Leggo "Il regalo di Nessus" di William McIlvanney, uno dei maggiori scrittori scozzesi. Sul mito di Eracle e Deianira, sua moglie, sappiamo di quella tunica, regalo di Nessus, che Eracle indossò lacerandosi tutto il corpo per strapparsela di dosso. Cameron e la sua tunica.
"La storia di un rapporto è un po' come la storia di una società.Inizialmente è piuttosto disorganizzata.Ferisci l'altro in modo discontinuo. Ma con il tempo ogni cosa diventa classificabile e centralizzata. La specializzazione prende piede."
Edizioni Paginauno nella collana Il Bosco di Latte, nei tascabili, propone due autori irlandesi, racconti brevi. Frank O’ Connor e Liam O’Flaherty, due scrittori, entrambi del segno zodiacale della vergine, entrambi quindi con una scrittura attenta alle sfumature, ai dettagli. Due scrittori del secolo scorso, due scrittori civili, attenti alla storia del loro paese, alle rivendicazioni di autonomia, alle lotte di un popolo per conquistare dignità e riconoscimento sia umano che politico.
La storia dell’Irlanda nei quattro racconti di “Ospiti della nazione” di Frank O’ Connor diventa una storia individuale, si insinua nei rapporti coniugali e familiari e confonde i ruoli, portando alla rovina situazioni già al limite. Nel racconto “La moglie di Jumbo” fra delatori e combattenti, fra violenze coniugali e ordine costituito, la moglie di Jumbo, una donna malmenata e umiliata, mostra una lettera giunta al marito ad un uomo che sta combattendo in clandestinità. L’uomo quindi viene a sapere che Jumbo è una spia. “Ognuno di noi non sa che effetto avranno le nostre azioni” questa frase di Pomilio mi sta nella testa per tutta la durata della lettura di questo racconto che vi fermerà a considerare quanto le nostre azioni vadano al di là del fine per cui avvennero.
Resterete a guardare la casa del racconto “Le sorelle” e chissà quanti rapporti di dipendenza e solitudine vi si riaffacceranno nella memoria visiva della vostra lettura!Una folla di uomini e donne chiusi nelle stanze dei rapporti, dipendenti gli uni degli altri, come “Le sorelle“.
Il racconto che ho amato di più sta nel libro di Liam O’ Flaherty “Il cecchino”. “Il re di Inishcam”. Leggetelo e mi direte uguale. Io l’ho letto accatto al caminetto, a casa dei miei genitori, e l’isoletta di Inishcam, separata dalla terraferma era in quel momento il regno della Litweb, quel luogo non istituzionale, lontano da quel mondo dove per scrivere bisognerebbe essere accreditati. Nell’isola l’industria principale è la distillazione illegale di whiskey. C’è un re in quest’isola, io mi sono subito sentita chiamata in causa, perché “Se un uomo viene chiamato “re” anche se solo per scherzo, nel corso del tempo acquisisce atteggiamenti regali.” Un duello fra due individui che indossano ruoli contrapposti eppure capaci di stimare uno l’operato dell’altro. Mentre la guerra imbratta di sangue e sciupa la vita di soldati e civili, questo racconto sembra appartenere ad un immaginario luogo in cui possano le azioni umane rimettere le cose a posto.
Negli altri racconti “La guerra civile”, “Il cecchino” le armi, fanno fuoco mirando alla testa le paure e le attese di ogni soldato. In “Verso l’esilio” sarà un’altra la morte che si affronterà, il distacco, la partenza dei figli. Una mamma dovrà morire in quell’attimo in cui tutto si compie e loro van via. “Pazienza” questa pazienza che ci fa sembrare vivi da morti, questa pazienza che sento svanire in me con un moto di ribellione e che mi viene regalata ora da letture così interessanti , così curate da indurmi a consigliarle a chi mi leggerà.
Ippolita Luzzo
venerdì 13 gennaio 2017
mercoledì 11 gennaio 2017
"Questi giorni" Il quadro di Giuseppe Piccioni
C'è un quadro che inizia e finisce il film nel circolare che chiude una storia di un viaggio fatto da quattro amiche sorprese nel passaggio da una vita all'altra.
