti, spranga le porte allo straniero. 

nel mentre seccano i suoi prati , le sue ville, è tempo del travaso, è tempo che ogni cosa trabocchi di bene.

Ogni sigillo da Babilonia a Le anime, La morte, Mare, Soldati, La Bestia, Dio, inizia con immagini terribili ma termina con il bene a trionfare. Per un attimo eterno tutti sentimmo il bene fummo tutti stelle appese al cielo

e nell'Epilogo la vittoria. Sarà la fine che scriverà un nuovo inizio, sarà un'apocalisse di nascita. Mi sembra di risentire Tiziano Terzani qui 

E poi leggiamo Altare materno e Canto notturno di un migrante nell'Asia riecheggiando Leopardi e con Leopardi diciamo "Più felice sarei candida luna se imparassi a far tacere questa speme"

Noi con Giuseppe nel nostro canto

Ippolita Luzzo 



Giuseppe Semeraro (Pezze di Greco, 1973) vive a Lecce. È attore e regista, fondatore della compagnia teatrale Principio Attivo Teatro con la quale ha realizzato diversi spettacoli. Ha pubblicato La Cantica del Lupo (2004), Due parole in croce (2015), A cosa serve la poesia (con Gianluigi Gherzi,  2017), La manutenzione della solitudine (2019), A cosa serve la poesia, un diario (2019),  Requiem per gli ulivi (2020), Da qui a una stella (2021), Mappa dei luoghi selvatici (con Gianluigi Gherzi, 2022).Il testo dell’Apocalisse Apocrifa ha debuttato sotto forma di spettacolo nella Cattedrale di Santa Caterina a Galatina con le musiche originali del compositore Giuseppe Gigante che ora è un testo pubblicato da Les Flaneurs.


mercoledì 21 giugno 2023

Pasti caldi giù all'ospizio


Pasti caldi giù all'ospizio a cura di Roberto Addeo
  Transeuropa 

" Il titolo di questa antologia mi è stato proposto da Giovanni Succi, che non finirò mai di ringraziare. Pasti caldi giù all’ospizio, omaggio al compianto Simone Cattaneo" legando da subito anziani nelle case di riposo con un brodo di pastina per cena e i giovani che ancora non sanno. Così scrive Roberto Addeo nell'introduzione e continua 

"In proposito, esaustive le parole di Succi: «E che valga anche come monito: con la scrittura in versi, novantanove volte su cento la prospettiva sarà quella e, anzi, se davvero un ospizio poi ci sarà ancora, sarà una gran cosa. Una bella tavolata di brodini caldi sarà tutto grasso che cola.»" 

Una antologia di autori che va dalla prosa alla poesia e raccoglie varie suggestioni: citando a caso gli autori già letti e altri conosciuti grazie a questa raccolta potrei ricordare Antonio Bux, Ilaria Palomba, David La Mantia, Vincenzo Pardini, Ivan Crico, Franz Krauspenhaar, Davide Bregola, Sergio Daniele Donati, Matteo Fais, Alessandro Corso, Pasquale Allegro, Letizia Cuzzola. 

Da Davide Bregola vorrei riportare un incipit per dire che questa è una raccolta che va oltre ogni regionalismo, ed oltre lo sbarramento dell'età, e con lui e con tutti noi va il nostro no ai tempi e a questo tritatutto che sembra sia diventato il capitalismo come mercificazione di ogni prodotto umano, compresa la creazione, l'arte, la poesia. 

  "NO Tornerà di moda anche la vita, e allora non ci ricorderemo più com’era prima. Tornerà la ruggine sulle nostre cancellate, sulle inferriate, sui selfie fatti al mare. Le passeggiate. Mandiamoci dei meme augurando sofferenze, vegliamo tutto il giorno le mosche sulle mani. I fiori in plastica hanno profumi inebrianti. Attacchi di panico costanti. C’è un uomo sullo schermo, dà lezioni di morale. Cambia inflessione in base alla platea: diventa veneto, campano, calabrese per timpani abituati a obbedire. Convenzioni."

La raccolta fatta da Roberto Addeo è molto altro, soprattutto il lavoro di intercettare e non disperdere la voglia di dialogo e di conoscere fatto con disponibilità e attenzione per una casa editrice molto interessante. Transeuropa edizioni rifondata nel 2003 da Giulio Milani, e voglio proprio ricordare poche righe per farvi conoscere come si possa resistere all'usuale e scegliere invece sentieri non battuti, come diceva Laborit " la sigla editoriale Transeuropa ha accresciuto di anno in anno il proprio catalogo, passando dalle 3 pubblicazioni del 2004 ai 20 titoli proposti nel corso del 2008, i 26 del 2009, i 33 del 2010, i 40 del 2011. . La storica attenzione della casa editrice per il nuovo, l’inedito, il diverso e il non catalogato in ambito narrativo, si è nel tempo estesa alla poesia e alla saggistica di proposta – mai trattate in precedenza – raggiungendo importanti collaborazioni con pensatori di fama internazionale come René GirardGianni Vattimo e Slavoj Žižek."

