lunedì 17 luglio 2023

Sognare l'architettura di Sacha Fornaciari


Dedicato a suo nonno architetto: "Gli scritti che compongono questa raccolta presuppongono alcune idee che avrebbero con ogni probabilità reso perplesso il nonno Pelloni, uomo dei Lumi, scienziato, costruttore di ponti e fortezze. Presuppongono innanzitutto che l’architettura possieda una valenza metafsica e che sia per questo connaturata al sogno. Presuppongono che la millenaria storia dell’architettura, delle arti e delle tradizioni del costruire costituisca un luminoso «non-dove», un mundus imaginalis all’interno del quale i moderni architetti possono (debbono?) dialogare con infinite schiere di opere, progetti, architetti e artefici di ogni tempo. Presuppongono di conseguenza che, oggi come in passato, il fare architettura possa (debba?) divenire un’avventura spirituale oltre che intellettuale."

Leggiamo questo delizioso libro sulla storia dell'architettura come sogno, come incanto, seguendo il mondo come volontà e  rappresentazione, seguendo le mani sottili degli architetti chini sul loro tavolo di disegno a segnare linee, a immaginare città, quartieri, ospedali, scuole, ordine e armonia e leggendo io conservo "Álvaro Siza Vieira, portoghese e fra i più importanti architetti contemporanei,  nell’introduzione ai suoi Scritti di architettura: «Per me l’esempio, nel pensare all’architettura, è sempre venuto dagli scrittori, e tra di loro i Poeti, artefici competentissimi del regesto e del sogno, abitanti della solitudine» Il fare architettura, come il fare poesia, è innanzitutto attività dello spirito, e perciò ineluttabilmente connaturato alla solitudine e al sogno. È per questo, credo, che molti architetti e molti poeti sono insonni" 

Scrivo sempre che la degenerazione del nostro vivere decentrato sia anche colpa di progetti che hanno distrutto e desertificato i centri storici di paesi e città dislocando in orribili periferie senza piazze e senza servizi, in orribili periferie senza armonia una popolazione infelice e senza identità e mi ritrovo nelle parole di Renzo Piano "Scrive Renzo Piano in Giornale di bordo (Passigli, Firenze 1997) che l’architettura è un’arte socialmente pericolosa, perché è un’arte che si impone alla comunità. Un brutto libro si può non leggere, una brutta musica si può non ascoltare, ma il brutto condominio davanti a casa lo vediamo per forza. La cattiva architettura, prosegue Piano, «impone l’immersione totale nella bruttezza, non dà scelta all’utente, e questa è una responsabilità grave, anche nei confronti delle generazioni future»."

Con nelle mani Le città invisibili di Italo Calvino, libro da me amatissimo e a volte imposto come libro di testo ai miei alunni, con negli occhi la città di Giovanbattista Alberti seguiamo il cambiamento nel tempo dell'uso dei materiali per costruire e il cambiamento di ciò che vuol dire oramai città: rifiuti, traffico, rumore, quasi un incubo. 

Ho seguito anch'io cantieri, sceglievo le mattonelle delle case in cooperativa, vedevo nascere nuclei abitati dove prima c'era campagna, ascoltavo le strane richieste dei committenti. Mio marito aveva un'impresa edile e prima lui aveva trascorso anni a disegnare in uno studio di architetti essendo geometra.

 So quindi di cosa parla Sacha Fornaciari in queste pagine ricchi di rimandi storici e filosofici, so cosa vuol dire il costruire con la calce e con la pietra e colgo la differenza fra le piccole chiese campestri di una volta e le asettiche chiese in costruzione nei nostri tempi senza fantasia "Esistono, in Italia e in Europa, migliaia e migliaia di piccole bellissime chiese campestri che, immerse nel verde, attendono con impazienza la festa del loro santo titolare, sovente l’unica occasione dell’anno in cui fra le loro mura ben costruite si sentono risuonare i canti delle liturgie." e nel ricordare i lavori di restauro Sacha ci racconta del restauro della casa di Pierluigi Cappello, poeta amatissimo, paraplegico per un incidente d'auto, e nel chiudere questi miei veloci appunti su un libro che vi consiglio e che amerete mi piace chiudere con i versi di Rilke "Ma in sogno a volte percorro con lo sguardo dalle fondamenta al culmine d’oro del tetto tutto il tuo spazio E vedo i miei sensi creare e plasmare gli ultimi fregi." I versi di Rilke metafora della ricerca di Dio da parte dell’uomo, nella costruzione che accomuna l'opera del creato alla attività dell'uomo.