C'è un trasloco da una stanza universitaria ad una vita di lavoro e responsabilità. Passano libri dagli scaffali negli scatoloni nel momento di abbandonare un luogo e c'è il quadro che viene preso da una delle quattro amiche a testimoniare un momento che resta. Resta il quadro alla parete della nuova casa di Caterina, una casa da adulta, con tanto di fiori alla finestra e con quel quadro che, per fortuna c'è, rimane, appeso alla parete, col rosso del colore la passione della vita.
Nella trama il viaggio verso il lavoro di una delle amiche, la nascita di un figlio per un'altra, il ritorno alla cura, per una malattia e lo svelamento di un tradimento per le altre due protagoniste.
Un film che ho letto quasi solo in immagini, mancandomi il testo per un audio non perfettamente calibrato nel pur bellissimo teatro dove è stato proiettato.
Moltissimi i momenti in cui mi è sembrato di veder quadri di pittori famosi e riferimenti a libri e ad altri registi, del resto Piccioni stesso poi nella conversazione fatta alla fine del suo applaudito film ha raccontato di aver "rubato" ai registi serbi, a Tolstoj di Guerra e Pace, alle tante letture le suggestioni fatte vivere sullo schermo.
Nella vita interiore che il film ha, mi restano le dissolvenze, l'ombra del corpo di Liliana che si alza dal letto, nella sua stanza, il surreale delle teste delle clienti, con i capelli in attesa della parrucchiera, la madre di Liliana, alla ricerca di una verità intuita. "Conviene ciò che accade" ci ripete Piccioni, nel conversare, e nel continuo sorprendersi che la vita sia un attimo, che il passato non si sa dove sia andato, ma è passato, e come è stato possibile? una domanda eterna, io scrissi, nel mio pezzo " Ciò che non muta" in quel continuo arrovellarci non muta lo stupore.
E non muta la voglia della giovinezza, di guardarla la giovinezza, con occhi teneri, delicati e rispettosi, come momento fragile, ma tenace, dove ritornare per un sorriso in più. E col sorriso che ci dona la voglia di alzarci ogni mattina il film dipinge su una tavolozza andata e ritorno on the road i colori di Questi Giorni
C'è un trasloco da una stanza universitaria ad una vita di lavoro e responsabilità. Passano libri dagli scaffali negli scatoloni nel momento di abbandonare un luogo e c'è il quadro che viene preso da una delle quattro amiche a testimoniare un momento che resta. Resta il quadro alla parete della nuova casa di Caterina, una casa da adulta, con tanto di fiori alla finestra e con quel quadro che, per fortuna c'è, rimane, appeso alla parete, col rosso del colore la passione della vita.
Nella trama il viaggio verso il lavoro di una delle amiche, la nascita di un figlio per un'altra, il ritorno alla cura, per una malattia e lo svelamento di un tradimento per le altre due protagoniste.
Un film che ho letto quasi solo in immagini, mancandomi il testo per un audio non perfettamente calibrato nel pur bellissimo teatro dove è stato proiettato.
Moltissimi i momenti in cui mi è sembrato di veder quadri di pittori famosi e riferimenti a libri e ad altri registi, del resto Piccioni stesso poi nella conversazione fatta alla fine del suo applaudito film ha raccontato di aver "rubato" ai registi serbi, a Tolstoj di Guerra e Pace, alle tante letture le suggestioni fatte vivere sullo schermo.
Nella vita interiore che il film ha, mi restano le dissolvenze, l'ombra del corpo di Liliana che si alza dal letto, nella sua stanza, il surreale delle teste delle clienti, con i capelli in attesa della parrucchiera, la madre di Liliana, alla ricerca di una verità intuita. "Conviene ciò che accade" ci ripete Piccioni, nel conversare, e nel continuo sorprendersi che la vita sia un attimo, che il passato non si sa dove sia andato, ma è passato, e come è stato possibile? una domanda eterna, io scrissi, nel mio pezzo " Ciò che non muta" in quel continuo arrovellarci non muta lo stupore.