E chiudo ritornando a Simone Cattaneo che dopo aver servito pasti caldi giù all'ospizio si infila un cappello di carta e va a giocare per centrare un doppio sei e poter comprare un alone di sole e un po' di colore. Anche noi ci auguriamo di centrare un doppio sei e forse già lo abbiamo fatto se siamo qui a scriverne insieme

"Appena terminato di servire pasti caldi giù all’ospizio/mi infilo un cappello di carta con le orecchie foderate di pecora e/mi imbuco nel solito bar ad osservare fumi grassi attraversare/le finestre a forma di rombo e i feti sottoaceto nei vetri./Tre Negroni e due Campari e poi di corsa fin dietro il vecchio ufficio postale/dove ormai solo cinesi e egiziani giocano a dadi/sperando di centrare un doppio sei che mi permetta di comprare/ogni alone di sole/e qualsiasi milligrammo di colore."

(da Made in Italy, Simone Cattaneo, Atelier, 2008)

Ippolita Luzzo 



lunedì 19 giugno 2023

La sperta e la babba di Giovanna Di Marco


"Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode." da  Gesualdo Bufalino, “Cento Sicilie” in cui lo scrittore ci mostra le tante anime dei siciliani, un impasto di razze e costumi, un vero luogo ibrido. Anche qui in questi due racconti vediamo due persone diverse per ideologie e valori, due periodi storici la fine dell’‘800 e l’inizio degli ’80 del secolo scorso, due donne, Lucia furba e Concetta socialista di origine albanese.

La Sperta e la Babba, Caffèorchidea editore, è l’esordio letterario di Giovanna Di Marco, e proprio l'autrice nell'intervista rilasciata ad Alessandra Farro per Il Mattino di Napoli ci dice:" Mentre scrivevo, è emerso un altro aspetto del mio passato che parlava un’altra lingua, nel senso stretto del termine. Mio padre apparteneva alla minoranza arbëresh, ovvero alla comunità albanese della Sicilia. Durante la scrittura della storia, mi sono resa conto che ognuno di noi è fatto di store diverse, composte da due entità diverse che si uniscono in noi."

Grazia Pulvirenti fa una bellissima lettura del libro di Giovanna di Marco su Letteratitudine e vi allego il link https://letteratitudinenews.wordpress.com/2023/06/06/la-sperta-e-la-babba-di-giovanna-di-marco-caffeorchidea/

Le due voci evocano e danno forma linguistica e spessore antropologico a due luoghi, Piana degli Albanesi, con la sua comunità arbëresh e la sua lingua primigenia, con il culto greco, e poi con la dedizione alla militanza socialista della babba; le zone di Caltanissetta e Racalmuto, con le sue zolfatare, e poi Palermo, con le sue miserie e grandezze, città dove Lucia decide di espatriare per dare un destino migliore alla propria famiglia."

Io l'ho letto come un dono grande, come un dialogo bello con l'autrice, che mi sembra di conoscere da amica, e con lei ho concluso il viaggio a Palermo, approdo di tanti "pedincretati" così vengono chiamati dai Palermitani doc coloro che arrivano a Palermo dalla provincia o da altre provincie della Sicilia. Sempre il benvenuto è difficile per i nuovi arrivati. 

Ho insegnato in un paese arbëresh e so come hanno a cuore il mantenimento della lingua e delle tradizioni.

Entrambe le storie, al di là delle differenze hanno in comune lo sciupio di esistenze femminili addette alla cura dei figli, figli che morivano, come Lucia ci racconta, e di tante gravidanze, di continue nascite, di oppressione familiare, di condizionamenti. 

Sempre ci chiediamo come sia possibile e solo leggendo ci accorgiamo come sia stato possibile all'interno di un'isola o all'interno di un qualsiasi altro territorio trovare la voglia di esistere malgrado le costrizioni. 

Vicinzino, che poi sposerà Lucia,  per scappare dalla guerra si inietta nelle vene cose strane, così si ammalerà di flebite, poi avrebbe voluto farsi saltare un dito e si sarebbe fatto passare per mutilato di guerra. Non riesce nell'impresa ma il suo motto rimane:

" Meglio signaliato ma vivo." 