Ippolita Luzzo 

Christiano Sacha Fornaciari, architetto, è nato a São Paulo del Brasile nel 1962. Si è laureato all’Istituto universitario di architettura di Venezia, dove è stato allievo di Massimo Cacciari per gli studi di estetica e di Franco Rella per gli studi di letteratura artistica. Componente della Consulta per l’arte sacra dell’arcidiocesi di Udine, si è perfezionato in Architettura e arte per la liturgia presso la Facoltà di sacra liturgia del Pontificio ateneo Sant’Anselmo in Roma.

venerdì 7 luglio 2023

Giuseppe Semeraro Apocalisse Apocrifa


Giuseppe Semeraro Apocalisse apocrifa. 

Dagli Affreschi di Galatina, qui sono suddivisi nei seguenti cicli pittorici, prendendo come guida la loro collocazione, topica, partendo dall’ingresso centrale e procedendo verso l’abside il ciclo dell’Apocalisse, sulle pareti e sulla volta della prima campata; Lungo le pareti della prima campata e in controfacciata sono affrescate le Scene dell'Apocalisse, che costituiscono il ciclo più vasto di tutta la chiesa. Esse introducono la narrazione nelle vele della prima campata, evocando i temi più importanti e le principali allegorie dell'Apocalisse di Giovanni. 

Secondo l'esegeta francese Paul Beauchamp "la letteratura apocalittica nasce per aiutare a sopportare l'insopportabile".

Seguendo la numerazione nella Bibbia il 7 indica completezza, per cui l'enumerazione di 7 esempi rappresenta la totalità. 

 In Apocalisse apocrifa sette sigilli, versi sul dramma e la tragedia, versi di pensosa adesione alla apocalisse come rivelazione, versi simbolici. 

Nel Prologo "Ho avuto fame, ho avuto sete, "eppure " questo è il canto di chi spera, di chi conosce la giustizia dell'attesa, il canto dell'eterna pazienza, di chi aspetta l'inizio nella fine.

I Sigillo - Babilonia "i suoi giardini muoiono d'inedia, urlano le sue prigioni, chiude i suoi porti, spranga le porte allo straniero. 

nel mentre seccano i suoi prati , le sue ville, è tempo del travaso, è tempo che ogni cosa trabocchi di bene.

Ogni sigillo da Babilonia a Le anime, La morte, Mare, Soldati, La Bestia, Dio, inizia con immagini terribili ma termina con il bene a trionfare. Per un attimo eterno tutti sentimmo il bene fummo tutti stelle appese al cielo

e nell'Epilogo la vittoria. Sarà la fine che scriverà un nuovo inizio, sarà un'apocalisse di nascita. Mi sembra di risentire Tiziano Terzani qui 

E poi leggiamo Altare materno e Canto notturno di un migrante nell'Asia riecheggiando Leopardi e con Leopardi diciamo "Più felice sarei candida luna se imparassi a far tacere questa speme"

Noi con Giuseppe nel nostro canto

Ippolita Luzzo 



Giuseppe Semeraro (Pezze di Greco, 1973) vive a Lecce. È attore e regista, fondatore della compagnia teatrale Principio Attivo Teatro con la quale ha realizzato diversi spettacoli. Ha pubblicato La Cantica del Lupo (2004), Due parole in croce (2015), A cosa serve la poesia (con Gianluigi Gherzi,  2017), La manutenzione della solitudine (2019), A cosa serve la poesia, un diario (2019),  Requiem per gli ulivi (2020), Da qui a una stella (2021), Mappa dei luoghi selvatici (con Gianluigi Gherzi, 2022).Il testo dell’Apocalisse Apocrifa ha debuttato sotto forma di spettacolo nella Cattedrale di Santa Caterina a Galatina con le musiche originali del compositore Giuseppe Gigante che ora è un testo pubblicato da Les Flaneurs.


mercoledì 21 giugno 2023

Pasti caldi giù all'ospizio


Pasti caldi giù all'ospizio a cura di Roberto Addeo
  Transeuropa 

" Il titolo di questa antologia mi è stato proposto da Giovanni Succi, che non finirò mai di ringraziare. Pasti caldi giù all’ospizio, omaggio al compianto Simone Cattaneo" legando da subito anziani nelle case di riposo con un brodo di pastina per cena e i giovani che ancora non sanno. Così scrive Roberto Addeo nell'introduzione e continua 

"In proposito, esaustive le parole di Succi: «E che valga anche come monito: con la scrittura in versi, novantanove volte su cento la prospettiva sarà quella e, anzi, se davvero un ospizio poi ci sarà ancora, sarà una gran cosa. Una bella tavolata di brodini caldi sarà tutto grasso che cola.»" 