E non muta la voglia della giovinezza, di guardarla la giovinezza, con occhi teneri, delicati e rispettosi, come momento fragile, ma tenace, dove ritornare per un sorriso in più. E col sorriso che ci dona la voglia di alzarci ogni mattina il film dipinge su una tavolozza andata e ritorno on the road i colori di Questi Giorni
mercoledì 4 gennaio 2017
"Margie" ha vinto, Domenico Modafferi
Margie: il tempo del perdono.
Il corto di Domenico Modafferi condensa in pochissimi minuti il passaggio dalla disperazione all'accettazione, al perdonare e perdonarsi e riprendere il dono della vita che si voleva buttar via. Sul terrazzo di un condominio si incontrano un cieco, il vate cieco, quasi, e la ragazza seduta sul muretto con le gambe penzolanti nel vuoto.
Vertigine.
La vertigine del nulla davanti. Un dialogo attento, una stesura senza sdolcinature, misurata e di una semplicità umana, ci coinvolge sul terrazzo e insieme a lei, alla ragazza, scenderemo dal muretto
Nella magia del cinema il signore cieco sembra l'inviato della speranza, e la sua sigaretta lasciata a spegnersi su quel muretto sembra che abbia fatto beffa alle Parche.
Vi dovrete accontentare di un mozzicone- sembra dica alla signora in nero che stava sul muretto a ghermire la ragazza
Due i colori: il nero soprattutto e il rosso del rossetto, del papillon,
il rosso che vincerà su nero nella dicotomia eterna fra vincere e perdere al gioco della vita
E il bianco a far da contraltare, a dare tutte le sfumature che renderanno possibile ogni diversità
Sul blog di Giacomo Verri un mio pezzo
Inizio l'anno ospite del blog di Giacomo Verri con un mio pezzo su Libri tanto amati. Ve lo ripropongo qui rimandandovi al blog di Giacomo.
Ho comprato I Miei Premi di Thomas Bernhard dopo.
Non sapevo più da tempo dove fosse quel mio simile e simile di Bernhard che mi chiamava zia, ma nel mio letterario immaginario era esistito uguale, se pur nell’espace d’un matin, quel giovane che, a me adulta, lui, come Bernhard, chiamava zia. Gli avrei fatto leggere Bernhard, se solo avessi avuto altra opportunità, ed ora, che nel tempo ogni cosa svanisce, voglio ricordare come i rapporti filiali, affettivi, parentali, sono scelte e vanno ben al di là dello schema usuale.
Thomas Bernhard, lo scrittore austriaco, geniale e ironico, scomparso nel 1989, viveva con una donna molto più anziana di lui, una donna che lui chiamava zia, in una famiglia scelta per grande comprensione, per somiglianza.
Ho comprato I Miei Premi di Thomas Bernhard dopo.
Non sapevo più da tempo dove fosse quel mio simile e simile di Bernhard che mi chiamava zia, ma nel mio letterario immaginario era esistito uguale, se pur nell’espace d’un matin, quel giovane che, a me adulta, lui, come Bernhard, chiamava zia. Gli avrei fatto leggere Bernhard, se solo avessi avuto altra opportunità, ed ora, che nel tempo ogni cosa svanisce, voglio ricordare come i rapporti filiali, affettivi, parentali, sono scelte e vanno ben al di là dello schema usuale.
Thomas Bernhard, lo scrittore austriaco, geniale e ironico, scomparso nel 1989, viveva con una donna molto più anziana di lui, una donna che lui chiamava zia, in una famiglia scelta per grande comprensione, per somiglianza.
https://giacomoverri.wordpress.com/2017/01/02/libri-tanto-amati-ippolita-luzzo-e-thomas-bernhard/
sabato 31 dicembre 2016
Discorso di fine anno domine 2016. Alleluia brava gente
Discorso di fine anno alla Fabio Volo.
Tre puntini sospensivi e una pagina bianca, tante pagine bianche...
