Il laboratorio teatrale del Liceo Classico Fiorentino di Lamezia Terme, accompagnato dalla professoressa Olga Sirianni e guidato da Greta Belometti e PierPaolo Bonaccurso, rappresentante della cooperativa Teatrop, mette in scena il 16 maggio, alla Rassegna Nazionale Scuola e Teatro a Campagna (Sa), dopo aver fatto anteprima al Teatro Costabile della propria città, la commedia di William Shakespeare "Sogno di una notte di mezza estate".
In un bosco costruito con aste di legno, come le asticelle elementari basiche con cui si iniziava la scrittura, leggiamo un testo recitato su un canovaccio sempre antico e moderno. Dalle metamorfosi di Ovidio a Romeo e Giulietta seguiamo gli intrecci di un testo giocoso, nel quale una improbabile aiutante di scena con in mano una cartelletta verde dona le parti al contrario.
Piramo, verrà interpretato da una donna e Tisbe, da un uomo con i baffi. Il muro sarà una ragazza vestita di un bianco lenzuolo e lei stessa parteciperà alla vicenda.
"Piramo e Tisbe, due fanciulli babilonesi, abitano in due case contigue; grazie alla vicinanza nasce l’amore. Il muro comune alle due case è solcato da una sottile fessura. La crepa viene così usata dagli innamorati per sussurrarsi dolci parole. Dopo essersi a lungo lamentati, tentano di uscire di casa nel silenzio della notte e di incontrarsi al sepolcro del re Nino e nascondersi al buio sotto l’albero" Questo l'antefatto che si snoda poi nelle immagini similari, e nelle parti salienti, alla tragedia Romeo e Giulietta, anch'essa più volte recitata sul palco, con i tempi tecnici di una commedia, suscitando quindi il riso e l'applauso tra gli spettatori.
Nel bosco che vede l'uccisione di Tisbe, convinta che sia morto Piramo, gli equivoci si susseguono fra le coppie di innamorati che scambiano il sogno per realtà e confondono amori, alla mercé di un fiore rosso che viene spruzzato sulle loro palpebre addormentate da un dispettoso folletto. La magia.
Gli alunni del Liceo Classico si muovono sulla scena e fra gli spettatori con grazia e abilità di attori già smaliziati, dimostrando di aver interiorizzato la disciplina dei gesti, della mimica, della postura richiesta dal contesto. Fra inseguimenti e colpi di scena, un testo del seicento prende forma nel 2016 con la freschezza immutabile dei classici, che non hanno tempo, perché sono di ogni tempo.
Da Ovidio al mito ellenistico, dal teatro che Shakespeare donava al suo pubblico al nostro tempo, in cui è la scuola a dar vita al teatro.
In un bosco costruito con aste di legno, come le asticelle elementari basiche con cui si iniziava la scrittura, leggiamo un testo recitato su un canovaccio sempre antico e moderno. Dalle metamorfosi di Ovidio a Romeo e Giulietta seguiamo gli intrecci di un testo giocoso, nel quale una improbabile aiutante di scena con in mano una cartelletta verde dona le parti al contrario.
Piramo, verrà interpretato da una donna e Tisbe, da un uomo con i baffi. Il muro sarà una ragazza vestita di un bianco lenzuolo e lei stessa parteciperà alla vicenda.
"Piramo e Tisbe, due fanciulli babilonesi, abitano in due case contigue; grazie alla vicinanza nasce l’amore. Il muro comune alle due case è solcato da una sottile fessura. La crepa viene così usata dagli innamorati per sussurrarsi dolci parole. Dopo essersi a lungo lamentati, tentano di uscire di casa nel silenzio della notte e di incontrarsi al sepolcro del re Nino e nascondersi al buio sotto l’albero" Questo l'antefatto che si snoda poi nelle immagini similari, e nelle parti salienti, alla tragedia Romeo e Giulietta, anch'essa più volte recitata sul palco, con i tempi tecnici di una commedia, suscitando quindi il riso e l'applauso tra gli spettatori.
Nel bosco che vede l'uccisione di Tisbe, convinta che sia morto Piramo, gli equivoci si susseguono fra le coppie di innamorati che scambiano il sogno per realtà e confondono amori, alla mercé di un fiore rosso che viene spruzzato sulle loro palpebre addormentate da un dispettoso folletto. La magia.
Gli alunni del Liceo Classico si muovono sulla scena e fra gli spettatori con grazia e abilità di attori già smaliziati, dimostrando di aver interiorizzato la disciplina dei gesti, della mimica, della postura richiesta dal contesto. Fra inseguimenti e colpi di scena, un testo del seicento prende forma nel 2016 con la freschezza immutabile dei classici, che non hanno tempo, perché sono di ogni tempo.
Da Ovidio al mito ellenistico, dal teatro che Shakespeare donava al suo pubblico al nostro tempo, in cui è la scuola a dar vita al teatro.