Una antologia di autori che va dalla prosa alla poesia e raccoglie varie suggestioni: citando a caso gli autori già letti e altri conosciuti grazie a questa raccolta potrei ricordare Antonio Bux, Ilaria Palomba, David La Mantia, Vincenzo Pardini, Ivan Crico, Franz Krauspenhaar, Davide Bregola, Sergio Daniele Donati, Matteo Fais, Alessandro Corso, Pasquale Allegro, Letizia Cuzzola. 

Da Davide Bregola vorrei riportare un incipit per dire che questa è una raccolta che va oltre ogni regionalismo, ed oltre lo sbarramento dell'età, e con lui e con tutti noi va il nostro no ai tempi e a questo tritatutto che sembra sia diventato il capitalismo come mercificazione di ogni prodotto umano, compresa la creazione, l'arte, la poesia. 

  "NO Tornerà di moda anche la vita, e allora non ci ricorderemo più com’era prima. Tornerà la ruggine sulle nostre cancellate, sulle inferriate, sui selfie fatti al mare. Le passeggiate. Mandiamoci dei meme augurando sofferenze, vegliamo tutto il giorno le mosche sulle mani. I fiori in plastica hanno profumi inebrianti. Attacchi di panico costanti. C’è un uomo sullo schermo, dà lezioni di morale. Cambia inflessione in base alla platea: diventa veneto, campano, calabrese per timpani abituati a obbedire. Convenzioni."

La raccolta fatta da Roberto Addeo è molto altro, soprattutto il lavoro di intercettare e non disperdere la voglia di dialogo e di conoscere fatto con disponibilità e attenzione per una casa editrice molto interessante. Transeuropa edizioni rifondata nel 2003 da Giulio Milani, e voglio proprio ricordare poche righe per farvi conoscere come si possa resistere all'usuale e scegliere invece sentieri non battuti, come diceva Laborit " la sigla editoriale Transeuropa ha accresciuto di anno in anno il proprio catalogo, passando dalle 3 pubblicazioni del 2004 ai 20 titoli proposti nel corso del 2008, i 26 del 2009, i 33 del 2010, i 40 del 2011. . La storica attenzione della casa editrice per il nuovo, l’inedito, il diverso e il non catalogato in ambito narrativo, si è nel tempo estesa alla poesia e alla saggistica di proposta – mai trattate in precedenza – raggiungendo importanti collaborazioni con pensatori di fama internazionale come René GirardGianni Vattimo e Slavoj Žižek."

E chiudo ritornando a Simone Cattaneo che dopo aver servito pasti caldi giù all'ospizio si infila un cappello di carta e va a giocare per centrare un doppio sei e poter comprare un alone di sole e un po' di colore. Anche noi ci auguriamo di centrare un doppio sei e forse già lo abbiamo fatto se siamo qui a scriverne insieme

"Appena terminato di servire pasti caldi giù all’ospizio/mi infilo un cappello di carta con le orecchie foderate di pecora e/mi imbuco nel solito bar ad osservare fumi grassi attraversare/le finestre a forma di rombo e i feti sottoaceto nei vetri./Tre Negroni e due Campari e poi di corsa fin dietro il vecchio ufficio postale/dove ormai solo cinesi e egiziani giocano a dadi/sperando di centrare un doppio sei che mi permetta di comprare/ogni alone di sole/e qualsiasi milligrammo di colore."

(da Made in Italy, Simone Cattaneo, Atelier, 2008)

Ippolita Luzzo 



lunedì 19 giugno 2023

La sperta e la babba di Giovanna Di Marco


"Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode." da  Gesualdo Bufalino, “Cento Sicilie” in cui lo scrittore ci mostra le tante anime dei siciliani, un impasto di razze e costumi, un vero luogo ibrido. Anche qui in questi due racconti vediamo due persone diverse per ideologie e valori, due periodi storici la fine dell’‘800 e l’inizio degli ’80 del secolo scorso, due donne, Lucia furba e Concetta socialista di origine albanese.