Tre puntini sospensivi e siete tutti scrittori come Céline...
Alleluia Alleuia
la bacchetta magica arrivò, il regno trionfò e l'anno passò.
Discorso fra il serio e il faceto, più faceto che serio, sull'anno che arriva e che paura ci fa, come ignoto, poco noto, sconosciuto. Chissà come sarà...
Meglio lo sconosciuto che il conosciuto, direte voi, e su questa certezza che approvo, iniziano le danze, i brindisi e i canti.
Oh Lallà Faccela vedè faccelà toccà... facci vedere l'alba di un nuovo giorno, di un nuovo mese, di un nuovo anno.
E nel chiederci con Aristotele e Platone: che cos'è un anno nuovo se non un uovo? Leggeremo il libro della Metafisica e della meraviglia.
Oh Che stupore! c'è un nuovo odore! Sarà l'uovo.
E nel domandarci domande antiche se sia nato prima l'uovo o la gallina e nel risponderci risposte antiche trascorreremo felici e contenti i giorni i mesi e l'anno del serpente.
Mi dicono che sia l'anno del gallo e non quello del serpente ma serviva una rima di sera e di mattina. Io misi, in vignetta, la gallina!
Sarà il 2017 l'anno della Litweb? A dir il vero sono già quattro anni che si veleggia felici e contenti nel mare magnum della lettura, della scrittura e della frittura con tutto il piacere della scultura e della visura... catastale.
Auguri Auguri a grandi e piccini, leggete, bevete, non birra e vino ma acqua corrente, mangiate genuino e guardatevi intorno, siate liberi e attenti nel paludume del circondario e sarete salvi dallo stupidario generale.
Auguri
Pezzo di Ippolita Luzzo su vignetta di Fabio Magnasciutti
Tre puntini sospensivi e una pagina bianca, tante pagine bianche...
Tre puntini sospensivi e siete tutti scrittori come Céline...
Alleluia Alleuia
la bacchetta magica arrivò, il regno trionfò e l'anno passò.
Discorso fra il serio e il faceto, più faceto che serio, sull'anno che arriva e che paura ci fa, come ignoto, poco noto, sconosciuto. Chissà come sarà...
Meglio lo sconosciuto che il conosciuto, direte voi, e su questa certezza che approvo, iniziano le danze, i brindisi e i canti.
Oh Lallà Faccela vedè faccelà toccà... facci vedere l'alba di un nuovo giorno, di un nuovo mese, di un nuovo anno.
E nel chiederci con Aristotele e Platone: che cos'è un anno nuovo se non un uovo? Leggeremo il libro della Metafisica e della meraviglia.
Oh Che stupore! c'è un nuovo odore! Sarà l'uovo.
E nel domandarci domande antiche se sia nato prima l'uovo o la gallina e nel risponderci risposte antiche trascorreremo felici e contenti i giorni i mesi e l'anno del serpente.
Mi dicono che sia l'anno del gallo e non quello del serpente ma serviva una rima di sera e di mattina. Io misi, in vignetta, la gallina!
Sarà il 2017 l'anno della Litweb? A dir il vero sono già quattro anni che si veleggia felici e contenti nel mare magnum della lettura, della scrittura e della frittura con tutto il piacere della scultura e della visura... catastale.
Auguri Auguri a grandi e piccini, leggete, bevete, non birra e vino ma acqua corrente, mangiate genuino e guardatevi intorno, siate liberi e attenti nel paludume del circondario e sarete salvi dallo stupidario generale.
Auguri
Pezzo di Ippolita Luzzo su vignetta di Fabio Magnasciutti
giovedì 29 dicembre 2016
Un Defibrillatore come regalo. Da Trieste a Gaspare
Siamo nella Casa di riposo Bosco Sant'Antonio, struttura comunale gestita dalla cooperativa Cepros e Primavera, che ospita anziani assistiti da personale specializzato. Come Stampa alternativa impropria io vengo invitata dalla cerimoniera del Lions Club Di Lamezia, Avvocato Anna Moricca, per assistere al dono di un defibrillatore che il Lions fa alla Casa di Riposo quale attenzione del Club alle realtà del territorio. Sono presenti il presidente del comparto Silvio Serrao, la responsabile del Service, Ippolita Lo Russo, il Sindaco e tutta la stampa vera che vi farà articolo circostanziato.