Ecco io così avrei voluto dare il titolo al mio pezzo su questo libro, un libro che ama la Sicilia, il suo linguaggio, la sua storia, ma sa quanto abbia chiesto ai suoi abitanti per viverci. 

Meglio signaliato ma vivo è l'arte di arrangiarsi, di farcela ancora in barba al destino, ai potenti che decidono guerre, a chi ignora i bisogni essenziali. 

Ippolita Luzzo 



Giovanna Di Marco (1978), storico dell'arte e insegnante di Lettere. Vive e lavora a Palermo. Suoi racconti sono apparsi su riviste e collettanee.

giovedì 20 aprile 2023

Anna Vallerugo SatisfictionBook Una Bellezza vertiginosa


 Anna Vallerugo, giornalista e traduttrice, è redattrice di Satisfiction  "la prima rivista di critica letteraria che rimborsa i libri consigliati. Satisfiction è la prima rivista gratuita, ma mai scontata.  Ogni giorno, da anni, propone inediti di grandi scrittori classici e contemporanei. Oltre a centinaia di recensioni, sempre aggiornate, e decine di rubriche tenute dalle maggiori firme del panorama critico e narrativo italiano." 

Ideata da Gian Paolo Serino, Diretta da Gian Paolo Serino e Paolo Melissi, Anna Vallerugo fa parte della redazione. 

 Il volume comprende oltre cinquanta recensioni e saggi brevi scritti tra il 2015 e il 2021 per la rivista di critica letteraria  tra le più note in Europa per avere ospitato grandi firme della critica italiana e la pubblicazione di centinaia di inediti di importanti scrittori del presente e del passato.

La Rivista letteraria è nata vent'anni fa e nel corso degli anni ha raccolto intorno a sé una schiera di collaboratori fra cui Anna Vallerugo, una delle più lette e preziose collaboratrici, dice Paolo Melissi nella sua prefazione alla raccolta. Ricorda infatti come della recensione su Luciano Bianciardi La Vita agra in poche ore si giunse a quarantamila visualizzazioni, un vero proprio record. Nel libro sono presenti anche sei recensioni apparse sulla rubrica "Punto di svolta" che ora credo non ci sia più. 

Anna ha recensito, fra gli altri, I famelici di Davide D'Urso, Alessandro Cinquegrani Pensa il risveglio, Raffaele Mangano La Colpa, Daniele Petruccioli La casa delle madri, libri di cui ho scritto anch'io, non certo con l'intento di farne recensioni, ma solo come un tuffo, come un atto d'amore verso la lettura. Recensioni sono quelle di Anna che indaga sullo stile, sulla struttura del testo, che analizza e ci ridà la comprensione del lavoro creativo dello scrittore. 

Dico sempre che ora vediamo troppe recensioni sui libri, non sono ovviamente recensioni, sono pareri, sono chiacchiere fatte per parlare di un libro, invece se si vuole sapere come dovrebbe essere una recensione allora è bene che leggano questo libro. 

Negli anni Anna Vallerugo ha parlato e scritto sia di autori grandissimi ma anche di esordi letterari, di autori che abbiamo amato insieme dando loro fiducia: Francesca Borrasso La bambina celeste, Martino Ciano Zeig, Crocifisso Dentello Finché dura la colpa. 

Nel leggere i nomi di tanti autori presenti qui nel blog Il regno della Litweb mi rendo conto che dovrei citarne ancora moltissimi e ciò mi conferma che con Anna abbiamo uno stesso terreno di riferimento e di ciò sono orgogliosa, non per nulla insieme facciamo parte della giuria del Premio Brancati. 

La Casa Editrice Arkadia, sempre attenta a pubblicare scritture sorprendenti, penso per esempio a Michele Zatta con Forse un altro, scritture di grande qualità artistica, non per niente molti dei loro libri vengono candidati in prestigiosi premi, ora con questa pubblicazione dimostra quanto sia valido il lavoro continuo di piccole e medie case editrici indipendenti per preservare l'originalità di espressione e la creatività propria del genio italiano. 

Le case editrici di cui Anna ha scritto sono moltissime ed ovviamente sono presenti anche le grandi come Einaudi, Bompiani, Feltrinelli, ma soprattutto troviamo perle dell'editoria come Miraggi, TerraRossa, Inschibboleth. 

Ma farei un torto a non nominare tutti quindi vi rimando al libro di Anna Vallerugo ora accanto a me, ma da tempo ormai un manuale da consultare dovrebbe essere per chi si accinge a fare la critica letteraria come si deve. 

Ippolita Luzzo