La Sperta e la Babba, Caffèorchidea editore, è l’esordio letterario di Giovanna Di Marco, e proprio l'autrice nell'intervista rilasciata ad Alessandra Farro per Il Mattino di Napoli ci dice:" Mentre scrivevo, è emerso un altro aspetto del mio passato che parlava un’altra lingua, nel senso stretto del termine. Mio padre apparteneva alla minoranza arbëresh, ovvero alla comunità albanese della Sicilia. Durante la scrittura della storia, mi sono resa conto che ognuno di noi è fatto di store diverse, composte da due entità diverse che si uniscono in noi."

Grazia Pulvirenti fa una bellissima lettura del libro di Giovanna di Marco su Letteratitudine e vi allego il link https://letteratitudinenews.wordpress.com/2023/06/06/la-sperta-e-la-babba-di-giovanna-di-marco-caffeorchidea/

Le due voci evocano e danno forma linguistica e spessore antropologico a due luoghi, Piana degli Albanesi, con la sua comunità arbëresh e la sua lingua primigenia, con il culto greco, e poi con la dedizione alla militanza socialista della babba; le zone di Caltanissetta e Racalmuto, con le sue zolfatare, e poi Palermo, con le sue miserie e grandezze, città dove Lucia decide di espatriare per dare un destino migliore alla propria famiglia."

Io l'ho letto come un dono grande, come un dialogo bello con l'autrice, che mi sembra di conoscere da amica, e con lei ho concluso il viaggio a Palermo, approdo di tanti "pedincretati" così vengono chiamati dai Palermitani doc coloro che arrivano a Palermo dalla provincia o da altre provincie della Sicilia. Sempre il benvenuto è difficile per i nuovi arrivati. 

Ho insegnato in un paese arbëresh e so come hanno a cuore il mantenimento della lingua e delle tradizioni.

Entrambe le storie, al di là delle differenze hanno in comune lo sciupio di esistenze femminili addette alla cura dei figli, figli che morivano, come Lucia ci racconta, e di tante gravidanze, di continue nascite, di oppressione familiare, di condizionamenti. 

Sempre ci chiediamo come sia possibile e solo leggendo ci accorgiamo come sia stato possibile all'interno di un'isola o all'interno di un qualsiasi altro territorio trovare la voglia di esistere malgrado le costrizioni. 

Vicinzino, che poi sposerà Lucia,  per scappare dalla guerra si inietta nelle vene cose strane, così si ammalerà di flebite, poi avrebbe voluto farsi saltare un dito e si sarebbe fatto passare per mutilato di guerra. Non riesce nell'impresa ma il suo motto rimane:

" Meglio signaliato ma vivo." 

Ecco io così avrei voluto dare il titolo al mio pezzo su questo libro, un libro che ama la Sicilia, il suo linguaggio, la sua storia, ma sa quanto abbia chiesto ai suoi abitanti per viverci. 

Meglio signaliato ma vivo è l'arte di arrangiarsi, di farcela ancora in barba al destino, ai potenti che decidono guerre, a chi ignora i bisogni essenziali. 

Ippolita Luzzo 



Giovanna Di Marco (1978), storico dell'arte e insegnante di Lettere. Vive e lavora a Palermo. Suoi racconti sono apparsi su riviste e collettanee.

giovedì 20 aprile 2023

Anna Vallerugo SatisfictionBook Una Bellezza vertiginosa


 Anna Vallerugo, giornalista e traduttrice, è redattrice di Satisfiction  "la prima rivista di critica letteraria che rimborsa i libri consigliati. Satisfiction è la prima rivista gratuita, ma mai scontata.  Ogni giorno, da anni, propone inediti di grandi scrittori classici e contemporanei. Oltre a centinaia di recensioni, sempre aggiornate, e decine di rubriche tenute dalle maggiori firme del panorama critico e narrativo italiano." 

Ideata da Gian Paolo Serino, Diretta da Gian Paolo Serino e Paolo Melissi, Anna Vallerugo fa parte della redazione. 

 Il volume comprende oltre cinquanta recensioni e saggi brevi scritti tra il 2015 e il 2021 per la rivista di critica letteraria  tra le più note in Europa per avere ospitato grandi firme della critica italiana e la pubblicazione di centinaia di inediti di importanti scrittori del presente e del passato.

La Rivista letteraria è nata vent'anni fa e nel corso degli anni ha raccolto intorno a sé una schiera di collaboratori fra cui Anna Vallerugo, una delle più lette e preziose collaboratrici, dice Paolo Melissi nella sua prefazione alla raccolta. Ricorda infatti come della recensione su Luciano Bianciardi La Vita agra in poche ore si giunse a quarantamila visualizzazioni, un vero proprio record. Nel libro sono presenti anche sei recensioni apparse sulla rubrica "Punto di svolta" che ora credo non ci sia più. 