Io vi porgo i miei appunti dal titolo " Da Trieste a Gaspare"
La Casa di riposo si trova nel cuore storico, accanto al Convento di Sant'Antonio, protettore della città, e su una collinetta che ai più sembra Fiesole.
Non ero mai stata a visitare questo luogo e ringrazio Anna dell'invito, ho trascorso un piacevolissimo pomeriggio fra storia e vicinato, chiacchierando con gli ospiti.
La signora Trieste ha compiuto 100 anni a Novembre ed il suo papà era militare a Trieste durante la guerra nel 1916, è originaria di Carlopoli, e da casa sua vedeva i monti della Sila.
Trieste, deliziosa, mi racconta che è infastidita dalle tante domande che le fanno, e mentre mi parla del suo papà in guerra, a Trieste, nel 1916, mi sembra di vedere la sua mamma star per partorire e decidere col marito di chiamare la bambina Trieste come la città dove lui in quel momento rischiava ogni giorno la sua vita.
Gaspare ha 87 anni. Alla mia domanda su come si chiami lui mi dice che ha il nome con cui i suoi genitori lo hanno sempre chiamato e mi porge l'indovinello dei tre magi. Mi chiamo come uno dei re magi...
Da Trieste a Gaspare aggiungo il nome di una splendida assistente, Jessica, ed il nome non può che ricordarmi come la televisione abbia sostituito nell'immaginario collettivo i nostri nomi Trieste, Gaspare e Ippolita. Un secolo si può raccontare anche così con i nostri nomi che cambiano, dando identità del tempo che attraversiamo.
Storia fatta di piccole gesti, di particolari e di ricorrenze, ora sta parlando Ippolita, mia omonima, nel porgere in dono un defibrillatore affinché i cuori battano con regolarità al passaggio della Storia universale nel nostro cuore individuale.
Io vi porgo i miei appunti dal titolo " Da Trieste a Gaspare"
La Casa di riposo si trova nel cuore storico, accanto al Convento di Sant'Antonio, protettore della città, e su una collinetta che ai più sembra Fiesole.
Non ero mai stata a visitare questo luogo e ringrazio Anna dell'invito, ho trascorso un piacevolissimo pomeriggio fra storia e vicinato, chiacchierando con gli ospiti.
La signora Trieste ha compiuto 100 anni a Novembre ed il suo papà era militare a Trieste durante la guerra nel 1916, è originaria di Carlopoli, e da casa sua vedeva i monti della Sila.
Trieste, deliziosa, mi racconta che è infastidita dalle tante domande che le fanno, e mentre mi parla del suo papà in guerra, a Trieste, nel 1916, mi sembra di vedere la sua mamma star per partorire e decidere col marito di chiamare la bambina Trieste come la città dove lui in quel momento rischiava ogni giorno la sua vita.
Gaspare ha 87 anni. Alla mia domanda su come si chiami lui mi dice che ha il nome con cui i suoi genitori lo hanno sempre chiamato e mi porge l'indovinello dei tre magi. Mi chiamo come uno dei re magi...
Da Trieste a Gaspare aggiungo il nome di una splendida assistente, Jessica, ed il nome non può che ricordarmi come la televisione abbia sostituito nell'immaginario collettivo i nostri nomi Trieste, Gaspare e Ippolita. Un secolo si può raccontare anche così con i nostri nomi che cambiano, dando identità del tempo che attraversiamo.
Storia fatta di piccole gesti, di particolari e di ricorrenze, ora sta parlando Ippolita, mia omonima, nel porgere in dono un defibrillatore affinché i cuori battano con regolarità al passaggio della Storia universale nel nostro cuore individuale.
martedì 27 dicembre 2016
Via Del Campo- I Conqueror ospiti da I Suoni Del Sud Lamezia
Sold Out al Teatro Politeama "F.Costabile" di Lamezia Terme per I Conqueror, un gruppo musicale di Santa Teresa di Riva, Messina, da 22 anni con attitudine "progressive" che stasera suonano De Andrè.