Anna ha recensito, fra gli altri, I famelici di Davide D'Urso, Alessandro Cinquegrani Pensa il risveglio, Raffaele Mangano La Colpa, Daniele Petruccioli La casa delle madri, libri di cui ho scritto anch'io, non certo con l'intento di farne recensioni, ma solo come un tuffo, come un atto d'amore verso la lettura. Recensioni sono quelle di Anna che indaga sullo stile, sulla struttura del testo, che analizza e ci ridà la comprensione del lavoro creativo dello scrittore. 

Dico sempre che ora vediamo troppe recensioni sui libri, non sono ovviamente recensioni, sono pareri, sono chiacchiere fatte per parlare di un libro, invece se si vuole sapere come dovrebbe essere una recensione allora è bene che leggano questo libro. 

Negli anni Anna Vallerugo ha parlato e scritto sia di autori grandissimi ma anche di esordi letterari, di autori che abbiamo amato insieme dando loro fiducia: Francesca Borrasso La bambina celeste, Martino Ciano Zeig, Crocifisso Dentello Finché dura la colpa. 

Nel leggere i nomi di tanti autori presenti qui nel blog Il regno della Litweb mi rendo conto che dovrei citarne ancora moltissimi e ciò mi conferma che con Anna abbiamo uno stesso terreno di riferimento e di ciò sono orgogliosa, non per nulla insieme facciamo parte della giuria del Premio Brancati. 

La Casa Editrice Arkadia, sempre attenta a pubblicare scritture sorprendenti, penso per esempio a Michele Zatta con Forse un altro, scritture di grande qualità artistica, non per niente molti dei loro libri vengono candidati in prestigiosi premi, ora con questa pubblicazione dimostra quanto sia valido il lavoro continuo di piccole e medie case editrici indipendenti per preservare l'originalità di espressione e la creatività propria del genio italiano. 

Le case editrici di cui Anna ha scritto sono moltissime ed ovviamente sono presenti anche le grandi come Einaudi, Bompiani, Feltrinelli, ma soprattutto troviamo perle dell'editoria come Miraggi, TerraRossa, Inschibboleth. 

Ma farei un torto a non nominare tutti quindi vi rimando al libro di Anna Vallerugo ora accanto a me, ma da tempo ormai un manuale da consultare dovrebbe essere per chi si accinge a fare la critica letteraria come si deve. 

Ippolita Luzzo 

domenica 16 aprile 2023

Ad Argo il cane di mia sorella

 L’unico cane che io abbia mai amato   29 maggio 2012

Si chiamava Gala, come la moglie di Dalì, come la compagna di Paul Eluard, Galatea, la donna amata da entrambi, la donna donna una donna tu sei…La musa delle loro opere.

Era un setter bianco con le macchie arancioni, finito fra le mie braccia, piccolo, ammalato di gastroenterite, la malattia che decima i cagnolini se non si interviene in tempo.

Per lei imparai a fare le punture ai cani eh, gli esseri umani si sono sempre rifiutati di farmi da cavia, per lei imparai a fare le flebo 

Per lei imparai a condividere con un cane passeggiate ed esigenze.

Non ero abituata, io solo una gatta bianca avevo avuto nell’infanzia, una gatta amatissima con la quale litigai quando lei uccise il cardellino che avevamo in gabbia.


Il mio cane diventò una bellissima cagnetta, affettuosa e felice fino a quando non passai di ruolo in un lontano paese del crotonese.

Io in esilio, lei agli arresti.

Mia madre tentò di tenerla ancora ma non fu possibile, non avevamo giardino e la cagnetta fu data

Ne rimanemmo straziati, mia madre dopo tempo andò a trovarla dal signore che la ospitava e tornò in lacrime.

Gala aveva saltato felice per tutto il tempo della visita… piango ancora ora, piango perché io non riuscii ad andare, non avrei potuto portarla con me  nei paesi assurdi dove poi insegnai 

Gala è morta, morta infelice in un luogo dove fu tenuta come un cane… letteralmente, come tengono qui i cani, alla catena, come tanti uomini ancora vivono e fanno vivere alla catena.

Mi rinnamorai  dopo moltissimi anni del primo cane di mia sorella,  Spillo, un labrador, affettuosissimo, un cucciolo, un amore, perduto in un attimo.

Quell’anno il natale lo passai nel garage di mia sorella a fare la flebo a Spillo, anche lui con una enterite fulminante, odiando i veterinari che non riuscivano a salvarlo.