"Un concerto curato fin nei minimi particolari, un'esperienza unica a cui gli estimatori di De Andrè non possono assolutamente rinunciare."
Così scrive Marcello Nicotera Presidente dell'Associazione Suoni del Sud Lamezia, per coloro che amano la musica di qualità.
Presentati dall'avvocato Anna Moricca, la formazione a sette elementi proprio come la PFM del 1979, I Conqueror, stasera ci regalano gli anni da Via Del Campo al Pescatore che, all'ombra dell'ultimo sole, si era assopito e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
"Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior."
Via del Campo era, ai tempi in cui fu scritta, una tra le vie più povere e degradate di Genova, città natale di De Andrè.
Dal primo album alla Buona Novella, a Storia di un Impiegato del 1973, i Conqueror ci hanno portato De Andrè, rispettandolo e ricordandolo con i loro suoni guizzanti. Guardavo i componenti della band sul palco guizzare proprio come i loro suoni, avevo vicino il violinista e ne potevo cogliere ogni colpo di bacchetta sulle corde del violino.
Fra una prima e seconda parte dello spettacolo il gruppo ci propone,
per la prima volta in pubblico, una loro canzone che farà parte della ristampa del secondo album, ormai fuori catalogo: Storie fuori dal tempo del 2005 e il brano presentato sarà incluso come "bonus track. Mentre io prendo appunti dai loro primi album del 2003 - Istinto al 2005 - Storie fuori dal tempo a Sprazzi di Luce del 2009,
scopro che i Conqueror hanno suonato con Bernardo Lanzetti, cantante della PFM, in Belgio e sono molto conosciuti e apprezzati in Giappone. La suite Morgana è un capolavoro.
Intanto le note di Andrea s'è perso, Dolce Nera, Bocca di Rosa, La Canzone di Marinella, Sally, Geordie..."Mentre attraversavo London Bridge,un giorno senza sole, vidi una donna pianger d'amore, piangeva per il suo Geordie. Impiccheranno Geordie con una corda d'oro, è un privilegio raro. Rubò sei cervi nel parco del re vendendoli per denaro. Né il cuore degli inglesi, né lo scettro del re Geordie potran salvare, anche se piangeranno con te, la legge non può cambiare." risuonano chiedendo giustizia, carità e comprensione.
Volta la Carta, una filastrocca contro la guerra, le tante guerre."E anche se vi sentite assolti siete pur sempre tutti coinvolti, da una Canzone del Maggio che loro non fecero ma che io ho molto amato"
"Madamadorè ha perso sei figlie tra i bar del porto e le sue meraviglie Madamadorè sa puzza di gatto volta la carta e paga il riscatto paga il riscatto con le borse degli occhi piene di foto di sogni interrotti Angiolina ritaglia giornali si veste da sposa canta vittoria chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria."
Non è facile ricantare De Andrè ad un pubblico che lo ha amato, ma I Conqueror sono riusciti con il rigore della disciplina, con il rispetto e l'attenzione, con una musicalità rock di vera personalità.
Applausi quindi ai musicisti dal pubblico e dal sindaco, il concerto era organizzato dall'Associazione Suoni del Sud Lamezia e dalla Pro Loco e patrocinato dal Comune di Lamezia Terme. Applausi a Suoni del Sud Lamezia e a Gedeone, altra associazione che si affianca in questa difficile impresa di proporre qualità e rispetto della musica, del suono. "Noi miseri sconosciuti non abbiamo mai avuto un teatro così pieno" dichiara il portavoce de I Conqueror a fine concerto, ma i loro concerti hanno avuto i teatri strapieni in Belgio, a Parma e in Sicilia sempre, in Calabria è la prima volta è vero, però lui lo dice con l'umiltà dei grandi, di chi suona per amore e per vivere così. Come De Andrè.
Ippolita Luzzo
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