Morì mentre io facevo la flebo.

Da allora non riesco più a guardare un cane con trasporto e Argo lo sa.-

Argo è il nuovo labrador di mia sorella.

Occhi verdi come mia nipote, pelo fulvo, arancio, elegante, calmo, mi saluta, ma io

-Argo, perdonami- mi rivolgo a lui- Tu non c’entri-

-Ti prego-


Qui con Argo https://www.facebook.com/AngelozziComunicazione/videos/561408487843168

16 aprile 2023 e riprendo questo pezzo stasera dopo tanto tempo, intanto Argo ha 15 anni e nel salutare salutiamo tutti i nostri cani, gatti, tartarughe, pesciolini rossi, tutti gli altri esseri viventi che hanno fatto parte della nostra casa

Ippolita  Luzzo 


sabato 25 marzo 2023

Piero Balzoni Vita degli anfibi


"Alla fine di settembre c'era stato uno scroscio di pioggia come non si vedeva da mesi e una parte del solaio, quella in cui una volta si lavorava il caglio, era venuta giù." stiamo in un caseificio dismesso e finiremo in un caseificio dismesso. Qui arriverà dalla Sicilia un ispettore nuovo con i baffi e la giacca sgualcita per fare le indagini sulla scomparsa del padre della bambina.

L'ispettore si chiama Domenico ed io rimango a tampinarlo mentre lui segue la pista dei debiti, di un'amante, per trovare il motivo di una scomparsa.
Dentro il lago e sull’altalena che va in alto e poi leggendo Vita degli anfibi di Piero Balzoni si scorda il tempo anzi diventa tutto attesa. Ho vissuto la lettura come un giallo, una scomparsa, una indagine, in casa della bimba presente al momento della scomparsa del padre arrivano gli investigatori ma non chiedono nulla a lei. Mi sembrava riecheggiare Simenon e ad ogni colpo di scena ad ogni movimento sospetto, ad ogni ritrovamento ero sempre ad aspettare la scoperta decisiva. Nulla più vi dirò se non che la voce narrante è proprio della bimba presente sul luogo della scomparsa e che essendo in alto lassù su un’altalena spinta dal padre nulla di più sa. 

"e il giorno in cui alla fine pensavo di aver capito che cosa fosse successo davvero, dove fosse mio padre e dove avremmo dovuto cercarlo dall'inizio, ero stata io a doverle chiedere scusa" dice la figlia alla madre, entrambe rimaste nell'assenza di un padre una, di un marito, l'altra. 

Dopo tre mesi di pioggia c'era stata una primavera corta e intanto il tempo avvolge oggetti e situazioni con una patina di polvere. sento l'assenza nell'aria, sento l'impossibilità di scoprire ormai cosa sia successo e quando noi lettori ci siamo arresi ecco che la vita ci sorprende sempre. 

Ci abituiamo alle mancanze e alle tante assenze, cresciamo invecchiamo nel tempo e intanto come gli anfibi ci trasformiamo, e rimarremo anche noi a ridere come le rane chissà. 

Leggetelo e cercatelo in libreria, già in ristampa è. Sono sicura che un film a breve diventerà

Ippolita Luzzo 



Piero Balzoni è nato a Roma, il quindici maggio del 1980. Regista e sceneggiatore per il cinema e la televisione, nel 2005 si è laureato in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Roma la Sapienza. Vincitore del primo premio Minerva d’Oro al festival La Città in Corto con il cortometraggio “I tre lati del cerchio”, e del premio Roma Videoclip 2009, finalista al festival di Cinecittà Holding. Ha realizzato documentari, cortometraggi, spot e videoclip per diverse produzioni italiane. Dal 2010 collabora con la Taodue Film.

 Filmografia dal 2000:

2021 » doc Caput Musicae: tra centro e periferia, Omnia Vincit Musica: sceneggiatura

2015 » Chiamatemi Francesco - Il Papa della Gente: sceneggiatura (collaborazione)

2013 » doc Autobiografia dell'Università Italiana: regia, soggetto, sceneggiatura

Questo il suo romanzo d'esordio nel 2015 “I buoni romanzi li scrive gente che non ha paura” sosteneva George Orwell e Piero Balzoni non ha di certo avuto paura di osare con il suo romanzo d’esordio, Come uccidere le aragoste (Giulio Perrone editore, pp. 230, euro 13). Un immaginifico viaggio metropolitano, all’insegna della logica e del surreale, in cui il dolore e la sete di giustizia diventano visionarietà."